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La quarta prova di Chloe: La ruota


di Membro VIP di Annunci69.it Efabilandia
30.04.2025    |    1.658    |    3 9.7
"La matura, con un sorriso sadico, prese un fascio doppio e lo strofinò sui seni, concentrandosi sui capezzoli..."
La villa, un’ombra decadente tra le colline fuori Roma, pulsava di un’energia oscura. Le sue mura di pietra, illuminate da torce tremolanti, incorniciavano un salone di velluto rosso e marmo nero, dove l’aria odorava di cera e cuoio. Tre coppie di amici, membri di un circolo sadomaso esclusivo, sedevano su divani di pelle, i loro occhi affamati fissi su Chloe, la mia schiava. Io, in piedi accanto a lei, stringevo il guinzaglio, il cuore che batteva per l’orgoglio e un desiderio che mi bruciava dentro. Chloe, 25 anni, tremava, il suo corpo segnato dalla terza prova: il culo arrossato, il buco dilatato da settimane di plug. “Questa è la tua quarta prova,” dissi, la voce un ringhio basso. “Dimostrami che sei la mia schiava suprema, o ti ripudierò davanti a tutti.” I suoi occhi verdi, un misto di paura e dedizione, si abbassarono. “Sì, padrone,” sussurrò, la voce incrinata.
Il suo abbigliamento da schiava era un’opera di tormento e bellezza. Un collare di pelle nera le stringeva il collo, l’anello d’acciaio che scintillava alla luce dei candelabri, il cuoio che scavava nella pelle delicata. Un corsetto di latex nero le comprimeva la vita, spingendo i seni in alto, i capezzoli turgidi esposti, vulnerabili agli sguardi. I lacci posteriori del corsetto le schiacciavano le costole, ogni respiro un’agonia. Una cintura di cuoio le cingeva i fianchi, con catene sottili che pendevano tra le cosce, sfiorando la fica rasata, un contatto che la faceva contrarre. Le autoreggenti nere, di pizzo trasparente, le avvolgevano le gambe, fermate da giarrettiere che mordevano la carne, lasciando segni rossi. I tacchi a spillo, 12 centimetri, la costringevano a una postura innaturale, ogni passo un dolore che le irrigidiva i polpacci e le faceva tremare le cosce. Un plug anale, nascosto sotto la cintura, le dilatava il buco, il metallo freddo che premeva dentro di lei, un promemoria crudele della sua sottomissione.
La condussi al centro del salone, i tacchi che ticchettavano sul marmo, ogni passo che le strappava un gemito. Le catene della cintura tintinnavano, sfregando la fica, il corsetto che le rubava il fiato. Le coppie mi osservavano, una donna che ridacchiava, “Vediamo quanto resiste questa troia.” Ignorai i commenti, il mio sguardo fisso su Chloe. Al centro, una ruota di legno, alta due metri, attendeva con cinghie di cuoio. La spinsi contro la ruota e, con gesti lenti, la denudai completamente. Strappai il corsetto, i lacci che si spezzavano, lasciando solchi rossi sulla pelle. La cintura cadde, le catene che tintinnavano sul pavimento. Le sfilai le autoreggenti, il pizzo che scivolava, rivelando cosce segnate dalle giarrettiere. I tacchi furono gli ultimi, Chloe che barcollava, nuda eccetto per il collare, il corpo esposto, vulnerabile. “Non nasconderti,” ordinai, mentre lei arrossiva, il pubblico che mormorava, eccitato. Le tolsi il plug, il buco che si contraeva, arrossato e pulsante, un gemito acuto che echeggiò. Infilai un cuneo anale vibrante, 8 centimetri, lubrificato, e lo accesi. Chloe sussultò, un grido strozzato, il cuneo che pulsava nel culo, ogni vibrazione un’onda di dolore che le irrigidiva i muscoli, il buco che si allargava al limite.
La legai alla ruota, polsi e caviglie divaricati, il corpo teso come una croce. Le cinghie scavavano nella pelle, ogni movimento che le strappava un lamento, il cuneo che vibrava senza sosta. Tre donne si avvicinarono, piume d’oca in mano, i loro sorrisi sadici. La matura sfiorò i seni di Chloe, i capezzoli che si indurivano, un solletico insopportabile che la fece contorcere. “No, vi prego!” gemette, la voce spezzata, il corpo che si tendeva contro le cinghie, ogni scatto che amplificava il dolore del cuneo. La giovane accarezzò l’interno delle cosce, la pelle nuda che tremava, il solletico che la faceva sobbalzare. La terza stuzzicò il clitoride, un tocco lento che la portò al confine tra risata e pianto. “Basta, non ce la faccio!” urlò, il pubblico che rideva, un uomo che gridava, “Falla soffrire!” Il cuneo vibrava, il buco che bruciava, ogni movimento un’agonia che le torceva il viso.
Dopo dieci minuti, le donne indossarono guanti di lattice e presero fasci di ortiche fresche, le foglie verdi che brillavano. La matura strofinò il primo fascio sui seni, sfregandolo con forza sui capezzoli. Il bruciore esplose, Chloe che urlava, “Padrone, brucia!” i seni arrossati, vesciche che si formavano. Ogni contorsione era tortura: le cinghie scavavano nei polsi, il cuneo pulsava, il buco che si lacerava. La giovane sfregò le ortiche sulla fica, lentamente, il clitoride che pulsava sotto l’agonia, un grido che squarciò la sala, “No, vi prego!” La terza colpì le cosce, strisce rosse che si formavano, il dolore che la faceva tremare. Una donna prese un vibratore a bacchetta, premendolo sulla fica. Il ronzio si mescolò ai gemiti, il piacere forzato che si scontrava con il bruciore. Chloe si contorse, il cuneo che pulsava, il buco che si allargava, ogni vibrazione un’agonia. Dopo minuti di tormento, raggiunse il primo orgasmo, un urlo che esplose, il corpo che si tendeva, i seni arrossati che tremavano, la fica che pulsava sotto le ortiche. “Brava, troia,” ringhiò un uomo. Girai la ruota, posizionandola a testa in giù, il sangue che le affluiva al viso. Il giovane della coppia si avvicinò, il getto caldo del suo piscio che le colpì la bocca. “Bevi,” ordinai, mentre Chloe tossiva, il liquido salato che le colava sul viso, il collare che si macchiava. La riportai in posizione, i suoi occhi che cercavano i miei, un lampo di resistenza che mi fece quasi cedere.
La tortura continuò, le ortiche che tornavano con una ferocia implacabile. La giovane afferrò un fascio fresco, sfregandolo sulla fica con movimenti lenti e crudeli, il clitoride ormai gonfio e dolorante, ogni tocco che scatenava un’agonia lancinante. Chloe urlava, “Padrone, non ce la faccio!” la voce spezzata ed interrotta da singhiozzi e pianti, il corpo che si contorceva contro le cinghie, ogni movimento un inferno: le cinghie scavavano nei polsi, il cuneo vibrava senza sosta, il buco che si lacerava, un rivolo di sangue che colava lungo le cosce. La matura, con un sorriso sadico, prese un fascio doppio e lo strofinò sui seni, concentrandosi sui capezzoli. Il bruciore era insopportabile, i capezzoli che si arrossavano, poi sanguinavano leggermente strizzati dalle sue aguzzine, piccole gocce rosse che scivolavano sulla pelle nuda, un grido che squarciò la sala, “No, vi prego, basta!” La donna non si fermò, schiacciando le ortiche contro i seni con forza, le vesciche che si formavano, la pelle che si gonfiava, ogni sfregamento che amplificava il dolore. Poi, con crudeltà deliberata, sollevò le braccia di Chloe, già tese dalle cinghie, e strofinò un fascio di ortiche sotto le ascelle, una zona sensibile e indifesa. Il bruciore esplose, Chloe che si dimenava, urlando, “Padrone, fa troppo male!” e piangeva disperata il corpo che tremava, le ascelle che si arrossavano, vesciche che si formavano in pochi secondi. La terza donna, non meno spietata, colpì le cosce con un fascio doppio, strisce rosse che si intrecciavano sulla pelle, poi tornò alla fica, strofinando le ortiche sul clitoride devastato, mescolandosi al suo piacere. Chloe singhiozzava, il corpo che si tendeva, il cuneo che amplificava ogni spasmo, il buco che pulsava, ogni vibrazione un’onda di dolore che la devastava. Il pubblico era in estasi, una donna che gridava, “Sfondatele i capezzoli, troia!” Il vibratore tornò, più intenso, premuto con forza sulla fica, il clitoride che bruciava sotto le ortiche. Chloe si contorse, il dolore che si mescolava al piacere forzato, ogni muscolo che tremava, i seni che pulsavano, le ascelle che bruciavano. Dopo minuti di agonia, raggiunse il secondo orgasmo, un urlo che echeggiò, il corpo che si tendeva, i capezzoli martoriati che tremavano, la fica che esplodeva in spasmi, il bruciore che non dava tregua. Sostituii il cuneo con uno da 10 centimetri, il buco che si apriva con un grido, il dolore che la devastava, un altro rivolo di sangue che colava. Girai la ruota, un altro uomo che le pisciava in bocca, il liquido che le colava sul collo, il pubblico che rideva, “Sporca puttana!”
Al terzo orgasmo, Chloe era al confine della resistenza. Le ortiche avevano lasciato la sua pelle rossa e gonfia, i seni e la fica coperti di vesciche, le ascelle doloranti, il cuneo che le sfondava il culo. Il vibratore la spinse oltre, un urlo che echeggiò, il corpo che si contorceva, il piacere che esplodeva tra il dolore, ogni muscolo che tremava mentre continuava a piangere. Girai la ruota per l’ultima volta, l’ultimo uomo che le pisciava addosso, Chloe che singhiozzava, ma non cedeva. Il pubblico era in delirio, le coppie che applaudivano, un uomo che gridava, “È una schiava perfetta!”
La slegai con cura, il suo corpo che crollava, le gambe che cedevano. La portai in un angolo, lontano dagli occhi delle coppie, la pelle arrossata e tremante. Con una salvietta umida, pulii il piscio dal suo viso, il collare fradicio che scintillava. Applicai una crema lenitiva sulle vesciche dei seni, della fica e delle ascelle, massaggiandole il culo devastato, ogni tocco che la faceva gemere, un misto di dolore e sollievo. La avvolsi in una coperta morbida, sussurrando, “Sei stata magnifica, mia Chloe. Nessuno è come te.” Le accarezzai i capelli, le baciai la fronte, i nostri sguardi che si intrecciavano, pieni di desiderio e un calore che andava oltre la dominazione. Esausta, si abbandonò tra le mie braccia, un sorriso debole sul viso. La portai via dalla villa, il cuore gonfio di un’intimità che ci legava più di qualsiasi prova. Chloe era pronta ora per l'ultima prova.

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