Lui & Lei

Tiziana


di lincolincoln
19.02.2019    |    6.454    |    4 9.4
"Scavalcò la mutandina che si era legata ai piedi e abbassò il suo pube alla mia faccia, afferrando i miei capelli e spingendomi la testa più a fondo sul suo..."
Tiziana aveva grandi occhi: neri e profondi come l'oceano. Il suo sguardo fu la prima cosa che mi colpì. E' stato al supermercato, fra i barattoli di salsa, non si era accorta che mi ero chinato a prendere le salse in barattolo dallo scaffale in basso. Lei stava tornando al carrello e inciampò di di me. Feci in tempo ad accorgermi che mi stava sbattendo contro, alzandomi di scatto e la presi con un braccio alla vita. Non andò meglio col barattolino di vetro che si frantumò a terra. Non avrei mai immaginato che quell'incidente e quei frantumi di vetro e sughi pronti che l'inserviente del supermercato fu costretto a pulire, avrebbe lasciato una memoria impossibile da cancellare. Non sapevo che Tiziana con i suoi quasi sessant'anni di età, avrebbe aperto un varco nel profondo dei miei piaceri e lì sarebbe rimasta.
Chiesi immediatamente scusa per l'inconveniente. Lei mi disse che era colpa sua e della sua sbadataggine. Fortunatamente nessuno si era fatto male. La salutai cortesemente i mi avviai agli scaffali della pasta poco più avanti. Fu allora che scoprì il sorriso dei suoi occhi, quella magia profonda che solo chi la incontra, può conoscerla. Il suo sorriso fu un regalo speciale, quasi che un incontro e un inconveniente simili, si fossero trasformati di colpo in una casualità cosmica fatta di piaceri e meraviglie che mai potresti immaginare.
Ero ormai alla cassa e stavo ripensando ancora ai suoi occhi. Imbustai quasi sovrappensiero e non mi accorsi nemmeno che avevo appoggiato il portafogli sul bancone per ritirare la spesa.
Nè sentii la frase che mi domandava se avevo dimenticato il portafogli sul banco. Semplicemente mi avvicinai alla porte di vetro e una volte spalancatesi, uscii spingendo il carrello con le buste.
Mi svegliò solo il vento gelido dell'inverno e un tamburellare insistente sulla mia spalla.
Girandomi vidi la cassiera che mi restituiva il portafogli e scocciata dal contrattempo rientrava in fretta al suo posto di lavoro. Mi arrabbiai con me stesso e spingendo il carrello con una mano e infilando con l'altra il portafogli nel cappotto finii per andare a sbattere contro un altro carrello. Era il suo. Credo di aver sgranato gli occhi dato l'impressione di chi vede un fantasma perchè lei per tutta risposta si mise a ridere. Sarà stata la differenza di età, il gioco del caso e il freddo pungente che non so come, le chiesi se: "Ad una donna meravigliosa come lei, posso offrire una tazza di cioccolato caldo al bar, per scusarmi".
Lei riflettè un attimo. Accigliò lo sguardo mi scrutò come nei recessi della mia mente per cercare. "Non si preoccupi, se non le va", le dissi, sorridendo gentilmente.
"Ah no, ci mancherebbe mi va eccome. Ma dove andiamo?".
"C'è un bar molto carino qui vicino. Possiamo lasciare le buste in macchina e andare a piedi se vuole", accettò.
La accompagnai alla macchina, aiutandole con la spesa, dove caricammo nel bagagliaio le sue buste. Io rimasi con le mie in mano.
"E lei che fa, si porta le buste a presso"
In effetti non ci avevo pensato, e l'auto mia era piuttosto distante. Fu lei che mi propose di lasciarle nella sua auto e di venirle a prendere più tardi.
Al bar ci accomodammo nel salottino. Indossava un bellissimo cappotto beige che non nascondeva il suo corpo sinuoso, dalle belle forme. Il maglioncino nero con lo spacco sul decollette invece, suggeriva due seni maturi, ma aveva ancora voglia di figurare e di far ammaliare.
Seppi che si era trasferita qui da poco. Aveva cambiato lavoro, i figli già grandi lavoravano tutti, e aveva vissuto tre matrimoni e un pò di situazioni che non volli per gentilezza approfondire. Finita la cioccolata, mi offrii di vestirle il cappotto. Sorrise ancora, abbastanza per farmi sognare di baciarle amabilmente il collo. All'uscita dal bar la salutai molto gentilmente. Era stato un incontro molto piacevole e le dissi che speravo di rivederla prima o poi. Quindi mi incamminai verso la mia auto.
"Ma che fa? E la sua spesa non viene a prenderla?", rise.
Risi anch'io e ci incamminavo di nuovo assieme verso la sua auto. Presi le mie buste e ci guardammo.
"Guardi, io glielo chiedo lo stesso: ma non le andrebbe di cenare con me stasera? Una cena molto semplice: un risotto e magari una frittura di carciofi."
Questa volta non mi scrutò. Sorrise solamente e mi disse: "Va bene, però facciamo a casa mia". Ovviamente accettai.
Aveva una casa piccola ma molto accogliente. Cenammo in cucina, su un piccolo tavolo. Preparai il risotto alla crema di carciofi e la pastella per la frittura. E fu mentre le chiesi la farina che mi sembrò che sfiorò il braccio col seno. Respirai profondamente quel calore fugace e continuai in cucina.
"Mi piace un uomo che cucina. Prendo del vino?"
"Grazie, ma non cucino moltissimo. Perchè no, che vini hai".
Si inginocchio per aprire uno sportellino in basso. Ho solo una bottiglia di bianco e una di rosso, non bevo molto spesso da sola"
Le chiesi il bianco. Era un malvasia.
Stappò la bottiglia e mi offrii un bicchiere. Bevve con il suo sorriso e con i suoi occhi che si fissarono ancora una volta nella mia mente.
La cena andò bene. Al cibo si associarono le parole e alle parole si confuse il vino. Finimmo l'intera bottiglia e non ci rendemmo conto che il tempo era veramente volato.
"E' tardi disse lei. Indicando l'orologio in alto dietro di me".
Capì che era venuto il momento di andare. Così feci per alzarmi e avviarmi all'ingresso dove avevo appoggiato il cappotto e il cappello. Mi voltai verso di lei e la salutai: "Tiziana, non credo di aver conosciuto una donna tanto bella".
Lei mi sorrise ancora. Era a pochi passi da me e sentivo il suo calore. Lei allora prese il mio braccio e accarezzò la stoffa del cappotto. Poi prese la mia mano e la avvicinò al suo viso. Le accarezzai il volto. Chiuse gli occhi, sentendo il tocco della mia mano sul suo viso. Poi me la baciò. Lei aprì gli occhi e quel suo sguardo mi lasciò inerme: la baciai prima sulla guancia, all'angolo delle labbra. Poi sentì che le sue labbra cercavano le mie e la baciai intensamente. Mi tolsi il capppotto e lo lasciai cadere a terra. Cercai di esplorare il suo corpo avvolgendola con le mie braccia. Lei si lasciò toccare e sentì il suo respito crescere. Le girai attorno tenendola sempre attaccata il più vicino possibile a me. Le accarezzai i grossi seni, infilando le mani sotto al suo maglioncino. Lei me le afferrò, per far si che facessi più pressione. Poi scesi giù cercando il bordo superiore delle mutandine sotto la cintura della gonna. Le trovai e vi infilai la mano dentro, accarezzandole il pelo e raggiungendo il piccolo monte dove avrei trovato nascoste le sue labbria più profonde e calde. Le infilai un dito nell'apertura e sentì che era umida. Lei emise un piacevole vagito di piacere.
La appoggiai al muro delicatamente e le slacciai la gonna che cadde giù. Lei con la gamba la gettò via. Mi avvicinai allo slip nero e la baciai fra le cosce abbassandole dolcemente la mutandina. Scavalcò la mutandina che si era legata ai piedi e abbassò il suo pube alla mia faccia, afferrando i miei capelli e spingendomi la testa più a fondo sul suo corpo. Mi inebriai del suo odore, dei suoi umori, del suo piacere e le leccai la vagina intensamente. Lei ebbe un grido di sussulto maggiore. Mi alzai e mi baciò come affamata la bocca. Andammo in camera da letto e mi fece sedere. Poi mi tolse il maglione, mi sbottonò la camicia. Mi baciò il corpo nudo e mi sbottonò i pantaloni. Ci finimmo di spogliare e lei si sdraiò sul letto voluttuosa. I seni grandi e tondi erano due lune belle e chiare. Iniziai a baciarle i piedi. Lei rise di piacere. Mi sedetti su di lei e infilai il cazzo fra quei seni grandi e maturi. Ogni tanto mi allungavo e lei provava ad acchiapparmelo con la bocca, provando a leccarlo. La girai, lei mi mostro quel sedere generoso e tutto quello che offriva. Le baciai ancora la figa umida di piacere.
Appoggiai il cazzo all'apertura e messo il preservativo, lo spinsi dentro. Era estasi. Era estasi per me e per lei. Era una valchiria, una guerriera. La cavalcai per un pò e le afferrai i grossi seni. Poi lei lasciò la presa e mi fece stendere sui cuscini, sedendosi sopra di me. Aprì le gambe inginocchiate sopra di me e si appoggiò con le mani sul petto, iniziando a spingere la vagina in basso per sentire tutto il mio cazzo.
Poi si protese in avanti: io le mordevo i grossi capezzoli, mentre con le mani le tenevo il ritmo sul culo e con un dito facevo piccoli cerchi attorno al suo ano.
Vibrò tutta, con piccoli guaiti di piacere. Poi si stese accando a me appoggiando la testa al mio ventro. Io le accarezzai i capelli. Si mise a osservare il mio pene ancora turgido e a giocarci con la mano. Iniziò a massaggiarlo delicatamente e poi sempre più intensamente. Allora si chinò sopra di lui e iniziò a succhiarmelo, ogni tanto scoprendo la cappella porpora, per riaffondare la sua bocca su tutto l'organo. Appoggiò le sua mani curate, forse mani che aveva vissuto e goduto insieme, con quelche piccola ruga che non voleva nascondersi dietro lo smalto rosso ben messo, ma quasi volevano esibirsi, dirmi che aveva più anni di me, ma questo non le faceva problema, ma poteva essere uno scambio di emozioni più forte. Spinse con la bocca più forte finchè traboccai nel preservativo. Lei continuò a succhiare, mentre io sentivo ogni piacere pervadere tutto il corpo. Ancora eccittato si stese di lato accanto a me, per osservarmi, per scutarmi con i suoi occhi magici, con quel sorriso intenso.
Io avevo ancora voglia e lei anche. Lei aprì il comodino e vi trovai del lubrificante. Me lo diede, girandosi e regalandomi il suo sedere, mettendosi a pecorina
"Divertiti se vuoi", col suo sorriso malizioso.
Le massaggiai i clutei, ogni tanto accarezzando l'ano. Poi spinsi pian piano per lubrificarglielo bene.
"Uhm, sei bravo..."
Infilai un altro preservativo che lubrificai abbondantemente e appoggiai il glande all'entrata stretta del buchino. Lei rilassò lo sfintere e io la penetrai piacevolmente. Lei sentì tutta la pressione dentro di se e reclinò la testa in basso, con un verso di assenso lungo che si riverberò su tutto il corpo. Lo spinsi tutto dentro e lei ebbe un sussulto. Poi piano mi mossi dentro di lei. Mi stringeva tutto il cazzo. Eravamo stretti in una morsa. Nessuno voleva uscire da quella morsa, ma ognuno dei due voleva proseguire all'infinito quella stretta di piacere così eccitante. Lubrificai, lasciandole cadere il liquido trasparente e fresco sulla spaccatura dei due glutei. Le massaggiai l'ano che stringeva come una anello stretto il mio grosso cazzo e spinsi un pò dentro e un pò fuori. Non ci muovevamo molto, ma apprezzavamo tutte quelle sensazioni che si avvinghiavano con foga che ci facevano vibrare con energia. Io sentivo lei attaccata alla mia elettricità e lei sentiva me attaccato al suo calore.
Con voce rotta di piacere e di un pizzico di dolore iniziò a mugugnare: "Si, ti prego, ti prego, prendimi", massaggiandosi la fica con la mano. Affondò la testa sul cuscino in quell'orgia di piacere e accompagnai la sua mano sulla figa bagnata, per farla masturbare con un pò di perversione, mentre le scopavo quel culo stupendo. Poi tolse la mano e io infilai due dita nella sua vagina.
"Ohhh, prendimi". Si spinse tutta contro di me e il mio cazzo sparì dentro al suo culo. Lo tirai un pò fuori e poi glielo reinfilai lentamente. Lubrificai ancora e ancora infilai tutto il cazzo dentro attraverso lo stretto ano e poi lentamente ne uscii un pochino. Lei stese entrambe le braccia e si lasciò andare ai miei movimenti. Con una mano le infilavo indice e medio nella vagina e con l'altra presi a schiaffeggiarle il culo. Era tutto un calore.
"Sto venendo cara"
"Si, vienimi dentro, scopami, scopami!"
Spinsi ancora dentro e ancora. Sentii che l'ano si fece ancora più stresso, ancora più compresso dai muscoli del retto. Lubrificai per l'ultima volta, scivolando in quel piccolo tunnel contornato dal suo culo, mentre i grossi seni danzavano avanti e indietro al ritmo del nostro amplesso. La sua vagina mi bagnò la mano e io spinsi tutto il cazzo fin dentro, venendo per la seconda volta: mi appoggiai su di lei, prendendole i grossi seni e spingendo per sentire ogni sensazione di estasi, mentre le eiaculavo in culo.
Ma io avevo ancora più voglia di prima e lei con i suoi occhi mi chiese di non terminare lì quella serata, perchè dovevamo ancora condividere ancora emozioni prima che la notte finisse.
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