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Lui & Lei

Treno regionale - parte seconda


di solky46
30.03.2022    |    59    |    0 6.0
"Si sedette al bar della stazione e mi con un gesto della mano mi invitò a sedermi..."
Cercai uno scompartimento vuoto ma a quell'ora era impossibile. Trovai un posto di fianco al corridoio e subito dopo lei si sedette di fronte a me: dalla sua soffice borsetta in pelle estrasse una rivista e iniziò a leggere o a fare finta di leggere. Lei sedeva di fronte a me e io ero eccitato, confuso. Indossava una camicetta bianca, leggermente aperta, e sotto un reggiseno color avorio. Gonna corta rossa e slip dello stesso colore, intravisti mentre accavallava le gambe. Lavorai con lo sguardo fisso sul portatile ma non sempre: ogni tanto la ammiravomentre sfogliava svogliatamente la rivista. Scendemmo a Modena: indugiai sulla pensilina aspettando un suo sguardo. Lei si girò, sorrise e mi invitò con un movimento delle sopracciglia a seguirla. Si sedette al bar della stazione e mi con un gesto della mano mi invitò a sedermi. Mi guardò dritto negli occhi e mi sorrise. Mi sentivo perso guardando il suo viso.
"Mi piaci, mi ecciti, non so cosa mi si apreso ma voglio giocare con te", mi disse.
- Balbettando, credo di avergli detto che anche io ero perso di lei e non sapevo cosa mi stesse sucedendo. Dopo il caffè lei si alzò e mi sussurrò di aspettarla, andava in bagno un attimo e tornava. Tornò, pagò i caffè e poi mi disse di seguirla. Mi prese sottobraccio e lentamente incominciò a camminare; dopo pochi passi mi guardò e disse che si era infilata un ovulo vibrante in vagina e voleva venire in strada mentre camminava con me. I suoi passi dopo pochi metri iniziarono ad essere malfermi, ogni tanto si fermava, mi guardava, e a ogni sospiro mi stringeva il braccio sempre più forte. Ad un certo punto si fermò, si mese di fronte a me, con le gambe leggermente divaricate e guardandomi negli occhi mi disse con un filo di voce " vengo, vengo, vengo". Sussultò per qualche secondo, piegò busto e testa in avanti e restò immobile per un tempo indefinito. Si ricompose e ricominciammo a camminare, per fortuna soli, lungo il viale. Lei riprese a sospirare e mugolare e i miei passi erano dolorosi, la mia eccitazione voleva uscire dai jeans, voleva essere stretta dalle sue mani; riscaldata e inumidita dalle labbra, lingua, bocca. Volevo sentire il sapore della sua saliva; sentire la sua lingua; volevo stringere i suoi seni; vedere baciare e leccare la sua vulva; stringerle i glutei; infilare l'indice nell'ano. Sentire il suo odore, succhiare il clitoride, sentire le sue contrazioni. Ma ero di fianco a lei, eccitato, disperato e non potevo fare altro che vederla godere e godere e sperare di condividere la sua morbosa eccitazione.
Ebbe l'orgasmo quasi di fronte a un bar. Si fermò, si mise davanti a me,mi abbracciò, appoggiò le labbra sulle mie e mi sussurrò "vengo ancora, vengo, vengo, vengo...". Finì di sussultare, si staccò e mi disse "Aspettami, torno tra un attimo". Entrò nel bar e ne uscì dopo pochi minuti. La accompagnai a casa. Davanti al portone mi diede un bacetto sulla guancia e mi disse " Ci vediamo domani sul solito treno regionale. Ciao".
E queste ore di attesa sono struggenti... (continua)




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