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Lui & Lei

Antonio e Eleonora 20 anni dopo (1parte)


di lasfinge
22.03.2022    |    3.911    |    0 9.7
"Ho già voglia di perdermici, ma anche di giocare con lei come ai vecchi tempi..."
Antonio
Ho scelto un ristorante di classe, luci soffuse, camerieri in livrea, tavoli con lunghe tovaglie di raso che sfiorano il pavimento e offrono riparo da sguardi indiscreti. Seguo il maître che ci precede conducendoci al tavolo che ho prenotato, tengo una mano sulla schiena nuda di Eleonora, il palmo aperto a pochi centimetri dal suo sedere. Sono passati tanti anni dall’ultima volta che l’ho toccata ed è eccitante sentire di nuovo la sua pelle sotto le dita. Il vestito, ampiamente scollato dietro, aderente, chiaro, lascia indovinare ogni curva e anfratto del suo corpo. Ho già voglia di perdermici, ma anche di giocare con lei come ai vecchi tempi.
Ci sediamo, ordiniamo due cocktail e, quando restiamo soli, tiro fuori un regalino per Eleonora. Lo scintillio nei suoi occhi mi fa capire che è gradito. “Vai in bagno e indossalo” le sussurro all’orecchio, accarezzandole lievemente con le labbra il lobo. La sento rabbrividire di piacere. Nasconde il piccolo vibratore telecomandato in borsetta e si allontana in direzione della toilette, ancheggiando sui tacchi altissimi. Dopo un paio di minuti la vedo ritornare, aspetto che sia proprio a metà strada e aziono il vibratore quasi alla massima velocità. Eleonora stringe le dita sulla borsa, si ferma solo per un momento, poi riprende a camminare, ma non con la stessa sicurezza di prima. Fa fatica a mantenere la compostezza e, quando si siede, mi accorgo che sta tremando leggermente.
Un cameriere ci serve i cocktail, quando si volta per prendere l’ordinazione di un altro tavolo con nonchalance prendo un cubetto dal mio bicchiere e lo lascio cadere nella scollatura di Eleonora, sul seno. Lei trasalisce leggermente, in un attimo i capezzoli iniziano a fare capolino sotto la stoffa leggera. Le guance le si arrossano visibilmente quando si rende conto che il cameriere, di nuovo girato verso di noi, se n’è accorto. Ma non si fa intimidire troppo, appena veniamo serviti lei approfitta della lunga tovaglia per insinuare la mano sulla mia asta. Mi accarezza leggermente, giusto un accenno, una promessa di quello che verrà dopo. Io la imbocco, mi lascio succhiare le dita, sento l’eccitazione crescere fino al livello di guardia. Non ho mai mangiato così poco al ristorante, entrambi abbiamo voglia di passare ad altro. Beviamo un secondo giro, ma rifiutiamo il dolce.
“Credo che sia ora che chiudiamo quella partita in sospeso” dico, alludendo a qualcosa che avrei voluto fare con lei tanti anni prima, senza che ce ne fosse stata la possibilità. “Andiamo?”
Eleonora sorride, e anche se è passato tanto tempo mi ricordo che cosa significa quel particolare modo di stringere le labbra. Ci alziamo, mi prende per mano e si dirige verso la toilette. È davvero di classe, come il resto del ristorante: ampia, completamente rivestita di marmo bianco, un grande specchio a tutta parete e addirittura una poltrona di pelle, imbottita e invitante. Chiudiamo la porta a chiave e la spingo contro al lavabo, leggermente piegata in avanti. Mi inginocchio dietro di lei, le alzo la gonna sui fianchi, su fino alla vita sottile, e le abbasso le mutandine di pizzo. Ha ancora il sedere piccolo di una volta, candido contro l’abbronzatura dorata di gambe e schiena. Glielo penetro delicatamente con un dito mentre alzo al massimo la vibrazione del giochino. Lo cerco dall’altro lato aggiungendo un dito, le lecco le natiche, gliele mordo e la sento muoversi assecondandomi. Sostituisco le dita con la lingua e mi slaccio la camicia. La sento gemere, so che si sta guardando allo specchio, le sono sempre piaciuti gli specchi.
Soffoca un grido, si volta e mi rialzo. Sciolgo il nodo che le tiene su il vestito e le scopro i seni. Le prendo i capezzoli e li stringo forte come le piaceva un tempo. Le piace ancora perché sembra che stia quasi per venire dall’espressione febbrile che ha. Mi mette le mani sul petto e mi spinge indietro fino a che la mia schiena non incontra la porta chiusa che dà sulla toilette vera e propria. Mi morde leggermente il collo, un capezzolo, un fianco. Mi godo la sua lenta discesa pregustando uno dei suoi deep throat che tanto mi accendevano quindici anni fa. Ma all’ultimo Eleonora mi fa voltare, mi spinge giù, piegato come lo era lei prima. L’idea non mi dispiace, la lascio fare, sento la sua lingua che si insinua dentro di me mentre con la mano mi accarezza i testicoli. Penetra delicatamente, si ritrae, torna ad affondare, a volte la sostituisce con un dito per riprendere fiato mentre le carezze sulla mia erezione si fanno più intense. Quando finalmente mi permette di voltarmi il dito ormai è penetrato completamente dentro di me. Eleonora comincia a leccarmi l’asta, la sua lingua va su e giù con studiata lentezza, per farmi impazzire. Si muove circolare attorno alla cappella, senza però prenderla ancora in bocca. Quando non ne posso più le passo una mano tra i capelli, poi l’altra, e alla fine le indirizzo gentilmente il sesso sulle labbra, invitandola ad accoglierlo. Lei le dischiude e io la penetro a poco a poco. Non è neppure a metà quando mi accorgo che è in debito di ossigeno. Rallento ancora, ma senza staccare le mani dalla sua nuca, non voglio uscire. Quando mi sembra di essere arrivato alla fine della corsa mi accorgo che ne manca ancora un po’. Lei non ha intenzione di cedere, figuriamoci io. L’ultima parte entra un po’ a strattoni, ma alla fine sono totalmente dentro ad Eleonora. “Le sto scopando la bocca” penso. “Di nuovo”.

Eleonora
Sento le dita che si stringono sulla nuca, che scivolano tra i capelli spingendo sempre più a fondo e mi sposto leggermente cercando l'inclinazione ideale per accoglierlo completamente. Antonio se ne accorge e mi asseconda finché non sente che sono pronta, il viso che gli sfiora l'addome, attorno al sesso la bocca che si chiude soffice, umida e invitante. Dietro sembra che si sia abituato al dito che fino ad ora è rimasto fermo, ma adesso inizia a muoversi al ritmo lento e profondo della bocca. Ci alterniamo nella scelta della rapidità, io sono attenta al tuo piacere e lui cerca di trattenere l'istinto, ma non ci riesce troppo a lungo. Quando lo sento vicino all'orgasmo con la mano libera gli accarezzo la natica su fino al fianco invitandolo a prendersi ogni libertà e Antonio non si fa pregare. Ora mi sta decisamente scopando la bocca, ma sono pronta e ad ogni affondo lo sento più vicino a venire, alzo lo sguardo per godermi di nuovo la sua espressione che non vedevo da anni e non ricordo più, mi eccita, avverto il fiotto arrivare, le sue mani stringono ancora e mi preparo ad ingoiare, ed ecco l'orgasmo che arriva, un sapore eccitante, forte, che esonda dalle labbra, mi bagna il mento e gocciola giù.
Antonio si piega leggermente in avanti, faccio scivolare delicatamente il mio dito fuori da lui, gli lascio riprendere fiato e anche io respiro a fondo, ripulendomi il viso e passando le dita tra i capelli. Mi aiuta a rialzarmi e per un attimo restiamo così, in fondo non li abbiamo più venticinque anni...
Dopo un minuto o due, però, torno consapevole della vibrazione che non ha mai smesso di stimolarmi, a piena velocità. Per dare ad Antonio il tempo di riprendersi decido di iniziare a giocare da sola, lasciandogli godere lo spettacolo. C'è una poltrona nel bagno, è davvero lussuoso, lo spingo indietro fino a farlo sedere, a gambe larghe. Io mi insinuo nel mezzo e appoggio il sandalo sullo schienale della poltrona, il tacco accanto al suo viso, e inizio a toccarmi il clitoride, lentamente, guardandolo negli occhi. Lui si volta, inizia a baciarmi la caviglia mentre accarezza il polpaccio, risalendo piano, leccando ogni centimetro di pelle dorata dal sole. Sento le sue labbra che mi sfiorano, qualche morsetto nei punti più soffici e delicati della coscia e mi stimolo un po' più in fretta e a fondo. Il giochino non mi basta più, per quanto piacevole non è abbastanza e lui lo sa. Passa un dito sulla commessura delle grandi labbra, poi scende, separandole. Sono talmente bagnata ed eccitata che una contrazione di piacere fa scivolare fuori il vibro. Lui lo sostituisce con due dita, direttamente, mentre io continuo a toccarmi. Uno sguardo verso il basso mi conferma che sta tornando duro e mi scappa un sorriso. Continuiamo per qualche minuto finché faccio fatica a tenermi in piedi, tolgo il piede dallo schienale e mi siedo sopra di lui, ma senza appoggiarmi, così che possiamo continuare entrambi e toccarmi. Antonio sa cosa mi manca per raggiungere l'orgasmo, così mi passa la mano libera sulla nuca e mi tira verso di lui. Nel momento in cui le nostre lingue si incontrano di nuovo e si riconoscono, danzando una melodia antica ma familiare, sento i muscoli del basso ventre contrarsi attorno alle sue dita, aumentiamo entrambi il ritmo, manca così poco... La sua mano scende fino a stringermi il seno, le dita afferrano il capezzolo e lo stringono forte e io vengo, soffocando un grido nella sua bocca.
Continuiamo a baciarci con più calma, Antonio allenta leggermente la presa ma va avanti a stimolarmi, le dita dell'altra mano, fradice del mio piacere, accarezzano il buchino dietro. Sappiamo entrambi che c'è un debito da riscuotere (o da ripagare). Il mio vecchio amico cerca di fare in modo che sia un risarcimento quanto mai eccitante: poco a poco reintensifichiamo il bacio, le carezze, il movimento ritmico con cui i nostri sessi si strusciano. Quando mi sollevo gioca un po' tra le due entrate, con un mezzo sorriso di chi la sa lunga. Ho una voglia terribile di averlo dentro, lo capisce, gli vedo passare negli occhi un'intuizione: mi penetra davanti strappandomi un gemito forte, mi prende per la vita aiutandomi a salire e scendere velocemente e a fondo. Questo mi fa bagnare tantissimo, lui ne approfitta, così quando sono al culmine dell'eccitazione, nel momento in cui salgo fino quasi ad uscire mi solleva di qualche centimetro e cambia posizione. La frizione nel momento in cui mi penetra dietro è minima. Una frazione di secondo e lo sento dentro di me. Ci scappa un po' da ridere visto quanti anni ci sono voluti, ma è solo un momento prima che l'eccitazione abbia il sopravvento. Antonio lascia che sia io a dettare il ritmo, ma intanto sento le sue mani e la lingua dappertutto, gli incisivi che si stringono sui capezzoli, qualche schiaffetto leggero sul culo, baci... Prendiamo confidenza, andiamo più veloci, mi tocco di nuovo. Quando diventa tutto troppo intenso da sopportare oltre mi afferra per la vita e mi impone una velocità sostenuta. Per intensificare la sensazione alza il bacino, me lo fa sentire fino in fondo, come avrebbe voluto allora. C'è qualcosa di selvaggio nel modo in cui lo facciamo, quell'odore di sesso nell'aria, la sensazione di avere il mondo in mano che si ha solo da ragazzi. Per un attimo, un lungo, intenso momento, abbiamo ancora quell'energia e quella spensieratezza. Affondiamo uno nell'altra completamente, con intensità, le labbra che si sfiorano, gli sguardi allacciati, fino a venire di nuovo. All'ultimo colpo mi tiene giù, lo sento riempirmi, una, due, tre volte... chiude gli occhi e si lascia andare contro lo schienale, scostandosi una ciocca di capelli dalla fronte.
Io mi riposo qualche istante, riprendo le forze, poi mi alzo e ci risistemiamo. Non sono sicura che ci siamo riusciti bene, mi sa che il cameriere che prima ha adocchiato il giochino col ghiaccio si accorgerà anche del fatto che è successo qualcosa (più di qualcosa...) nel bagno. Quando usciamo dal ristorante, prima di salutarci, gli sussurro all'orecchio una domanda. Senza farsi notare dai passanti mi dà un'ultima strizzata al capezzolo e, ridendo, risponde di sì.
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