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La puttanella di zio Raffaele


di Stellatroia
03.04.2023    |    15.950    |    30 9.9
""Ormai l'ho capito, sei una puttanella e ti piace il cazzo, vero?" io quasi impietrita balbettavo non ricordo nemmeno cosa..."
Ero poco più che ventenne e da qualche mese mi vedevo spesso con Matteo, il mio amico meccanico.
Matteo fu colui che aveva capito da tempo che mi piacevano i maschi e fu proprio lui il primo ad abusare del mio culetto e a farmi provare il piacere di essere aperta da un bel cazzo, fu lui che fece di me una troia. Infatti mi scopava ogni volta che poteva tanto che in pochi mesi il mio buchetto era già diventato bello largo per prendere cazzi di grosse dimensioni.

Fortunatamente dico, perché l'estate successiva ebbi l'opportunità di assaggiare il cazzone di mio zio Raffaele e fu veramente una bella prova per me. Anche se era di una lunghezza regolare, le dimensioni della circonferenza e della cappella erano qualcosa di veramente eccezionale, doppio come una lattina di aranciata.

Mio zio era il marito della sorella di mia madre, era un bell'uomo brizzolato, all'epoca cinquantenne, barba nera e cortissima, molto peloso e robusto.
Era il classico scopatore seriale, infatti questo era motivo delle continue liti con la moglie.
Il suo lavoro lo portava spesso in giro per l'Italia e quindi non gli mancavano le occasioni per scopare.
Scopava tutti, gay, trav, trans e ovviamente donne. A questo proposito avevo spesso sentito zia che si confidava con mia madre.

Con le famiglie eravamo soliti andare in vacanza insieme in Calabria.
Lui aveva una casa in un piccolo paese sulla costa e ormai erano anni che andavamo lì, a volte anche durante alcuni ponti festivi.

Zio Raffaele era il mio ideale di maschio e spesso fantasticavo su di lui, quando potevo lo spiavo e mi masturbavo la fighetta, pensavo sempre a lui e al suo cazzone.
A volte mi sfondavo odorando i suoi slip che prendevo nel cesto della biancheria sporca in bagno.
Un pomeriggio zio Raffaele stava facendo la solita pennichella, tutti gli altri erano ritornati in spiaggia, io invece per rimanere sola a casa con lui inventai una scusa per non andare e dissi che li avrei raggiunti più tardi.
Quel giorno ero particolarmente eccitata e avevo una gran voglia di masturbarmi, quindi avevo deciso di spiare mio zio mentre dormiva e infilarmi qualcosa di grosso e duro nel culetto.

Lo guardavo dalla fessura della porta socchiusa, eccitata e vogliosa mi ero infilata una carota nel culetto e mi stavo sfondando.
Lui dormiva a pancia in su, indossava solo un paio di slip bianchi che a malapena riuscivano a contenere il suo gran pacco.
Bello e abbronzato era fisicamente anche molto in forma per tutte le ore passate in palestra.
Non so quel pomeriggio cosa mi prese ma presa dall'eccitatazione non ci pensai due volte e entrai in camera.
In punta di piedi mi avvicinai al letto, abbassai la testa verso di lui per sentire il suo odore, con le labbra sfiorai i suoi capezzoli e leccai i peli del suo torace.
Fortunatamente non si mosse, dormiva profondamente.
Io però tremavo come una foglia per la paura che si svegliasse e pensavo anche a tutte le conseguenze che avrebbe comportato se l'avesse detto ai miei ma, nonostante questo, non mi fermai. Ero talmente eccitata che tirai piano l'elastico degli slip per guardare il suo bel cazzone e senza nemmeno pensarci infilai la mano e lo accarezzai delicatamente.

Mi accorsi che il piccolino era piuttosto sensibile e stava quasi per avere un'erezione, quindi mi fermai subito, anche perché all'improvviso fece uno strano ghigno e io per paura scappai fuori dalla camera. Inutile dire che avevo il buchetto completamente bagnato e voglioso quindi corsi in bagno a consumare la carota nel mio culetto.

Mi sistemai, controllai che zio stesse ancora dormendo e andai in spiaggia sperando che non si fosse accorto di nulla. Infatti dopo quasi un'ora lo vidi arrivare brillante e scherzoso come sempre e mi tranquillizzai.

Era l'inizio del periodo di ferie e i miei amici abituali con i quali trascorrevo le vacanze non erano ancora arrivati in paese per cui la sera rimanevo a casa, non mi andava di uscire da sola né tantomeno con gli zii e i miei genitori.

Una sera ero in giardino sul divanetto a guardare la TV e vidi rientrare mio zio da solo, mi disse che dopo la cena al ristorante, mio padre aveva incontrato un collega con la moglie e quindi con gli altri si erano fermati a bere qualcosa al bar ma lui aveva preferito rientrare perché stanco.
Si sedette a fianco a me sul divanetto, mi propose di cambiare canale perché c'era una partita di calcio che voleva guardare e mi chiese di prendere qualcosa di fresco da bere.

Tornai con due bicchieri e una bottiglia di analcolico e ci sedemmo a guardare la partita.
Mio zio era un tifoso sfegatato di calcio e nel seguire l'incontro imprecava e si dimenava come se anche lui fosse in campo.
Io che ero vicino a lui subivo pacche sulle cosce e strattonamenti come se fossi un suo avversario in campo.

La cosa andò avanti per un po' e, ad un goal mancato della sua squadra del cuore, con un gesto improvviso si riversò mezzo bicchiere di analcolico rosso sui pantaloni bianchi. In quel momento le imprecazioni aumentarono di intensità, si spogliò velocemente e per mitigare il danno mi disse di bagnare i pantaloni con l'acqua della fontanina del giardino, poi prese un asciugamano steso e si ripuli.

Ci risedemmo sul divanetto e continuammo a guardare la partita, stavolta più rilassati.
Per le piccole dimensioni della seduta, le nostre gambe erano praticamente attaccate l'una all'altra. Sentivo il calore di quella gamba pelosa attaccata alla mia e la cosa mi turbava molto.
Si, era una sensazione bellissima ma allo stesso tempo mi procurava molto disagio per cui provavo a staccarmi, a stringere le gambe per dargli più spazio ma, lui con noncuranza allargava di più le gambe per cui il mio modo di sfuggirgli era inutile.
Era bellissimo averlo così vicino, in slip, stravaccato sul divanetto proprio come l'avevo sempre immaginato nell'atto di spompinarlo, lui seduto a gambe aperte e io in ginocchio con la testa tra le sue cosce a succhiargli il cazzone.

"Cosa hai?" mi chiese, "Ti sento nervoso",l
*No no niente" risposi io,
"Sei sicuro? Forse non stai comodo?"
E accarezzandomi con passione una coscia continuò "Forse staresti più comodo in braccio a me?" e mi guardò in modo malizioso.

"Ormai l'ho capito, sei una puttanella e ti piace il cazzo, vero?" io quasi impietrita balbettavo non ricordo nemmeno cosa.
"Guarda che l'altro giorno, quando sei entrata in camera e mi hai toccato il cazzo non stavo dormendo. O meglio, mi sono svegliato quando ho sentito la tua mano calda che mi accarezzava".
Io quasi piangendo, con la voce strozzata in gola "Ti prego zio scusami, ti prego, è stato solo un momento di confusione che ho avuto, non dirlo a nessuno, ti prego non dirlo a mio padre, ti supplico"
"Zitta, stai tranquilla, sarà un nostro segreto, lo sai che ti voglio bene, dai siediti, vieni qui vicino a me"

Dicendo questo, mi toccò con voglia la coscia, la stringeva e massaggiava avidamente, lo sentivo che era arrapato.
"Devi stare tranquilla, nessuno mai saprà di te, te lo prometto" io mi calmai "Hai delle gambe liscissime lo sai? Veramente molto sexy", "Grazie zio", "Vorresti toccarmi il cazzo? Dimmi là verità" e io che non aspettavo altro "Si zio ti prego, posso veramente?"
"Ovvio che puoi" e continuando a massaggiarmi la coscia prese la mia mano e se la portò sul pacco.
Era veramente bellissimo poterlo toccare di nuovo, un sogno che si stava finalmente realizzando.

Era ancora negli slip ma sentivo che si stava eccitando, non era duro ma più lo massaggiavo con la mia manina delicata e più si ingrossava. Io ero titubante, avevo ancora paura per la situazione che si era creata e quindi anche se vogliosa mi trattenevo molto.

"Alzati adesso, fammi vedere il culetto dai" mi alzai e lui prendendomi per i fianchi mi fece girare, abbassò i pantaloncini aderenti e con gemiti di apprezzamento cominciò a tastarmi le natiche con entrambi le mani, mi mordicchiava, mi leccava, mi allargava per poter guardare meglio il mio buchetto.
"Piegati un po'. Complimenti, hai veramente una bella fighetta invitante, liscia senza nemmeno un pelo" e dicendo questo sentii il suo viso tra le mie chiappe, i peli pungenti della sua barba mi fecero sobbalzare leggermente in avanti ma lui velocemente mi riportò di nuovo a sé e affondò ancora di più la sua bocca tra le mie chiappe. Sentivo la sua lingua salivosa muoversi velocemente e la punta roteare intorno e dentro il mio buchetto.

Piccoli morsi, leccate, sputi.
Ero praticamente già tutta bagnata. Incurante di essere all'aperto, benché riparati da sguardi indiscreti, continuava eccitato a leccarmi, mi allargava sempre di più sputando sul buchetto e infilandomi qualche dita, me lo massaggiava molto delicatamente spingendo sempre più dentro una, due, tre dita, dentro fino in fondo.
"Ma non sei vergine, vero?", "No zio, ho già preso qualche cazzo", "Brava! Meglio così" rispose lui "Se sei stata già sfondata sarà più facile per me incularti"
Non pensavo parlasse sul serio, credevo volesse solo leccarmi, oppure essere masturbato o farsi fare un pompino.
Io, sebbene eccitata, ero ancora molto impaurita. "Zio ti prego, dai, in culo no, non me la sento ancora e poi sei il marito di mia zia". Ovviamente non ero sincera, non credevo a una sola parola di ciò che dicevo, facevo la santarellina ma volevo tantissimo fare sesso con lui.

"Dai, ti ho detto di non preoccuparti, sarà un nostro segreto. A me piace molto inculare e essere spompinato e poi tu già sei aperta. A tua zia invece non piace, ha paura che le faccia troppo male perché dice che è troppo largo" poi mostrandosi comprensivo continuò "Con te però sarò delicato ma se non vuoi non voglio forzarti."
Capii che anche le sue parole erano tanto per dire perché mostrandomi il cazzo duro mi prese una mano e mi tiro' verso di lui "Vedi come sono eccitato? Dai abbassati adesso, leccalo un pochino, ha voglia di essere coccolato dalla tua boccuccia. Dai succhialo un po'"
Non me lo feci ripetere due volte e mi misi in ginocchio.
Cominciai con un lavoretto di lingua come se stessi leccando un cono gelato, in verità non ero molto pratica di pompini, non ne avevo fatti tantissimi. Zio lo capi' e mi disse "Allarga la bocca dai, fai entrare la capocchia in bocca, avvolgi le labbra intorno e muovi la lingua. Brava, così, brava" intanto mi accarezzava la testa e sentivo una leggera pressione verso il basso, in effetti capii che voleva che lo facessi scivolare tutto in bocca, e io così feci, sebbene molto largo, riuscii a prenderlo tutto, allargai al massimo la bocca e mi ritrovai il suo cazzo in gola.

"Brava la mia puttanella, continua, fallo scivolare tutto fino in gola, vai su e giù, su e giù, continua"
Zio era sempre più eccitato, lo sentivo dalla voce ma soprattutto me ne accorgevo per la forza con cui mi spingeva la testa contro il suo cazzone.
Volevo farlo sborrare perché era già passato un bel po' di tempo e avevo paura che rientrassero i miei ma anche perché ogni tanto mi bloccava con il cazzo in gola e io rischiavo quasi di affogare. Era veramente dura per un'inesperta come me quindi accellerai l'andatura del pompino.
Purtroppo non raggiunsi il mio scopo perché quasi subito mi bloccò "Alzati adesso, andiamo in camera tua che ho voglia di incularti".

Io ero in preda al terrore e quasi piangendo dissi "No zio ti prego, no, potrebbero rientrare i miei, dai lo facciamo un'altra volta"
In quel momento cambiò tono, la comprensione che aveva mostrato verso di me era svanita e con voce autoritaria quasi urlando mi disse "Adesso, ti voglio sfondare adesso, sto troppo arrapato, ci metto poco a riempirti, facciamo presto" e dicendo questo mi acchiappò per un braccio e mi trascinò al piano di sopra in camera mia.

Prese la poltrona e la mise vicino alla finestra "Spogliati, mettiti a pecora sulla poltroncina e guarda fuori se viene qualcuno, io torno subito" uscì dalla camera ma non capii perché e io fortemente preoccupata feci come disse.
Tornò quasi subito, era andato a prendere del gel lubrificante per il mio culetto. "Vedrai che con un po' di gel non sentirai assolutamente dolore ma solo piacere" e con il tubetto infilato quasi nel culo spruzzò una gran quantità di liquido che mi fece quasi sobbalzare perché abbastanza freddo. "Tranquilla, rilassati, che adesso ti porterò in paradiso, ti farò sentire l'uccello del paradiso" e scoppiò a ridere, "Guarda fuori tu, attenta al cancello, penso a tutto io".

Aveva il cazzo ancora duro, lo sentivo duro mentre mi massaggiava il buchetto alternando le dita al cazzo. Mi stava lavorando bene per prepararmi all'inculata. Io già gemevo per il piacere.
"Che puttanella che sei, ti piace, vero?"
"Si tantissimo"
"Lo vuoi il cazzone di zio? Dillo zoccola, lo vuoi tutto in culo?"
Era arrapato come un toro infoiato.
"Si lo voglio"
"Dillo che vuoi essere sfondata zoccola, supplicami! Dillo che sei la mia puttanella e che vuoi il mio cazzone, dillo o mi fermo"
"No ti prego zio, scassami il culo, sono una troia, sono la tua troia, sfondami ti prego"

Non ebbi nemmeno il tempo di finire la mia frase che sentii un dolore lancinante, mi aveva inculato in un solo colpo e avevo il suo cazzo tutto dentro.
Cominciò a scoparmi come un forsennato, sentivo le sue palle sbattere contro il mio culo. Ero veramente in paradiso. "Si zio vai, sfondami ti prego, più forte, vai, sono la tua puttanella"
Le mie parole lo eccitarono ancora di più.
"Che zoccola che sei, una grande troietta, puttana, brava prendilo tutto" e ci dava dentro ancora di più.
"Adesso zio ti riempie di sborra"
"Ti prego zio, in culo no, la voglio in bocca"
"Mi spiace troia, devo battezzarti, devo riempirti il culo, puttana"

"Ecco, ecco, sto sborrando, troia, prendila tutta"
È dopo alcuni colpi forti, secchi mi riversò una grande quantità di sborra nel culo.
Quella sera fu una grande scopata e diventai la puttanella di zio per molto tempo.
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