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Prime Esperienze

I collant di mia zia - 1


di Membro VIP di Annunci69.it Maurocollant
14.08.2019    |    30.545    |    16 9.1
"Zia mi aveva visto anche con la sottoveste ed aveva pensato che anche quello fosse un oggetto che mi piaceva, assecondai la sua scelta e sotto il suo sguardo..."
Questo racconto è vero, e narra come è nata la mia passione per i collant e della segreta complicità di mia zia...
Avevo quindici anni alla fine degli anni sessanta, vivendo in una cittadina di provincia l’ eco delle lotte dei movimenti politici e studenteschi del periodo erano proprio e solo echi lontane.
La mia unica e vera rivoluzione era conseguenza del normale sviluppo fisico di quell’età, la pubertà, la tempesta ormonale che mi nasceva dentro.
Da qualche tempo avevo scoperto il piacere selle seghe in compagnia di un amico con il quale era piacevole scambiarci reciprocamente i momenti di vero godimento.
Certe volte riuscivamo a scambiarci il piacere manuale con l’aiuto di qualche giornaletto porno rubato dall’edicola.
A quell’epoca le immagini erano particolarmente censurate, il massimo era poter vedere un seno non coperto dalle sempre presenti striscioline nere che ricoprivano parte delle nudità.
E su quei seni scoperti il mio amico ed io trovavamo tutto il piacere per fantasticare e immaginare situazioni che erano d’aiuto alle nostre mani per correre veloci sui cazzi duri e vogliosi, e portarci alla piacevole sborrata finale.
In mancanza di giornaletti porno molte volte tornava utile un catalogo di vendite per corrispondenza, che in quegli anni imperversava in tutte le cose degli italiani: “Postal Market”.
La parte che ci più interessava, ovviamente, era quella dell’intimo femminile, poco ci importavano abiti maschili o femminili, calzature, giochi, arredo per la casa o stoviglie o cose del genere.
Le immagini di donne in mutandine o reggiseno, o in calze, erano di gran lunga le più guardate, tanto che certe volte aprendo a caso lo spesso catalogo, si sarebbe aperto proprio su quelle pagine.
Le immagini che più mi eccitavano erano quelle delle modelle che indossavano le calze, inguainate in giarrettiere strette, o in reggicalze un po’ più…spinti.
Ma c’era una cosa nuova, mai vista prima, erano i collant….
E le immagini delle donne in collant erano piacevolissime, non erano particolarmente eloquenti, certe sfumature fotografiche impedivano di vedere il solco del culo o la forma della figa, ma senza difficoltà di capiva che quelle modelle non indossavano mutandine sotto quella velatura fine del nylon.
Erano le foto che mi più mi eccitavano e le mie seghe fantasiose prendevano spunto proprio da quelle foto, anche se il mio amico desiderava di più i seni mezzi censurati dei giornaletti porno, per cui molto spesso ognuno faceva per proprio conto senza approfittare della mano dell’amico, solo per poter godere con le immagini più desiderate.
Certe volte trovavo a casa di mia zia i motivi fantasiosi per dare più piacere alle mie seghe, ed era proprio mia zia la persona che più mi stuzzicava i miei desideri.
Lei aveva 45 anni, era vedova, capelli lunghi castani, un po’ in carne, alta 1 e 70 aveva un fisico piacevole e le mie prime fantasie sessuali erano cresciute con lei e con lei continuavano.
La meraviglia delle meraviglie fu, un giorno, scoprire nel bagno di casa di mia zia un paio di collant …… Meraviglia delle meraviglie, un sogno che si realizza, l’oggetto feticistico che adoro indossato dalla donna che è il centro delle mie pulsioni segaiole.
Impossibile resistere dal prenderli in mano, guardarli, toccare, guardare come sono fatti, immaginarli indossati da mia zia….
La prima sensazione fu la grande voglia di rubarli, portarli con me e farli vedere al mio compagno di seghe perché capisse anche lui l’enorme piacere che potevano dare, ma rubarli era un rischio che non potevo correre e quindi… il piacere che per secondo mi venne alla mente fu….indossarli.
Chiusi la porta del bagno, cosa che non facevo mai, mi denudai e piano piano prestando attenzione a non romperli, infilai la gamba destra e vedere il colore del nylon, color carne, che ricopriva la mia gamba fu una grande sensazione di piacere, il mio cazzo già duro sentiva sensazioni che lo facevano gonfiare ancora di più…
Infilai anche la gamba sinistra e poi alzandomi in piedi tirai su il collant fino al ventre. Ovviamente sotto non indossavo nulla, a mio parere erano fatti apposta per essere indossati senza nulla sotto, capii dopo, che non era proprio così, ma in quel momento era logico non si dovesse indossare nulla sotto.
La taglia era un po’ grande e sulle gambe il nylon aveva fatto delle pieghine che contribuivano a far crescere la mia eccitazione, non so dire la sensazione prevalente fra le tante che avevo in mente in quel momento, erano troppe.
Non c’era uno specchio nel quale potermi guardare, quello del lavandino era troppo in alto, mi guardavo, mi giravo, mi toccavo, ero eccitatissimo, segarmi fu la cosa che potevo fare in fretta prima di rischiare che il solo contatto del nylon sulla mia cappella mi facesse sborrare finendo con lo sporcare il collant con il conseguente rischio di insospettire mia zia.
Era già mia idea, da quel momento, che il bagno sarebbe stata la mia stanza preferita perché andando a trovare mia zia mi sarei appartato là con i suoi collant, non potevo tradire la mia feticistica voglia lasciandoli sporchi del mio piacere.
Raccontai la cosa la mio amico, il quale però confermò il suo scarso interesse alla cosa e così, fra di noi, per un po’ le seghe continuarono con il piacere aiutato dalle fantasie che trovavamo sui giornaletti pornografici.
Mia zia abitava ad una quindicina di chilometri da dove abitavo io ed andarla a trovare significava usare i mezzi pubblici, rispettare gli orari non era cosa che mi piacesse molto e mia zia la andavo a trovare ogni tanto, non spesso, ma….. da quella piacevole scoperta comincia ad essere più assiduo, se prima era una visita ogni due settimane, passai a due visite alla settimana, e certe volte anche di più.
Ad ogni visita era normale il mio passaggio per il bagno, una rovistatina nel cesto della biancheria da lavare e se c’erano i collant nel bagno mi fermavo per un tempo più lungo del normale.
Mi mancava sempre la possibilità di vedermi per intero, chiuso nel bagno non potevo accedere allo specchio grande della camera, perché ovviamente mia zia era sempre in casa.
Io chiuso là con i suoi collant fantasticavo all’idea di farmi vedere dal mio amico così, eccitarlo, non so se la sensazione fosse solo quella del farmi vedere da lui oppure se volessi che vedendomi così mi considerasse come una femmina… so solo che quel pensiero mi eccitava e, naturalmente quell’eccitazione finiva con una sega con sborrate che fino a quel momento non avevo mai fatto, sborrate che ovviamente facevo attenzione non insudiciassero il collant.
La mia piacevole abitudine era diventata una vera e propria consuetudine anche di visita a zia che oramai era abituata alle mie frequenti visite senza mai chiedere il perché di quella assiduità e compiacendosi di un così bravo nipote.
Un giorno arrivai da lei mentre stava uscendo, mi disse cha sarebbe arrivata dopo un paio d’ore e che potevo fare le solite cose, che, ufficialmente, erano guardare la tv, studiare su qualche libro che mi ero portato, asciugare le stoviglie che aveva lavato e riporre nella credenza.
Io dicevo sì sì ì, segretamente sapendo che quel pomeriggio il mio impegno era uno solo, indossare i collant e potermi finalmente guardare nello specchio grande della camera da letto.
Lei parlava ed io dentro di me ascoltavo solo per darle le risposte che si aspettava, ma in cuor mio avevo tutt’altri pensieri, anzi, tutta’altre idee.
Finalmente indossò la giacca è uscì. Era il mio momento..
Andai in bagno, trovai il collant, fremevo, ero emozionato più delle altre volte, spogliandomi tremavo, e indossando il collant tremavo ancora di più, non resistevo dalla voglia di potermi vedere.
Per aumentare le sensazioni che eccitazione trovai anche piacevole indossare una sottoveste, così, immaginavo, la mia voglia di vedermi specchiato sarebbe aumentata ancora di più, in quanto avrei fatto una specie di spogliarello alzando o togliendomi la sottoveste molto lentamente, il tempo c’era…
Ero pronto, collant color carne e sopra sottoveste color carne anche quella, non indossavo altro. Ni incamminai verso la camera, lo specchio era là, pronto per me.
Mi guardai con la sottoveste indossata, guardavo le gambe, mi giravo alzando la sottoveste davanti, ma senza scoprire tutto, poi di fianco, poi dietro, la parte che fino a quel momento non avevo mai visto.
Continuai a guardarmi ripetendo e ripetendo quei movimenti, la sensazione era sempre più forte, il piacere sempre più grande, ma……………
…..sentii la porta d’ingresso che si apriva, mia zia doveva sta fuori un paio d’ore, ne era passata una scarsa ed era già là, la porta della sua camera era aperta, la distanza fra me ed il bagno mi obbligava ad attraversare per il corridoio e quindi passarle davanti.
Non ci fu tempo perché pensassi a soluzioni alternative perché in quel momento mia zia entro in camera!
Non mi era necessario vederla perché il mio viso fosse rosso dalla vergogna, lo era già diventato appena avevo sentito la porta che si apriva.
La prima, ed unica cosa che mi venne da dire, è stata..”scusa zia”.
Il suo viso mostrò tutta la sorpresa di una cosa davvero inaspettata, la sorpresa la lasciò alcuni minuti in silenzio, salvo poi recuperare con una grandissima sgridata.
Una sgridata che ricordo ancora per la grande vergogna che provai, ero passato dall’apice del piacere all’abisso della vergogna più profonda.
Sentivo le parole di mia zia rimbombare dentro la testa, e il sentirmi dire…”vai in bagno e cambiati” fu quasi una liberazione.
Prima di uscire da casa di mia zia, dopo l’ennesima richiesta di perdono, riuscii a chiederle, implorandola, che non dicesse nulla ai miei, sarebbe stata una vergogna ancora più grande, non disse nulla e quindi rimasi con quel profondo dubbio che mi aspettasse un’altra grande e forse più umiliante sgridata.
Passò una settimana senza che succedesse nulla, da mia zia non ci andai più, ma a casa non mi arrivò nessuna sgridata, nessuna svergognata, nulla.
Passarono altre settimane e tutto rimase tranquillo, io però non andavo da mia zia e questa era una cosa che prima o poi sarebbe dovuta succedere perché qualche occasione familiare per vederci assieme ci sarebbe sicuramente stata.
Ed in effetti fu quel che successe un po’ di tempo dopo, eravamo, con i miei, a pranzo da mia zia; potevo rifiutare? Avrei dovuto motivare il rifiuto, impossibile. In testa avevo mille dubbi e altrettante paure, ma cercai di vincere imbarazzo, vergogna, paura ed andare da zia.
Chiaramente quando la vidi ero rosso in viso ma cercai di mascherare quel rossore tenendo la testa bassa, quando mia zia mi vide aveva un piacevole sorriso e mi fece l’occhiolino. Cosa voleva dire..?
La cosa mi rincuorava, era come se volesse rassicurarmi, mi sentii più sereno, restava solo da vincere l’ultimo imbarazzo e parlare con lei.
Ed anche per questo fu zia a rompere il ghiaccio avvicinandosi a me e dicendomi..”quella cosa rimane fra di noi e quando vuoi puoi tornare a trovarmi, e se vuoi te lo lascio fare ancora…non ti preoccupare”
Fu quel…non ti preoccupare… che mi rincuorò, in quel momento avevo capito che potevo contare sulla segreta complicità di zia nel poter vivere quella mia passione feticistica.
Quelle cose non potevano non darmi l’idea di un invito e quindi già il giorno dopo mi presentai per una oramai dimenticata visita di “cortesia” a zia.
Quando mi aprì la porta ebbi la sensazione che mi aspettasse, mi sentivo stranamente a mio agio e lo fui quando zia mi chiese…”vuoi metterti le calze?...” credo comunque di aver sentito ancora tanto imbarazzo a quella esplicita domanda, non capivo bene se era un modo per canzonarmi, per prendermi in giro o, invece, se era una domanda fatta con l’idea che avrei desiderato indossare le sue calze.
La sola cosa che mi venne da dire in quel momento, anche per cercare di capire l’intenzione con cui zia me l’aveva posta fu…”zia mi prendi in giro…? Dai non scherzare che mi vergogno..”
“Credevo volessi farlo” – disse lei
“beh se a te non dispiace, potrei farlo, ma mi vergogno un po’” - le risposi
“dai prova ti do il permesso, non devi preoccuparti, è una cosa che rimane fra di noi” - mi disse lei.
Questo mi incoraggiò anche se non fece venir meno il senso di vergogna di farlo, andai in bagno convinto di trovare là l’oggetto del mio piacere, ma zia mi richiamò e mi disse di andare in camera e sul comodino c’erano un paio di collant nuovi ed una sottoveste.
Zia mi aveva visto anche con la sottoveste ed aveva pensato che anche quello fosse un oggetto che mi piaceva, assecondai la sua scelta e sotto il suo sguardo attento, mi spogliai, cercando di mettermi in modo che non mi vedesse il cazzo.
Indossai i collant con attenzione sempre girato di schiena a lei cercai di tirarli su come avevo imparato a modo mio, ma lei intervenne con i necessari consigli, dicendomi di infilare la mano facendolo scorrere verso l’alto affinchè non facesse grinze, provai ma per certe cose ero ancora inesperto.
Si avvicinò a me e con fare esperto fu lei ad infilare la mano nella calza e prendendola anche per il bordo, fece quel movimento che mi aveva descritto e che, in effetti, faceva tirare bene il nylon ed evitava le pieghine., però, così vicina non potè non osservare l’eccitazione del mio sesso che sicuramente con la sua mano si fece ancora più forte.
Ero imbarazzatissimo ed ero eccitatissimo, fare quella cosa con il permesso di mia zia, anzi, anche con i suoi consigli, mi stava mandando in visibilio, mi sembrava che se non mi fossi segato entro cinque minuti avrei potuto sborrare anche senza metterci la mano.
Finita l’operazione collant, ed infilata la sottoveste, coprii la mia visibile erezione che, comunque si intravedeva sotto la sottoveste, fu allora che mia zia mi fece la domanda che da quella volta venne abbastanza ricorrente….”ma sei omosessuale..?” (il termine gay non era poi così ancora in uso)
Non mi aspettavo questa domanda, e sapendo del piacere che spesso provavo con il mio amico a segarci assieme, e non solo, rimasi un po’ interdetto, a dire il vero io, quella stessa domanda, non me l’ero mai posta, tanto consideravo un gioco quei momenti trascorsi con il mio amico.
“No zia, perché me lo chiedi”, le risposi.
“Perché mi sembra strano che tu voglia indossare queste cose e, soprattutto che indossandole ti venga duro”, mi disse lei in modo esplicito.
“Beh no, mi piace sentire il contatto delle calze, ma sono anche sicuo che mi piacciono le ragazze e non i ragazzi” dissi questa mezza verità per non porre fine a quel gioco che stava iniziando e che non volevo finisse con quella semplice domanda che zia mi aveva posto.
Non so se fu soddisfatta di quella risposta, penso di no, anche perché in seguito fu la domanda più ricorrente che mi sentii fare da lei.
“E ora che fai?” mi chiese
“Sto qua con te guardo la tv, faccio le solite cose se non ti dispiace che stia così e vedermi” risposi
“No, no, tranquillo fai pure quello che fai sempre” mi rassicurò lei.
Quello che facevo sempre era farmi una bella sega, ma in quel momento dirglielo mi sembrava una cosa impossibile, per cui mi misi a guardare la tv senza pensare al mio principale desiderio, che era quello di sborrare con i suoi collant indosso.
Io seduto sul divano e lei sulla sedia del tavolo che faceva parole incrociate, cominciò a chiedermi:
“Ma è da tanto che indossi i miei collant, e quando lo facevi, come ha fatto a venirti l’idea, lo hai detto a qualcuno, ma lo fai anche a casa con le robe di tua mamma..?”
Ovviamente ad ogni risposta seguiva la mia imbarazzata risposta, più o meno veritiera:
“Sarà stata qualche settimana prima che tu mi scoprissi l’altra volta (ma non era vero perché erano mesi che lo facevo)”
“Lo facevo quando venivo a trovarti e andavo in bagno, sapevo che li avrei trovati”
“l’idea mi è venuta perché mi piacciono le gambe delle donne con le calze e volevo provare la sensazione che sentono indossandole”
“No zia, tranquilla non l’ho detto a nessuno (mezza verità, perché il mio amico sapeva, non sapeva però di questa improvvisa complicità di mia zia)”
“No a casa non indosso le calze di mamma, solo da te le tue (verità, indossavo le sue perché era lei, mia zia, l’oggetto del mio piacere sessuale”
Però questo parlare riferito indirettamente ai collant non faceva altro che aumentare la mia voglia di sega, e allora mi alzai, andai in bagno e mi feci una delle seghe più piacevoli che fino a quel momento avessi mai fatto, vedevo il cazzo durissimo da far male, venoso, rosso, bastarono pochi movimenti della mano che sborrai con schizzi forti e copiosi, avevo abbassato il collant che così non si sporcò.
Tornai in salotto da zia, con ancora indosso le sue cose e con un viso che chiaramente mostrava la forte eccitazione provata nel momento della sega e zia mi disse:
“Che faccia hai, ti sei menato l’uccello..?”
“Come fai a saperlo zia?”
“Basta guardarti in faccia, e quindi ho immaginato. Ed è questo che ti piace fare quando indossi le mie calze?”
“Si, in effetti mi sento molto eccitato e mi piace…”
Risposi senza dare un senso a cosa facevo per quel piacere, non sapevo se usare il termine sega, masturbare o menare, come aveva detto lei.
Non si preoccupò di sapere se le avevo sporcato il collant o meno, mi guardò abbassando gli occhiali e si mise a ridere compiaciuta.
Quel primo giorno di libera complicità finì là, mi rivestii e me ne tornai a casa.
Da quel giorno però, quell’andare a trovare zia, ritornò ad essere una frequente abitudine, così come arrivare da lei e trovare i collant, puliti per me, qualche volta la sottoveste c’era, altre volte no, ma non era un problema quando non c’era, oramai, girare nudo per casa di mia zia, con indosso solo i collant, senza sentire il bisogno di nascondere la mia più che evidente erezione non era più un bisogno e anche la sega non c’era più la necessità che mi chiudessi nel bagno per farla, zia mi permetteva di farla anche davanti a lei, forse le piaceva vedermi il viso nel momento dell’eccitazione, non si mostrava particolarmente interessata alla mia attività manuale, ma una sbirciatina ogni tanto la dava.
Sorprendendomi il giorno in cui mi chiese, mentre ero intento a darmi il mio solitario piacere:
“Vuoi che faccio io?”
“Zia, meravigliosa zia, era da tempo che volevo chiedertelo, ma credevo che chiedendotelo ti saresti arrabbiata e non osavo. Sììììì fai tu..”
Si sedette vicino a me, alla mia sinistra, ed afferrando il cazzo con sapiente maestria riprese quel movimento ritmico che avevo iniziato, solo che bastarono pochi atti della sua mano che arrivò il primo schizzo di sborra a cui altri veloci seguirono, tanto che la sua mano rimase stretta sul mio cazzo e gli schizzi che non ricaddero sul mio corpo finirono sulla sua mano.
“Ohh zia mi dispiace ma ti ho sporcato” le dissi per scusarmi
“Non fa nulla” rispose lei, e aggiunse “Ti è piaciuto..?”
“E’ stata una cosa meravigliosa, grazie zia”
Non andammo mai oltre quelle seghe che frequentemente mi faceva, non osai chiederle di più, anche se la voglia c’era, e tanta anche, già mi sembrava che l’indossare collant con il suo permesso e riceve il piacere manuale delle seghe fattemi da lei, era, per me già il massimo che potevo chiedere.
Certe volte quando andavo da lei la trovavo in collant, con sotto le mutande, ed in reggiseno, questo non faceva altro che aumentare la mia voglia di lei e, forse, ripensandoci, era un suo modo che mettermi la voglia di chiederle di più, ma assicuro che mai osai spingermi oltre, erano il nostro segreto la libertà che mi concedeva, l’indossare i suoi collant, farmi segare da lei.
Il segreto rimase tale per entrambi, non lo raccontai neanche al mio amico a cui, invece, avvevo detto che indossavo i collant di mia zia, ma questa è un’altra storia, resta il fatto che nelle mie pulsazioni adolescenziali, nei miei desideri e nella mia giovane fantasia, la voglia fosse che le cose potessero andare diversmanete..... e di questo racconterò...
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