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Gay & Bisex

GLI IMMIGRATI PT 1


di jojo29z
05.03.2018    |    21.640    |    14 8.8
"Erano tutti sudati e a molti gli si intravedeva un bel pacco da sotto i pantaloncini..."
Questa vicenda che vi sto per raccontare è un'altra delle tante esperienze di sesso che mi sono successe anche un po' per caso.
Questa esperienza mi accadde circa dopo l'estate, doveva essere Settembre quando faceva ancora un po' caldo da portare le magliette a mezze maniche e i pantaloncini.
Era uno di quei tanti pomeriggi noiosi quando la scuola non era ancora iniziata, quei pomeriggi che passavo a segarmi sui porno desiderando di essere presente in uno di quei film che si vedono sui siti.
Quel pomeriggio ero affacciato sul balcone e mentre mi fumavo una sigaretta vedo dei bei ragazzi di origini Africane passare giù da casa mia mentre si ritiravano da una partita di calcio che erano soliti fare al campetto vicino casa mia. Erano tutti sudati e a molti gli si intravedeva un bel pacco da sotto i pantaloncini.
Tutti ridevano e scherzavano tra di loro mentre pian piano si allontavano, questo non fece altro che aumentare un senso di eccitazione che cresceva in me, quella voglia di essere dominato da veri e propri cazzoni neri.
Decisi di vestirmi in fretta e di seguirli in quella che poteva essere la loro casa dove venivano ospitati da quando erano qui in Italia, sapevo dove vivevano perché di solito tutti gli immigrati sbarcati nel mio paese sono soliti stazionare li per brevi periodi.
Scesi da casa e iniziai a seguirli pian piano mentre li osservavo facendomi mille film mentali. Uno di loro ad un certo punto si fermò per allacciarsi la scarpa lasciando i suoi amici che andassero avanti e cosi mi ritrovai a passargli avanti, rallentando un po' la mia camminata.
"Hey amico" sentì gridarmi dal ragazzo, cosi voltandomi lo salutai e iniziammo un po' a parlare. Gli si intravedeva il pacco nelle mutande e io con l'obiettivo di farmi notare iniziai a fissargli il pacco ma non esageratamente.
Giungemmo dopo una decina di minuti in quella che doveva essere la loro abitazione, piccola ma abbastanza spaziosa da contenere tutti quei ragazzi. Il ragazzo con cui avevo parlato fino a quel momento mi invitò ad entrare nella loro abitazione e mi invitò a sedermi mentre lui si allontanava per fare non so cosa.
Mentre ero seduto un po' in imbarazzo alcuni ragazzi mi osservavano, altri invece si facevano i fatti loro. Dovevano essere più di una decina di ragazzi in quella casa e sembrava molto disordinata. Alcuni ragazzi erano a petto nudo, altri invece in mutande mentre aspettavano di buttarsi in doccia per lavare via il sudore.
Tutto quell'ambiente mi stava facendo salire l'eccitazione dove pian piano si creavano film nella mia testa che speravo di li a poco si sarebbero realizzati.
Un altro ragazzo si sedette presto vicino a me e con un sorriso splendente iniziò a chiedermi cose a cui con molta gentilezza risposi.
Pian piano le persone intorno a me aumentarono e inizialmente mi diede un po' un senso di ansia ma poi iniziarono tutti a dialogare e ridere come erano soliti fare.
"Bello ragazzo" mi dice uno sorridendo, e io gli sorrido timidamente
Vedevo ragazzi che si toccavano il pacco altri che addirittura se lo palpavano tutti nella disinvoltura più totale, proprio come se non ci fossi.
Ad un certo punto un ragazzo iniziò a parlare in quella che doveva essere la loro lingua e tutti si fecero silenziosi, io non capivo, cosi mi limitavo a sorridere per nascondere un po' l'imbarazzo.
Dopo una lunga discussione di cui non capì assolutamente niente, uno dei ragazzi seduti vicino a me mi chiese:
"Ti piace?"
"Cosa?" risposi sorridendo un po' timidamente, non avendo la più pallida idea di cosa mi stesse chiedendo.
Alla mia domanda abbassò lo sguardo verso il suo pacco che si intravedeva dai pantaloni e iniziò a palparselo mentre mi guardava quasi incitandomi. Non sapevo cosa fare, tutti guardavano me come se stessero aspettando qualcosa.
Il ragazzo cosi iniziò a calarsi i pantaloni e poi lasciò che anche le mutande cadessero giù. Era seduto vicino a me con un cazzo in mano che poteva essere di 20cm circa mentre se lo scapellava su e giù, sempre con lo sguardo rivolto verso di me.
"Dai amico, prendilo in mano" mi disse, cosi non me lo feci dire due volte ma sempre con un po' di timidezza iniziai a segargli l'uccello enorme che quasi non ci stava nella mano.
Con una mano poi mi prese la testa e me la portò verso il suo uccello in tiro che senza attesa iniziai a succhiare.
Sentii poi dei mormorii e alzando la testa per qualche istante, vidi che quasi tutti i ragazzi che erano attorno a me si stavano sbottonando i pantaloni per menarsi l'uccello davanti a quello spettacolo.
Continuai a succhiare dolcemente quell'uccellone mentre sentivo che qualcuno mi toccava cosce e schiena togliendomi pian piano i vestiti.
Mi lasciarono completamente nudo su quel divanetto quando il ragazzo a cui stavo succhiando il cazzo si spostò facendo parte ad un suo compagno che velocemente mise il suo cazzo arrapato nella mia bocca.
Iniziai a spompinare tutti i ragazzi che erano attorno me, mentre gemevano come dei porci che stavano facendo di me la loro bambola del sesso sui cui avrebbero sfogato le loro fantasie sessuali.
"tu succhiare bene troia" risponde uno mentre mi sbatte il cazzo sulla faccia, accompagnato poi da una succhiata fino alle palle.
Succhiai per bene tutti i cazzi arrapati e non, per circa un quarto d'ora quando uno dei tanti mi invita ad aprire la bocca.
Cosi feci e nel giro di qualche secondo mi sentì inondato da dei fiotti potenti di sborra calda che mi andarono in bocca e per tutta la faccia, subito dopo di lui ne seguì un altro che mi sborrò in bocca. Tutti a proprio turno mi inondarono di sborra, che ricopriva tutta la mia faccia e il corpo nudo, e che fui costretto ad ingoiare.
Il sapore era strano ma era buono e anche i loro cazzi lo erano stati.
Mi offrono dei fazzoletti che usai per pulirmi e rivestitomi esco da quella casa salutando i ragazzi che fino a poco fa mi avevano dominato e poi svuotato le loro palle su di me, chissà da quanto non lo facevano.
Ritornai a casa facendomi una sega al pensiero di ciò che era accaduto, qualcosa che finalmente era diventata realtà.
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