bdsm
Storie brevi

24.01.2025 |
21 |
0
"Quella sera gli era stato proibito di andare in bagno fin da prima della cena, ormai era quasi ora di andare a dormire e non riusciva più a trattenerla, ..."
Lei sapeva di aver sbagliato, sapeva che sarebbe stata punita e avrebbe accettato la punizione.Quella sera gli era stato proibito di andare in bagno fin da prima della cena, ormai era quasi ora di andare a dormire e non riusciva più a trattenerla, stringeva le gambe e sfregava le cose come un grillo per cercare di scacciare la sensazione, ma sapeva che non avrebbe resistito a lungo.
Lui comparve con in mano collare e guinzaglio e le disse che se non era in grado di comportarsi educatamente come una persona, allora avrebbe fatto meglio a comportarsi come un animale, la fece spogliare, le mise il collare e la fece salire sull'auto.
Dopo qualche minuto arrivarono in un parco, data l'ora tarda era deserto, la fece scendere dalla macchina e la condusse sotto un albero, sempre a quattro zampe, adesso che era lì le disse che poteva farla come un animale, se è questo quello che era, lei alzò la gamba e cominciò ad orinare, tremava ed era sicura di aver visto un'ombra muoversi in lontananza, quando ebbe finito il suo padrone la accarezzò e la aiutò ad alzarsi, le fece promettere di comportarsi bene d'ora in poi, la baciò e la ricondusse a casa.
D'ora in avanti sarebbe stata più attenta a come comportarsi in pubblico.
Era legata e bendata sul letto, il suo padrone aveva giocato con lei per una buona mezz'ora portandola almeno quattro volte sull'orlo dell'orgasmo. L'eccitazione la costringeva ormai a dimenarsi e i legacci che la tenevano ferma al suo posto le facevano capire quanto fosse vulnerabile, nella sua personale oscurità sentì il suo padrone sussurrargli dolcemente che finalmente avrebbe avuto il permesso di venire, un sorriso le apparve sulle labbra, non aveva più la forza per resistere, tutto ciò che voleva era rilasciare tutta quella tensione, urlare mentre il piacere la inondava.
Lui cominciò a toccarla di nuovo, dolcemente, le dita presto si fecero largo tra le bagnate labbra del suo fiore nascosto, prima una, poi due e infine tre, nel mentre un inaspettato vibrare prese a stimolargli il clitoride, entrambe le sensazioni contemporaneamente la portarono subito su di giri.
Come aveva ormai imparato a fare, chiese il permesso al suo padrone per poter raggiungere l'apice del piacere, questa volta gli fu concesso, mentre si contorceva dal piacere, le altre due dita si insinuarono dentro di lei, si sentiva così piena, ma mentre l'orgasmo scemava e la sensibilità delle sue parti intime aumentava, la vibrazione si faceva più intensa, e la mano insisteva nell'esplorare l'interno del suo ventre, presto riuscire a rimanere ferma divenne un'opera impossibile, solo le corde le permettevano, costringendola, a non accartocciarsi su se stessa dal piacere, presto anche il secondo orgasmo ebbe inizio e si sfogò, lei sperava a questo punto di avere una tregua, quando la mano si sfilò da dentro di lei ebbe un po' di speranza, ma subito la mano fu sostituita dal duro membro del suo padrone, sapeva che non sarebbe finita finché non gli avesse dato piacere, strinse i denti e sentì le lacrime colargli sulle guance, avrebbe resistito e subito un altro orgasmo, per lui.
Una volta finito, lui la slegò, la prese tra le sue braccia e la coccolò per tutta la notte, ripetendogli quanto fosse stata brava.
Era stata tenuta sull'orlo dell'orgasmo dal suo padrone per un'intera settimana, giorno dopo giorno era stata gentilmente stimolata in ogni sua parte del corpo, ogni volta più vicina all'orgasmo della precedente, mai gli era stato permesso di raggiungerlo.
Quella sera, finalmente, gli era stato promesso che non sarebbe stata trattenuta, per tutto il giorno non aveva pensato ad altro, avrebbe voluto toccarsi, ma la cintura d'acciaio le impediva ogni contatto con le parti intime.
Finalmente il tempo era giunto, il suo padrone era passata a prenderla, le aveva tolto la cintura e le aveva detto di prepararsi, l'avrebbe portata fuori a cena.
Lei era bellissima, si era preparata meticolosamente, come ultimo tocco il suo padrone le aveva dato un vibratore da indossare sotto le mutandine, lei ovviamente non aveva opposto resistenza, quello che voleva era venire il più presto possibile, ma ormai capiva che sarebbe stata una piccola tortura.
Il piccolo ovulo vibrante aveva fatto sentire la sua presenza durante tutto il viaggio in auto, ma arrivati al ristorante il suo padrone lo aveva acceso e lei ormai capiva cosa sarebbe accaduto.
Durante la cena il piccolo vibratore aveva costantemente lanciato piccole e leggere scariche nel suo ventre, la sensazione le aveva donato scariche di piacere durante tutta la cena, ad un tratto, mentre il cameriere consegnava il dessert, l'apparecchietto fu lanciato a massima velocità, un piccolo grido sfuggì dalle sue labbra, dovette far ricorso a tutte le sue energie per non venire proprio lì, davanti a tutti, fortunatamente presto la sensazione scemò, il vibratore era stato spento.
Finita la cena lui la prese sotto braccio e la portò a fare una passeggiata, le forti sensazioni provate durante la cena le colavano lungo le cosce, ormai non poteva più resistere, aggrappata al braccio di lui, gli sussurrò in un orecchio la sua supplica di farle raggiungere l'orgasmo.
Gli fu concesso, ma solo se lo avesse chiesto ad alta voce, voleva che i passanti udissero le sue suppliche; lei era combattuta tra la lussuria e la vergogna ma non seppe resistere, a gran voce chiese al suo padrone di lasciarla venire, lui glielo concesse, accese il vibratore al massimo e si godette la scena della sua donna che si contorceva dal piacere, rilasciando davanti ad alcuni passanti allibiti, una settimana di piacere represso.
Quando ebbe finito, sia il suo vestito che le scarpe erano sudici degli umori del suo piacere, l'orgasmo era stato così forte da farle quasi perdere i sensi, non vedeva l'ora di ricominciare.
Ti immagino con un bel vestito a fiori con la gonna larga, siamo seduti uno accanto all'altra sulla panchina di un parco, intorno a noi poca gente noncurante di ciò che la circonda, io poggio delicatamente le tue gambe sulle mie, con una mano esploro sotto la gonna, da brava maialina non indossi le mutandine e riesco subito a bagnarmi le dita con la tua eccitazione, continuo a massaggiare per un po', ma poi non resisto più, ti faccio sistemare cavalcioni su di me, mentre mi guardi infili il mio cazzo nella tua fica bagnata, entrambi eccitati ci dimentichiamo di ciò che abbiamo intorno, una volta sistemati, puoi finalmente cominciare a godere muovendoti su e giù, avanti e indietro, mentre godi ti guardi intorno, osservi le figure ignare nel parco, la cosa ti eccita, ti mordi il labbro inferiore mentre acceleri il passo, d'improvviso ti accorgi di una giovane donna che ti fissa, tu sei ormai troppo eccitata per fermarti ma hai paura che lei richiami l'attenzione su di noi, con grande stupore invece la vedi arrossire, ti fissa, si nasconde dietro un albero e comincia a toccarsi, ormai non puoi più tornare indietro, la guardi negli occhi con sguardo lascivo e le lanci un inequivocabile sguardo di piacere, mentre anche lei ti fissa si scopre i generosi seni e comincia a giocarci, eccitate, guardandovi negli occhi entrambe raggiungete l'orgasmo, in quel momento il clacson di un camion vi riporta al presente, nel panico la giovane donna fugge via, tu invece hai ancora molto da fare.
Erano in vacanza, un viaggio romantico in una capitale europea, la stanza d'albergo al terzo piano aveva un'ampia finestra che dava su di una piazza sottostante, da sopra si potevano udire le soffocate voci del mercato da basso.
Sistemate le valige, lui la fece spogliare, la bendò e la mise di fronte alla finestra, aprì la tenda e le persiane e le fece poggiare le mani sui vetri, le disse di non staccarle da lì per nessun motivo, si allontanò di qualche passo, lei poteva sentire il fruscio che lui produceva cercando qualcosa tra i bagagli, d'improvviso una lieve fitta le raggiunse i glutei, poi un'altra e un'altra ancora, la stava sculacciando vigorosamente, sotto di lei continuavano ad arrivare le voci degli stranieri che abitavano quella città, di nuovo un altro colpo, e ancora un altro, poi lui le disse di sollevare la mano sinistra, "adesso saluta" gli intimò, lei prima impallidì e poi arrossì all'idea che ci fosse qualcuno che la stesse guardando, o forse no, forse la stava prendendo in giro, ma prima che i pensieri si potessero affollare nella sua mente, un altro colpo la riportò al presente, il suo povero culetto era ormai paonazzo, al solo tocco avvertiva delle lievi fitte, quando finalmente lui la prese da dietro, davanti alla finestra, non sapendo se qualcuno stesse guardando, ad ogni colpo piacere e dolore si mescolavano, indecisa se cedere al piacere o resistere al dolore strinse i denti, fino a quando finalmente l'orgasmo non la liberò dall'indecisione.
Il locale era affollato, uomini e donne di età differenti percorrevano i corridoi e le sale dello stabile con sguardi pieni di lussuria, nei loro volti era ben visibile la voglia di sesso, d'altronde è per questo che si trovavano lì, lui la condusse nel privè, chiuse la porta e la spogliò, dai buchi nelle pareti già numerosi occhi indiscreti e curiosi la stavano scrutando, lui la sistemò sul letto e cominciò ad accarezzarla, poi a baciarla e, infine, posò le sue labbra sulla sua fica bagnata, un piccolo gemito fuoriuscì dalla sua gola, ma subito i suoi lamenti di eccitazione si fecero più acuti quando la lingua di lui si mosse veloce ma delicata, accarezzava le grandi labbra divaricandole dolcemente, subito dopo lunghe passate verticali, ripetute, cominciarono a stimolare l'entrata della vagina, improvvisamente il muscolo si concentrò sul clitoride, innaffiandolo copiosamente di saliva continuò a massaggiarlo, insistette ancora un po' poi tornò più in basso, ma questa volta cercò di arrivare il più a fondo possibile indulgendo lungo le pareti della cavità per poi tornare fuori e tuffarvisi ancora con rinnovato vigore, poi come per riposarsi, tornò a lavorare fuori, con lunghe carezze delicate cercò di toccare ogni punto, ogni superficie, la bocca ora si appoggiava sul piccolo monte di venere come per divorarlo, la mascella aperta permetteva alla punta della lingua di stimolare l'apertura vaginale, mentre la base spingeva contro il bottone rosa nella sommità, il massaggio perdurò ancora un po', poi l'intera bocca cominciò a succhiare e stringe tra le labbra il piccolo clitoride e ne succhiò come per mungerlo mentre la lingua ne stimolava la superficie, il lavoro continuò finché un sospiro di soddisfazione non sfuggì dalle sue labbra.
Lei inarcò la schiena dal piacere, cercò con le mani qualcosa a cui aggrapparsi, trovò un braccio, ma di chi era? Si accorse che dai buchi nel muro una donna aveva allungato le sue mani, con una le afferrava la sua mentre con l'altra aveva cominciato ad accarezzarle i seni, pian piano che il piacere montava si accorse delle numerose persone che ormai stavano osservandola mentre stava per raggiungere l'orgasmo, l'idea la eccitò e, con un ultimo urlo, si lasciò andare.
Ti immagino sdraiata sul letto, i polsi e le caviglie legati ai quattro angoli che ti tengono aperta e vulnerabile a mo di quattro di spade, le tue enormi tette che ricadono sul materasso, lentamente mi posiziono sopra di te, comincio dapprima ad accarezzarle delicatamente, poi a stringerle un po', poi passo a dare attenzione ai turgidi capezzoli, li tiro, li stringo, li mordo e li strapazzo, ogni volta che prendo i capezzoli tra le nocche e li tiro fino a stirare il seno e farlo alzare ed allungare, tu emetti un piccolo ed acuto gemito, continuo così per un po', fino a quando non decido di prendere lo spanker, faccio schioccare la dura striscia di cuoio tra le mani per darti un'idea di cosa accadrà, ad ogni suono tu strizzi gli occhi come un bambino a cui venga strofinata la faccia con il sapone, presto percepisci i colpi decisi sui seni, dapprima morbidi, poi sempre più forti, continuo finché nelle morbide carni dei tuoi seni rimangono dei chiari segni delle percosse, a quel punto prendo dei morsetti per capezzoli e li assicuro fermamente alle tue mammelle, ti slego e ti faccio alzare, lentamente prendo una corda e girandoti attorno ne faccio un'imbracatura, ad ogni nodo una carezza, ti accompagno di nuovo sul letto, questa volta a quattro zampe, assicuro le tue mani contro l'imbracatura sulla tua schiena e poi quest'ultima alla testata del letto, adesso sei in equilibrio sulle ginocchia, le corde sostengono le tue spalle sollevandole, i seni abbondanti penzolano verso il basso, i morsetti cominciano a far sentire il loro peso, anche la catenella che li congiunge pensola vuota verso il basso, vuota ancora per poco; con pazienza comincio a mettere dei pesi sulla catenina che comincia a tirare sempre più i tuoi ormai eccitati capezzoli, ogni volta che stringo un seno i segni del precedente schiaffeggio ti lanciano piccole fitte di dolore che ti strappano un piccolo grido, apro la mia borse e rivelo gli altri attrezzi, tu sbirci curiosa e immagini cosa stia per accadere...
Tremante e ansiosa lo stava aspettando in camera, era da un po' che non si vedevano ed era la prima volta da quando aveva deciso di essere la sua schiava; una schiava, anche il solo pensiero la eccitava e la spaventava contemporaneamente, si sdraiò sul materasso e cominciò a toccarsi, immaginava le umiliazioni a cui sarebbe stata sottoposta, al fatto che non avrebbe potuto sottrarvisi, mentre le dita cercavano avide i punti più sensibili, il liquido di piacere le inumidiva le cosce, pensava alle cose che avrebbe sempre voluto fare, che non aveva avuto nemmeno il coraggio di confessare e sperava, un giorno o l'altro, di essere costretta a farle, che dolce resa sarebbe; mentre la mente vagava tra le sue perversioni, la sensazione familiare di piacere montava dentro di lei, eccolo che arriva, oddio sì, ma un attimo prima di rilasciare l'orgasmo levò la mano, tremante resistette all'impulso di toccarsi, aspettò qualche minuto che la sensazione passasse e rimase distesa sul letto, bagnata, in attesa del suo arrivo, in fondo sapeva bene che non gli era permesso venire senza il suo permesso.
Lei non voleva farlo, sapeva di non volerlo fare, ma sapeva anche di voler obbedire al suo padrone, così raccolse il poco coraggio che le era rimasto, si spogliò completamente, si depilò con cura tutto il corpo e infilò l'unico indumento che le era consentito per la serata, il soprabito.
Passeggiando per la strada, andando verso il suo appuntamento con il padrone, le sembrava dagli sguardi curiosi dei passanti che sapessero, che sapessero quale pervertita lei fosse, che sapessero che andava in giro nuda per strada e, anche se non voleva, sembrava sapessero che la cosa la eccitava.
Ad ogni sospetto che montava cresceva anche la sua eccitazione, vide una fermata dell'autobus e un'idea si infilò nella sua testa, tentò di scacciarla ma era già bagnata solo a pensarci, si avvicinò alla pensilina vuota, si sistemò sulla panchina poi, lentamente, tirò su la parte inferiore del soprabito in modo che gli automobilisti e i passanti se avessero volto lo sguardo verso di lei avrebbero potuto vedere, vedere tutto, tenne il volto girato e coperto dai capelli, non perché si vergognasse di farsi vedere, ma perché voleva immaginare tutti quei volti che pieni di scherno e di lussuria le squadravano la fica, rimase lì qualche minuto poi riprese il suo percorso, il suo padrone la stava aspettando, le serviva solo una buona scusa per spiegare le macchie bagnate di umori orgasmici sul soprabito.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per Storie brevi:
