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Lui & Lei

Io, Domina


di efermi
25.02.2017    |    8.551    |    0 6.1
"Certo che gli piace al porco, una figa così non l’ha vista mai..."
La maggior parte dei racconti inizia così: Ci siamo conosciuti in chat, dopo tante mail scambiate…oppure: Arrivai sotto casa sua, mi tremavano le gambe dalla voglia...Era alto, moro e mi piaceva un sacco…Successe quando avevo 18 anni, andavo ancora a scuola…Non me ne vogliate, ma il mio racconto non inizia così, inizia con la mia vagina già piena di cazzo, e nonostante le apparenze non è pieno di sesso esplicito o cose varie, sicché arrendetevi subito o tacete per sempre. Al massimo, prima di cominciare, posso dirvi che mi chiamo Livia, che adoro i felini, i vestiti di pelle e l'odore della benzina. Quanti anni ho, com’è fatto l’uomo che ho tra le mie cosce e se lo conosco da molto tempo o solo da pochi minuti, non credo sia importante. Ciò che conta davvero è come idolatra la mia femminilità. Non giudicatemi, io sono quella donna che prende gli uomini che le altre scartano. A me interessa solo che facciano quello che voglio, i più bravi lo fanno senza che glielo chieda. Io li domino.

È stato semplice sedurlo…l'uomo cacciatore…se! Gli ho fatto solo credere che fosse stato lui a notarmi per primo, dentro quel bar, quando ho scavallato le gambe sotto il suo sguardo, cominciando poi a ciondolare il tacco, facendo la finta tonta. Io già l'avevo visto parlare coi suoi amici, farsi prendere per il culo da loro, e rimanere solo davanti al suo caffè ancora da pagare. È bastato un piccolo sorriso di una sconosciuta un po’ svestita a convincerlo ad avvicinarsi facendo il piacione. Ero in tenuta da cacciatrice: camicetta poco abbottonata e minigonna di pelle nera a strapiombo sui tacchi che mi tenevano il piede fasciato, ma le dita scoperte. Mentre mi parlava mi lisciavo i capelli inclinando la scollatura sul seno verso di lui, che continuava ad aggiustarsi sulla sedia e inciampare sulle parole. Era disposto a tutto pur di portami a letto. Avevo di nuovo fatto centro. Così l'ho portato a casa, l’ho steso sul divano e gli sono montata sopra. Gli ho dato la soddisfazione di scoparmi la mia fichetta per 3 o 4 minuti circa, concedendogli perfino di toccarmi il seno ancora coperto dai vestiti, di più non potevo, stava già per esplodere. Ho interrotto il coito e serrato le gambe, finalmente sarebbe arrivato il bello, sarebbe toccato a me.

La sua espressione era deliziosa. Cercava il mio sguardo, poi i nostri sessi e poi di nuovo i miei occhi. Sorridevo e lui ammutoliva ancor di più. Quando gli uomini reagiscono così alle prime provocazioni è segno di buona predisposizione. Mi sono seduta a gambe larghe e con una carezza e poche parole sussurrate nell'orecchio l’ho convinto ad accovacciarsi, tirare fuori la lingua e lavorare sodo. Gli ho passato le mani sulla testa spingendola con ritmo regolare sulla passera. Volevo che leccasse e succhiasse con più vigore, ma sembrava non capire, allora l'ho preso per i capelli e l'ho strattonato. Forse avrà avuto da ridire, ma io tiravo forte e lui non poteva certo mancar di rispetto ad una dolce fanciulla. Giocando alla burattinaia con la sua testa, dopo qualche minuto sono riuscita finalmente a emettere il primo gemito che, giunto alle orecchie di lui, ha suscitato la voglia di staccarsi dalla mia vagina, per non so quale motivo - non glielo avevo chiesto di certo io. Sono stata costretta a tirargli una sberla. Giuro, io non volevo, gliel’avrei serbata per un'occasione migliore. Sono stata anche piuttosto energica, altrimenti non mi avrebbe creduto, avrebbe pensato fosse un gioco. Devo dire che con i segni rossi delle mie dita sulla gota sinistra era così tenero…ma non ho potuto gustarmi a lungo quell'immagine, ho dovuto spingerlo subito, ancora una volta, tra le mie grandi labbra; non dovevo lasciargli il tempo di pensare per rimarcare il mio ruolo. Così ho continuato a gemere in santa pace, mentre il coglione leccava, costretto nei movimenti dalla mia mano. Ero libera di aprire la bocca, rilassare i muscoli del collo e far ondeggiare i capelli nell'aria, in preda al piacere. Come sei bravo amore, gli dicevo io. Ti piace? Ti piace così? Lui mi guardava e cercava di annuire. Certo che gli piace al porco, una figa così non l’ha vista mai...sfigato!
Più lo vedevo docile e più mi infoiavo. Più mi infoiavo e più tenevo stretta la sua testa tra le mani. Me la sbattevo sulla figa, finché dei brividi hanno cominciato a scorrermi sulle gambe, i capezzoli a inturgidirsi e degli scossoni mi hanno fatto muovere il bacino. Gli ho spruzzato il mio piacere sul viso. “uuhh…” ero coperta di sudore e avevo il fiatone. Ho mollato la presa e con soddisfazione ho guardato lui, ancora pieno di voglia, col viso bagnato dai miei umori, che stava in silenzio tra le mie gambe, in attesa del mio volere. Amore adesso voglio rilassarmi, gli ho detto. “Scendi giù, leccami le gambe fino in fondo e concentrati sui piedi…lo sai che sono la mia zona erogena? Dai, che finora sei stato bravissimo” . Non si muoveva. Ho dovuto dargli un'altra sberla per toglierlo dall’incanto. Questa molto più volentieri. Non potevo mica aspettare due ore i suoi comodi!? Sono pur sempre una Signora, io. Da bravo bambino è sceso giù giù giù. Ho scelto una posizione comoda e mi sono messa a rispondere ai messaggini di whatsapp. Devo dire che per l’adorazione dei piedi lui è veramente portato. Ha un dono. Come mio solito, il giorno prima mi ero dedicata alla cura delle mie estremità. Pediluvio caldo, taglio accurato delle unghiette, smalto rosso acceso e massaggio con crema. A lui non rimaneva che godersi quelle meraviglie. “ Vedi sul dorso del piede sinistro amore? C'è un tatuaggio. Leggilo ad alta voce, su.” “ kisses here” fa lui. Accanto c'è anche un cuoricino rosso. Bravo amore, allora bacia, non ti stancare, gli ho detto io. “Dì la verità, ti piace fare lo schiavetto ad una donna come me…ne aspettavi solo una che avesse il coraggio di farti strisciare ai suoi piedi”. Troppo presto perché lo ammettesse a parole, ma intanto baciava il tatuaggio. Ha passato la lingua lungo tutta la pianta , mi succhiava l'alluce e in ordine decrescente tutte le altre dita, cercando con lo sguardo la mia approvazione. Sopra l'arco del piede con la lingua ben stesa. Era davvero un bravo cagnolino.

Proprio mentre lavorava così bene, sarà stato forse un odore nell'aria, un ricordo particolare che mi ha sfiorato la mente, o forse che noi donne siamo eclettiche di natura; non che ne avessi bisogno, somigliava più ad un vezzo, un capriccio, eppure mi era venuta voglia di cazzo. Di sapore di cazzo. Dell'odore, l'aroma, la consistenza…sono fatta così. Mi sono chinata e con l'indice sotto il mento gli ho alzato la testa. Tra due battiti di ciglia gli ho mandato un bacino e con l'altra mano l'ho chiamato giocando con le dita. Come una calamita si è avvicinato alle mie labbra, fino a sfiorarle. L’ho tenuto fermo li per più di un secondo, poi con la lingua gliele ho sfiorate, senza baciarlo, e con una mano poggiata sul petto l’ho sdraiato sul divano. “ hai una cosa che mi serve amore. Tranquillo, penserò a tutto io…” con le dita ho camminato sul suo petto, scivolando sugli addominali per arrivare al pube, piatto e liscio, dove svettava un arnese niente male…anche se ho visto di meglio. Lui stava fermo, quasi non ci credeva. Ho riunito le mani lasciando che nel mezzo ci finisse il pezzo di carne che mi interessava. La pelle era a contatto con i palmi in un movimento lento. Ogni piega, ogni ansa, ogni venuzza erano mie, lui era solo spettatore. A penzoloni un sacchetto pieno, che ho agguantato e odorato forte, strofinando il naso sotto il pene fino alla punta. Bacetto sul glande. Bacetti tutt'intorno. Una corona di baci alla cappella tronfia di voglia. Lingua sulle labbra….mmmh….sapore di cazzo! Ho sentito una mano posarsi sulla nuca, ho sollevato la testa per controllare cosa diavolo stesse facendo. Ho dovuto interrompere il mio giochino, togliergli la mano e stritolarla tra le mie “ non ci provare mai più merdina, sennò chiamo i carabinieri e dico che mi hai stuprata”. Lui ha capito. È stato piuttosto furbo ad arrendersi immediatamente. Col sorrisetto beffardo sono tornata al mio trastullo e l'ho imboccato. Piano. Lenta. Tornando indietro per poi imboccarlo ancora. Schiocco le labbra. Inghiotto un po’. Infilo ancora. Mi sta tutto in bocca. Gemo. Mi tocco. Gemo….aahhh! Lo succhio. Bacio. Lecco. Gli lascio anche il segno di un succhiotto sui coglioni. Lui si lamenta, ma io continuo “ssh, zitto!...mmmh!” lo tengo in bocca giocherellando con la lingua. Era davvero buono.

Avevo cominciato a pomparlo sul serio, ma poi mi sono scocciata e ho smesso. Lui ha cominciato a ciarlare dicendo che non potevo comportami così, che era quasi sul punto di venire, che non potevo smettere propri in quel momento…che palle! Io ero apposto. Soddisfatta. Non mi ha lasciato altra scelta. Stava ancora parlando quando ho aperto il portone di casa e ho lanciato i suoi vestiti giù per la tromba delle scale. Mi sembra ancora di sentire il tonfo di una scarpa arrivata addirittura in fondo, sul pianerottolo del piano terra. Le mutande, più tardi, le ho trovate tra le pieghe del divano. Pazienza, sarà tornato a casa senza. Dopo che l’ho spedito fuori da casa mia, mi sono bevuta un caffè e fumata una sigaretta sul terrazzo, senza badare se il poveretto fosse riuscito ad andar via e in chissà che condizioni. Sono tornata sul divano, ho acceso la tv e, col sorriso sulle labbra, mentre guardavo il mio telefilm preferito, mi sono addormentata.
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