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Gay & Bisex

Prime esperienze bisex - 2


di Membro VIP di Annunci69.it Maurocollant
18.08.2019    |    13.189    |    7 9.5
"Chissà che… per adeguarci a quella crema densa, biancastra…..."
Con Marco, amici fin da ragazzini, ho condiviso la mia adolescenza sotto tutti i punti di vista, considerato che i primi pruriti della pubertà, non solo trovai con lui il modo di condividerli, ma anche, e direi soprattutto, trovai in lui un caro compagno per tutte quelle curiosità e le scoperte che quell’età necessariamente comporta.
La crescita, il corpo che si modifica, la voce che cambia, ogni cosa che piano piano produceva dei cambiamenti in noi, lenti ma visibili, era un motivo di parlarne assieme, non ci interessava trovare delle risposte alle nostre curiosità che lo sviluppo produceva, ci bastava notarlo, mostrarlo, parlarne.
Alla fine degli anni sessanta, piena rivoluzione sessuale, ma in un piccolo paese della provincia veneta questa rivoluzione non era ancora arrivata e di certe cose era impensabile parlare con i genitori, ed i cambiamenti originati dalla pubertà erano alcuni di questi argomenti.
Vedere i nostri cazzi svilupparsi era una cosa che ci faceva emozionare e fremere. La sola cosa che produsse qualche meraviglia, all’inizio, fu segarci senza sborrare, a veder arrivare i primi schizzi di….chissà che… per adeguarci a quella crema densa, biancastra….rendendoci conto, pian piano, che era l’espressione massima del nostro piacere.
Con Marco ci vedevamo due tre volte alla settimana, vederci nel senso che ci incontravamo per le nostre seghe e per le cose che mano a mano ci veniva voglia di provare… i primi baci, le prime carezze, i primi rudimentali pompini, le sborrate sul corpo, in viso, nella bocca….
Starcene nudi interi pomeriggi distesi a letto ad accarezzarci per il solo piacere di creare le suggestioni delle nostre seghe e delle sborrate piacevoli che ne seguivano.
D’estate sua mamma era fuori casa quasi tutti i pomeriggi e per noi quei pomeriggi avevano una sola parola d’ordine “mettersi nudi”, la parola nudo per me ha un significato di eccitante fantasia ancora oggi, e allora cominciavo ad assaporarne il piacere del senso che stare nudi ha, fatto di mille piccole attenzioni e piaceri scambiati.
Il tardo pomeriggio, dopo il sollazzo sborratoio, Marco ed io riprendevamo la normale vita dei ragazzi di quell’età, giocando a pallone, trovandoci con altri amici, attaccare bottone con le ragazze.
C’era un amico che era più grande di noi, tre o quattro anno di più, lui lavorava già, e si univa a noi solo nel tardo pomeriggio, quando i nostri momenti di piacere erano finiti e passavamo alle normalità da ragazzi, questo amico si chiamava Enrico.
Non avevo con Enrico la stessa confidenza che avevo con Marco e, quindi, con lui certi argomenti non li affrontavo proprio, c’era un po’ di imbarazzo a parlare con lui o anche a fogliare qualche giornale porno.
Capitava che certe volte Enrico ed io ci incontrassimo senza che ci fosse Marco, così come era possibile che fossero loro due a vedersi senza di me e se Enrico ed io non parlavamo di sesso, quando invece si incontrava con Marco, scoprii dopo un po’ di tempo, loro ne parlavano e non solo…..
Loro due avevano un po’ alla volta iniziato una certa confidenza intima che li portava a darsi piacere così come già da tempo facevamo Marco ed io.
Lo seppi il giorno in cui, quando trovandomi da solo con Enrico, notai in lui un certo imbarazzo, eravamo amici, non capivo quel suo strano comportamento. Stavamo mettendo ordine dentro alcuni armadietti che c’erano nel garage di casa sua, e vicino a quegli armadietti c’era un vecchio divano, ad un certo momento del nostro lavoro Enrico si sedette mi avvicinai per sedermi anche io e in quell’istante mi accorsi che aveva aperto la patta e fatto uscire il suo cazzo..
“Marco mi ha detto che ogni tanto vi segate assieme, hai voglia di farlo anche con me?” mi disse.
Con Marco le cose erano nato un po’ alla volta, mi sembrava che non ci fosse stato un inizio così incalzante, e poi io ci avevo messo del mio, la voglia, il piacere, desiderio e Marco ne era rimasto coinvolto in modo abbastanza graduale, almeno questo era il mio punto di vista.
Vedere Enrico così, col cazzo fuori dai pantaloni e con la quella esplicita domanda, mi metteva un po’ a disagio, cercavo qualche scusa per riuscire ad alzarmi e andare via.
Lui continuava a massaggiarlo piano piano, ma volevo che fossi io a farlo, ed io invece ritraevo la mano e cercavo di trovare il modo di sparire da là in fretta.
Rimuginavo sul fatto che Marco aveva tradito il nostro segreto, che non avrebbe dovuta farlo e che per questo non mi sarei più segato con lui ne’ fatto altro.
Enrico insisteva perché prendessi in mano il suo cazzo e lo segassi, mi diceva che lui avrebbe fatto altrettanto a me.
Sempre continuando a masturbarsi lentamente da solo, mi raccontava delle sue prime esperienze avute da ragazzino in collegio, le seghe in compagnia, il suo raccontare era identico agli approcci fra Marco e me, uguali le cose, i modi, il piacere.
Questa cosa mi fece pensare che eravamo uguali per quell’aspetto, il piacere delle seghe di nascosto, delle carezze fra ragazzi, nulla di diverso da quelle stesse cose che ho condiviso con il mio primo amico, e poi mi stava dicendo cose sue; forse per vincere la mia ritrosia mi raccontava una parte del suo periodo di ragazzo, avrebbe anche potuto non farlo, invece si stava raccontando.
Mi ero alzato dal divano, ma decisi di sedermi nuovamente, non troppo vicino, ma tornai sul divano, allungai la mano e presi in mano il suo cazzo, era duro, venoso, era uguale al mio, e questo mi dava una certa sicurezza, chissà perché…?
In pochi attimi passai dal volermene andare al suggerirgli che sarebbe andata meglio se si fosse abbassato i pantaloni, cosa che fece, invitandomi a fare altrettanto. Lo ascoltai e anche io abbassai i miei pantaloni.
Non era un gran bel vederci, seduti sul divano, entrambi con calzoni e slip calati fino sulle caviglie, gambe nude e, quello che più conta, uccelli al vento.
Enrico era alla mia destra, lui è mancino, e quindi eravamo nella situazione ideale, lui mi segava con la sua sinistra ed io con la mia destra.
Segandoci ci guardavamo, guardavamo le espressioni del nostro viso che si eccitava, che sentiva il piacere che quella mano stava dando, i visi rossi, gli occhi che si chiudevano, l’incitamento a far correre più veloce la mano e…. poi la sborrata, arrivai prima io e in quel momento rallentai la sega ad Enrico e mise la sua mano sopra la mia e aumentò la velocità fino a schizzare anche lui…
Rimanemmo là, spossati, appagati, soddisfatti anche di quell’inaspettata scoperta dell’essere amici ancora di più.
Gli chiesi se lui e Marco avessero fatto la stessa cosa ed Enrico mi rispose che erano alcune settimane che lo facevano assieme e da quasi subito aveva saputo che anche io, con Marco, ci divertivamo, mi disse anche che sapeva che ci succhiavamo il cazzo, e che anche quella era una cosa che aveva avuto modo di sperimentare da ragazzo ai tempi del collegio.
Ripuliti e rivestiti che fummo ci impegnammo a rivederci l’indomani, con Marco.
E così facemmo, verso le 17 Enrico arrivò a casa dal lavoro e con Marco eravamo già ad aspettarlo, quel giorno non ci eravamo fatti venire particolari idee, Marco ed io, perché l’attesa era tutta che quel nostro amico che si era aggiunto a noi due, qualcosa di nuovo, qualcosa da capire, qualcosa che poteva farci divertire di più.
Neanche venti minuti da quando Enrico era arrivato dal lavoro ed eravamo giù tutti e tre nudi, ci si accarezzava, strusciavamo i nostri cazzi, facevamo tutto ciò che era possibile da fare in tre, toccarci soprattutto era piacevole, bello, sensuale ed eccitante.
Per un po’ continuò quell’accarezzarci che sembra fosse necessario quasi per imparare a conoscere le nostre nudità, fu Enrico, il più esperto, perché viste le sue esperienze in collegio, a quel punto potevamo considerarlo il più esperto, che invitò Marco ad inginocchiarsi e prendersi cura, con la bocca, dei nostri due cazzi.
Mentre Marco succhiava e leccava ora l’uno ora l’altro, Enrico ed io continuavamo con le carezze, solo che ora le nostre bocche si erano avvicinate ed avevamo cominciato un lento e piacevole bacio. Enrico mi aveva infilato subito la lingua in bocca, con Marco ci baciavamo, ma le lingue le avevamo tenute chiuse ognuno nella propria bocca. Ora Enrico, invece, insinuò la sua dentro la mia bocca e trovai quel calore qualcosa di piacevole, unico, bello, non potei far altro che contraccambiare.
Marco intanto strusciava le cappelle una contro l’altra, le leccava, le metteva in bocca e poi tornava a dedicarsi ad una sola delle due alternandole in bocca.
Bacio e pompino assieme erano qualcosa di nuovo e di così bello che sentii il piacere scendermi dalla schiena, arrivare alle palle e…………feci in tempo a togliere il cazzo dalla bocca di Marco che schizzai la crema del mio piacere
Con la mano segai il mio cazzo per far schizzare quelle ultime gocce di sborra sul corpo di Marco che ora con la bocca si dedicava solo al cazzo di Enrico, e bastava a guardalo in viso per capire che si stava trattenendo dallo sborrare, che cercava il momento massimo di quell’estasi che Marco gli stava dando con la bocca….
Si alzò sulla punta dei piedi, inarcò la schiena e trattenne l’urlo di piacere, ma non riuscì più a trattenere lo schizzo di sborra, Marco staccò la bocca e quello schizzo arrivò sul suo viso, era eccitante vedergli il viso schizzato, Enrico, con il cazzo, gli spalmò quella crema sul viso, era veramente uno che sapeva come si fa a godere,
In quel momento sembravamo tre complici navigati ed esperti del vivere il sesso fra di noi ed invece, in realtà era la prima volta che ci trovavamo noi tre e senza l’esperta regia di Enrico, l’amicizia intima fra Marco e me era solo un gioco di scoperte fra inesperti ragazzi.
Assieme Enrico ed io ci concentrammo poi su Marco che non aveva avuto ancora la sua parte di orgasmo e se lo meritava proprio, vista l’intensità del pompini a due cazzi e le belle sborrate che aveva saputo farci fare.
Un po’ con la mia bocca ed un po’ con quella di Enrico, anche Marco ebbe la sua esplosione di piacere, schizzandoci il viso e facendoci capire che aveva gradito quelle nostre attenzioni.
Rimanemmo tutti e tre nudi, la voglia di godere ancora c’era, bastava poco, solo il tempo di riprendere fiato, e così chiacchierammo un po’, anzi, più che altro ascoltammo le cose che Enrico ci raccontava del suo periodo trascorso in collegio.
In mezzo a tante cose che ci facevano pensare di essere stati fortunati a non avere vissuto quell’esperienza, ce ne furono altre, che riguardavano le sue prime esperienze sessuali con i maschi, che invece ebbero l’effetto di farci rizzare nuovamente i nostri cazzi vogliosi.
Le e così ritornammo ad abbracciarci, Enrico era in mezzo fra me e Marco e le sue mani arrivarono sui nostri culi, fece scorrere le dita dentro i nostri solchi.
Il culo: nei giochi con Marco non era mai stata una cosa su cui ci eravamo concentrati, ma ora quel tocco di Enrico aveva il potere di aggiungere nuovo piacere a quell’eccitazione che non sapevamo quali limiti potesse raggiungere.
Le dita di Enrico sapevano come toccare, insinuandosi nel solco, salivano e scendevano fermandosi pochi attimi sul buchetto, stuzzicarlo e poi abbandonarlo per riprendere a salire o scendere fra le natiche dei nostri inesperti culetti.
La cosa più normale, a quel punto, fu contraccambiargli il piacere e assieme le mani mia e di Marco arrivarono sul culo di Enrico, e ripeterono il gioco che lui ci stava insegnando.
Così. Mentre le nostre mani perlustravano quel nuovo centro di piacere, Enrico ci disse…
“ Vi piacerebbe prenderlo in culo..?”
Che domanda era..? mai pensato fosse una cosa che avremmo neanche potuto prendere in considerazione, ma il tocco delle sue dita era particolarmente piacevole e, al di là dal pensare che mettere il cazzo dentro quel buchino stretto potesse essere una cosa che poteva anche far male, o dar fastidio, l’idea ci sembrava fattibile… da provare.
Non fu quella volta che Enrico ci usò per i suoi insegnamenti, quel primo giorno in tre finì con un’altra eccitante sborrata, fatta con grandissimo piacere e i miei due amici usarono il mio corpo per scaricare il loro nettare cremoso, che gradii in modo eccitante e fu un piacere ripulire dalle ultime gocce di sborra i loro cazzi che cominciavano ad afflosciarsi, ma che sicuramente gradirono il piacere della mia lingua che li ripuliva.
Mi segai mentre loro mi guardavano e si beavano della mia venuta che dedicavo loro, e schizzai sul mio corpo la sborra che poi Enrico e Marco spalmarono sulla mia pancia, maneggiando il mio cazzo con piacere che sembrava non finire mai.
Era un inizio di un’amicizia a tre molto speciale, che durò parecchi anni… 5 per la precisione, periodo in cui sapemmo godere uno dell’amicizia degli altri, ma anche del corpo degli altri, in maniera intensa a che ancora oggi, quando ci ripenso, suscita in me forti emozioni, tanto che è inevitabile impedire alla mia mano di segare il mio cazzo, dedicando ai miei cari amici quegli schizzi di sborra che ancora oggi, solo a pensarli, riescono a farmi nascere.
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