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trio

Saldi ed emozioni in... outlet.


di compagnoideale
07.12.2015    |    9.150    |    11 8.6
"Esploro le sue natiche, il suo ano, raggiungo le sue labbra grandi e piccole e così per un po’ la sento mia..."
Sorseggio una cioccolata fondente e bollente mentre il mio sguardo è rapito dalle gambe di lei seduta al tavolino davanti alla mia destra. Non riesco a capire se la bevanda sia amara o dolce intento come sono nel far arrampicare i miei occhi sulle sue calze, fin sopra il termine delle sue autoreggenti mentre me le offre alzandosi la gonna. Mi getta qualche sguardo breve e veloce per poi congiungere i propri occhi a quelli del marito rinnovando ogni volta la loro complicità sorseggiando un caffè, presumo “nero bollente”. E pensare che l’avevo incontrata appena 30 minuti prima.

Sono le 17:00, e come concordato mi ritrovo davanti al negozio d’abbigliamento “Desi...” cercando di scrutare il loro arrivo e quel particolare convenuto che mi avrebbe fatto sussurrare: “eccoli, sono loro”. I minuti passavano mentre riuscivo ad apprezzare la temperatura generosa di un pomeriggio di dicembre colorato da una luce avvolgente, calda e stimolante. Non li vedo ancora. Mando un messaggio dal mio cellulare e dopo qualche minuto appare sullo schermo “Siamo al negozio di ... chocolate, raggiungici qui”. Non conosco la piantina e la disposizione dei negozi di questo outlet, allora mi affretto veloce a trovare una mappa che avevo precedentemente visto al varco d’accesso e, con un dito immaginario, scorro l’elenco dei negozi fino a scovarlo e leggerne il numero così da collocarlo sulla mappa: “dritto, arrivo in piazza e poi subito a sinistra”. Me lo ripeto a bassa voce per non dimenticarlo. A passo svelto mi faccio spazio tra le poche persone e gli addobbi di Natale. Improvvisamente mi ritrovo innanzi alla vetrina tutta colorata a festa e piena di leccornie ma di loro nessuna traccia, avrò fatto tardi e si saranno spostati altrove. Mentre pensavo ciò, passano davanti a me e li riconosco perché lui, guardandomi per pochi istanti, fa il gesto concordato. Nessun saluto, nessuna interazione.

Li seguo a debita distanza. Lei cappottino bianco e gonna corta sopra le ginocchia. Giriamo innanzi le vetrine, o meglio, loro girano e gettano sguardi agli articoli io, pur vedendo le vetrine con gli occhi, ho sguardi solo per lei. Arriviamo in un'ampia piazza, si seggono su di una panchina. Evito di avvicinarmi, rimango in piedi facendo finta di parlare al cellulare. Li vedo sorridere e scambiarsi frasi in silenzio ai rispettivi orecchi. Poi, lei apre le gambe e mostra le sue autoreggenti color carne. Lo fa più volte ma in modo veloce. C’è gente in giro, troppa, e gli sguardi che possono catturare il suo intrigo non sono solo i miei. Si alzano e cominciano a camminare senza meta tra le varie stradine dell’outlet.

Entrano in un negozio d’abbigliamento, li seguo (come concordato) facendo finta di vedere altri capi mentre noto che lei ne prende qualcuno e si dirige verso i camerini. Mi avvicino ma il destino avverso ha voluto che un’addetta del negozio rimane impalata all’ingresso dei camerini a sorvegliare i corridoi pronta ad aiutare i clienti. “Vuoi aiutarci? Fatti un giro” avevo pensato mentre guardavo il lui della coppia deluso quanto me. “Posso esserle di aiuto?”, un altro collaboratore, questa volta uomo, con il suo viso gentile mi offre la sua disponibilità nel facilitare la mia scelta di un capo. La prima risposta che mi viene in mente è la stessa che avrei dato volentieri alla sua collega, poi organizzo le idee e gli spiego che devo fare un regalo e giù... altezza, peso, colore dei capelli e degli occhi per scegliere un vestito adeguato alla destinataria del ‘pensiero’. Dopo 5 minuti di capi visti e rifiutati, li vedo uscire dai camerini, senza speranza anche loro, e varcare l’uscita del negozio. Mi libero dal commesso eccessivamente zelante e continuo a seguirli.

Giriamo l’angolo a destra e ci troviamo in una strada un po’ più larga con quattro panchine disposte a coppia l’una di fronte all’altra. Si seggono. Mi siedo di fronte loro intento a smanettare il mio cellulare. Siamo tutti e tre con i visi rivolti ai rispettivi schermi del cellulare ma i nostri sguardi si incrociano. Lei riesce ad aprire un po’ di più le gambe e a mostrarmi le autoreggenti ma anche questa volta non si sente libera come vorrebbe. Rimaniamo qualche minuto in più’ con la speranza che ci fosse dato qualche istante di tregua dal flusso spicciolo ma continuo di persone, ma nulla. Si alza e con una repentina apertura di gambe mi mostra la peluria del suo sesso. Pochi istanti che hanno avuto una forte ripercussione sul mio glande. Giriamo ancora.

Questa volta entra in un negozio di scarpe mentre il marito rimane fuori. Non so che fare, non vorrei creare tensione o mostrarmi eccessivamente invadente e decido di aspettare cercando di carpire qualche indicazione da lui. Pochi secondi e mi fa cenno di entrare. Vedo lei che cerca tra gli scaffali un paio di stivali da provare, mi porto dall’altro lato del negozio, tra le scarpe per uomini e faccio finta di guardarne diverse. Il negozio è piccolo e la visuale è ottima. Capisco che si sta avvicinando alle poltroncine per provarli, mi metto di fronte alle stesse cercando altre scarpe. Lei si siede, si alza la gonna, è poco distante da me, ma in quel momento una coppia di signori anziani si siede proprio sul divanetto al suo fianco. Lei continua a muoversi e calzare lo stivale mostrando le sue gambe, le autoreggenti e ad intermittenza il suo fantastico sesso. Ha gli occhi puntati sulla signora in piedi di fronte al marito intento a calzare le nuove scarpe mentre si sente i miei sguardi addosso. Dopo un po’ si alza e va a collocare gli stivali al loro posto. Anche io mi sposto e sono a favore di lei. Ci scambiamo uno sguardo e lei si abbassa a toccare delle scarpe sugli scaffali facendo alzare la gonna da dietro lasciando che io vedessi le autoreggenti e la curva delle sue natiche. L’eccitazione comincia a salire forte.

Usciamo dal negozio e continuo a seguirli a debita distanza, l’oscurità comincia a calare e più passano i minuti più diventano ‘familiari’ i loro passi e profili. D’un tratto li vedo avviarsi verso i tavolini di un bar circondati da un’aiuola che delimitava il loro spazio dalla restante piazza. Li osservo e li vedo sedere nella penultima fila di fronte al muro, con lei a suo favore. Capisco che devo entrare. C’è un tavolino dove posso sedermi e poterla guardare. Lei si alza la gonna ed accavalla le gambe mostrandomi tutte le autoreggenti ed il fianco del suo sedere. Adesso riesco a guardare bene anche il suo viso liberato da un cappello che lo oscurava. Un viso bellissimo. Riesco a vedere il suo vestito, aderente e leggero e ammetto a me stesso di esser stato fortunato, davanti a me c’è una bellissima donna che sorride, ammicca e stuzzica il mio eros. Arriva il cameriere e recupera le nostre ordinazioni: loro due caffè (presumo dalle tazzine), io ordino una cioccolata calda. E’ un susseguirsi di sorrisi tra loro due, tra me e lei, di gambe che si accavallano ed aprono. Poi, vedo una sua mano scivolare all’interno del vestito sul suo seno destro e lo tira fuori. Pochi secondi in bella mostra perché nel frattempo si avvicina nuovamente il cameriere. Pochi secondi per ammirare un seno perfetto, quello che entra in una coppa di champagne. Scambiamo ancora per un po’ sorrisi e sguardi, sguardi e sorrisi. Paghiamo il cameriere ed andiamo via, loro avanti ed io che li seguo a ruota sempre un 5-10 metri più indietro.

Li vedo giungere all’uscita dell’outlet, mi spiace che il tutto sia già finito, ma guardando l’orologio mi rendo conto che il nostro gioco è durato più di due ore. Mi era stato detto che il primo incontro non sarebbe andato oltre quello che è successo ed ero pronto a percepire un segno di saluto da parte di lui... solo che... mi arriva un messaggio sul cellulare: “seguici nel parcheggio, vedrai fuori dall’auto qualcosa...”. Li seguo e li vedo scomparire nell’auto, cerco di avvicinarmi pur rimanendo ad una distanza che non desti sospetti alle auto che passano, poi lei mi fa cenno di salire dietro. Ci salutiamo, scambiamo i convenevoli ed i miei complimenti vogliono sottolineare il piacere e la fortuna di aver incrociato persone come loro e soprattutto una donna molto bella ed intrigante... L’auto comincia a muoversi e ci spostiamo in una zona del parcheggio poco illuminata e lontana da occhi indiscreti. Lei toglie il cappotto e tirando su la gonna mi mostra le autoreggenti ed il fianco del suo sedere, la zona erotica che preferisco di una donna, e mentre la guardo da vicino, finalmente senza timore che possa ‘scappar via’ per la presenza di altri, il marito mi dice che posso carezzarla se ne ho voglia. Non termina la frase che mi ritrovo la mano sinistra sulla sua pelle morbida e vellutata e comincio a carezzarla mentre le guardo lo splendido viso. Adesso c’è silenzio e tra loro parlano con gli sguardi mentre la mia mano si fa strada tra le gambe accavallate che lei apre leggermente per consentirmi di arrivare alla peluria del pube. Mi faccio strada con le dita fino ad arrivare al clitoride per farne conoscenza e per carezzarlo e stuzzicarlo. Vedo il suo volto ed il suo sguardo cambiare... e sento che comincia ad inumidirsi il suo sesso. Poi mi scosta delicatamente la mano e mi dice: “carezzami il culo”. Si mette a pecora ed abbraccia il marito baciandolo con passione mentre si alza la gonna e mi lascia senza fiato innanzi ad un sedere che sembra scolpito nel marmo da uno sculture avvezzo. Duro e bello come un’opera d’arte. Esploro le sue natiche, il suo ano, raggiungo le sue labbra grandi e piccole e così per un po’ la sento mia... “ Ti sei eccitato?”, mi chiede guardandomi dritto negli occhi, le rispondo di si e come prova della mia sincerità mi dice di voler vedere. Slaccio i pantaloni, abbasso i boxer e sento la sua mano che, sfiorandomi i testicoli depilati, afferra con delicatezza il mio pene. Ha la mano fredda ma questo rende il tutto ancora più eccitante... Mi guarda: “Si, adesso ti stai eccitando”. Il mio pene turgido e grande era nel suo palmo della mano che andava su e giù. Una sensazione bellissima, non riuscivo a distogliere i miei sguardi dai suoi occhi e dal suo viso accattivante ed affascinante.

“Adesso dobbiamo andare, si è fatto tardi”. Si ricompone il vestito ed il marito si sposta nell’altra zona del parcheggio nei pressi della mia auto. Ci salutiamo ipotizzando un nostro nuovo incontro nel buio di una sala cinematografica.Secondo voi, quanto sarà importante il titolo del film?
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