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Gay & Bisex

La porzione di salsiccia è meglio doppia


di Eriaku
07.06.2025    |    3.945    |    5 9.8
"Deglutisco, sentendo il sapore acre della sua sborra..."
Luca era stato mio compagno di scuola per un anno, forse due, durante le medie. Poi lui aveva scelto la scuola alberghiera, mentre io avevo proseguito con il liceo, l'università e così via.
Mi ha inviato la locandina dell'inaugurazione della sua gastronomia tramite i social e, con piacere, ho partecipato all'evento.
Ho ritrovato vecchi compagni e conosciuto nuove persone, iniziando una frequentazione che mi ha legato a quel mondo. Il padre di Luca, Gabriele, appassionato di cucina, aveva indirizzato il figlio verso quella professione e ora era lui stesso in cucina, a preparare il buffet e aprire bottiglie di vino.

Uomo carismatico e affascinante, con una parlantina travolgente, mi ha tenuto incollato alle sue storie per quasi tutta la serata.
Mentre la festa proseguiva, mi sono diretto verso il bagno. Lo spazio era angusto, illuminato da una luce calda. Mi stavo sciacquando le mani quando la porta si è aperta senza preavviso.

«Ciao, vecchio mio», ha detto Luca, entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
«Non sei occupato con gli ospiti?», ho chiesto, cercando di mantenere un tono neutro.
Lui ha sorriso, appoggiandosi alla porta. «Dai, non fare il finto tonto. Ti aspettavi mio padre, vero?», ha detto, avanzando lentamente.
«Che intendi?», ho risposto, sentendo il cuore accelerare.
«Lo so che hai flirtato con lui. I tuoi commenti a doppio senso non sono passati inosservati. Ma visto che papà è impegnato in cucina, tocca a me insegnarti le regole del locale».
Prima che potessi rispondere, mi ha spinto contro il muro, abbassando i pantaloni con una mano. Il suo cazzo già duro pulsava contro il mio stomaco.
«In ginocchio», ha ordinato.

Non ho esitato. Mi sono abbassato, prendendo in mano la sua asta spessa. L'ho leccata dalla base alla cappella, sentendolo gemere. «Bravo porco. Sapevo che sapevi come si fa», ha detto, afferrandomi per i capelli.
Ho aperto la bocca, accogliendolo fino in gola. Succhiavo con forza, le labbra tese intorno al suo cazzo pulsante. Lui mi guidava, spingendo in profondità, facendomi quasi soffocare.

«Sto per venire», ha sibilato.
Non ho rallentato. Ho intensificato il ritmo, leccando e succhiando, finché non ha esploso un fiotto caldo sulla mia lingua. Ho bevuto ogni goccia, pulendo con la lingua anche l'ultima traccia.
«Ora sì che sei pronto per papà», ha detto, risistemando i pantaloni e uscendo con un sorriso.

Tornato in sala, Gabriele mi ha subito attratto con il suo sguardo carico di sottintesi. L'odore di spezie e carne arrosto si mescolava al desiderio che ancora mi bruciava dentro.Uomo carismatico e affascinante, con una parlantina travolgente, mi ha tenuto incollato alle sue storie per quasi tutta la serata.

Frequentavo spesso la gastronomia dopo il lavoro, sempre a tarda sera, e ogni volta trovavo Gabriele presente: il suo ruolo in negozio non era limitato al mattino.
Sorridente, con un fisico asciutto e muscoloso, testa rasata quasi a zero, occhi azzurri e uno sguardo che sembrava trapassare i vestiti, mi fissava con un'intensità che mi faceva fremere. Io ricambiavo i sorrisi, immaginando la moglie con un paio di corna che nemmeno poteva sospettare.Tra una chiacchiera e l'altra, ho lasciato cadere riferimenti ai miei gusti sessuali. Lui, con un sorriso sornione, non ha commentato ma ha annuito, come a dire "lo sapevo".

Passano le settimane e vengo invitato a una grigliata in campagna.
C'è un'allegra confusione: bambini che corrono urlando, donne impegnate in chiacchiere superficiali. Gabriele è al barbecue, a torso nudo. La scena mi mozza il fiato: è un uomo atletico, con un corpo glabro e scolpito, muscoli definiti sul petto, addominali tesi e braccia possenti. Un grembiule legato in vita, sporco di grasso, è l'unico accessorio per pulirsi le mani.
Mi avvicino con un piatto di carta e lui, strizzandomi l'occhio, mi dice: «Tieni... prendi questa bella salsiccia grossa... sono certo che ti piace la salsiccia bella grossa».

La battuta è inequivocabile, ma non mi scompongo. Rispondo, con un sorriso: «Dammene due, belle grosse... due assieme mi piacciono ancora di più».Stavolta è lui a rimanere spiazzato, ma non demordo: strizzo l'occhio e torno al tavolo.
Dopo un'ora, Gabriele arriva con un vassoio di carne cotta e si siede accanto a me. Sento immediatamente il suo ginocchio sfregare contro la mia coscia, scoperta dai pantaloncini risaliti. Poi la sua mano scivola sulla gamba e, a bassa voce, chiede: «Sono stati di tuo gradimento le salsicce?».
«Sì, molto. Forse un po' troppo cotte... preferisco la salsiccia cruda».
I giochi sono chiari. Non resta che organizzare l'appuntamento.
Con il suo carisma teatrale, congeda tutti, incluso Luca e sua moglie. Mi indica di tornare dopo mezz'ora. Faccio un giro, bevo un caffè e torno.

«Eccoti qua», dice.
«Già... eccomi qua».
«Vieni, entriamo. Mentre ti aspettavo, mi sono fatto una doccia. Ne avevo bisogno...».
Sono eccitato all'inverosimile. Gabriele mi conduce in una stanza. I nostri sguardi si incrociano, le sue labbra si schiantano sulle mie, la lingua invade la mia bocca. Le mani grandi e ruvide mi palpano, stringono, esplorano.
Si stacca e si slaccia i pantaloni: «Prendi questa salsiccia cruda. Vedi se è abbastanza grossa per i tuoi gusti».

Accidenti se lo è! Lunga, spessa, con una base larga come un tronco, una cappella perfetta che si allarga a cono. La lecco, la succhio, la mordo piano tra i suoi gemiti.
Mi afferra per i capelli, mi alza e mi bacia ancora in bocca. Poi ordina: «Adesso dammi il culo».
Mi spoglio. Quando vede le mie natiche nude, mi sculaccia con forza, lasciando un segno rosso sulla pelle.
Il mio cazzo è durissimo, ma il suo è il doppio. Me lo prende in mano e stringe: «Questo pistolino non mi serve. Voglio il tuo culo».
Mi piego sul letto, il culo esposto. Lui mi divora le natiche, le morde fino a farmi male, le lecca con foga.

Sputa sul mio buco e infila due dita, scavando senza pietà. Gemo: «Sìììì».
«Ti preparo bene... così godi come un porco», ride.
Sorride, accorgendosi che il mio culo è abituato a ospitare salsicce di ogni dimensione. «Chi se lo immaginava che avessi un culo così rotto?».

«Ti avevo detto che mi piace grosso. Non dico bugie io», rispondo tra i gemiti, mentre le sue dita mi dilatano.
Finalmente, appoggia la cappella sul mio buco e spinge. Il mio sfintere si risucchia quella salsiccia gigantesca con facilità.
«Eccola tutta dentro. Prendila e godi», grugnisce, iniziando a scoparmi con forza.
Il suo petto muscoloso preme contro la mia schiena, le mani mi tengono fermo mentre mi stantuffa come un dannato. Gemo, mi contorco, mentre lui monta come un animale.

Proprio quando sto per esplodere, una voce alle mie spalle mi fa sussultare:
«Vi siete già divertiti senza di me?».
Alzo la testa e vedo Luca sulla soglia, lo sguardo acceso e il respiro accelerato. «Mi sono trattenuto a chiacchierare con gli altri... ma non potevo perdermi il bis».

Gabriele non smette di scoparmi. «Lo hai voluto tu, porco. Due salsicce insieme... e chi meglio di mio figlio per completare l'opera?» mi apostrofa. Luca si spoglia in fretta, rivelando un corpo atletico e glabro, il cazzo già duro e pulsante. «Mi hai insegnato tutto, papà. Ora tocca a me provare con un vero maiale».

Mi infila il cazzo in bocca, e stavolta riesco a prendere quasi tutta la lunghezza. Succhio con foga, sentendo Gabriele ringhiare: «Bravo, figlio mio... il tuo cazzo gli entra meglio del mio. Ha il culo rotto, ci stai sguazzando».
Luca si china su di me, sussurrando: «Chi l'avrebbe detto che mi sarei scopato un amico con mio padre?».
Rido tra un gemito e l'altro: «Tuo padre è un porco... ma tu sei peggio».
I due si scambiano i posti. Gabriele esce dal mio culo con un risucchio umido e si stende sotto di me. «Siediti su di me... voglio sentire il tuo buco stretto».

Mi abbasso lentamente sulla sua salsiccia, mentre Luca si posiziona dietro. «Sei pronto per un doppio carico, vero?», chiede, infilandomi la cappella nell'ano già dilatato.«Ohhhh sì che sei pronto!», esclama, spingendo fino alla base. «Che gran culo... e pensare che lo hai tenuto nascosto fin da scuola».

Bacio Gabriele mentre i due iniziano a muoversi, uno dentro il culo e l'altro nel culo. Quando mi dilato a sufficienza, aumentano il ritmo. Il buco è teso come un tamburo e vengo, imbrattando la pancia muscolosa che mi sta sotto.
Luca esulta: «Papà, lo stiamo spaccando! Mai visto un culo così aperto... e pensare che lo conoscevo da anni e non lo sapevo».

I loro orgasmi esplodono dentro di me, riempiendomi di sperma caldo.
Ma non è finita. Mentre il mio culo stilla il loro sperma, Luca estrae il cazzo flaccido e lo scuote con una risata. «Ti è piaciuto, vero?». Non aspetta la risposta e infila due dita nel mio ano, scavando senza pietà. «Guarda papà... è ancora tutto bagnato».
Gabriele, ancora disteso sotto di me, sorride e comincia a masturbarsi il cazzo semi-eretto. «Dai, figliolo. Faglielo tornare duro».

Luca si china, leccandomi il collo mentre le sue mani si spostano sul mio culo. «Porco che non sei altro... ti piace essere un cesso per due uomini?». Annuisco, gemendo mentre le sue dita mi stirano il buco. «Sì... sono vostro... fate di me quello che volete». Le sue parole si rivelano profetiche: il cazzo di Luca, rinvigorito dalle mie suppliche, torna a farsi largo nel mio culo. «Eccoci, amico. Stavolta ti inculo fino a farti perdere i sensi». Mi scopa con foga, il cazzo rigido come prima. Gabriele, intanto, si masturba accanto a noi, lo sguardo fisso sul mio viso distorto dal piacere. «Guarda come gode, Luca. È nato per essere scopato».

Il ritmo aumenta, il letto scricchiola sotto i colpi. Il mio cazzo, ormai esausto, non riesce nemmeno a indurirsi, ma non importa. Sono un recipiente per il loro piacere, un cazzo di parco giochi per due salsicce gigantesche.
Quando Luca raggiunge l’orgasmo, esce con uno schiocco e si masturba sul mio viso. «Tieni, porco. Beviti questa». Lo sperma schizza sulle mie guance, sugli occhi, tra le labbra. Cerco di pulirmi, ma lui ride e mi tiene fermo. «Lascialo lì. Voglio che tutti ti vedano con la mia sborra in faccia».

Gabriele si avvicina, ancora a cavallo del letto. «Ora tocca a me». Mi apre la bocca con forza e si masturba fino a esplodere, riversando un fiotto caldo sulla mia lingua. «Ingoia tutto. Sei nato per questo».
Deglutisco, sentendo il sapore acre della sua sborra. Luca mi asciuga il viso con il lenzuolo, ridendo. «Mio padre ha ragione. Sei perfetto per questo»

Poco dopo, Gabriele mi accarezza i capelli sporchi del suo sperma, prima di uscire. «Riposati. Quando ti va lo rifacciamo». Luca invece si trattiene finché non mi riprendo del tutto. Infine, già in piedi, si china su di me con un sorriso da predatore. «Porco che non sei altro... domani sera ti voglio qui di nuovo. E non farti pregare, o ti scopo fino a romperti il culo per davvero».

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