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La casa delle meraviglie 2


di giococontutti
02.09.2021    |    12.327    |    1 9.9
"Due settimane in come e la colpa dell'incidente tutta mia..."
L'intenzione costante di piazzare il giovane e scalpitante uccello tra le mani di nonna veniva addirittura anticipata, sembrava mi leggesse nel pensiero, sempre pronta con i suoi amorevoli pipponi ad allievare le mie ricorrenti e incontrollabili pulsioni ed a posizionarsi nel modo giusto per farsi smanacciare le tettone. Morbosa e fanatica non fece nulla per mantenere il segreto, ed in poco tempo, tra le altre donne della casa, le nostre "camomille" divennero l'argomento preferito per ridere e scherzare. Inevitabilmente arrivò il momento in cui mamma ritenne necessario intervenire per arginare tutta quella passione.
Venni spedito da una zia per un bel periodo, altre dinamiche giovanili occuparono i miei pensieri e quando tornai a casa riuscimmo a fare finta che non era successo nulla. In realtà ogni depravazione era rimasta intatta nella mia mente e si era aggiunto anche un pizzico di rancore che amplificava ogni porco pensiero su quella arrapante zoccola stronza di mia madre.
Le prime variegate esperienze sessuali mi aiutarono ad arginare il delirio che provavo per ognuna delle femmine di casa e passarono alcuni tormentatissimi anni.
Stavo crescendo bene, bellino, accattivante nei modi e con un gran bel fisico, non stavo fermo un attimo. Cercavo di terminare gli studi ma lavoravo anche. tanto sport alternato al correre dietro a qualsiasi persona scopabile. Giravo talmente tanto che terminai la corse travolto da un furgone ... due settimane in come e la colpa dell'incidente tutta mia.
Dopo ulteriori due settimane di ospedale venni dimesso per carenza di posti ma con l'ordine di rimanere immobile nel letto in attesa che ogni trauma subito venisse riassorbito. La fortuna volle che appena tornato a casa mi venne un'infezione cutanea mai identificata che partiva dalla schiena ed arrivava un po' ovunque.
In quelle condizioni avevo tutte le attenzioni delle mie Donne, per mantenermi pulito e curato ce l'avevo tutte addosso. Mentre giocavano a fare le infermiere a me sembravano cagnette sexy pronte a litigarsi l'osso, come nei miei migliori sogni. Il riposo forzato sfociava tutto in erezioni continue ed eccitazione perenne.
Le parti intime divennero prerogativa di nonna che sgomitando fece in modo di avere l'esclusiva. Usando delle pezze umide non faceva altro che tenermi fresco e profumato, davanti e dietro, culo, cazzo e coglioni, per bene tra palle e cosce e lungo l'asta inevitabilmente gonfia e riconoscente per tutte quelle maniacali attenzioni.
Tornò ad accadere l'inevitabile fin dai primissimi giorni, con il troppo riposo unito ai sogni erotici e l'astinenza avevo un cazzo talmente duro da fare male ed i testicoli straripanti pronti ad esplodere.
Con la voce implorante da ammalato dissi a nonna che avevo dolore alle palle mentre Lei era talmente concentrata nella pulizia delle parti intime che non girò nemmeno la testa per guardarmi e con avidità crescente continuò a strofinare e rimirare il cazzo dritto.
Era seduta comoda di fianco al letto, via le pezze per le pulizie e giù forte a scappellare il cazzo, baci a raffica sulla punta ed il segone era partito come nelle migliori occasioni, con l'energia e l'entusiasmo che stava mettendo in quella pippa sembrava volesse recuperare il tempo perso o sradicare l'arnese, la mano sinistra a massaggiare i coglioni e girare intorno al culo, la destra a martoriare l'uccello ed il viso troppo vicino alla cappella gonfia e viola.
Me ne venni grugnendo come un maiale mentre nonna presa dal delirio parlava direttamente al suo adorato pisello divertita di quei schizzi violenti che gli avevano imbrattato il mento ed il vestito.
Continuava a menare il cazzo, non lo mollava, massaggiava le palle e constatava che non si erano svuotate, un'invasata con il volto paonazzo, continuava a segare con una morsa che tornò subito duro e poi ancora baci sulla cappella, lungo l'asta, sulle palle, un po' ovunque.
Non ero più il ragazzino delle prime seghe, quella manciata di esperienze fatte mi aveva reso un piccolo diavoletto ed il suo sguardo infoiato aveva cancellato ogni inibizione residua, appena accennò l'ennesimo bacio provai ad andargli incontro alzando il bacino e accompagnai con decisione la sua testa con la mano, nonna non fece nessuna resistenza, famelica si fece scivolare il cazzo in bocca.
Il suo primo fantastico bocchino era iniziato.
Rimasi in silenzio a godermi tanta dedizione e mentre la sua passione cresceva strabuzzai gli occhi al cielo rischiando di svenire, per come stava succhiando fu subito prevedibile il finale, crollai all'indietro e lasciai fare senza trattenere gemiti e commenti. Ad occhi chiusi e chiappe strette provai a resistere il più possibile ma l'eruzione era incontenibile e fingendo imbarazzo lasciai che la bocca di nonna vivesse il suo destino già segnato in partenza.
La vecchia troia non mollava, imperterrita continuava nel suo pompino, quando trovai il coraggio di sfilarglielo dalla bocca avevo il cazzo felice, barzotto e completamente ripulito.
L'evoluzione della nostra storia mi fu subito chiara.
Non facevo altro che chiamarla, anche quando in casa c'erano altre donne e lei mi assecondava divertita. Per accudirmi continuava a farsi aiutare da chiunque, spavalda intorno alle mie parti intime faceva in modo che potessi mostrare il cazzo anche alle altre. Appena rimanevamo soli tornava a rovistarmi l'uccello, parlava delle altre, mi incoraggiava dicendo che l'avrei scopate tutte ... "ma adesso se lo gode nonna" ... chiudeva ogni discorso in questo modo mentre era già all'opera.
La mia infermiera mostrava tutto il suo amore nel migliore dei modi, succhiandomi il cazzo.
La mattina sembrava mettesse la sveglia, mia madre usciva presto e lei entrava in camera mia aspettando di sentire il portone richiudersi per mettersi il cazzo in bocca.
In pochi giorni si era perso il numero dei pompini e ogni mio freno inibitore, nel delirio da porco avevo collaudato una posizione che mi permetteva di scopargli la bocca fino in gola, gli afferravo la testa e lo spingevo giù fino a farla tossire. Le parole "romantiche" si sprecavano, era diventato il mio mignottone ingordo e chiamarla troia o puttana era doveroso.
Cambiava e migliorava le tecniche dei bocchini, poi chiedeva se era brava, allora l'accarezzavo teneramente, gli mandavo due bacini e poi afferrando la sua faccia da vecchia zoccola gli sborravo in bocca. Ingoiava con gusto e naturalezza che sfilarlo prima sarebbe stata un'offesa.
Non ero il solito nipotino affettuoso, averla perennemente attaccata a ventosa sulla cappella stava moltiplicando il maiale che è in me, se saltava un giro la richiamavo subito all'ordine, anche ad alta voce, forse volevo farmi sentire da tutti che era diventata la mia svuota coglioni.
In pochi giorni avevo sborrato talmente tante volte che sentivo un vuoto dentro, le palle ora erano strane, prosciugate, il cazzo però aveva le sue costanti alzate di testa e allora ... "succhia troia!".
L'accarezzavo anche in presenza di altri, allungavo le mani costantemente, era però sfuggente anche quando faceva bocchini, non riuscivo ad arrivare bene ovunque con le mie mani ruvide e quella tarantella mi istigava alla ricerca della fisiologica evoluzione.
Nella nostra casa sgarrupata le porte raramente venivano chiuse a chiave, nemmeno quella misera del bagno con il suo catenaccetto ormai difettoso. Misi i piedi a terra e valutai se l'equilibrio ritrovato sarebbe stato sufficiente per completare l'opera, aspettai che finisse in bagno e appena l'acqua nel bidet fece rumore entrai di scatto senza bussare, nemmeno il tempo per farla riprendere dallo spavento e gli ero addosso ...
... continua...

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