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Lui & Lei

Follie al cioccolato...


di Galby75
24.07.2018    |    2.108    |    1 6.0
"Che non tardi a compiere: inequivocabile la sensazione della tua lingua addosso, sulla gola..."
Folies de chocolat

La mia sciarpa di seta e un barattolo di Nutella.
Questi i tuoi strumenti di piacere.
Mi sorprendi di spalle mentre indosso la veste per la notte. Rilassata, distratta, allegra, penso a frivolezze quando avverto il tuo tocco delicato. Un fruscio veloce, lieve sensazione di oppressione e poi più niente: mi hai bendata, con la mia sciarpa rossa mi hai bendata e io non posso che affidarmi alle tue mani.
Faccio per voltarmi verso di te, non capisco: cosa succede tesoro? Cosa facciamo?
Ma non rispondi, so che sorridi e non rispondi.
Allora sorrido anch'io, d'improvviso capisco: comandi tu oggi, fa di me quello che preferisci.
Mani calde mi spogliano dalle mutandine di cotone, mi sfilano la veste, mi slegano i capelli.
Poi un braccio a tenere la schiena e uno per le cosce, mi prendi in braccio e ancora non parli, nemmeno quando perplessa ti domando cos'hai in mente. Conosci la mia impazienza, la mia perpetua ansia. Mi torturi e ti piace: avverto l'erezione attraverso la patta dei tuoi jeans.
Allora d'accordo, mi dico, silenzio e attesa, chissà cosa succederà adesso.
Mi adagi dolcemente su di una superficie dura: liscio, freddo, legno, è il tavolo, il tavolo della cucina, quello dove pranziamo e ceniamo ogni giorno.
Un po' goffa sistemo la mia posizione, ne cerco una comoda, pancia in su e buio davanti. Traffichi da qualche parte, ti sento spostare oggetti... cosa stai combinando? E' tutto una sorpresa, le sorprese mi eccitano.
Sono già umida tra le cosce quando afferri i miei piedi per calzarvi le scarpe: sono quelle col tacco a spillo, vero? Quelle nere. Dodici centimetri di pura sensualità.
Provo a immaginare la scena che ti sei preparato: io vestita solo di un paio di stiletto, piatto forte della serata adagiato sul freddo corpo dell'innocente tavolo. So che sorridi, lo sento dal tuo tono di voce: "Adesso devi stare immobile", sussurri, "non muoverti qualunque cosa io faccia".
Sussulto: un brivido freddo percorre la mia schiena portandomi quasi a chiederti spiegazioni. Cos'è, cosa mi stai appiccicando addosso? Quel tocco gelato appartiene a un coltello?
Sì, è un coltello: un coltello sporco di Nutella, sporco di Nutella perché me la stai spalmando addosso. Lo capisco dal profumo, nocciola e cioccolato; lo capisco perché ricordo quando mi hai chiesto di acquistarla: "Quando vai a fare la spesa comprala, ho fame di dolcezze".
E io l'ho comprata, e ora me la stai applicando sulla gola, lentamente per non ferirmi, e poi i seni, la pancia, il monte di Venere. Il freddo dell'acciaio lascia il posto a una timida frescura per effetto del calore della mia pelle, eppure ogni suo tocco mi sorprende, ogni suo tocco è un fremito, ogni suo tocco mi eccita di più.
E' perché non ti vedo, lo so: tendo ogni nervo in attesa del contatto e, quando avviene, non sono pronta per riceverlo. Il solito tempismo.
Mugolo di piacere quando esiti, giunto alle grandi labbra esiti un momento. Istintivamente allargo un po' le gambe, "Fai pure", ti invito, "sporcami".
Ma non usi il coltello, non qui: qui intingi le dita nel barattolo e con delicatezza sfiori la pelle liscia della mia rosa, lasciandole in regalo la sensazione fresca del cioccolato di cui sei goloso.
E qui hai finito: la curiosità di vedermi così agghindata mi assale ma devo stare ferma, l'hai ordinato tu che devo stare ferma.
Un momento di pausa: stai ammirando la tua opera?
Sorrido eccitata, attendo la tua prossima mossa. Che non tardi a compiere: inequivocabile la sensazione della tua lingua addosso, sulla gola. Deglutisco, vorrei mugolare, cerco di trattenermi.
La lenta degustazione carnale è appena iniziata e, diamine, il calore che regna tra le cosce potrebbe farmi impazzire.
Col petto mi sfiori un braccio, unica parte non imbrattata, e solo ora mi accorgo che ho la pelle d'oca. Brividi ovunque, di piacere e aspettativa. E intanto continui con la lenta discesa verso la mia rosa, esitando passo passo dove il cioccolato si è andato ammassando più compatto, ripulendo bene dopo il passaggio. Sentirmi bagnata della tua saliva mi eccita ancora di più.
Arrivi al seno e un lieve gemito elude la mia sorveglianza: non posso trattenermi, non più. Sussurro il tuo nome quando lecchi la Nutella dai capezzoli, ipersensibili al tuo tocco.
"Stai ferma", ripeti.
E continui: continui lungo tutta la pancia, continui con lentezza e l'attesa si fa insopportabile. Toccami lì, urlerei, penetrami a fondo con le dita. Così mi fai uscire di senno.
Ma non t'importa: è questo che vuoi. Torturarmi dolcemente, lasciarmi fremere.
Sei sul monte di Venere, ora la lentezza si fa ancor più esasperante. Provo a immaginarti chino su di me, che mi guardi e avverti la mia impazienza e sorridi soddisfatto.
Inarco leggermente la schiena, quasi a volerti offrire un punto di vista migliore; leccami. Dai.
La tua lingua è calda, umida, bizzarra al tatto per la Nutella che sembra essere in ogni dove, ora non riesco a distinguere la tua saliva dal cioccolato.
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