incesto
Federica: Sabbia, Terme e Desideri


19.06.2025 |
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"È il mio fidanzato, il mio complice, e vedere la sua gioia mi scalda il cuore..."
Mi chiamo Federica, ho 26 anni, e il mio corpo è un’arma che brandisco con orgoglio. Alta 1.80, ho un seno pieno, una quarta che si muove appena quando cammino, capezzoli scuri che si induriscono al minimo stimolo. La mia fica è sempre rasata, liscia come seta, un dettaglio che mi fa sentire potente, come se ogni parte di me fosse pronta a essere ammirata. Le mie gambe sono lunghe, il mio culo sodo sembra scolpito da un artista, e la mia pelle, dorata dal sole, brilla come un invito. Ma non è solo il mio corpo a definirmi: è il fuoco che arde dentro, un desiderio che mi accompagna da sempre, fin da quando ero una ragazzina che si chiudeva in camera e si toccava davanti allo specchio.Da piccola, mi guardavo nuda, incantata dal mio riflesso. Le mie mani esploravano ogni curva, e immaginavo occhi sconosciuti che mi divoravano. Quelle fantasie non sono mai svanite; si sono solo fatte più audaci. Ora, da donna, so cosa voglio: essere vista, desiderata, adorata. Il naturismo è il mio palcoscenico, un luogo dove ogni sguardo su di me è una carezza che accende il mio corpo. Con Marco, il mio fidanzato, condivido questa fame. Lui, 30 anni, 1.85 di muscoli scolpiti, un fisioterapista ossessionato dalla palestra, è il mio complice perfetto. La nostra vita sessuale è un gioco di provocazione, di esibizionismo, di spiagge naturiste dove ci mostriamo senza pudore. Amo i racconti erotici che leggo di notte, le luci soffuse del mio laptop che illuminano il mio viso mentre guardo film porno, immaginandomi al centro di ogni scena. Voglio esplorare il sesso in ogni sua forma, spingermi oltre, scoprire ogni angolo del piacere.
È il primo weekend di giugno, e siamo a Capocotta, la spiaggia naturista vicino Roma. Il sole di mezzogiorno è alto, la sabbia scotta sotto i piedi nudi, e l’aria sa di mare, di crema solare, di corpi caldi. Camminiamo lungo la riva, io e Marco, lasciando impronte umide sulla battigia. Il suono delle onde è un sottofondo ipnotico, mescolato a risate lontane e al fruscio delle dune mosse dal vento. I miei capezzoli sono turgidi, stimolati dalla brezza salata, e sento gli occhi degli altri su di me: uomini che si fermano a guardare, donne che mi studiano con curiosità, coppie che sussurrano tra loro. Ogni sguardo è una scarica di adrenalina. Mi fa sentire superiore, come una dea che domina ogni pensiero. Marco mi stringe la mano, il suo cazzo rilassato ma già leggermente turgido ondeggia tra le sue cosce, e il suo sorriso mi dice che sa quanto mi sto godendo questo spettacolo.
Ci sdraiamo sul nostro telo azzurro, sotto un ombrellone di paglia che offre un po’ di ombra. Mi stendo, apro leggermente le gambe, lasciando che il sole illumini la mia fica rasata. Il calore tra le cosce è quasi insopportabile, un formicolio che mi spinge a sfiorarmi con un dito, come per caso. Marco si allontana per prendere un drink al chiosco, e subito due uomini, sui quarant’anni, si avvicinano con sorrisi timidi. “Bella giornata, vero?” dicono, ma i loro occhi sono incollati al mio corpo, scivolando dal mio seno alla mia fica, poi al mio culo sodo quando mi giro su un fianco. Io sorrido, educata, ma faccio capire che non sono interessata. Eppure, il loro desiderio mi accende. Mi sdraio di nuovo, apro le gambe un po’ di più, e sento la mia fica bagnarsi sotto i loro sguardi. Loro si allontanano, ma il loro desiderio resta nell’aria, come un profumo muschiato che mi inebria.
Torno a guardare il mare, persa nei miei pensieri. Dentro di me, le fantasie si accavallano: immagino mani sconosciute che mi toccano, cazzi duri che mi sfiorano, bocche che mi assaggiano. Sono una psicologa, lavoro in un centro di salute mentale, ma qui, su questa spiaggia, sono solo Federica, una donna che vuole essere desiderata, che vuole spingersi oltre ogni limite. Il pensiero mi fa pulsare la fica, e stringo le cosce per contenere l’eccitazione. È allora che un’ombra mi copre. Alzo gli occhi, e il cuore mi salta in gola.
È Elio, mio zio, il fratello minore di mio padre. 42 anni, divorziato, un fisico prestante, poco più basso di me ma con uno sguardo magnetico che mi trafigge. È nudo, come tutti qui, e il mio sguardo cade immediatamente sul suo cazzo. È barzotto, pende tra le sue gambe rasate, lungo, spesso, impressionante anche così, a riposo. Non so quanto sia grande davvero, ma il solo vederlo mi fa deglutire. Una scarica di calore mi attraversa, e mi copro d’istinto, nascondendomi dietro Marco, che è appena tornato con due birre ghiacciate. “Andiamo via,” sussurro, il viso in fiamme. Ma Elio alza una mano per salutarci, con una naturalezza che mi disarma, e si avvicina.
“Ma che bello, anche a voi piace il naturismo? Sono felice di vedervi!” dice, la voce calda, come se fosse la cosa più normale del mondo. Io balbetto un “Sì, zio, ci piace,” mentre il mio cuore batte all’impazzata. Lui sorride, i suoi occhi scivolano sul mio corpo, e mi accorgo che mi sta guardando la fica, i capezzoli, il seno. Una parte di me vuole nascondersi, ma un’altra, più forte, vuole che mi guardi. Elio è sempre stato una figura ambigua nella mia vita: lo zio giovane, affascinante, che mi portava al parco da piccola, che mi faceva ridere con le sue battute. C’era sempre stata una tensione, un’attrazione inespressa, un gioco di sguardi che non avevamo mai osato portare oltre. Ora, quel desiderio represso si riaccede, e il suo cazzo, lì, in bella vista, è un invito che mi sconvolge.
Marco, con il suo solito sorriso malizioso, rompe il silenzio. “Elio, guarda che tette ha tua nipote, una quarta da paura!” dice, dandomi una pacca leggera sul culo. Io arrossisco, ma il mio corpo tradisce l’eccitazione: i capezzoli si induriscono ancora di più. Elio ride, compiaciuto, e i suoi occhi si posano sul mio seno, poi scendono al mio culo. “Beh, Marco, hai ragione, ma anche il culo sodo di Federica merita molto. Non passa inosservata, vero? Qui tutti la guardano,” risponde, con un tono che è un misto di ammirazione e provocazione. Le loro parole mi fanno tremare le gambe. Essere al centro della loro attenzione, essere descritta così, come un oggetto di desiderio, mi eccita da morire. Sento la mia fica pulsare, bagnata, e stringo le cosce per non tradirmi.
Elio parla di altre spiagge, di terme naturiste, e ci invita per il giorno dopo alle Terme dell’Olimpo, a Roma. “Vi piacerà, è un posto… speciale,” dice, con un sorriso che mi fa rabbrividire. I suoi occhi non lasciano mai i miei, e il suo cazzo, ancora barzotto, sembra pulsare leggermente sotto il sole. Marco accetta l’invito con entusiasmo, e io annuisco, incapace di parlare. Elio si allontana, il suo corpo che si muove con una sicurezza che mi ipnotizza. Io e Marco torniamo al nostro telo, e mi sdraio, il cuore che batte forte.
“Ti ha eccitato, vero?” mi sussurra Marco, sdraiandosi accanto a me. Io rido, cercando di negare, ma lui sa leggere il mio corpo meglio di chiunque altro. La sua mano scivola tra le mie cosce, e con due dita mi sfiora la fica. È bagnata, scivolosa, e lui sorride, portando le dita alla bocca per assaggiarle. “Porca,” mormora, e il suo sguardo mi accende ancora di più. Io allargo le gambe, socchiudo gli occhi, e mi abbandono alle sue carezze intime. Le sue dita mi sfiorano il clitoride, lente, provocanti, e il piacere mi fa gemere piano. Ma la mia mente è altrove. È su Elio, sul suo cazzo che penzola tra le gambe, sul suo sguardo che mi domina. Immagino di toccarlo, di sentirlo duro nella mia mano, di lasciarmi andare a quel desiderio proibito che mi brucia dentro.
Il sole mi scalda la pelle, l’odore del mare mi riempie i polmoni, e il suono delle onde mi culla. Ma dentro di me c’è un fuoco che non si spegne. Sono Federica, una donna che vuole tutto: essere vista, essere desiderata, essere sfondata. E domani, alle terme, so che qualcosa cambierà. Il pensiero mi fa bagnare ancora di più, e mi abbandono alle carezze di Marco, sapendo che il mio vero desiderio è altrove, in attesa di esplodere.
La mattina dopo, il mio cuore batte come un tamburo mentre io e Marco entriamo alle Terme dell’Olimpo, a Roma. L’aria è densa, umida, intrisa di un profumo avvolgente di eucalipto e oli essenziali che mi accarezza le narici, facendomi inspirare profondamente. Il pavimento di mosaico verde smeraldo riflette le luci soffuse delle lampade appese al soffitto, che proiettano ombre morbide sulle pareti di pietra color ocra. Il suono dei nostri passi, leggeri e nudi, echeggia nei corridoi, mescolandosi al gorgoglio lontano dell’acqua e a un vago brusio di voci. Sono eccitata, ma anche nervosa. Il ricordo dello zio Elio, del suo cazzo barzotto che penzolava tra le gambe ieri a Capocotta, mi ha tormentato tutta la notte. Ho dormito poco, con le cosce che si stringevano sotto le lenzuola, la mia fica bagnata al pensiero di rivederlo.
Elio ci aspetta all’ingresso, avvolto in un asciugamano bianco che contrasta con la sua pelle abbronzata. È poco più basso di me, ma il suo torace scolpito e le braccia definite trasudano una forza che mi fa deglutire. I suoi occhi, di un marrone caldo con pagliuzze dorate, mi trafiggono con quella magnetica intensità che mi ha sempre turbato. “Benvenuti,” dice, la voce profonda che risuona come un invito. Mi guida verso le docce preparatorie, e il suono dell’acqua che scorre si fa più forte, un ritmo costante che sembra sincronizzarsi con il mio battito. L’aria si riempie di vapore, un profumo di menta e lavanda che mi inebria. Ci spogliamo, e io mi sento esposta, vulnerabile, ma anche potente. Il mio seno, una quarta piena, si muove leggermente mentre mi tolgo l’asciugamano, i capezzoli già turgidi per l’eccitazione. La mia fica rasata brilla sotto la luce fioca, e sento gli occhi di Elio su di me. Alzo lo sguardo, e il suo cazzo, ora semi-eretto, è ancora più impressionante di ieri, lungo, spesso, con una vena che pulsa appena. Marco, accanto a me, mi stringe il culo con una mano, il suo tocco possessivo che mi ricorda che è lì, complice del mio desiderio.
Sotto le docce, l’acqua calda mi scorre sulla pelle, un abbraccio liquido che mi fa sospirare. Il suono dei getti che colpiscono le piastrelle bianche è ipnotico, e il vapore mi avvolge, rendendo tutto più intimo. Elio è a pochi passi, il suo corpo lucido d’acqua, e i nostri sguardi si incrociano. C’è una tensione che vibra nell’aria, un desiderio represso che mi fa tremare le gambe. Marco mi sussurra all’orecchio: “Lo vuoi, vero?” La sua voce è roca, eccitata, e io sorrido senza rispondere, ma il mio corpo parla per me: la mia fica pulsa, bagnata non solo dall’acqua.
Ci immergiamo nelle piscine termali, un’oasi di acqua turchese che riflette le luci dorate del soffitto a volta. L’ambiente è caldo, avvolgente, con vapori che danzano come spettri nell’aria. Il profumo di zolfo, muschiato e primordiale, si mescola a un sentore più sottile di corpi umani, di pelle riscaldata, di sesso. Intorno a noi, coppie si muovono nell’acqua, alcune si toccano senza pudore, altre scopano, i loro gemiti che si mescolano al gorgoglio delle bolle. Il suono di schiaffi umidi, di respiri spezzati, mi accende. È come se l’intera sala fosse un tempio del piacere, e io sono al centro di tutto. Mi siedo su un gradone sommerso, l’acqua calda che mi lambisce le cosce, e Marco si sistema accanto a me, il suo cazzo già duro che sfiora la mia gamba sott’acqua. Lo afferro, stringendolo piano, muovendo la mano con lentezza deliberata. Lui mi bacia il collo, i suoi denti che mi sfiorano la pelle, e un gemito mi sfugge dalle labbra.
Elio è vicino, ci guarda, il suo sorriso un invito silenzioso. Si avvicina, e il suo cazzo, ora duro, mi sfiora la coscia sott’acqua. Il contatto è elettrico, una scarica che mi fa rabbrividire. Non dico nulla, lascio che accada, il mio corpo che si apre a quell’audacia. L’acqua amplifica la sensazione, rendendo il suo tocco caldo, scivoloso, quasi insopportabile. Senza guardarlo, allungo la mano e lo afferro. È enorme, pulsante, molto più grande di quanto immaginassi ieri sulla spiaggia. La sua durezza mi sconvolge, e il mio pollice scorre sulla sua cappella, sentendo la pelle liscia e tesa. Un gemito soffocato gli sfugge, e il suono mi fa bagnare ancora di più. Marco mi guarda, gli occhi accesi di eccitazione. “Sei proprio una porca,” sussurra, la sua mano che scivola tra le mie cosce. Le sue dita trovano la mia fica, la sfiorano, poi si infilano dentro, due, poi tre, muovendosi con forza. L’acqua rende tutto più fluido, più intenso, e io gemo, inarcandomi.
Elio, dietro di me, mi sfiora i capezzoli, pizzicandoli piano. Il piacere è acuto, quasi doloroso, e i miei gemiti si fanno più forti, mescolandosi al suono dell’acqua che si increspa intorno a noi. L’odore del sesso, muschiato, afrodisiaco, mi riempie i polmoni, e la mia mente è un vortice di desiderio. Sono sorpresa, sopraffatta, ma ogni fibra di me vuole di più. Voglio essere toccata, posseduta, adorata. La mia mano stringe il cazzo di Elio, muovendosi più veloce, mentre l’altra sega Marco, i loro respiri pesanti che mi avvolgono. L’acqua è un amplificatore di ogni sensazione, e sento il mio orgasmo montare, un’onda che mi travolgerà.
Un’ombra si ferma a bordo piscina, e alzo gli occhi. È un inserviente, un uomo di 39 anni, alto 1.72, con un corpo normale vestito solo con una maglietta e nudo sotto ha un cazzo impressionante, doppio, che tiene in mano mentre ci guarda. Si chiama Fabio, lo leggo sul suo badge che porta sulla maglietta, e i suoi occhi sono spalancati, pieni di desiderio. “Di sopra ci sono camere private, per la vostra privacy” dice, la voce roca che trema leggermente. Il suono della sua voce, il suo cazzo duro, mi mandano oltre il confine. Guardo Fabio, poi Elio, poi Marco, e il mio corpo vibra. Elio mi stringe i capezzoli con più forza, Marco mi sfonda con le dita la fica, e io esplodo, un orgasmo che mi fa urlare, le gambe che tremano nell’acqua, le mani strette sui loro cazzi. Il suono del mio grido echeggia nella sala, mescolandosi ai gemiti di altre coppie. Fabio si avvicina, il suo cazzo a pochi centimetri dalla mia bocca. Spalanco le labbra, e lui me lo infila dentro. Il sapore salato, caldo, mi riempie, e tutto questo prolunga il mio orgasmo, facendomi vibrare come una corda tesa.
Fabio ci invita di nuovo a salire. Marco annuisce, e usciamo dalla piscina, i nostri corpi lucidi d’acqua che brillano sotto le luci dorate. Il pavimento è freddo sotto i piedi, un contrasto che mi fa rabbrividire. Elio cammina accanto a me, il suo cazzo ancora duro che ondeggia leggermente, e i suoi occhi bruciano di un desiderio che mi sconvolge, sento i suoi occhi sul mio culo sodo che muovo appositamente per eccitarlo. Marco mi stringe la mano, eccitato, e io mi sento viva, desiderata, libera. Prendiamo i teli, il tessuto ruvido che sfrega contro la mia pelle sensibile, e seguiamo Fabio verso una scala di pietra che porta al piano superiore. Il suono dei nostri passi, il profumo di eucalipto che si affievolisce, il battito del mio cuore: tutto mi dice che sto entrando in un territorio nuovo, dove ogni desiderio può diventare realtà. Sono Federica, e il fuoco dentro di me non si spegne mai.
Entriamo nella camera, e l’aria mi colpisce come un’onda densa, satura di un profumo di incenso al sandalo che si intreccia con l’odore caldo dei nostri corpi ancora umidi dalla piscina. La stanza è un santuario del desiderio: un letto rotondo kingsize domina il centro, coperto da lenzuola di seta nera che brillano sotto la luce tremolante di candele disposte su mensole di legno scuro. Le pareti, dipinte di un rosso bordeaux profondo, sembrano pulsare al ritmo del mio cuore. Il pavimento di pietra nera è freddo sotto i miei piedi nudi, un contrasto che mi fa rabbrividire la pelle già ipersensibile. Il suono dei nostri respiri, pesanti e irregolari, riempie lo spazio, mescolandosi al crepitio delle fiammelle e al lieve ronzio di un ventilatore nascosto. Mi sento potente, una regina pronta a reclamare il suo piacere, e il pensiero mi fa pulsare la fica, già gonfia e bagnata.
Mi posiziono al centro del letto, la seta che scivola sotto il mio culo sodo, fresca contro la mia pelle accaldata. Mi sdraio, apro le gambe con un gesto lento e deliberato, mostrando la mia fica rasata, lucida di desiderio. I miei capezzoli sono duri, scuri, e il mio seno, una quarta piena, si alza e si abbassa al ritmo del mio respiro. Guardo i tre uomini davanti a me: Marco, il mio complice, con il suo cazzo duro che punta verso di me; Elio, mio zio, il cui sguardo magnetico mi trafigge, il suo cazzo enorme che pulsa visibilmente; Fabio, l’inserviente, con quel cazzo doppio che mi fa deglutire, gli occhi spalancati di desiderio. Sono io a comandare, io a decidere come e quando riceverò il mio piacere. “Venite qui,” dico, la voce bassa, roca, un ordine che non ammette repliche. Loro si avvicinano, e il suono dei loro passi sul pavimento mi accende ancora di più.
Marco è il primo a muoversi. Si inginocchia tra le mie gambe, il suo respiro caldo che mi sfiora la fica prima che la sua lingua la lambisca. È vorace, la sua bocca che succhia il mio clitoride, i denti che lo sfiorano appena, facendomi gemere. Il suono umido della sua lingua che scivola dentro di me è osceno, e mi fa inarcare la schiena, spingendo il bacino contro di lui. “Bravo, leccami così,” gli ordino, la voce carica di lussuria. Fabio si avvicina al mio viso, il suo cazzo doppio a pochi centimetri dalle mie labbra. Lo guardo negli occhi, un sorriso provocante sulle labbra, prima di spalancare la bocca e accoglierlo. Il sapore è intenso, salato, con un retrogusto muschiato che mi fa gemere contro di lui. Lo succhio con avidità, la lingua che danza sulla sua cappella, le mani che gli afferrano le palle, pesanti e calde. Elio, invece, si posiziona ai miei piedi, la sua bocca che bacia le mie dita, leccandole una a una con una devozione che mi sconvolge. Ogni tanto, il mio piede sfiora il suo cazzo, duro come marmo, e il suo gemito soffocato mi fa sentire ancora più troia.
Sono al centro di tutto, una dea che riceve tributi di piacere. Le sensazioni si mescolano: la lingua di Marco che mi divora la fica, il cazzo di Fabio che mi riempie la bocca, le labbra di Elio che venerano i miei piedi. L’odore del sesso è ovunque, un mix di sudore, incenso e desiderio che mi inebria. I suoni sono una sinfonia: i miei gemiti, il risucchio della bocca di Marco, il respiro spezzato di Fabio, i sospiri di Elio. Le candele proiettano ombre danzanti sulle pareti, e il rosso bordeaux sembra incendiarsi, come se la stanza stessa fosse viva, complice del mio godimento. Mi sento porca, troia, e amo ogni secondo di questa sensazione. È come se tutte le fantasie che mi hanno accompagnato da ragazza – quelle sere in camera a toccarmi davanti allo specchio, immaginando di essere desiderata da sconosciuti – si stessero realizzando.
Marco alza la testa, il suo viso lucido dei miei umori, e mi guarda con occhi pieni di fuoco. “Vuoi che ti scopi, vero?” dice, ma io scuoto la testa, sorridendo. “Non ancora,” rispondo, la voce che trasuda controllo. “Voglio sentirti dentro, ma prima…” Mi alzo, spingendo Fabio indietro, e mi metto a carponi sul letto, il culo in alto, la fica esposta. “Vieni qui,” ordino a Marco, indicandogli di tornare tra le mie gambe. Lui obbedisce, il suo cazzo che mi penetra con un affondo lento, profondo, facendomi urlare di piacere. Il suono della sua carne che sbatte contro la mia è ritmico, quasi ipnotico, e il letto scricchiola sotto di noi. Fabio si posiziona di nuovo davanti alla mia bocca, e io lo riprendo, succhiandolo con più forza, mentre Elio si sposta al mio fianco, le sue mani che mi afferrano le tette, strizzandole, pizzicando i capezzoli con una pressione che mi fa vedere le stelle.
“Guardate che troia che sono,” penso, e il pensiero mi fa gemere più forte, la voce soffocata dal cazzo di Fabio. Marco mi scopa con affondi sempre più veloci, il suo cazzo che mi riempie, sfregando contro le mie pareti interne. Elio mi chiama “porca,” la sua voce che trema di eccitazione, e io mi sento esplodere dentro. “Sì, zio, dimmi quanto sono troia,” rispondo, staccandomi per un attimo da Fabio, la saliva che mi cola sul mento. Elio geme, le sue mani che si muovono più frenetiche sul mio seno, e io gli afferro il cazzo, segandolo con forza, sentendo ogni vena sotto le dita. È enorme, e il pensiero di averlo dentro di me mi fa tremare.
L’orgasmo arriva come un fulmine, un’esplosione che mi fa urlare, il corpo che si irrigidisce mentre Marco mi sborra dentro, il calore della sua sborra che mi riempie, scivolando fuori e gocciolando sulle lenzuola. Il suono dei miei gemiti riempie la stanza, e Fabio, eccitato, mi spinge il cazzo più a fondo in gola, quasi soffocandomi. Io lo accolgo, amo la sensazione di essere usata così, di essere al centro del loro desiderio. Elio mi guarda, i suoi occhi pieni di un misto di stupore e lussuria, e io gli sorrido, provocante, mentre il mio corpo trema ancora per l’orgasmo.
Ma non ho finito. Mi alzo, spingendo Marco di lato, e mi rivolgo a Elio. “Tocca a te, zio,” dico, la voce che è un misto di ordine e supplica. Lui si sdraia sul letto, il suo cazzo che svetta come un obelisco. Prendo un preservativo dal comodino, ma poi lo getto via, ridendo. “Voglio sentirti tutto,” dico, e mi impalo su di lui, lentamente, assaporando ogni centimetro che mi allarga, mi riempie fino a toccare punti che non sapevo esistessero. Il dolore si mescola al piacere, e urlo, un suono selvaggio che fa tremare le candele. Lo cavalco, le mani appoggiate sul suo torace, i miei capelli che mi cadono sul viso. “Scopami, zio, riempimi,” gli ordino, e lui obbedisce, spingendo il bacino verso l’alto, i nostri corpi che sbattono con un ritmo feroce. Il suono della nostra carne, il profumo della mia fica che si mischia alla sua sborra, mi mandano in estasi.
Fabio, che ha aspettato con pazienza, si avvicina, il suo cazzo doppio ancora duro. Marco, sdraiato accanto a noi, lo incita: “Dai, Fabio, falla godere ancora!” Io mi giro, a 90, invitando Fabio a prendermi da dietro. Lui mi penetra, il suo cazzo che mi sfonda con una forza che mi fa urlare di nuovo. Il dolore è acuto, ma lo accolgo, lo trasformo in piacere. Marco si inginocchia davanti a me, il suo cazzo di nuovo duro, e io lo prendo in bocca, succhiandolo mentre Fabio mi scopa e Elio mi guarda, ancora sdraiato, le mani che mi accarezzano le tette. Sono una troia, una porca, e amo ogni secondo di questo. L’orgasmo mi travolge di nuovo, un’esplosione che mi fa tremare, e Fabio viene con me, un ruggito che echeggia nella stanza, la sua sborra che mi riempie con il preservativo.
Crollo sul letto, il corpo lucido di sudore, la seta nera che si appiccica alla mia pelle. Il profumo di incenso, di sesso, di noi, mi avvolge. I miei uomini – Marco, Elio, Fabio – mi circondano, i loro respiri pesanti, i loro occhi pieni di adorazione. Sono io che li ho dominati, io che ho preso ciò che volevo. Mi sento viva, potente, e so che questo è solo l’inizio.
Il mondo sembra pulsare ancora mentre scendiamo le scale verso il bar interno delle Terme dell’Olimpo, i nostri corpi avvolti in teli bianchi che sfregano contro la pelle sensibile. L’aria è più fresca qui, profumata di limone e menta dai cocktail che Fabio sta preparando, ma il mio odore – muschiato, di sesso e sudore – mi segue come un’ombra afrodisiaca. Il bar è un angolo di luci soffuse, con sgabelli di legno laccato nero e un bancone di marmo screziato di venature dorate che riflette le lampade sospese, come stelle in una notte d’estate. Il suono di bicchieri che tintinnano, il gorgoglio di una macchina per il caffè e il brusio di voci lontane creano un sottofondo intimo. Mi siedo su uno sgabello, il telo che si apre appena, lasciando intravedere la curva della mia coscia, e osservo i miei uomini – Marco, Elio, Fabio – attraverso il filtro del mio desiderio.
Marco è raggiante, i suoi occhi verdi brillano di un’eccitazione che non nasconde. È il mio fidanzato, il mio complice, e vedere la sua gioia mi scalda il cuore. Si appoggia al bancone, i muscoli del suo torace che si flettono sotto il telo, e ride, una risata profonda che vibra nell’aria. È orgoglioso di me, della troia che sono stata nella camera, e il suo sguardo mi dice che vuole di più, che questa giornata è solo l’inizio. Elio, seduto accanto a me, è più riservato, ma i suoi occhi marroni, con quelle pagliuzze dorate, tradiscono un misto di stupore e desiderio. È mio zio, il fratello di mio padre, e la trasgressione di ciò che abbiamo fatto lo ha scosso. Eppure, c’è una fame in lui, una complicità nuova che mi fa sentire potente. Ogni tanto, la sua mano sfiora la mia gamba, un tocco leggero ma carico di promesse. Fabio, dietro il bancone, è un fascio di energia nervosa. Il suo cazzo doppio, che ho sentito dentro di me, è nascosto ora, ma i suoi occhi grigi non lasciano mai il mio corpo. È diventato nostro complice, un estraneo che si è perso nella mia bellezza, e la sua eccitazione è palpabile, come un profumo di pelle riscaldata che si mescola alla menta dei drink.
“Non ci siamo nemmeno presentati,” dico, rompendo il silenzio con un sorriso malizioso. Alzo il mio cocktail, il vetro freddo che mi brilla contro le labbra, e continuo: “Io sono Federica, lui è Marco, il mio fidanzato, e lui…” faccio una pausa, godendomi l’attesa, “è Elio, mio zio, il fratello di mio padre.” Fabio sgrana gli occhi, il bicchiere che stava asciugando gli sfugge quasi di mano, tintinnando contro il marmo. “Tuo… zio?” balbetta, e il suo sguardo rimbalza tra me ed Elio, poi si ferma sul mio seno, appena coperto dal telo. La sua sorpresa si trasforma in eccitazione, le pupille che si dilatano, un rossore che gli sale al viso. “Cazzo, siete… incredibili,” dice, la voce roca, e il suo sorriso diventa complice, come se fosse stato iniziato a un segreto proibito. Marco ride, battendo una mano sul bancone, mentre Elio sorride, un po’ imbarazzato ma visibilmente eccitato dall’audacia della situazione.
“Beh, anche tu non sei da meno, Fabio,” rispondo, sorseggiando il cocktail, il sapore aspro del limone che mi pizzica la lingua. “Lavori qui da tanto?” chiedo, inclinando la testa, lasciando che il telo scivoli un po’ di più, mostrando la curva del mio culo sodo. Fabio si passa una mano tra i capelli castani, nervoso ma intrigato. “Da un paio d’anni,” dice. “E… sai, non è la prima volta che vedo scene come la vostra, ma voi…” Si interrompe, deglutendo. “anche mia cugina lavora qui come cubista, arriva più tardi. Anche lei è… aperta, diciamo.” Le sue parole sono un invito velato, e il pensiero di un’altra donna, forse simile a me, mi accende un formicolio tra le cosce.
Ci scambiamo sguardi, complici, mentre il suono di un bicchiere che si riempie di ghiaccio rompe il silenzio. Marco mi accarezza la schiena, la sua mano calda che scivola sotto il telo, e sento il suo desiderio rinnovato. Elio mi guarda, la sua mano che sfiora la mia coscia, e il suo tocco mi ricorda il suo cazzo enorme che mi ha sfondata. Fabio, versando un altro giro di drink, ci osserva con un misto di invidia e adorazione. Sono io il centro, la dea che li ha uniti, e il loro desiderio mi fa sentire invincibile. Il profumo di menta, il calore dei loro corpi, il suono delle loro risate: tutto mi dice che la giornata è ancora lunga. Sorseggio il mio drink, la gola ancora impregnata del sapore muschiato del sesso, e so che dopo il pranzo, altre sorprese mi aspettano.
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