Lui & Lei

Yogurt


di lincolincoln
23.01.2017    |    4.409    |    0 9.3
"Si sedette sui piedi e iniziò e salire e a scendere, ogni tanto rallentando il ritmo, ogni tanto fermandosi, ogni tanto facendo uscire il mio cazzo non..."
Lo yogurt fa bene. E' ricco di fermenti lattici ma soprattutto ti permette di fare altro: lo giuro. Non vi garantirà un'erezione maggiore, non migliorerà la vostra resistenza, non inciderà sulla libido: per quelle cose basta tenersi in forma, fare sport e avere un'alimentazione sana. Che già di per sé centra anche lo yogurt, ma non come in questa faccenda.
Era una giornata di quelle abbastanza noiose. Clara era piuttosto annoiata e non c'era verso di tirarla su. Anzi, più provavo a convincerla a fare qualcosa più si imbufaliva. Decisi che non era il caso di insistere e mi appogiai sul divano con un bicchiere di vino bianco fresco e un libro.
Era un peccato, anche perchè la giornata era splendida, non faceva troppo caldo ma fuori il frinire delle cicale già diceva che era estate. In quel periodo stavamo in campagna e devo dire che non si stava per niente male.
Così mentre diedi l'ultimo sorso al vino e mi accinsi a proseguire la mia lettura, Clara mi venne incontro col suo broncio che aveva ogni qual volta le cose non le andavano come voleva. Indossava dalla mattina un paio di mutandine bianche col disegno di un orsacchiotto e una mia canotta vecchia. Ogni tanto le faceva capolino quando si piegava uno dei suoi seni piccoli che tanto in quel momento avrei voluto baciare, ma in quel momento era meglio evitare ogni azione impropria. Si appoggiò pensantemente sul divano e mi guardò con la sua aria un po' annoiata, un po' arrabbiata.
-Usciamo?
-Certo, se ti va perchè no.
Stavo per chiederle cosa le andasse di fare, quando mi resi conto che sarebbe stato meglio se avessi preso io le redini della situazione.
-Dai, facciamo merenda sotto la quercia.
Ci pensò su come se non fosse un'idea geniale, ma meglio di niente.
Lasciò il divano e si diresse in camera per andarsi a cambiare. Tornò vestita con le scarpe da ginnastica i pantaloni di una tuta e una maglietta che annodò al ventre. In effetti fino al giorno prima aveva piovuto e non avevamo potuto fare una lavatrice, così lei era rimasta a corto di magliette e canotte.
Io sostanzialmente ero già pronto, preferii indossare le birkenstock e prendere la borsa per tenerci le chiavi di casa e il telefono. Lei invece, prese proprio il vecchio cestino da pic-nic. In verità stava lì come soprammobile, non credo fosse stato mai usato, ma preferii non dirle niente.
Vidi che rovistava nel frigorifero, non le badai. L'aspettai in veranda e poco dopo ci incamminammo sul tratturo che portava al campo dov'era la grande quercia. Uso l'imperfetto, ma in realtà credo che ci sia ancora.
Dopo una bella passeggiata arrivammo al campo. Scavalcammo il muretto in pietra e ci andammo a sedere sotto la quercia. Bellissima, alta e imponente ci sovrastava e soprattutto manteneva un fresco non indifferente vista la calura.
Clara si tolse il cappello di paglia a falde larghe, togliendosi il ciuffo lungo di capelli rossi dal viso e alzò la testa per quardare meglio la chioma della pianta. Le piaceva. Poi si sedette di peso a terra come aveva fatto prima sul divano e di nuovo sbuffo.
-Potevo portare la macchina fotografica!
Risi. Era vero, le avrei fatto delle belle foto, con quella maglietta che le andava poi non tanto larga, i suoi capelli rossi e il verde delle foglie della quercia.
Aprii a terra la stuoia e mi ci stesi. Sentì che Clara apriva il cestino da pic-nic.
-Hai portato l'acqua?
Chiesi, e mi arrivò in testa il borraccino che usavamo per andare a fare queste scampagnate.
-Ahi!
-Scusa tesoro!
Mi si avvicinò e mi diede un bacino sulla fronte. Ebbi il tempo di sbirciarle le tette.
-Tieni metti questo sulla fronte.
E mi diede un barattolo di yogurt. Gusto fragola.
-Hai portato lo yogurt?
-Perchè no.
Misi il barattolo sulla fronte, poi le mi passò il cucchiaino e si mise a mangiare il suo. Vaniglia.
Vabbè pensai, meglio non scaldarlo troppo. E mi misi a mangiare anche io il mio.
Però la testa un po' mi doleva e per un attimo ci appoggiai il cucchiaino.
-Ti fa ancora male?
-No, poco. Avevo bisogno di rinfrescare un po'.
Si sedette accanto a me portando con sé il cestino. Poi appoggiò il suo yogurt su una delle aperture del cestino cercando nell'altra qualcosa.
-Ti prendo l'acqua, ma non la trovo.
-Ma hai riempito il cestino di yogurt?
-Si, perchè?
Il cestino era praticamente pieno di yogurt, credo tutti i vasetti che stavano nel frigo. In più intravidi un pacco di biscotti e una mela.
-Ecco qui l'acqua.
La tirò fuori, ma nel farlo inclinò troppo il vasetto di yogurt che era già in posizione precaria e si versò interamente sulla maglietta e sui pantaloni.
-No!
Restai in silenzio. Poteva accadere di tutto. Si alzò di scatto e nel farlo si appoggiò a me, tanto che persi l'equilibrio e mi sdraiai di schiena, così anche il mio yogurt finì addosso a me.
Mi guardò e si mise a ridere. Di rimando provai a fare la faccia arrabbiata, ma lei per tutta risposta mi saltò sopra e pulì la sua maglietta sulla mia. Era un disastro di yogurt.
-Ti fa ancora male la testa?
-No che non mi fa male.
-Aspetta, mettici questo. E' uscito un bel bernoccolo.
E ci mise sopra una spalmata di yogurt preso dalle nostre magliette.
Scoppiò a ridere e scoppia a ridere di rimando anch'io.
-Tieni prendi un altro yogurt.
Mi diede un altro yogurt, sempre con me steso e lei seduta sopra di me. Poi si tolse la maglietta, mettendo a nudo i suoi bei seni.
Poi prese uno yogurt per sé e mi guardò.
-Scommetto che ora ti è passato il dolore.
-Non mi faceva male nemmeno prima...
-Allora guarda
Si versò l'intero contenuto del vasetto su di sé.
-Massaggia, maialino col bernoccolo!
E mi prese le mani e le appoggiò sul suo corpo ricoperto di yogurt. Scoppiammo a ridere di nuovo.
Poi la portai a me e le leccai lo yogurt dai capezzoli. Continuai a farlo finchè non ne rimase nulla.
-Hai leccato tutto?
-Credo di si.
-Ora tocca a me.
Mi tolse la maglietta e ci versò sopra un altro vasetto di yogurt e prese a leccarmi tutto. Poi menetre lo faceva, iniziò a togliermi i pantaloni e gli slip.
-Qui ci vuole un altro vasetto.
-Abbiamo la scorta vedo.
-Non fare il criticone, sennò smetto.
Dicendolo mi versò un altro vasetto, questa volta partendo dalla pancia e finendo all'inguine.
Iniziò ancora a leccarmi e arrivata al cazzo, prese un intero vasetto e ce lo infilò dentro, come se avesse un cappello. Scoppiò a riderea ancora una volta, trasmettendo l'ilarità anche a me. Poi prese a leccare tutto quello yogurt dalla cappella e ad ingoiarlo. Leccò tutto, anche quello che scolava sulle palle.
Continuò a leccare e a ciucciare e quando finì di leccare tutto lo yougurt prese a massaggiarmi delicamente il cazzo su e giù e a dargli prima piccoli baci, poi a mettere in bocca solo la cappella e infine a mettere in bocca tutto il cazzo. Lo leccò per lubrificarlo con la saliva e prese ad eccellelare il ritmo, ogni tanto fermandosi per riprendere fiato e succhiarmi le palle.
Ero in estasi e lei lo percepiva, sentiva che il cazzo vibrare e durissimo. Ormai non ce la facevo più, le presi delicatamente la testa fra le mani per accompagnarla dolcemente al ritmo. Lei insistette nel succhiare finchè non mi sentii esplodere nel sua bocca. L'esplosione fu lunga e duratura perchè lei continuò a massaggiare con dolcezza il cazzo con la mano e a succhiarmi ogni goccia di sperma. Ingoiava e ingoiava e a me sembrava di continuare a venire a lungo.
Mi aveva letteralmente svuotato. Ormai non sentivo più dolore alla testa ed era come se fossi stato in trance. Di colpo sentii l'aria sul viso accaldato. Lei si stese accanto a me e mi baciò, infilando tanta lingua nella mia bocca. Aveva il mio sapore.
Quando mi ripresi ero ancora eccitato. Quel pompino non mi aveva tolto energia ma mi aveva ulteriormente stuzzicato la libidine, così la presi, le tolsi i pantaloni della tuta e le mutandine e le versai addosso un altro vasetto di yogurt bene bene sulla fica.
La leccai millimetro per millimetro. Le leccai bene le grandi labbra, che facevano capolino in quel mare di yogurt. Le piaceva. Poi senza finire di leccarglielo tutto le infilai il cazzo di nuovo duro e iniziai a spingere. Le diedi dei bei colpi, il tempo di eccitarla e quindi mi girai di schiena e la feci sedere sopra di me. Si sedette sui piedi e iniziò e salire e a scendere, ogni tanto rallentando il ritmo, ogni tanto fermandosi, ogni tanto facendo uscire il mio cazzo non completamente, per poi ingoiarlo nel ventre caldo della sua vagina.
Era bello vederla col suo giuffo rosso che aveva sempre avanti, provando a cacciarlo via con un soffio. Ma era soprattutto bello vederle nei suoi occhi il desiderio del piacere e del sesso che facevamo. Si fermò un attimo e girò di centottanta gradi, tenendo sempre il mio cazzo nella fica, poi di altri centottanta per ritrovarsi di nuovo di fronte a me. Poi prese a salire e a scendere e poi a muoversi avanti e indietro tenendo la sua vagina attaccata al mio pube.
-Lo sento allo stomaco, vengo!
Continuò a prendere ritmo e poi ebbe dei tremiti che la scossero tutta. Io sentii la sua eccitazione trasmessa a me, mentre il mio cazzo si trovava a contatto con quella vagina tutta eccitata a bagnata e le venni dentro.
Si addossò a me, baciandomi il petto e ci addormentammo in quell'oasi, accompagnati dai profumi della terra ancora un po' umida e del leggero vento.
Poco dopo ci risvegliammo, lei si stiracchiò e aveva ancora il cazzo dentro di sé.
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