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UN EURO OLTRE IL SADOMASO (racconto al femminile)


di lecap
09.03.2018    |    15.110    |    9 8.7
"“Ti capisco perfettamente ed approvo il tuo pensiero..."
Accettai di trascorrere alcuni giorni in Costa Azzurra assieme a quella coppia di amici, approfittando del sole che l' autunno stava regalando.
Sapevo delle loro inclinazioni licenziose, ma anche dell'intelligenza di non insistere a voler coinvolgere nessuno, senza riceverne richiesta.
Nizza Vecchia, Juan-Le-Pins, Antibes, Cannes e altre località visitate, mi accolsero con la loro vivacità ed allegria facendomi dimenticare i problemi e le fatiche lavorative.
Un pomeriggio, mi proposero ed accettai, di andare in un club libertino assieme a loro amici. L'ambiente era piccolo, ma discreto ed elegante, con una zona adibita a bar e tavolini, un'altra con molte stanzine per appartarsi ed un locale con una piscinetta nella quale, un'ininterrotta seduta correva al suo interno, lasciando che l'acqua turbinosa arrivasse all'ombelico di chi vi era seduto.
Dopo una piacevole sosta nella jacuzzi, seduta nel salottino con altri loro amici francesi, chiacchieravo piacevolmente mentre, ogni tanto, una coppia si allontanava per curiosare in giro o appartarsi, cosa che io non feci poiché non interessata. Ad un certo punto rimasi sola con quell'uomo, alto e austero ma elegante nei modi e nella conversazione:
“Se ben ricordo sei italiana e provieni dal centro Italia.” Esordì.
“Esatto. Mi son trasferita laggiù per impegni professionali.”
“Durante le conversazioni di poco fa, hai affermato che detesti le pratiche sadomaso.”
Disse con noncuranza.
“Non le detesto. Solamente non trovo, in simili pratiche, nulla che mi attiri. Provare, o provocare dolore per arrivare al piacere, è cosa sconosciuta al mio concetto erotico.” Risposi ben sapendo che, al contrario, egli amasse simili giochi.
“Spesso, il bondage, viene associato a fruste e manette; non dico che sia anche così ma volerlo definire tale, è come affermare di conoscere il sesso, dopo aver scopato per la prima volta.”
“Vero. Lo so. Non esiste solo il dolore ma anche l'umiliazione ed altre cose. Pensare che, qualcuno, possa proporre di farmi camminare a quattro zampe mi irrita oltremodo; se qualcuno me lo chiedesse, mi farebbe salire una rabbia che potrei essere più cattiva di un killer.” Risposi secca.
“Ti capisco perfettamente ed approvo il tuo pensiero.” Rispose sorprendendomi.
“Pensavo, dai discorsi precedenti, che lei fosse un...padrone.”
“Ti prego, no! Mi fanno ridere certi titoli, quanto quelli che se ne appropriano. Capisco, come te, quelli che debbono o vogliono passare dal dolore o da giochi di ruolo, per arrivare all'orgasmo ma non è, questa, una mia aspirazione.”
“Quindi non ha alcuna amante-schiava?” Domandai proseguendo a dargli stranamente del lei.
“Detesto entrambe le parole. Quando, e se, si entra in un gioco erotico, esistono solo persone. Persone senza pudori certamente, ma sicuramente con tutte le rotelle in testa funzionanti.”
“Data la conversazione iniziata da lei, suppongo mi ritenga tale.”
“Questa è assolutamente la mia opinione.” Sorrise.
“Rimane però il fatto, che io non sia attratta da simili esperienze.” Lo pungolai.
“Errato. Tu hai accettato sfide ben più ardue che una semplice e poco stuzzicante frustata. Ciò che hai affrontato, accettando di fare sesso con uno sconosciuto nei bagni di un ristorante, come hai raccontato, va ben oltre lo pseudo coraggio di qualcuno che si lascia legare e imbavagliare.”
“Quindi sarei una schiava anch'io?” Domandai seccata.
“Assolutamente no. Tu sei ben oltre quello che, per me, è il primo, misero, gradino di ciò che molti definiscono sadomaso.”
Quell'affermazione mi lasciò perplessa e parzialmente delusa perché, sinceramente, stavo aspettando una sua proposta di gioco cruento, per mandarlo al diavolo. Devo tuttavia ammettere che stava catturando la mia curiosità.
“Non dico di non aver avuto esperienze diverse dal normale sesso di coppia, tuttavia, non mi ritengo una persona dedita a perversioni.” Ammisi.
“Che brutta parola -perversione- . E' un termine usato da persone esterne a qualsiasi pratica sessuale. Diciamo che ti è capitato di fare o immaginare e goderne, sesso non convenzionale.”
“Diciamo.” Ammisi, lasciando a lui il pallino della schermaglia dialettica.
“Dici di amare il sesso. Ma il tuo temperamento si spinge ben al di là di questa affermazione. Tu sei una donna forte che affronta qualunque situazione assaporandone i momenti inquietanti e compiacendosi dopo averla superata.”
“E una provocazione?”
“Preferisco chiamarla scommessa. Punto l'iperbolica cifra di un euro.” Rispose alzandosi e tendendomi la mano per aiutarmi a lasciare la mia poltroncina, mi invitò ad alzarmi.
Lo seguii curiosa fino al locale della grande vasca idromassaggio, dove ci eravamo conosciuti precedentemente. Tolse, tranquillo, l'asciugamano che aveva avvolto in vita e aspettò che levassi il pareo, che il club metteva a disposizione delle ospiti. Pochi secondo dopo eravamo seduti nella piscina sul lato opposto dell'entrata.
“Cosa vedi?” Chiese.
“Coppie che si baciano, gruppi indistinti di persone che giocano e alcuni uomini solitari, in attesa di essere notati.” Risposi tranquilla.
“Cosa succederebbe se tu fossi sola qui?”
“Ma io non sono sola e neppure sarei entrata, se lo fossi stata.” Elusi la domanda.
Fissandomi intensamente mi sbaragliò:
“Ora uscirò dalla vasca e osserverò, dalla ringhiera di fronte, quanto riuscirai a resistere prima di fuggire dagli squali bianchi nell'acqua.” Annunciò alludendo metaforicamente, agli uomini singoli presenti.
“Dovrei accettare per un euro di scommessa? Non son indigente a tal punto.”
“Accetterai per non darmela vinta.” Rispose sicuro della sua opinione su di me, allontanandosi e sistemandosi, come aveva annunciato, a qualche metro di distanza, fuori dalla vasca.
Testarda, cocciuta e orgogliosa, sconfissi la mia razionalità che, non solo stimolava la mia repentina uscita dalla vasca, ma anche l'impulso di invitarlo a donare le sue terga altrove.
Chiusi gli occhi, per dare l'impressione a quelli nella grande vasca, di voler rilassarmi ed assaporare l'acqua ossigenata dalle bolle sulla parte del mio corpo sommersa mentre, più sopra, il mio seno, sfrontato, sfidava la forza di gravità.
Speravo, in questo modo, di impedire a chiunque un approccio.
Ritrassi subito le gambe, come ulteriore segnale, quando un piede sconosciuto accarezzò il mio; mi osservavo, nella mente, come nei sogni, da una diversa prospettiva immaginando i molti uomini presenti, osservarmi e passare oltre, delusi, capendo che volevo solo la tranquillità dell'idromassaggio.
Tranquilla? Forse in apparenza!
Dentro di me, inquietudine, timori e vergogna si rincorrevano tra loro come bambini irrequieti che giocano in un prato, sotto il sole della tarda primavera.
Il cuore sussultò non appena la pelle del mio fianco mi avvertì che un altro corpo si era seduto accanto a me; Non feci in tempo a pensare come scoraggiarlo che sentii un altro corpo sedersi dall'altro mio lato.
Aprii gli occhi e la visione dell'espressione attenta dell'uomo della scommessa, mi apparve subito prima di osservare chi si era posto ai lati del mio corpo.
A sinistra un uomo sulla quarantina, corpulento anche se non obeso, con capelli rossicci ed un sorriso educato; alla mia destra, l'uomo era più giovane, con capelli rasati e magro che mi osservava compiaciuto del mio viso, corpo e soprattutto, solitudine.
Solo la mia mente udì il mio urlo di sgomento uscire dalle mie labbra mentre la mano di uno accarezzava le mie cosce serrate e la mano dell'altro, esplorava compiaciuta le mie tette. Dopo qualche istante, come se fosse stata una azione precedentemente programmata, le mani dei due uomini, serrate sui miei avambracci, portarono le mie mani sui loro sessi eccitati.
Così, con le loro aste racchiuse nei palmi, la pelle del mio corpo mi avvertì di un nuovo, altro contatto.
Davanti a me, un altro pretendente, si era chinato nell'acqua di fronte a me e lentamente, accarezzandomi i polpacci, stava forzandoli a distaccarsi tra loro.
Aveva capelli ed occhi nerissimi, un viso molto affilato su un corpo decisamente atletico. La sua barba tenuta volontariamente corta gli donava ulteriore aspetto di virilità. Un tipo decisamente mediterraneo e molto bello anche se, non era mia intenzione quel giorno, osservare o ricercare qualche uomo.
Mi ritrovai ben presto al centro di quel gruppo, con le gambe dischiuse e le mani sempre serrate sui due organi turgidi. Sei mani percorrevano il mio corpo curiose e avide. La mia fica, il ventre, le tette, le cosce, il collo, il viso , le labbra, le spalle continuavano ad inviare al cervello i segnali che erano accarezzati, tastati, leccati e sfiorati, finché uno di loro con le mani, mi fece capire che dovevo alzarmi; in piedi, nella piscinetta avevo i tre corpi maschili avvinghiati a me; ora anche le natiche si stavano mostrando alla vista ed al tatto, dei miei tre bramosi estimatori.
Vergogna e paura percorrevano ogni mio muscolo mentre lo scommettitore continuava ad osservare quella scena carnale.
Il mediterraneo si scostò e mi scostò dagli altri due, fissando silenzioso e interrogativamente l'uomo che ci osservava.
Accidenti, pensai, ci ha visti entrare insieme ed è convinto che lui sia il mio uomo. Quello, compiaciuto, dalla sua posizione di osservazione sorrise e fece un cenno positivo con la testa. Rinfrancato dal permesso, il mediterraneo mi condusse tenendomi per mano, all'esterno della grande vasca. In piedi, immobile, fui asciugata dai tre con i loro asciugamani finché il più bello, mi sospinse dolcemente verso una vicina scala a chiocciola che portava al piano superiore.
Combattuta tra fuggire o dimostrare il mio coraggio, speravo di aprire gli occhi nel mio letto e scoprire, lieta, che mi ero svegliata da un incubo. Il metallo degli scalini sotto i piedi, mi riportò drasticamente nella realtà. Obiettivo e desiderio assoluto del corteo che mi seguiva lungo la spirale della scala, arrivai nella sala superiore.
Un solo, enorme, divano rotondo arredava quel locale; ben presto mi trovai sopra di esso come nel centro di un tifone: ogni movimento del mio corpo non era dovuto alla mia volontà ma a quelle sei mani sconosciute, padrone assolute delle mie posizioni.
Con i sensi sconvolti, la mia bocca accolse i loro membri, il mio ano delicato fu violato da lingue e da dita mentre la fica, si ritrovò a discendere perpendicolarmente verso un glande che, impaziente, si fece largo tra le labbra penetrando la mia carne.
A cavalcioni del mediterraneo, con la schiena eretta, le mani degli altri due, in piedi ai miei fianchi, facevano tenere il ritmo dell'amplesso mentre la mia bocca, alternativamente accoglieva nel suo tepore i loro membri.
Dea incontrastata del desiderio e della lussuria, permisi al terzetto di godere, godermi e placare la fame della mia pelle, del mio corpo e della mia bellezza. Infinito tempo dopo, stravolta, rimasi sdraiata aspettando che l'adrenalina di quei momenti, fosse riassorbita.
Senza sapere come, mi ritrovai sotto la doccia dove le mani robuste dello scommettitore, dolcemente e gradevolmente, mi stavano insaponando.
Due ore più tardi, assieme ai miei amici e a tutti gli altri componenti di quella compagnia, completamente rivestiti, ci stavamo salutando prima di lasciarci.
Lo scommettitore, sorridendomi, mi porse la mano. Lo fissai negli occhi, aprii la borsetta e dopo aver trovato ciò che cercavo, aprii la sua mano senza stringergliela e vi deposi una cosa.
Mi voltai ed uscii senza una parola lasciandolo a fissare la moneta metallica, recante l'uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, posato nella sua mano.
Dopotutto, quello stronzo maledetto, aveva vinto la scommessa.

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