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La preda cacciatrice


di lecap
22.10.2017    |    10.171    |    18 9.3
"La doccia era nascosta da un muro, ma la luce del giorno era più che sufficiente da non dover accendere la luce del piccolo ambiente..."
Mi chiamo Edoardo e assieme a Federica, formo una coppia innamoratissima ed estremamente complice. Amiamo fantasticare nella nostra intimità, frequentare di tanto in tanto i club privè divertendoci anche se, talvolta, non accadono quelle situazioni intriganti che ci coinvolgono a tal punto, da allargare il "nostro" atto sessuale ad altri, coppie o singoli che siano.
Siamo, a dispetto di chi vede il sesso come una cosa rigidamente a due, una coppia sicura della fedeltà del proprio compagno proprio perchè riusciamo a scindere la trasgressione, da quella che è la nostra vita, gli affetti ed i progetti comuni.
Avevamo spesso sentito parlare di Cap D'Agde, la località naturista francese, celebre più per gli aspetti libertini che per il nudismo propriamente detto. Avevamo perciò deciso di trascorrervi una settimana per averne un'opinione tutta nostra.
Di quel luogo ci hanno colpiti le persone perennemente allegre e cosa stranissima nel mondo femminile, la sicurezza di ogni donna di sentirsi bella, qualsiasi tipo di fisico mamma natura le avesse regalato senza, per questo, apparire boriosa, superba e tanto meno ridicola.
Anche Federica, la sera, indossava abbigliamenti osè che, in Italia, non avrebbe mai portato neppure sotto tortura: laggiù, la cosa, appare di una naturalezza incredibile; di giorno, invece, trascorrevamo ore nella spiaggia nudista.
Un pomeriggio qualsiasi, mi trovai divertito ed intrigato, notando quel giovane che osservava Federica; era ovvio le piacesse e che sperasse fossimo una di quelle coppie cui piace trasgredire.
Sussurrandole all'orecchio, fingendo una coccola, le dissi:
"Hai un estimatore alla tua destra."
Lei non si mosse ma era evidente che, con gli occhi nascosti dagli occhiali da sole, avesse controllato, curiosa, la persona di cui parlavo.
"Tu vedi miei ammiratori ovunque; con tutte le belle ragazze che ci sono intorno, figuriamoci se sta guardando proprio me." Rispose tranquilla.
"Scommettiamo?" Chiesi divertito.
Federica con un sospiro, chiuse la rivista e mi fissò con i suoi splendidi occhi verdi:
"Avanti, cosa ti sta venendo in mente? Tanto lo sò che, finchè non ti sto a sentire, non mi lascerai finire l'articolo che mi interessava. Cosa vorresti mettere in palio?"
"Scegli tu la posta." Risposi divertito.
Rimase qualche istante in silenzio, fissando un punto indefinito davanti a sè, quindi, sorridendo divertita:
"Se vinco io, comprerai ed indosserai il kilt da uomo che abbiamo visto in quel negozio." Propose divertita, proseguendo:
"Qual'è la penitenza in caso dovessi vincere tu? E come pensi di riuscire a sapere chi, tra noi, ha vinto?"
"Fingerò di dormire al sole mentre tu andrai in mare; se davvero gli interessi, in un modo o nell'altro, ti avvicinerà. Quanto alla tua penitenza, se ho ragione io, lo inviteremo a casa, annessi e connessi." Le proposi.
"Sei un maiale." Rispose seccamente.
"Grazie." Dissi ridendo divertito come se avessi ricevuto un complimento.
"Tra poco, constaterai che non gli interesso e stasera uscirai col gonnellino."
Dopo un paio di minuti, Federica si alzò e si diresse verso il mare.
Il giovane la seguì con lo sguardo, poi girò la testa verso di me per controllare cosa stessi facendo; continuò a guardare, alternativamente Federica ferma nell'acqua bassa e me, steso sull'asciugamano, finché si alzò e si diresse, anch'egli, verso il mare.
Si fermò a qualche metro da lei ma, contrariamente alle mie supposizioni, non le rivolse la parola anche se, era ovvio, la sua decisione di entrare in acqua era stata la scusa per poterla osservare, nuda, da vicino. Qualche minuto dopo, tornata accanto a me, sussurrò:
"Hai visto? Non mi ha detto nulla."
"Questo non vuol dire che io abbia perso; probabilmente è solo timido." Risposi tranquillo.
"Vedrai che, quando tornerai in acqua, ti seguirà nuovamente. A proposito, ti piace fisicamente?"
"Sicuramente è un bel ragazzo e pare anche educato il che, non guasta. Non capisco però perchè tu ti diverta tanto: abbiamo già giocato con un altro uomo, al club privè."
"Quando andrai di nuovo a bagnarti in mare, se non lo capirai, te lo spiegherò." Risposi, sicuro di incuriosirla.
Una decina di minuti più tardi, come supponevo, con finta noncuranza, si avviò nuovamente in acqua. Finsi di leggere la sua rivista, osservando discretamente l'uomo ad una decina di metri più in là.
Come in precedenza, osservò Federica mentre si recava in mare. Pochi attimi dopo, si alzò e si diresse in mare.
Questa volta si avvicinò ancora di più a Federica ed una sconosciuta emozione mi attanagliò le viscere tanto che mi ritrovai ad accendermi una sigaretta mentre, intrigato, osservavo la scena.
Diversamente dalla prima volta, il giovane le rivolse la parola mentre, da quella distanza, potevo solo osservare mia moglie rispondere, sorridendo, a ciò che le aveva detto. Rimasero pochi minuti a conversare finché lei non mi raggiunse sulla sabbia.
"Visto che questa volta ti ha parlato?" Esordii soddisfatto.
"Ha solo detto la solita banalità sul fatto che il sole è caldissimo ma, purtroppo, l'acqua del mare è ghiacciata. E' francese, si chiama Emile ed è qui assieme ad un amico. Piuttosto spiegami cosa ci sarebbe di così diverso in questa situazione."
Sorrisi e le spiegai:
"Nel club privè è tutto un susseguirsi di sguardi, sorrisi e attesa di un qualche eventuale gioco tra i presenti".
"Non è che qui, a Cap, la cosa sia molta diversa." Eccepì meravigliata.
"No, invece. Ti sei allontanata due volte per controllare se, davvero, lui fosse attratto da te ma senza dar impressione che lui ti interessasse."
"Giusto. Ma continuo a non seguirti." Rispose.
"Lui pensa di averti nel mirino ed invece, ignora, che non è lui, in questo caso, il cacciatore, ma soltanto la preda."
Rise di gusto e non poté fare a meno di darmi ragione, probabilmente inorgoglita di quella sua posizione di supremazia femminile.
Una mezz'ora dopo la sua voce mi disse:
"La scommessa è saltata: se ne sta andando."
Mi voltai e vidi che il ragazzo stava allontanandosi, fermandosi nuovamente, più distante.
"Ti è andata bene; avresti perso la scommessa." Dichiarai divertito.
"No, invece. L'hai persa tu; non gli interessavo. Dai, alzati e andiamo a casa; tanto che torniamo, a costo di fare la figura della morta di fame, ti dimostrerò che ho ragione io." Mi stupì Federica.
Giunti dove si era seduto, sorridendo, gli disse col suo ottimo francese:
"Arrivederci, spero che la tua visita a Cap D'Agde sia piacevole."
Quello, stupito e incredulo di essere stato interpellato, rispose:
"La sarà certamente se tutte le signore, qui, sono carine, gentili e simpatiche come te."
Subito dopo, temendo di avermi urtato, aggiunse, fissandomi:
"Mi scusi se ho detto queste cose a sua moglie. Spero di non averla offesa."
"Hai detto cose di lei che sono anche la mia opinione. Se fossi geloso, non la porterei in una spiaggia nudista e tanto meno, a Cap D'Agde." Lo tranquillizzai.
"Chissà quanti complimenti e proposte una donna bella come te riceverà in questo posto. Se fossimo vicini ad un bar, ti inviterei a prendere un aperitivo con me; assieme a tuo marito, ovviamente." Proseguì.
"L'aperitivo a quale scopo?" Domandò Federica a bruciapelo.
"Bè...un aperitivo si beve sempre con persone simpatiche appena conosciute...certo che...se dopo l'aperitivo, succede altro..." Balbettò, rosso in viso.
Divertito, per evitare che Federica dovesse approfondire ulteriormente la strana conversazione, presi la parola:
"Se proprio sei rimasto colpito dalla bellezza di mia moglie, l'aperitivo puoi berlo a casa nostra."
Avevo appena finito la frase, che quello stava già ripiegando il telo da spiaggia. Solo dopo un paio di metri, si arrestò e disse:
"Avverto il mio amico, che sta ritornando da fare il bagno, che vengo con voi." Senza attendere risposta, si allontanò.
"Chissà come rimarrà deluso, l'altro, di non poter bere anche lui l'aperitivo." Le sussurrai scherzando, all'orecchio.
"Smettila! Uno va bene, ma due sono troppi, senza contare che, non credo, tu rimarrai in disparte." Rispose severa.
"Ho capito. Tranquilla. Colpa mia che avevo riposto troppa fiducia in te, o Diana, dea della caccia." Ridacchiai.
Federica, sentendosi sfidata, senza una parola si avviò verso i due uomini:
"Mi spiace che ti togliamo la compagnia del tuo amico, lasciandoti solo; se ti và, puoi venire anche tu a bere qualcosa. Mi chiamo Federica e lui è Edoardo."
L'uomo, sulla quarantina, trasalì sorpreso ma felice, di quell'invito tanto inatteso quanto gradito e porgendoci la mano, disse:
"Molto volentieri; mi chiamo Alain."
"Lo aiuto a prendere le sue cose e veniamo subito." Disse il più giovane.
"Fate con comodo; intanto noi ci incamminiamo; potete raggiungerci quando avete finito." Rispose Federica.
Chiacchierammo come al solito, mentre procedevamo verso l' abitato distante un chilometro:
"Spero non sarai arrabbiata con me per averti coinvolta in questa scommessa."
"Se mi avesse infastidita, non avrei accettato. Sono un pò impaurita dalla situazione ma non è detto che tu abbia vinto. Secondo me, la ragione per cui Emile ha detto di voler aspettare il suo amico, era per eclissarsi e non dover declinare l'invito. Son dieci minuti che camminiamo e ancora, non ci hanno raggiunti."
Alle sue parole mi voltai, in parte deluso ed in parte sollevato, perchè non dovesse perdere l'erotica scommessa. I due, invece, procedevano alcuni metri dietro di noi, probabilmente per non disturbare la nostra conversazione.
Raggiunto l'appartamento, ci ritrovammo tutti e quattro, seduti al tavolo rotondo sul terrazzino, davanti ad una bottiglia di vino rosato.
L'alloggio era minuscolo ma dotato di tutto il necessario; era formato da un'unica sala dove era situato il letto; una parete era formata da vetrate che donavano ampia luminosità all'interno. In fondo alla saletta era posizionata la cucina; al di là, una rientranza, ospitava la zona dei servizi igienici.
Parlammo di vari argomenti come se fossimo amici che si conoscevano da tempo, finché Federica si alzò per andare a fare la doccia all'interno dell'appartamento. Ritornata, chiese ai due francesi se volevano usufruire anch'essi della doccia e volentieri, approfittarono della gentilezza.
Quando il secondo ospite tornò nel terrazzo, nonostante il pomeriggio ormai inoltrato, la luce del giorno era ancora luminosa; mi alzai per lavarmi anch'io sussurrando all'orecchio di Federica di iniziare ad entrare con i due francesi mentre facevo la doccia.
Mi rispose, che non se la sentiva senza di me, nonostante le avessi assicurato che mi sarei lavato velocemente.
La doccia era nascosta da un muro, ma la luce del giorno era più che sufficiente da non dover accendere la luce del piccolo ambiente. La piacevole acqua calda mi scorreva addosso; solo una volta riaperti gli occhi, dopo lo shampoo, una forte emozione si impadronì di me: il chiarore del giorno si era fatto molto più tenue e colorato di azzurro: evidentemente Federica e i due uomini erano all'interno e le tende colorate per impedire la visuale dall'esterno, erano state chiuse.
Mentre mi asciugavo, immaginavo, sapevo, ero certo che lei era là, completamente nuda, assieme ai due uomini che la desideravano, nudi anch'essi. Sarebbe bastato un passo di lato per vedere la stanza da letto ma quella particolare emozione che mi batteva nel petto, di sapere ma non vedere, mi bloccava in quella posizione con mancanza di visuale.
Indugiai oltremodo, immerso in tale ossessiva, piacevole e al tempo stesso, angosciosa condizione di ignorare ciò che succedeva. Immobile, in quello stato di assoluta inconsapevolezza visiva di ciò che attendeva i miei occhi, rimasi ad ascoltare il cuore che batteva all'impazzata dentro il mio petto, nella gola e sulle tempie tanto da avvertirne distintamente il frastuono con l'udito.
Quando, finalmente, oltrepassai l'angolo del muro, vidi Federica, nuda, stesa di traverso sul letto ed ai suoi lati, i due uomini che accarezzavano dolcemente la sua pelle.
Lei schiuse gli occhi e vedendomi, sussurrò contenta e rinfrancata della mia presenza:
"Eccoti qui, amore."
La raggiunsi e teneramente la baciai sulla bocca. Da quel momento iniziò il gioco erotico dove, la mia piccola, era il centro di quell'universo di trasgressione, eccesso, libidine e appagamento dei sensi.

Pochissimo, tantissimo, tempo dopo, ci ritrovammo noi due soli, immersi in una piacevole calma assoluta. Ero semi sdraiato, appoggiato sui due cuscini sovrapposti, con lei rannicchiata fra le mie braccia.
Mentre l'accarezzavo dolcemente, mi disse:
"Sei rimasto soddisfatto di questa pazzia?"
"Son entusiasta di essere amato da una donna come te che, anche durante il sesso più licenzioso e scatenato, riesce ad essere tenera e dolce. Ti amo."
Dopo qualche minuto lei parlò di nuovo:
"Se rimaniamo qui, ci addormentiamo. Dobbiamo preparare cena."
"Non preoccuparti: siamo in ferie. Quando ci sveglieremo, usciremo qualunque ora sia e, se la mia signora lo permette, vorrei invitarla a cena con sushi e vino bianco, fresco, giovane e frizzante come lei." Risposi dandole scherzosamente del lei.
Il suo sorriso e la testa che annuiva teneramente sul mio petto fu il preludio di un breve, dolce e appagante sonno che ci avvolse.








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