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La processione a Cap d'Agde (tanto per ridere un po')


di lecap
14.11.2017    |    17.532    |    18 7.6
"Davanti lei, ovviamente completamente nuda che si dirigeva verso le dune e dietro, una decina di uomini soli, completamente nudi anche loro, che seguivano..."
Come già detto nelle pagine precedenti, la scelta di passare una settimana delle nostre ferie a Cap D'Agde, più che per il nudismo, era dovuta alla nostra decisione di farci una nostra opinione personale di quel luogo dopo aver ascoltato e letto e visto in televisione, diversi ed opposti pareri di quella località.

Senza volerci addentrare in pruriginosi commenti da parte di chi scrive e conseguenti risatine di chi legge, è ovvio che per placare la nostra sete di conoscenza, abbiamo deciso di passare una giornata anche nella famigerata sezione di spiaggia dove tutto è vietato come ovunque, ma dove tutto è concesso come solo in quel luogo.

Il suo nome varia a seconda di chi la descrive; tra i tanti appellativi, “la spiaggia trasgressiva” è quello più comune.
I francesi, ad ogni modo, la chiamano “la plage du cochons” e per chi conosce il francese, il nome è già tutto un programma.

Immagino già che, a questo punto, qualcuno di voi sia impaziente di leggere il resoconto di ciò che abbiamo visto.
Non lo farò. O meglio, dichiaro ufficialmente che NON HO VISTO NULLA!
Dopo questa mia affermazione, al pari di Pinocchio ma anche dei moltissimi uomini che erano laggiù, mi si è allungato il naso!
Beh, forse la parola “naso” in riferimento ai molti che sono in quella spiaggia...non è la definizione giusta.

Non voglio assolutamente dire quanto quella fetta di arenile sia più frequentata di tutta l'altra parte più ampia della spiaggia nudista.
Vi basti pensare che dalla tarda mattinata e fino a sera, ci sono tre carretti ambulanti che sostano sul bagnasciuga proponendo ai clienti, gelati, panini, bibite e quant'altro.

Questi tre carretti sostano a pochi metri uno dall'altro e solo in quella zona lasciando, di fatto, i rimanenti due chilometri di spiaggia nudista senza punto di ristoro.
Strano non vi pare? Ah, la dura legge economica della domanda e dell'offerta! Ecco perché, probabilmente, nessuno fa l'ambulante nel Sahara e neppure al Polo Nord.

Fatto sta che arriva mezzogiorno e con lui anche un certo appetito.
Dopo aver vagliato ciò che i cartelli sul carretto scelto suggerivano, abbiamo optato per due panini con prosciutto cotto, pomodori e insalata.
I panini non erano già pronti ma venivano farciti al momento a seconda di cosa si desiderasse trovare al loro interno.
Già: TROVARE.
Aprendo il coperchio dell'insalata ecco saltare fuori una piccolissima ranocchia color verde chiaro che successivamente, il commerciante con un colpetto, la fece balzare sul bagnasciuga.
Quello, imbarazzato, ci spiegò in francese...
...dato che ho una memoria ferrea e che, soprattutto, il francese è praticamente la mia seconda lingua, vi esporrò in lingua originale ciò che disse.
Dopotutto, leggere è cultura e uno scrittore, quale innegabilmente e modestamente sono, deve assolutamente acculturare i propri lettori:
“Escuzet me. L'insalatin vien direttament da il moi orticel et vist che ne uso pas les disserbant, vois potet veder tranquillament che il est tut natural.”

Ma mia moglie non ascoltò neppure, tanto era affascinata da quella bestiola. Le donne, si sa, hanno un rapporto tanto amorevole con gli animali inversamente proporzionale ai malaugurati compagni di vita che vivono con loro.

Se posso aprire una parentesi e che tanto apro lo stesso...
tutti voi avrete notato per strada qualche cagnolino che abbaia.
Se dall'altro capo del guinzaglio c'è un uomo, la parola è sempre una sola.
Uguale e perentoria: “ZITTO!”
Ma se c'è una donna col cagnolino allora apriti cielo; inizia una profonda conversazione con l'abbaiante:
“Ma Frurù che sciocchino che sei. Quante volte ti ho spiegato che la maieutica associata alla teoria delle stringhe e senza approfondire ciò che il savoir faire comanda, dicono che non devi abbaiare? Guarda che ti metto in castigo e questa sera dormirai nella tua vecchia cuccia e non in quella bellissima tutta rossa e con gli ossetti disegnati che tu hai scelto poco fa nel negozietto che ti piace tanto.”

Ma torniamo in tema.
Lei, mia moglie, guardandomi con espressione preoccupata, dice:
“Povera ranetta, temo che qualcuno potrebbe calpestarla”.
Ma dai? Davvero? Che scoperta! La battigia di quel particolare tratto di spiaggia è più frequentata che l'uscita della metropolitana di Milano dopo le diciassette di un qualunque giorno feriale.
“Non preoccuparti” la tranquillizzo amorevolmente “morirà comunque dato che è un anfibio d'acqua dolce e il salino del mare le distruggerà la pelle”.

Alle mie parole lei si chinò repentinamente e delicatamente racchiudendo la bestiola tra le mani chiuse a conchiglia.
“Come posso salvarla?” domandò come se io fossi Angelo Lombardi, l'amico degli animali di una famosa trasmissione televisiva degli anni sessanta.
“In fondo alla spiaggia iniziano le dune con gli arbusti. Posso portarla là in modo che rimanga all'ombra e poi, questa notte col buio, sentirà che più avanti ci sono gli stagni d'acqua dolce e si metterà in salvo da sola.”
“Vuoi portarla tu? Con quelle manacce? Lascia stare, vado io”.
Osservò la fine della spiaggia e decise per un tratto di dune ricche di arbusti e stranamente prive di persone stese al sole nelle vicinanze.
Lentamente, con le mani giunte davanti come se stesse partecipando alla processione di un qualche Santo Patrono, si incamminò proseguendo a zig zag tra le molte persone stese e variamente indaffarate tra loro, verso quel luogo isolato.

Chissà perché chissà per come, e sono sicuro stenterete a crederlo, probabilmente in quella spiaggia molti uomini da soli, capirono il salvataggio che si stava compiendo.
Si formò infatti una strana processione per davvero. Davanti lei, ovviamente completamente nuda che si dirigeva verso le dune e dietro, una decina di uomini soli, completamente nudi anche loro, che seguivano compiti il tragitto subito dietro.

Lei si chinò a porre la bestiola al riparo di un grande arbusto fitto e solo allora, voltandosi, notò lo strano corteo che fermatosi anch'esso, l'aveva seguita.

Sorrise e spiegò in francese che era felice di aver salvato la ranetta e prontamente riguadagnò la riva del mare per iniziare a mangiare il panino che le stavo tenendo.
Chissà, probabilmente invece, tutti quegli uomini non avevano a cuore le sorti della piccola rana e, inspiegabilmente, avevano interpretato la sua passeggiata verso le dune per chissà quale altro motivo o finalità poiché, seppur distante, mi pareva che dall'espressione delusa dei volti e dal movimento delle labbra, ognuno di loro le dicesse in francese:
“Ma vaffancùl, ti e la ranet. Siam venut fino a içi per nient”.
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