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La mia voglia di essere Sissy


di Membro VIP di Annunci69.it Maurocollant
14.05.2020    |    6.436    |    1 9.7
"Esce dal mio buco il cazzo che mi ha riempito l’intestino ed un altro prende il suo posto, ma quello uscito da dietro ora è davanti a me, alla mia bocca, ..."
La mia natura di sottomissione è nata in me fin da ragazzino, nutrivo già allora, sui 12.. 13 anni, desideri segreti di essere sottomesso, non solo, essere severamente punito e in modo da essere costretto a vergognarmi di questo, essere punito ed umiliato.
Iniziai ad indossare i collant di mia zia e, chiuso nel bagno di casa sua, con indosso il suo indumento intimo, immaginavo di essere costretto a fare la cosa, di essere svergognato di questo, di essere umiliato.
Ecco, la parola “umiliazione” è quella che più di tutto rende l’idea di ciò che già a quell’età provavo, intimo e segreto desiderio di subire.
L’idea che mia zia mi scoprisse con i suoi collant indosso era, nelle mie adolescenziali fantasie, quella che mi sembrava più concreta e reale e, non lo nego, che il giorno in cui ciò successe, quando mia zia mi scoprì nudo con solo i suoi collant indosso, riuscii a provare anche una certa dose di piacere, ovviamente dopo aver subito la sua pesante sgridata e la vergogna morale di quelle che era accaduto.
A quel fatto ripensai spesso e succede che ancora adesso capiti di pensarci. Le cose non andarono poi tanto male, ma sicuramente non andarono come avevo sperato. Mia zia assecondò quella mia feticistica, segreta e ragazzina passione, senza dire nulla a nessuno e senza impedirmi di poter godere nell’indossare quel suo intimo indumento.
Avrebbe potuto andare peggio, certo, avrebbe potuto impedirmi di continuare a farlo e dirlo ai miei, così che la vergogna non sarebbe stata particolarmente eccitante e l’umiliazione non proprio quella era che nei miei segreti desideri di ragazzino.
Il mio desiderio sarebbe stato che mia zia scoprendomi nudo con indosso i suoi collant, mi avesse preso sotto il suo controllo, mi obbligasse a farlo per deridere la mia condizione di maschio che voleva sentirsi femminuccia indossando quel capo, o quegli indumenti che poi lei mi avrebbe obbligato ad indossare, solo per deridermi, per parlare di me come una femminuccia. Oggi potrei dire che il mio innato desiderio fosse quello di diventare una Sissy, una mezza femminuccia da usare quale cameriera, serva, oggetto di piacere, da truccare e femminilizzare, per il piacere di una persona dominante, e per il piacere di subire tutto ciò da parte del sottomesso, quindi io.
Non avevo conoscenza di ciò che allora desideravo e oggi mi piace ancora immaginare e che, grazie ad internet ed alla folta schiera di siti porno, oggi ho avuto modo di apprendere, approfondire sulle Sissy, su quelle femminucce o mezze femmine, quali io aspiravo e a cui ancora oggi, anche se di tempo ne è passato, ambisco.
Era la fine degli anni sessanta e di cose riguardanti il sesso non se ne sapeva assolutamente nulla, mia zia mi permetteva di indossare i suoi collant solo con la speranza che non fossi gay, e non lo sarei diventato, mai le ho detto che già da un paio d’anni mi piaceva stare nudo con un amico e con lui toccarci, accarezzarci, baciarci anche e prenderci in bocca il sesso, passione che è rimasta... Non lo ha mai saputo, forse lo avrà immaginato, ma lasciarmi indossare i suoi collant per lei era come cercare di redimere la mia bisessaulità, per fortuna non ci è riuscita...
Ricordo ancora che certe volte mi chiudevo in bagno e mi infliggevo pene che sognavo mi fossero imposte, desideravo che altri mi infliggessero, mi obbligavo a mettere la testa infilata nel water come a dover aspirare gli odori della mia padrona, mia zia, nei miei desieri, oppure stringevo attorno al ventre una corda, che opportunamente portavo con me nei miei desieri feticistici di adolescente, e la stringevo con il desiderio che facesse male, che lasciasse un segno evidente che doveva rappresentare la mia voglia di sottomissione, ero ignorante in materia, di sicuro ricordo che il mio desiderio era che doveva farmi male, che doveva stringere forte e più faceva male più era eccitante.
Non lo sapevo, ma inconsciamente sentivo mio il ruolo del sottomesso, era nella mia indole, sicuramente lo è stata anche nel mio carattere, ma non è di questo che voglio dire.
Crescendo non è cambiato molto, sono rimasto bisessuale, sempre più convinto, ho continuato ad indossare collant, anzi, ho ampliato il mio “guardaroba femminile” e con esso i miei piaceri nell’indossare, calze, reggicalze, scarpe con tacco, perizoma.. e, ovviamente, ha preso sempre più coscienza la mia voglia di femminile sottomissione.
Ho avuto modo di realizzare alcuni dei miei segreti sogni, poco purtroppo, solo una persona ha saputo vedere in me lo schiavo, o la schiava che desideravo essere. Solo con Lora, che ho amato come donne prima ancora che come padrona, ho avuto modo di sentire davvero quelle sensazione che avevo solo immaginato, sognato, desiderato.
Lora è stata un’amore clandestino, arrivato in un momento della nostra vita in cui volevamo entrambi fuggire alle nostre rispettive realtà, ma come spesso capita, anche nelle favole più belle, le storie sono destinate a finire e con la nostra storia finì anche quell’aspetto di vita sessuale che solo con lei sono riuscito a realizzare (vedi il racconto “Le mie storie con Lora”). Peccato, perchè ancora molto avevo voglia di provare, di sperimentare, di subire.
Da qui in poi ciò che racconto è di fantasia, fa parte del sogno segreto di voler realizzare il mio desiderio di essere, di diventare una Sissy, una femmina votata al piacere unico di soddisfare il proprio maschio o la propria femmina dominante, di sicuro poter realizzare i desideri di una femmina dominate, come per poco fu con Lora, è il massimo delle mie aspirazioni, ma anche essere la femmina di un maschio alfa che sappia vedere in me sia la femmina che la schiava, mi fa sentire il desiderio di essere appagato di quanto di veder realizzato quanto desidero.
Ed eccomi quindi nell’ambiante in cui desiererei vivere, schiavo di un padrone che sappia farmi vivere la mia desiderata e intima femminilità, schiavo, o meglio, schiava, dei sui desideri, del suo padronale essere maschio degno di amore e di rispetto.
Eccomi quindi come lui vuole che io sia in casa, femmina con i collant quando non sente desiderio di usarmi, di usare il mio corpo per il suo piacere, o con calze e reggicalze, pronto all’uso quando vuole usarmi a suo piacimento ad uso e consumo suo o dei suoi amici che sanno, come lui, il mio padrone, ottenre il massimo del mio devoto serivilismo, certo, anche a scapito di punizioni che so di meritarmi, sia per il mio essere inferiore, che per il mio essere schiavo che abbisogna di una severa educazione.
Comunque, che io indossi collant o calze, il mio padrone mi vuole in ordine, truccata da femmina vogliosa, con tacchi che su cui fatico a camminare, ma solo per questo sono per lui il pretesto di punire il mio corpo, la mia anima di inferiore femmina frocia.
Egli vuole che io metta il collare ed il guinzaglio, così da potermi usare come una cagna da portare a spasso dove egli desidera o per strattonarmi ad ogni mio sbaglio e farmi capire che mi sono guadagnata una punizione.
Un apdrone che sa che punirmi è dimostrare che si dedica a me, e di questo gliene devo essere grata, ringraziarlo quando mi punisce, quando mi frusta o scudiscia, ad ogni colpo egli stanca la sua mano per la mia educazione e di ciò gli devo essere grata, ogni colpo è un grazie, se lo dimentico saranno cinque colpi in più, di frusta o di scudiscio. Grazie Padrone.
Essere al suo servizio sempre, umilmente e coscientemente, con il solo appagamento di soddisfare ogni desiderio quale unica ragione di vita di una Sissy nata e votata per essere usata, quale, d’altronde, sognavo di essere.
Dormire umilmente ai piedi del letto del mio padrone ed essere pronta ad ogni sua richiesta, sia che fosse un bicchier d’acqua per la gola secca, sia essere pronta a soffisfare un sogno con finito e che lo ha creato un desiderio, una voglia, o a evitargli il percorso dal letto al bagno offrendogli la mia bocca per la sua minzione motturna.
Il massimo poi sarebbe ricere in casa i suoi amici, maschi dominanti e porci come lui, riceverli ben sapendo che quelle amicizie possono rappresentare per me, mezza femmina, solo il dolore fisico e mentale dell’uso e dell’abuso, ma essere compiacente e pronta alle loro voglie sempre, con piacere, con devozione.
Servire devotamente il mio padrone affinchè le serate che lui organizza soddisfino gli amici che ha invitato, ben sapendo che questo risultato dipende solo ed esclusivamente da me.
La serata deve essere perfetta, la casa deve essere in ordine, il tavolo preparato con attenzione e dovizia di particolari dati solo dalla grazia femminile che dipende dall’unica femmina di casa, io, la frocia.
Quasiasi cosa non soddisfi il mio padrone so già che equivalerà ad una strattonata con il guinzaglio e, a festa finita, una giusta e meritata punizione.
A proposoito di meritate punizioni il mio padrone sa che, comunque, una schiava mezza femmina, non è mai indenne da colpe, mai è perfetta come egli vorrebbe, mai è capace di agire senza commettere qualche piccola infrazione che potrebbe sfuggire all’occhio attento del maschio dominante e, quindi, ogni sera egli deve dedicare del tempo alla mia educazione, alle giuste punizioni che mi sono comunque meritata.
Ovvio che se le mie ingiustificate mancanze fossero particolarmente evidenti, le punizioni, più che meritate, vanno ad aggiungersi a quelle che ogni sera fanno parte del bagaglio del lavoro che egli deve svolgere per la mia continua educazione. Grazie Padrone.
Egli sa che la mia massima femminilità si esprime proprio quando invita amici a casa, con la scusa di quattro chiacchiere o di una cena in amicizia, ma con il reale motivo di esibire la sua schiava, la sua mezza femmina, di darle la possibilità di dimostrare le sue femminili doti di vacca, da usare, da umiliare per il suo unico piacere.
Come dicevo sopra, la serata che il mio padrone propone deve essere perfetta, deve essere speciale perchè non è assolutamente ammesso che lui faccia brutta figura, che si possa dire che la serata non è stata all’altezza dell’uomo che lui è, un maschio dominante, severe, impeccabile.
Ecco quindi che tutto dipende solo ed esclusiavemente dal servizio che la sua devota schiava, che l’oggetto a cui egli ha destinato l’obiettivo della serata, e su cui ha riposto estrema fiducia, non deve assolutamente fallire.
Dal ricevere gli ospiti in modo provocante ed accattivanate, indossando indumenti appropriati al ruolo di oggetto che deve dare il benivenuto e, quindi, che benvenuto sia, mettendo gli ospiti a proprio agio lascioandoli toccare, strizzare, sculacciare, punire, schiaffeggiare a loro piacere, che comunque, deve essere anche il mio piacere, perchè mi viene imposto, certo, ma anche perchè so che ho desiderato questo ruolo.
Ogni amico del mio padrone, ogni suo ospite è per me un padrone e non posso certo esimermi dal portargli lo stesso amore e lo stesso rispetto che dedico a lui.
Quindi qualsiasi cosa l’ospite desideri è mio compito che lui trovi soffidazione, la mia bocca ed il mio culo devono essere a sua disposizione in qualsiasi momento della serata. Se entrando in casa l’ospite vuole assaggiare la mia vacca femminilità egli ne ha diritto ed i mio dovere è far sì che egli ne sia soddisfatto.
D’altronde è nei miei desideri e nella mia natura sapere che il mio ruolo è questo, soddisfare le voglie di chi mi domina.
Piccola parentesi, ovvio che il mio essere schiava, oggetto inferiore, comunque pone dei limiti, il buon senso e la volgia di reciproco piacere deve predominare su qualsiasi rapporto, anche padrone/schiava, senza di questo non vi è la possibilità che il piacere sia davvero tale, ragion percui le pratiche non descritte nel mio racconto non rientrano nella categoria dei mie desideri.
Tornando quindi ai miei pensieri, ai miei desideri, la serata del mio padrone deve svolgersi in modo impeccabile, gli ospiti devono sentirsi a loro agio e tutto dipende da me, devo aiutarli a spogliarsi, nudi ci si sente più liberi e, se necessita, si è già pronti a soddisfare le proprie voglie.
Quindi ognuno deve essere da me diligentemente spogliato, dando prova ad ognuno della mia delicatezza nel tocco delle mani, di saper come stimolare le emozioni dell’ospite, sia con le mani che con la lingua di cui ogni ospite deve aver la possibilità di assaggiare il mio delicato tocco.
Se le mani dell’ospite desiderano perlustrare il mio buco anale, giusto per saggiare e pregustare il sicuro coito che prima della fine della serata potrà avere, sarà mio compito accettare e gradire questa sua attenzione che, sicuramente, sarà di mio gradimento anche senza sentirmi obbligata.
Del mio misero cazzetto non vale la pena di dire nulla, comunque il suo ruolo è ininfluente, a servizio del mio padrone egli, il mio inutile cazzetto, rimarrà chiuso in una ferrea gabbietta c6000, costretto, senza possibiltà di dimostrare la mia frocia erezione, uncio possessore della chiave è lui, il mio padrone che a suo unico piacere disporrà se e quando aprire il lucchetto e lasciar libero il mio sesso, giusto per una sega la massimo.
Essere gentile e disponibile con lui e
che sarebbero un segno sgradito per l’ospite. Solo se il mio padrone lo ritiene, ma esclusivamente a suo con gli ospiti, prima sopra il tavolo, servendo quanto ho preparato per la loro cena e poi sotto il tavolo, inginocchiata e pronta a seguire i vari richiami che i maschi mi fanno affinchè le mie mani o più spesso la mai bocca, soddisfi la loro ulteriore fame.
Ovvio che il mio padrone richiede e pretende massima pulizia, quindi la casa deve exssere in perfetto ordine e anche sotto il tavolo è indispensabile che ciò ci sia.
Pertanto, escludendo che gli ospiti durante la cena debbano alzarsi per espltare funzioni fisiologiche date dal tanto bere, devo essere io pronta e attenta a raccogliere i bisogni liquidi degli ospiti.
Ad un loro particolare segno devo essere pronta a permettere loro di liberarsi la vescica e la mia bocca ha anche questo importante ed utile scopo, bevendo con piacere la pisciata che l’ospite, o il padrone, intendono offrirmi, ringraziando per quanto ricevuto ed evitando di fare cadere gocce sul pavimento insindacabile giudizio, posso raccogliere la minzione in una caraffa, da conservare per la mia prossima sete.
Come ogni cena fra amici che si rispetti, il clou è nel dopo cena e il dopo cena è riservato alla schiava del padrone, cioè io, gli amici del mio padrone hanno le loro maschie esigenze e, come ben so, hanno risposto solo per questo all’invito del mio signore e non posso assolutamente venir meno nel mio ruolo di schiava, di femmina frocia, di vacca, di oggetto.
Pronta e disponibile ad ogni richiesta, la mia bocca e il mio buco anale devono dinostrare voglia, desiderio, piacere nell’offrirsi e rcivecere quanto gli viene donato.
E’ un ruolo quello della Sissy sottomessa, e devo svolgerlo in modo da dare soddisfazione al mio padrone, venissi meno a questo meriterei le sue punizioni o, anche peggio, di essere venduta al minor offerente, tanto poco finirei col valere.ù
Quindi la brava femmina frocia devo dimostrare la mia passione per lo scettro del piacere maschile, il nobile ed adorato cazzo.
La mia bocca è solo per lui, il mio buco anale è pronto, umido, voglioso solo per lui, il cazzo.
Ed ecco quindi che la mia femminilità ha la possibilità di dare il meglio, invogliando, desiderando, accettando tutto ciò che i maschi che vogliono usarmi pretendono da me.
La mascella non deve mai essere stanca e la bocca vogliosa di avere un nobile cazzo da invogliare, succhiare, amare, far sborrare.
La sborra, assieme al cazzo, è la mia degna ricompensa, il premio al mio lavoro fatto in modo ottimale, più mi sentoi riempire la bocca di sborra più sento di aver meritato quel premio ed è calda, è buona, il mio padrone deve vedere la luce del piacere nei miei cocchi per esseremi meritata quel succulento premio.
E ne vado orgogliosa, apro la bocca, faccio vedere la mia lingua e la sborra pronta per essere deglutita, succoso premio della mia vaccaggine, della mia bravura nel fare pompini.
Adoro fare pompini, da sempre, e il mio sogno è quello di essere al centro di una serata così, io schiava e autoritari maschi che saggiano le mie capacità pompinarie, la mia bocca avida ed assetata di cazzo e del suo premio, caldo, cremoso.
E se il maschio vuole scopare il mio culo è suo, non potrei esimermi dal consentirgli di penetrarmi, sono frocia e quindi per definizione vogliosa di cazzo in culo, è la mia realizzazione di femmina.
Deve essere caldo, umido, pronto, il mio padrone non vuole che i suoi amici debbano sforzarsi nel penetrarmi, devo essere calda ed accogliente, anche se sto dando prova delle mie acapictà pompinare, devo anche concentrarmi sul cazzo che mi penetra, saper gestire lo scettro che occupa la mia bocca ed anche il bastone che mi incula, muovermi con attenzione per dare piacere ad entrambi.
Essere troia e vacca deve essere il mio ruolo ben definito e quindi essere concentrata su tutti e due i maschi che con sicura sapienza mi stanno usando, devo essere io a dare loro il massimo piacere e la soddisfazione finale di loro è il mio unico e ambito premio.
Muovo il bacino e intanto la lingua avvolge, lecca scalda il nobile cazzo che penetra la bocca, senza dimenticare quello che è dentro il canale anale e che ha voglia di altrettante attenzioni.
Lo sguardo attento, vigile e seveo del mio padrone mi fa capire che non posso distrarmi, che alle venti frustate che comunque mi aspettano conclusa la serata, non ne devo aggiungere altre.
Quindi con attenzione lecco, insalivo, stringo fra le labbra e con altrettanta attenzione stringo le natiche, le allargo, mi muovo facendo entrare ed uscire il nobile cazzo che ho nel culo.
Altri si dedicano a me nel frattempo sputandomi, sculacciandomi, insultandomi, chiamandomi per nome baldracca, zoccoca, vacca.... solo questo nome basta per far sì che il mio inutiole cazzetto, stretto nella sua gabbietta, abbia uno sterile sussulto di voglia di indurirsi, ma la costrizone lo castiga e il piacere per me aumenta sentedolo imprgigionato.
Ahh come godo di questo mia vaccaggine, di questo mio essere sottomesso, anzi, sottomessa..
La mia bravura sta tutta nel dare soddisfazione al maschio, sono frocia solo per questo, e la mia bocca ed il mio culo sentono la mia femminilità prevalere nel momento in cui la mia gola ed il mio canale intestinale vengono riempiti dal premio più agognato, la sborra.
Sentire in gola i caldi schizzi della crema, e nel frattempo le spinte nel mio canale anale farsi più decise e poi fermarsi per lasciare allo scettro maschile scaricare nel retta la schiuma del suo piacere e del mio piacere.
Esce dal mio buco il cazzo che mi ha riempito l’intestino ed un altro prende il suo posto, ma quello uscito da dietro ora è davanti a me, alla mia bocca, pretende di essere pulito, e la mia calda bocca, vogliosa, vellutata, lo afferra, lo succhia e di nuovo si ripropone il gioco dei due cazzi... uno dietro ed uno davanti, e di nuovo lo sguardo voglioso e severo del mio padrone mi scruta, mi mette soggezione, mi comanda, mi richiama ai miei doveri di umile e sottomessa Sissy.
Non importa quanti sono gli amici del mio nobile padrone, io devo essere sempre pronta e disponbile, vogliosa e pronta ad invogliare, la mia ricompensa è la sborra che riesco a fare schizzare, la mia ricompensa è avere dal mio padrone il numero minimo di frustate che la sua regola impone, il minimo per la mia educazione, l’impiù, eventuale, sarebbero solo per le mie gravi mancanze.
Ecco, non è molto, ma credo di aver descritto la mia voglia di essere Sissy, questo forse sognavo da ragazzino con i collant di mia zia indosso, ma forse non lo sapevo.
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