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Lui & Lei

Incredibili e favolosi momenti


di danicock65
07.12.2012    |    2.429    |    0 8.0
"La cena piacevole, locale interessante, vino: ottimo vino, ma non esagero con il vino perché voglio esserci per il dopo cena..."
Incredibili e favolosi momenti

E’ il tuo compleanno. Per questa giornata speciale avrei organizzato le cose come piacerebbero a me, ovviamente: Mistero, gioco, sensualità. Avrei organizzato tutto io, tu non sei abituato a lasciarti organizzare, ma con me è diverso, sai che io metto gli strumenti e tu dirigi.

Il mistero è che non sai dove ti porterò per due giorni. Sai solo che in valigia devi avere abbigliamento da escursione in collina, occorrente per la piscina, un abito elegante. Il gioco è un momento fondamentale che coinvolgerà solo te e me. Avrà il nome di “Battuta pulita”. La sensualità è che avrai fra le mani una donna libera da inibizioni, che si dedicherà al tuo completo piacere, realizzando con te le sue più intime fantasie. Ti provocherà e ti stuzzicherà con tre personaggi: pantera, civetta e sirena.

C’incontriamo a Perugia, al solito ritrovo. Sei arrivato sino a lì, sapendo solo che la meta è un mistero. Salgo sulla tua macchina e infine ti dico la destinazione: Lago di Corbara, nel comune di Orvieto, hotel La Penisola. Partiamo. In viaggio ci coccoliamo con le parole, ci esploriamo i pensieri, ci accarezziamo con gli occhi. Nessuno dei due cede al contatto fisico, già siamo in duello, ma chi dei due aprirà il gioco? Una mezz’ora ed eccoci finalmente: a entrambi ci si spalanca l'anima. Siamo arrivati.

Ti guardi in giro, poi vedi il lago: mi guardi e intuisci parte del mio mondo. Alla reception la camera è già pronta, prenotata da me da qualche tempo. C'incamminiamo a piedi e quasi contemporaneamente, quasi sbadatamente le nostre mani si cercano. Svoltiamo un angolo del corridoio ed io mi ritrovo già contro il muro: con la tua bocca che cerca la mia. Mi svincolo e tu mi lasci svincolare, alcuni metri ancora e saremo l'uno parte dell'altro.

La camera è come doveva essere, perfetta: vista lago con due ampie portefinestre il soffitto a travi. Riceviamo le valigie, mentre io contemplo il lago dal balconcino. Tu invece sei al telefono, già la quinta chiamata, ma sei fatto così. Io quasi non ci faccio più caso, sei mio per alcuni minuti, ma so che dai tutto te stesso in quel momento. Ecco il tuo respiro sul mio collo, sei dietro di me, mi abbracci il ventre.

Mi giro e ti voglio, ti guardo sorniona e ti butto sul letto. Io mi butto su di te così ora i nostri corpi si assaggiano, schermati dagli abiti. Ci stiamo scaldando un po' troppo secondo i miei piani. Mi stacco da te, una decisione sofferta ma necessaria. Seria e contemporaneamente maliziosa ti annuncio:

“Allora, adesso si gioca: vestiti che andiamo a faticare!”. Tu sei sbalordito, forse un po' deluso, ma accetti.

“Allora, questa è la meta e questo è il sentiero. Tieni la cartina: mi dai un quarto d’ora di vantaggio, poi parti anche tu. Senza regole, io sono una pantera e tu il cacciatore. Siamo nel bosco, se io raggiungo la meta prima di te, tu sarai mio schiavo. Se tu mi fermi prima, farò quello che vuoi: ma solo nel bosco.

Vedo il tuo sguardo allucinato. Si era parlato di un fine settimana rilassante. Mi cambio in bagno celata al tuo sguardo, esco con gli scarponcini e abbigliamento tecnico, ti do un bacio e parto. Il sentiero non sembra particolarmente impegnativo vado spedita e veloce, ho il cuore in gola, già il fiatone, non mi giro ma guardo l'orologio. Fra un po' mi raggiungerai di sicuro, penso. Decido di abbandonare il sentiero per costeggiarlo a lato, nascondendomi fra gli alberi: sento dei rumori, non ti vedo ma ti sento.

Corro, scappo, travolgo: tu non ti lasci vedere, ti lasci sentire, ci rincorriamo per parecchio tempo, forse intervallati da cento metri? Io sono sfinita: ansimo, mi adagio dietro una roccia. Non riesco a capire dove sei, ma devo riprendere fiato. Sono adrenalinica, guardo quanto dista il prossimo albero, la prossima roccia, mi sto disorientando. Sento un rumore: corro, ti sento, sei tu? Corro ancora, dietro l'albero, ora dietro la roccia. Ti vedo: corro, ancora corro, ancora più veloce corro. La tua mano mi afferra.

“Pantera che fai, scappi?”.

Cerco di divincolarmi e ci riesco, ancora poche decine di metri e raggiungo la meta, devo farcela. Continuo a correre, mossa da non so quale energia perché sono sfinita, tu mi afferri nuovamente, questa volta mi blocchi: entrambi dobbiamo prendere fiato. Appena abbandoni la presa io fuggo nuovamente, mi afferri quasi con violenza e mi sbatti per terra. Sali su di me intimandomi:

“Adesso stai ferma, vero?”.

Cerco di uscire dalla tua presa, lotto con tutte le mie forze, sei più forte di me: neppure i miei morsi ti smuovono. Anzi tu ora mi blocchi la testa, le tue labbra sul mio collo ed io sotto un bollore, una cavalla scatenata. Tu fermo impassibile, ora le tue braccia che bloccano le mie e la tua lingua che mi cerca: siamo ansimanti, sudati, con il cuore ancora in sobbalzo per gli sforzi. Ora i nostri sessi si cercano: consumiamo lì, fra i cespugli, gli arbusti e le foglie d'autunno.

Quell'amplesso un po' selvatico nei modi, un po' rude, un po' violento. Mi penetri con forza, io ora non mi dibatto più se non per l'eccitazione. Dai movimenti della mia testa riesci a intuire quanto piacere sto provando. Mi mordi una spalla ed io gemo ma non dal dolore. Ci ricomponiamo. Insieme raggiungiamo la meta, mano nella mano e ci godiamo il panorama: la meta era veramente a non più di duecento metri!

Riscendiamo il sentiero. Adesso un po' di riposo. In camera ci facciamo la doccia insieme, sempre stuzzicandoci. Scendiamo giù nella piscina, due tuffi e alcune bracciate. Che fortuna che non ci sia nessuno. Dentro l’acqua, ci dedichiamo altre tenerezze. Passiamo più di un'ora a ritemprarci. Ripenso a qualche ora prima nel bosco, alle intense emozioni che ho provato. Cerco nel tuo sguardo quell’uomo selvaggio e ci trovo ora un uomo dolce e attento che mi porta la tisana alla liquirizia ricordandosi i miei gusti.

Si è fatta l'ora di cena: ho prenotato in un ristorante ricercato della zona. Saliamo nella camera per prepararci. Ti rivesti in un attimo, ti contemplo: tu con quella camicia verde petrolio e quei jeans neri mi fai proprio impazzire. Quando esco dal bagno, riesco a sbalordirti: indosso il vestito di Mariella Burani. Mi sono fatta aiutare dalla sarta, copiando la foto che avevi pubblicato. Indosso però una versione nero argento. Ti ho fatto scegliere, senza sapere a cosa mi riferivo.

La cena piacevole, locale interessante, vino: ottimo vino, ma non esagero con il vino perché voglio esserci per il dopo cena. Ci ubriachiamo di parole più che altro, mille cose abbiamo da dirci. Un breve giro in riva al lago di notte e ci ritiriamo. In camera siamo caldi e passionali, ti chiedo di metterti nella poltroncina e sparisco in bagno. Ricompaio con una maschera di piume nere e grigie, coperta da un lungo mantello nero. In mano una lunghissima stola di velo nero. Alla musica ci hai già pensato tu.

Volteggio intorno a te, ti sfioro con il mantello poi mi metto di fronte a te. Faccio passare la lunga sciarpa sulla trave di legno e la lego nel mezzo delle pediera del letto. È il mio sipario perché si divide in due, è il mio palo, è la tua mano. Tu non potrai toccarmi, solo quel velo mi toccherà e mi sfiorerà. Inizio a civettarmi, Sì, sono una civetta in posa che vuole essere solo guardata da te: da quegli occhi bui e profondi come la tenebra.

Ballo, mi sfioro. Inizio a spogliarmi del mantello, sotto ho una leggera vestaglietta in voile che scherma il tatto ma non la vista, una collana molto sonora, piena di perle e ciondoli, un perizoma viola. Movimenti languidi e sensuali: ora in piedi sul letto, ora distesa, ora che m’infilo tra quei due tessuti immaginandomi stretta al tuo corpo. È un'agonia forse torturarti così, ma tu hai una pazienza inverosimile, più attendi più dai il massimo dopo.

Inizio a svelare i miei seni, inizio ad accarezzarmi più audacemente, disinibita e sciolta. La stola tesa dalla trave al letto è ora è un palo intorno al quale avvolgo di volta in volta una mia gamba, un mio braccio, il collo. Non stacco mai il mio sguardo da te: scendo dal letto per sfiorarti, ma non ti tocco mai. Mi levo completamente la vestaglietta dopo innumerevoli passaggi, velata solo dal perizoma, una collana e una maschera. Sono eccitatissima, mi lecco due dita che scendono verso il mio sesso.

Mi avvicino a te: ora inizio a spogliarti. Le tue mani mi accarezzano con dolcezza e desiderio. Mi levano la maschera, s’infilano nello slip per assaggiare il mio nettare. Sono loro che profanano le mie labbra boreali mentre la tua lingua gioca con la mia bocca. Nudi, in un intreccio di corpi su quel letto, un intreccio di dita, di lingue, di labbra. Non c'è un centimetro della mia pelle che tu non vai a scoprire. Con le tue dita, con la tua lingua, con il tuo membro. Giochiamo, ci regaliamo reciproco piacere, reciproche attenzioni e ci penetriamo l'uno con l'altro in tutti quei modi che per mesi abbiamo solo immaginato.

C'è dolcezza in tutto questo, c'è dono di sé, ci sono forza e passione. Io dopo innumerevoli godimenti ancora non sono sazia e mi ritrovo carponi, con tu dietro che mi avvolgi la schiena, mi mordicchi le scapole e il tuo membro che ripassa nel solco delle natiche. Mi hai avuto in quasi tutti i modi: è giunto il momento di cancellare quel quasi. I miei freni inibitori sono staccati, hai sentito quanto mi sono lasciata andare.

Ti appoggi a quell'ingresso segreto, con fermezza e rispetto. Subito scatto e m'irrigidisco, ma non svincolo cerco l'altra tua mano. La stringo, tu prosegui con dolcezza entri un poco e ti fermi. Mi dai modo di respirare, di capire che è un dolore ambiguo, che è la mia tensione che non mi fa percepire il piacere. Ecco: inarco la schiena, sono riuscita ad abbandonarmi, prosegui, con attenzione e forza. Mi abbracci il ventre e il mio godimento raggiunge l'apice. Il nostro desiderio non trova pace se non a notte inoltrata quando crolliamo l'uno nelle braccia dell'altro, l'uno tra le gambe dell'altro, l'uno nei pensieri dell'altro.

Al mattino il sole alto ci sorprende: io mi tiro il lenzuolo sulla testa e ti copro di baci, di carezze mentre tu dormicchi, sonnecchi, ti prendi tutte le mie coccole. Ti risveglio un'erezione che voglio avvolgere nella mia bocca. Sai quanto lo adoro nella mia bocca: la mia lingua si trasforma in uno stiletto e in un serpente per farti provare il massimo piacere. Dopo una colazione con i fiocchi ti propongo una passeggiata in riva al lago.

C'è fresco, l'aria è pulita, i colori nitidi, l'acqua è piatta. Camminiamo parecchio: tu in compagnia del tuo telefono io dei sassolini che si presentano sempre diversi ai miei piedi. Finalmente hai chiuso l'ultima chiamata e ci ritroviamo in quel posto particolare, dove il lago fa un piccolo golfo che non si vede dalla strada. Il lago è deserto in questa stagione fredda. Mi tolgo gli stivaletti e mi avvicino alla riva, v’immergo i piedi, sento un brivido di freddo. Ma questo brivido scatena in me un desiderio insano.

Sembra che mi leggi nel pensiero, allunghi una mano quasi a trattenermi, ma io sono già dentro. Come una sirena attirata dal luogo di nascita m'immergo in quel lago placido, così vestita. Anche la testa immergo, mi giro verso di te. Scuoti la testa: stai guardando una pazza. Sparisco sott'acqua, quando riemergo, ho in mano i pantaloni che appallottolo e lancio a riva con l'intento di colpirti. Ora lancio la camicetta, ora lancio slip e reggiseno, poi mi porto a riva sempre immersa nell'acqua.

Ti guardo con desiderio, nessuno in giro: emergo dall'acqua, nuda per cercare te. Tu continui a scuotere la testa ma intanto ti spogli, mi dai della scema ma intanto mi baci, sussurrando:

“Lo sai che ci ammaliamo, così?”.

“Sì, lo so. Meglio ammalarsi vivendo un sogno, che continuare a sognare, ammalandosi comunque!”.

Ti abbraccio, ti voglio: i miei capelli bagnati che grondano. Tutto quel freddo intorno: desidero solo te in quel momento. Penetriamo nell'acqua come farebbero due pesci, strette come due meduse, pazzi come due cavalli. La sensazione incredibile del tuo membro che si fa posto nell'acqua, quell'attrito liquido. Tu schiavo delle mie fantasie riesci a regalarmi emozioni fortissime.

Tornati a riva scopri con piacere che nella sacca avevo già messo teli e abiti di ricambio. Stretti, torniamo in albergo, con l'intenzione di buttarci nella sauna e così facciamo. Il nostro momento è agli sgoccioli.

Un ingombrante silenzio avvolge la camera mentre prepariamo i bagagli. In viaggio parliamo poco e ci tocchiamo molto. Scendo dalla tua auto accarezzata dal tuo sguardo, assaggiata dalla tua mano. Si è più appagati nel fare un regalo o nel riceverlo?

Il bacio che ci diamo nel salutarci, parla di questo: di quanto trasporto c'è tra noi nel donarci e nel riceverci.
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