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La dura vita delle pornostar


Attualità 28.03.2016 13   |   Canali: porno porno attrici pornostar curiosità

La dura vita delle pornostar

C'era una volta la popolarità che travalicava i confini della professione ed usciva fuori dai set per invadere la cultura di massa con gadget e t-shirt che omaggiavano le star del porno trasformandole in icone senza tempo.
C'erano una volta la meritocrazia e la possibilità di una fulgida carriera.
Oggi invece, anche nel mondo del porno-lavoro imperversa la crisi, e diventare una porno star di spessore è ormai un'impresa epica.
Alcuni grandi nomi resistono, qualche nuova leva riesce ad uscire dall'anonimato, soprattutto grazie a performance estreme e ad agenti lungimiranti, ma nel porno non si lavora più come una volta e le ragioni sono molteplici.

Qualcuno pensa sia colpa della recessione economica; le case di produzione, pericolosamente vicine al verde, non possono permettersi nomi di prestigio.
Contemporaneamente, aumenta la richiesta di lavoro ed il mercato è saturo di performer disposte a tutto pur di ottenere una parte sul set.

Se fino a qualche anno fa nell'intera industria del porno lavoravano circa 100 ragazze, che venivano sostituite una volta raggiunta "l'età pensionabile", oggi si registrano circa 100 new entry settimanali.

Giovani avide di sesso spinte da un'insana mania di protagonismo sessuale, attratte dai guadagni facili e, in molti casi, senza un briciolo di auto consapevolezza o di autentica vocazione alla professione.

Il termine porno-star è sempre più spesso sostituito da quello di porn-girl, a sottolineare il senso di caducità e la temporaneità dello status di attrice.

Chi sono le nuove leve

La maggior parte delle nuove ragazze del porno partecipa al massimo ad un paio di grosse produzioni, per poi essere costrette ad inventarsi una carriera da freelance attraverso l'autopromozione sui social network, i servizi di web cam live, il contatto diretto con i fan nei club e nelle serate live, e in alcuni casi la prostituzione.

Molte energie vengono spese nelle pubbliche relazioni e nella ricerca di contatti utili, e fare sesso sembra essere diventato l'aspetto meno impegnativo del lavoro di porno attrice.

Gli effetti di questa deriva si ripercuotono a cascata sui distributori di film porno.
Un tempo VHS e DVD si vendevano come il pane, bastava avere una buona copertina, con una delle star delle momento in bella vista, ed il successo era garantito.

Oggi, complice la diffusione di materiale amatoriale gratuito, i guadagni precipitano, gli stipendi si riducono e l'offerta di lavoro scarseggia.

Come spesso accade, ci troviamo costretti a ribadire che si stava meglio quando era peggio, quando le star del porno autografavano i libri, partecipavano ai reality e ai talk show televisivi, fondavano brand, apparivano nei video musicali di gente famosa e tentavano persino la carriera politica.

NOME OMEN: NEL NOME, IL PRESAGIO

Annie Sprinkle (pseudonimo di Ellen F. Steinberg), icona militante del porno e sex educator, inizia la sua avventura nel porno partendo dal cinema che per primo proiettò Gola Profonda. Quando il film fu ritirato dalle sale, Annie fu chiamata a rilasciare la sua testimonianza sull'accaduto e conobbe casualmente il regista del film, Gerard Damiano. Se ne innamorò perdutamente ed insieme si trasferirono a New York, dove Annie cominciò la sua ascesa nel porno, facendosi immediatamente notare per la sua versatilità ed intelligenza. Fu allora che scelse il suo nome d'arte.

Lo fece tempo addietro - e per prima - Linda Lovelace (pseudonimo di Linda Susan Boreman), la star di Gola Profonda, per rendersi irreperibile e spezzare ogni legame con la famiglia d'origine. Lo pseudonimo Lovelace è probabilmente legato agli esordi dell'attrice, che divenne porno star quasi per caso, in seguito ad un incontro con un uomo che la iniziò al genere hardcore.

La Sprinkle racconta invece di aver scelto il suo nome una notte, in seguito ad una sorta di allucinazione.

Il nome Sprinkle ricorda il luccichio, l'effervescenza, l'iridescenza delle superfici liquide. Annie ama l'acqua, il mare come i fluidi corporei, e da qui l'illuminazione.

Anni fa, scegliere uno pseudonimo, significava garantirsi l'anonimato creandosi una nuova identità che segnasse lo spartiacque tra la vita passata e quella futura.
Intorno agli anni '90 la logica nella scelta dello screen-name cambiò radicalmente; le attrici iniziarono a scegliere nomi che ricordassero le celebrità del passato, nomi allusivi delle proprie specialità sessuali, nomi che ne ribadissero la fisicità o nomi assolutamente banali, tipo la ragazza della porta accanto.
Il denominatore comune della scelta sta nel fatto di riuscire a inglobare in un nome una fantasia sessuale. Certamente serve ad aiutare la memoria dei fans ma anche a comparire più facilmente tra i risultati di ricerca sul web.

Verrebbe da chiedersi: cosa ne sarà del porno? Ci sarà una nuova rivoluzione e capace di far tornare in auge le regole degli anni d'oro o saremo definitivamente fagocitati dalla nuova era del virtuale mordi e fuggi?


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