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Basta Omofobia!


Attualità 17.05.2019 38   |   Canali: bisessualità diritti lgbt lesbo trans omosessualità unioni civili omofobia LGBTQ

Basta Omofobia!

Dal 2004 ogni 17 maggio su iniziativa dell’Unione Europea si celebra la Giornata Internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia (o IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia). L'obiettivo è quello di promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno della discriminazione di genere e per fare il punto sullo stato di salute delle democrazie e sulle proposte e gli interventi legislativi finalizzati alla tutela del gender. L’evento rievoca un celebre anniversario, che si propone come una sorta di spartiacque nella storia della società e dei popoli: il 17 maggio del 1990 l’omosessualità, su espressa richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, viene rimossa dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale del DSM IV

Ciò significa che tecnicamente, fino a trenta anni fa, l’omosessualità e la disforia di genere venivano intese come deficit psichico, una sorta di tara cognitivo-comportamentale, disfunzionale al vivere civile. Cosa è cambiato da allora? Negli ultimi tre decenni il Parlamento Europeo e i legislatori degli Stati membri hanno redatto leggi e sottoscritto accordi contro le discriminazioni di genere, e hanno cercato di dotarsi di strumenti efficaci per condannare formalmente ogni manifestazione di odio e violenza contro gli omosessuali. Sono stati inoltre emanati provvedimenti legislativi per tutelare la libera circolazione e per riconoscere pari diritti alle coppie dello stesso sesso

Il 2016 per l’Italia è stato l’anno delle unioni civili e il dibattito socio politico si è esteso fino a considerare la possibilità di riconoscere alle coppie omossesuali il diritto alla genitorialità. Purtroppo l’azione politica non è bastata a cancellare gli stigmi e i pregiudizi presenti ancora oggi in vari ambiti sociali, dalla scuola alla famiglia, dalla religione al mondo del lavoro. Atteggiamenti discriminatori che si traducono in violenza psicologica e fisica contro le persone che dichiarano apertamente un orientamento sessuale diverso dall’eteronormativa. 

Nei dodici mesi trascorsi dal 17 maggio 2016 ad oggi sono 196 le storie di omofobia e di transfobia censite da Arcigay attraverso il monitoraggio dei mezzi di informazione: un numero quasi doppio rispetto a quello dello scorso anno. E non si tratta neppure di un censimento esaustivo del fenomeno, “semmai di una fotografia che permette di distinguere i contesti e le forme in cui si verifica”, precisa Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay.

In troppi Paesi l’omosessualità è ancora un reato

Anche le battaglie per i diritti delle persone omosessuali hanno portato a numerose conquiste in tanti Paesi non bisogna dimenticare che, a livello mondiale, la situazione è ancora complessivamente preoccupante. Nel 2019 ci sono ancora 70 stati nel mondo in cui l’omosessualità è considerata illegale. Si tratta del 36% dei Paesi riconosciuti dall’Onu, vale a dire più di un terzo del totale. E se è vero che il progresso continua, è anche vero che avanza lentamente. Rispetto al 2017, segnalano i dati ILGA, c’è stato solo un piccolo miglioramento e il numero di luoghi in cui gli atti omosessuali sono puniti dalla legge è ancora decisamente troppo alto.

Così come drammaticamente alte sono le pene. In alcuni posti - come il Sudan, l’Iran, lo Yemen o l’Arabia Saudita - si può arrivare fino alla morte (in tutto sono undici i Paesi Onu in cui gli atti omosessuali consenzienti possono essere punti con la sentenza capitale). In altri Paesi - cinque in tutto, tra cui Uganda, Zambia e Guyana - si rischia invece il carcere a vita.

Omofobia istituzionalizzata, sessismo socio-linguistico e bullismo adolescenziale sono i temi oggetto dell'agenda politica delle organizzazioni impegnate a vario titolo nella battaglie relative alla tematica gender. Questioni delicate e controverse che accendono l'opinione pubblica e che purtroppo spesso si concretizzano in dibattiti sterili che riflettono un approccio qualunquista e pregiudiziale verso l'argomento. Molte è stato fatto ma c'è ancora tanto da fare per ridefinire un sistema sociale che deve necessiaramente prendere atto delle esigenze materiali ed espressive delle persone che hanno gusti sessuali che deviano dalla norma statistica. Ciascuno di noi può contribuire al cambiamento perchè, anche inconsapevolmente, siamo tutti attori della rivoluzione silenziosa che si sta conusmando in seno alla società. Mai come in questo caso, un piccolo gesto può fare la differenza: informare, denunciare, aiutare, accogliere, e soprattutto rispettare.

Dovremmo tutti farci un esame di coscienza; a partire proprio da qui, da come ci comportiamo su Annunci69: perchè il sesso è un gioco ma è anche una cosa molto seria

#STOPOMOFOBIA! 

 


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