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PadroneAnziano 8 - Fine

28.04.2025 |
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"Stasera dimostrerai cosa sei diventata..."
La stanza era immersa nella penombra.Solo la luce tremolante del monitor illuminava il corpo nudo di Elisa, inginocchiata sul tappeto morbido davanti alla scrivania.
Il collare nero che stringeva il suo collo sembrava più che mai una seconda pelle: il simbolo tangibile del suo nuovo essere.
Il tempo sembrava sospeso.
Ogni respiro, ogni battito del cuore di Elisa vibrava nell'attesa del prossimo comando.
Sul monitor, PadroneAnziano la osservava.
Gli occhi intensi, la postura calma, la presenza che sembrava sovrastarla anche attraverso lo schermo.
PadroneAnziano: "Stasera non eseguirai ordini come un automa. Stasera dimostrerai cosa sei diventata."
Elisa sentì un brivido correre lungo la schiena.
La sua anima era completamente aperta davanti a lui.
Nuda più della carne.
PadroneAnziano: "Ti ho presa. Ti ho forgiata. Ma è stata la tua volontà a cedere. Voglio sentirlo dalla tua voce."
La gola di Elisa si seccò.
Ma il desiderio di compiacere il suo Padrone superava ogni paura.
"Io... io sono la Sua proprietà, Padrone," mormorò. "Non appartengo più a me stessa. Ogni pensiero, ogni desiderio, ogni fibra del mio essere è Suo."
La sua voce tremava, ma la sincerità era assoluta.
Non esisteva più la Elisa di un tempo, la ragazza libera e smarrita.
Quella Elisa era morta la notte in cui aveva giurato fedeltà.
PadroneAnziano: "Mostrami la tua sottomissione."
Elisa si abbassò ancora di più, premendo la fronte sul tappeto.
Aprì le cosce, esponendo senza vergogna la sua intimità, il plug infilato saldamente, simbolo della sua obbedienza.
Il silenzio fu lungo, pesante, sacro.
Lei restava immobile, in adorazione muta, aspettando che lui decidesse.
Finalmente, la sua voce riempì la stanza.
PadroneAnziano: "Alzati lentamente. Voglio vederti in piedi, schiena dritta, petto aperto. Non devi più nasconderti. Non hai più vergogna. Ora sei perfetta."
Elisa obbedì.
Si alzò lentamente, ogni movimento un atto di devozione.
Il petto nudo, i capezzoli duri per l'eccitazione e l'umiliazione, il plug che si muoveva leggermente mentre si metteva dritta.
Non abbassava più gli occhi.
Li teneva fissi davanti a sé, fiera della sua appartenenza.
PadroneAnziano: "Parlami, Elisa. Dimmi cosa sei."
"Una schiava, Padrone," disse con fermezza. "La Sua schiava.
Il Suo oggetto di piacere, la Sua proprietà da usare, plasmare, correggere."
Una scintilla attraversò gli occhi di PadroneAnziano.
PadroneAnziano: "E se domani ti ordinassi di mostrare questa appartenenza davanti al mondo intero?
Se ti chiedessi di indossare il collare in pubblico? Se ti imponessi di vivere ogni giorno non più come una ragazza normale, ma come la mia schiava ovunque tu vada?"
Il cuore di Elisa batteva come impazzito.
Ma la risposta sorse spontanea, senza esitazione.
"Obbedirei, Padrone. Perché non sono nulla senza il Suo volere."
Un sorriso lento e pieno di soddisfazione si disegnò sulle labbra di PadroneAnziano.
PadroneAnziano: "Ora sei completa. Ora sei veramente mia."
Elisa sentì un'ondata di emozione salirle dal petto fino agli occhi.
Lacrime silenziose scesero sulle guance.
Non erano lacrime di tristezza.
Erano lacrime di appartenenza, di liberazione.
Il vibratore, ancora acceso ai suoi piedi, sembrava pulsare all'unisono con il suo cuore.
Con un gesto appena accennato, PadroneAnziano le fece cenno.
PadroneAnziano: "Ora. Premi il vibratore contro la tua figa. Godi sapendo che ogni tuo piacere è mio.
Ogni tuo orgasmo è una preghiera per me."
Elisa si abbassò, il corpo tremante di desiderio.
Premette il vibratore bagnato contro di sé, gemendo sommessamente.
Non si trattava più solo di piacere fisico: era un atto di consacrazione.
Ogni scossa che attraversava il suo corpo era un’offerta.
Ogni spasmo, una lode.
Quando l'orgasmo esplose dentro di lei, la lasciò senza forze, riversa a terra, il corpo scosso da brividi profondi.
PadroneAnziano: "Benvenuta, Elisa. Ora sei veramente nata. Ti ho trasformata nella troia che volevo tu fossi."
Con un ultimo sguardo carico di amore oscuro e possesso totale, PadroneAnziano spense la webcam.
La stanza piombò nel silenzio.
Elisa rimase lì, nuda, tremante, ma piena di una pace profonda che non aveva mai conosciuto.
Era completa.
Era proprietà.
Era sua.
Fine
ps.s: sono molto graditi i commenti
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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