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Lui & Lei

Luna e la discoteca


di lasfinge
19.04.2019    |    6.069    |    3 8.6
"Lo guido dentro, ingresso principale, ce la fa e ringrazio il mio amico che non sarà al 100% per il secondo turno ma non tradisce..."
Luna coi suoi 20 anni sale le scale quasi di corsa.
Vorrei chiudere gli occhi per concentrarmi sul rumore dei suoi tacchi sui gradini.
Apre la porta di casa e la richiude dietro di noi, entra solo un po’ di luce dalla strada.
Mi bacia, la mia schiena contro la porta, la sua lingua sa di cuba libre mentre entra in profondità nella mia bocca. Le sue mani mi stringono le palle attraverso i pantaloni.
Scende, si inginocchia, mi apre la lampo. Lo tira fuori per quel secondo che serve per sentire le sue labbra.
Mi appoggio di più alla porta, la mia mano tra i suoi ricci, non riesco quasi a vedere quello che fa, ma lo sento eccome.
Lo ha preso stretto, cappella e un po’ di più, ritmo deciso, va proprio veloce avanti e indietro.
Penso a circa 40 minuti fa, mentre ballavo e l’ho vista. Di spalle i riccioli che cadevano sulla schiena. Mi sono avvicinato, ridotto le distanze, messo una mano sul fianco più distante. Lei non si è sottratta, mentre mi avvicinavo a sua volta si appoggia a me. La sua schiena un po’ sudata contro la mia camicia. Il culo che pian piano trova la forma giusta contro di me.
Le mie mani su entrambi i fianchi mentre la studio, sento il suo sapore. Eccitata lei, eccitato io. Le avvicino le labbra al collo per farmi sentire, senza appoggiarle.
Quando si gira ci baciamo, lei occhi chiusi. Sono io, sono un altro, chissà se faceva differenza tra le luci e i corpi stretti della discoteca. In mezzo a tutti e incuranti di nessuno. Nessuno d’altronde guarda a noi, nemmeno quando le mie dita l’accarezzano tra le cosce. E’ bagnata, il piccolo perizoma trattiene poco ed è facile da aggirare per le mie dita. E’ mentre son dentro di lei che mi dice “mi chiamo Luna”. “Molto piacere, Luna”. “E tu?”. “Io sono Luca”. “Qui c’è troppo casino, abito qua dietro vuoi venire?”.
Si vive una volta sola, succedono queste cose, ogni tanto, ma chi lo sa se invece è una fregatura, la famosa truffa della adescatrice della discoteca sotto casa, l’unica è scoprirlo. Sta effettivamente a tre isolati. Studia in Bocconi, è uscita così, fa anche freddino ora, i 20 anni e risparmiare i 3 euro del guardaroba.
Le presto la mia giacca e la osservo meglio. Tette piccole, poco coperte da un vestito aperto davanti e sulla schiena che si ferma su un lato a minigonna e sull’altro scende a mezza coscia. Le calze a rete mi han sempre fatto impazzire, da quanto però non tocco due gambe che le indossano? Tacco alto, scarpe nere come il colore delle unghie di mani e piedi. I capelli ricci son lunghi, lentiggini e labbra sottili.
Mi restituisce la giacca al portone con un sorriso.
Ma torniamo a noi. E’ giù, non capisco se inginocchio o accovacciata, però succhia. Succhia proprio, non mi da tregua, non ho tregua, lo sento salire. “Luna così vengo”, non si ferma, non si sposta mentre gemo, non rallenta fino a quando con un tocco ai capelli non le faccio capire che ho finito.
Restiamo un po’ così. Lei giù, io contro la porta. Quanto saranno passati? 2-3 minuti? Dieci anni fa avrei retto di più l’impatto di questa ragazzina. Si alza, mi bacia sulle labbra. Ha ingoiato già tutto, “ti serve un drink prima del secondo giro eh?”. “già” rispondo sperando che lui non mi abbandoni e consideri appagato la serata finita.
Accende una lampada e mi sento di nuovo in erasmus. E’ un bilocale carino, con libri e vestiti alla rinfusa. Si toglie le scarpe appoggiandosi allo stipite della porta che da verso la cucina. Chissà come sarebbe stata con gli stivali bianchi a fianco delle scarpe che si è appena tolta buttandole di lato.
Mi guardo intorno, ha il laptop acceso su facebook, si chiama davvero Luna, non è un nome di comodo, avrei giurato fosse un’autodifesa da terzo drink… Chissà se il cuba che ha fatto per me e per lei è il quarto, mi piace ancora provare a immaginare lo stadio alcolico delle sconosciute.
La calza a rete sul lato corto esce dalla gonna, alla fine alcuni particolari valgono sempre 1000 punti, chissà se lo ha fatto a posta.
Si avvicina col bicchiere, una sigaretta e ho una tremenda paura abbia delle domande e voglia fare conversazione.
“Secondo me stai meglio senza vestito Luna”, le dico dopo essermi seduto col drink sul divano spostando pc e posacenere.
“Che frase fatta” dice voltandosi e levandolo dandomi le spalle. Mi avvicino, le stringo il culo che è all’altezza del mio viso, la avvicino un po’. Glielo mordo. Le abbasso le mutandine a metà coscia. Ho voglia di leccarle il buchino, non se lo aspettava. Conosco quando fa quell’effetto tra sorpresa e imbarazzo, lecco li concentrato, la penetro piano con la lingua, ha un fremito con una coscia.
Ha un buon sapore, sarà l’alcol e il ghiaccio che poi mi tengono la lingua fresca. Sarà che dopo un pompino con ingoio pensi che qualcosa devi restituire vado avanti per un po’, lei piegata a novanta, con le mani sul tavolino basso tra divano e tv.
Chissà se abita da sola, la mente vaga e mi viene da immaginare che si apra la porta, entrino i coinquilini che ci dicono andate avanti pure non badate a noi.
Cerco un condom, lei si siede su di me di schiena. Ci baciamo mentre con una mano le stringo un capezzolo. Tanta lingua.
Mi porta in camera, speriamo non ci siano poster dei cantanti alle pareti, penso ancora al suo culo, piccolo e sodo. “Mettiti come eri prima”, le dico mentre mi spoglio cercando di mettere il preservativo dal verso giusto.
Lo guido dentro, ingresso principale, ce la fa e ringrazio il mio amico che non sarà al 100% per il secondo turno ma non tradisce.
Con le mani tengo i fianchi Lei le ginocchia sul letto, una mano anche l’altra contro la parete. Cerco di spingere deciso, penso a come succhiava lei, quasi a replicare. Le calze le scivolano un po’ giù.. La prendo forte, lei geme silenziosa, chissà se si morde le labbra, mi piacerebbe.
Sento che sta salendo di nuovo, allora esco per prender tempo così cambiamo posizione. Si sdraia, salgo su di lei, mi avvolge con le gambe, bella la sensazione della rete sui fianchi.
Mi bacia mentre entro di nuovo. Caccio via dalla testa tutte le curiosità che vorrei sapere. Chissà se è sempre così sportiva coi ragazzi. Quando è stato l’ultimo, se è mai stata in un club prive o la volta in cui si è sentita davvero zoccola.
Non ci pensiamo però spingo, spingo “sto venendo”, dico mentre le do gli ultimi tre colpi e anche lei geme.
Rimaniamo un attimo così, le do un bacio sul collo mentre mi passa una mano tra i capelli. “Wow, sei forte”, le dico mentre esco da lei. “Scopi sempre così con le sconosciute?”. Ecco lo sapevo che prima o poi arrivava la conversazione, sviamo con una battuta più frase paternalistica, vediamo se funziona. “Bisogna far selezione attenta. Senza ditalino nel locale mai! Sei stupenda Luna prenditi cura di te e grazie di questa notte”.
La guardo mentre la bacio, con le calze giù, il lenzuolo di traverso e l’aria ormai sfatta e assonnata. Quella però dove non ti spuntano rughe ma sembri una cucciola.
Riprendo la giacca, ripasso il nome e cognome, meglio non cercarla ma già so che almeno la pagina istagram voglio sbirciarla. Scendo le scale mentre col cellulare cerco un taxi verso casa.
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