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Viaggio a Cuba (due sorelle negre e …)


di redwood
31.07.2013    |    24.343    |    0 9.6
"Mi spaventai tantissimo perché in camera trovai Miguel, l’addetto alle camere del piano marito di Adel, alto quasi due metri e nerissimo, non capivo cosa..."
Parte 4

Grazie per i commenti e vi avviso che il racconto dura ancora per un po’. Spero vi piaccia così cercherò di proporvelo tutto, ricordando sempre di leggere le altre parti per poter seguire i fatti e capire le situazioni.

Ero sfinito e credo di essermi addormentato.
Dopo poco però sentii dei rumori dalla strada, erano i primi negozianti che aprivano i loro locali.
Era già mattina. Mi voltai e vidi i corpi delle sorelle con le gambe incastrate e i visi rilassati, mentre Juan giaceva a terra sul tappeto con il culo rialzato, aveva un cuscino sotto la pancia.
Andai a lavarmi, mi rivestii e tornai all’albergo.
Era già ora di colazione, avevo passato tutta la notte a godere ed a far godere, anche se appena mi sedetti per mangiare qualcosa e rifocillarmi, lo sfintere cominciò a dolermi per le battaglie notturne alle quali non ero certo abituato.
Mangiai molto e poi andai direttamente in camera a farmi una doccia ed a dormire.
Dormii sino al pomeriggio e mi svegliai perché sentii una presenza in camera.
Ero completamente nudo con il cazzo in erezione ed avevo dimenticato di mettere il cartello: “Do not disturb”.
La cameriera del piano, quindi era entrata per sistemare la camera e mi aveva trovato in piena erezione ed era rimasta a guardarmi da vicino.
La donna era la stessa che avevo conosciuto al mio arrivo molto prosperosa e con una bocca che solo a guardarla faceva indurire il cazzo e pensare a come sarebbe stato bello un pompino fatto da lei. Ricordavo che era sposata e quindi, per un senso di pudicizia, mi misi le mani davanti a coprire il mio pene, cosa assolutamente inutile.
La donna di nome Adel, si avvicinò e mi chiese se poteva aiutarmi mentre posava una sua mano sul mio petto ed io a quel punto le chiesi di farmi un blow job (pompino).
Senza alcun imbarazzo e ritrosia la donna tutta vestita incominciò un pompino lento e lungo, ingoiava tutto il mio cazzo senza difficoltà e mi guardava dal basso con i suoi grandi occhi neri. Le chiesi di mettersi in una posizione che mi permettesse di vedere e toccare il suo culo e come lo fece ne presi possesso, bello grande e burroso. Incomincio un lavoro di lingua su tutta l’asta e poi succhio solo la cappella e mi fece subito sborrare. Ingoio tutto e salutandomi mi disse che sarebbe tornata dopo a rifare la camera.
È possibile che tutto quello che era avvenuto fosse vero. Pensavo che era frutto della mia immaginazione oppure che in quel posto c’era qualche pianta o situazione ambientale che portava al sesso in ogni momento.
Scesi in spiaggia e feci un bel bagno nell’oceano, mi sdraiai al solo calante e guardandomi attorno vidi la più completa normalità, salvo la bellezza della spiaggia. Ancora non potevo credere a quello che mi era accaduto e pensavo alla promessa delle sorelle.
Ritornai in albergo e trovai la mia camera rifatta, andai sotto la doccia e ne uscii nudo.
Mi spaventai tantissimo perché in camera trovai Miguel, l’addetto alle camere del piano marito di Adel, alto quasi due metri e nerissimo, non capivo cosa stava succedendo perché mi parlava in spagnolo guardandomi il cazzo moscio e gesticolando molto.
Capii dopo un po’ che qualcuno mi aspettava nella hall e che dovevo scendere.
Mi ero allarmato per niente, anche se lo sguardo dell’uomo non sapevo come interpretarlo e soprattutto non sapevo se la moglie gli avesse detto qualcosa.
Mi vestii e scesi nella Hall. C’era ad aspettarmi Juan molto ben vestito. Mi diede la mano e mi chiese se potevo seguirlo. Era solo e ormai, abbandonata ogni mia abituale prudenza lo seguii. Arrivammo ad un bar con tavoli sulla spiaggia ed entrammo a bere qualcosa, chiese due cocktail che non conoscevo e mi disse che gli era molto piaciuto quanto era avvenuto la notte precedente e che voleva condurmi in visita a Varadero l’indomani. Il viaggio sarebbe durato circa un ora e mezza e ci sarebbero state anche Marisol e Camilla. Io ovviamente accettai.
Uscimmo dal locale e seduti sulla sabbia in spiaggia cercai di conoscere meglio il ragazzo e quali fossero state le sue esperienze.
Qui inizia un racconto nel racconto. Juan descrive la sua famiglia composta da tre fratelli e due sorelle tutti più grandi di lui e del padre figura centrale da lui amato in ogni senso, della madre nulla perché era scappata negli Stati Uniti con un canadese poco dopo la sua nascita.
Sin da piccolo vedeva spesso il padre, un omone di due metri e 110 chili muscoloso e massiccio, appartarsi spesso con i suoi fratelli, sia maschi che femmine e sentire urla e imprecazioni. Lui non capiva ed era incuriosito, ma allo stesso tempo spaventato.
I fratelli maggiori non avevano un vero e proprio lavoro, ma il più grande di loro era molto rispettato da tutti e portava a casa molti soldi, dopo alcuni anni si trasferii all’Havana e Juan seppe che diventò un temuto trafficante con molti crimini alle sue spalle.
Le sorelle lavoravano in locali e intrattenevano i clienti, una di loro poi divento infermiera e incominciò a lavorare per l’ospedale locale.
Tornando alla questione del padre che gestiva un locale da pochi conosciuto, il ragazzo seppe che tutti i suoi fratelli e le sue sorelle erano stati violentati da lui sin da piccoli, ma che l’uomo non trovava soddisfazione per un preciso e segreto particolare.
Il ragazzo era in confidenza con la sorella più grande e quando arrivò all’età di 12 anni incominciò a chiederle dei particolari del rapporto con il padre, anche perché l’uomo spesso aveva mostrato interesse per lui e spesso lo accarezzava e lo faceva sedere sul suo grembo.
Un giorno il ragazzo vide il padre appartarsi con la sorella più grande, quella che lavorava all’ospedale e decise di seguirli.
Questa volta i due non rimasero in casa ma andarono nel garage e qui vide il padre, che sovrastava di una spanna la sorella, prenderla in braccio e baciarla anche se lei si ritraeva e batteva i pugni sul suo petto, ma lui niente.
La fece spogliare completamente e la fece sedere su un tavolo posto al centro del garage vuoto, poi si calò i pantaloni e il ragazzo vide per la prima volta il cazzo del padre, Era moscio ma molto largo e già così arrivava quasi al ginocchio.
La ragazza incominciò a piangere ed a chiedere di lasciarla stare ma l’uomo le diede un ceffone sul viso e poi la bacò, quindi le prese le mani e se le portò sul suo mostruoso arnese.
Le mani della donna non riuscivano a tenerlo e sembravano piccolissime di fronte a quel mostro. Il padre fece inginocchiare la figlia e le pose il cazzo vicino alle labbra. La ragazza, ormai rassegnata prese a baciare e leccare quella cosa enorme che mai le sarebbe entrata in bocca. Juan nel guardare era eccitatissimo e a avrebbe voluto essere lui al posto della sorella.
Il cazzo dell’uomo prese a diventare dritto e di entrare con la cappella nella bocca della ragazza, cosa che pareva impossibile, ma la donna, evidentemente abituata, riuscì a far entrare una buona parte dell’enorme cappella e incominciò a leccare e succhiare. Il cazzo dell’uomo con quel trattamento divenne ancora più, grosso lungo e duro e quindi la ragazza fu presa di peso dal padre e posizionata sdraiata di schiena sul tavolo. L’uomo prese un vasetto di quello che doveva essere del grasso lubrificante e con le sue grosse dita incomincio a trattare la fica pelosissima della figlia, la ragazza gridava ma l’uomo introduceva a poco a poco tutte le sue dita nella vagina della donna, poi si fermò ed avvicinò la sua cappella per penetrare quella tenera carne. Juan aveva preso a masturbarsi furiosamente e tirava fuori la lingua come a cercare di leccare quel mostruoso bastone.
L’uomo incominciò la sua opera e dilaniando la fica della figlia introdusse la cappella e pochi centimetri del suo enorme cazzo, La donna urlava e si dimenava, ma l’uomo la teneva ferma, poi spinse ancora e la fica si aprì quasi lacerandosi la ragazza smise di dimenarsi e sembrava quasi svenuta, ma poi prese lei a muovere il bacino e dopo alcuni minuti incominciò a gridare di godimento e fece uscire a fontana il proprio orgasmo dalla fica. Juan sborrò all’istante e stava per andarsene, ma vide che il padre aveva girato la figlia come un fuscello e dopo averle lubrificato il culo cercava di entrare anche lì, ma era impossibile. L’uomo incominciò ad imprecare e a picchiare la ragazza, che riuscì a divincolarsi ed a scappare. L’uomo prese in mano il suo enorme cazzo e incomincio a sbatterlo con violenza sul tavolo sino a farlo scosciare.
Juan scappò via, ma nella sua mente un tarlo si era insinuato: quel cazzo mostruoso di almeno 30 centimetri e dici di diametro doveva essere suo.
Chiese spesso alla sorella del perché il padre volesse fare sesso con loro e lei disse che il padre aveva provato con tutti i suoi figli, anche i maschi che lo spompinavano e masturbavano insieme, ma cercava sembre di scoparli nel culo senza mai riuscirci e che solo quella gran vacca della mogli era una volta riuscita a prenderlo e d’allora lui cercava un suo sostituto.
Il ragazzo aveva deciso doveva accontentare il padre ma anche se stesso, ma come?
Incominciò a render morbido il suo culo con alcuni unguenti ed a penetrarsi con vari oggetti sempre di maggiori grandezza. Il suo ano era naturalmente elastico ed egli godeva sempre più delle sue auto penetrazioni. Una volta fu beccato dal fratello e dalla sorella più giovani che l’avevano trovato in una stalla mentre, quella del nonno, mentre si faceva penetrare dal cazzo enorme di un asino e si masturbava. Aveva tredici anni. Il fratello e la sorella si eccitarono a quella scena e presero il ragazzo e gli fecero provare cosa era il sesso. Il fratello subito penetro Juan con il suo cazzo da superdotato e trovò quell’antro accogliente come nessuna donna prima, mentre la sorella spompinava Juan che già dimostrava di avere un bel cazzo lungo.
I due capirono che Juan gli avrebbe salvati dalle bramosie del padre se lui fosse riuscito a farsi penetrare da quel mostro.
Così una sera in cui il padre prese la figlia per portarsela a letto questa a gran voce incominciò a chiamare Juan, mentre il padre cercava di tapparle la bocca e la schiaffeggiava.
Il ragazzo accorse e vide la sorella seminuda, mentre i pantaloncini del padre tiravano sul davanti.
Il ragazzo si spogliò e prese a toccare il padre sul pacco enorme. Il padre lasciò la sorella che però rimase nella stanza. I tre si spogliarono e Juan e la sorella presero a leccare e succhiare quel cazzo enorme. La sorella prese poi a lubrificare il culo di Juan e a far capire al padre in parte incredulo che il ragazzo poteva accogliere la proboscide dell’uomo.
Dopo un gran lavorio di lubrificazione il ragazzo si distese a pecorino e il padre andò dietro al suo culo. La sorella di Juan prese in mano il cazzo del padre e l’avvicinò all’ano del ragazzo, l’uomo spinse e la cappella entrò tutta, mentre Juan urlava dal dolore, ma da una sensazione incredibile che non aveva mai provato di piacere. L’uomo incredulo era emozionato e per la prima volta la sua rudezza sembra scomparire dal suo volto.
Accarezzava la schiena e il culo del ragazzo, mentre la figlia gli leccava l’asta ancora fuori dall’ano. L’uomo si distese sulla schiena del figlio e cominciò a leccarla e mentre la figlia si posizionava sotto al fratello per prendergli in bocca il cazzo, il padre comincio piano piano a spingere il suo enorme bastone nel culo del figlio.
Entrava!
Ormai quasi tutto il cazzo era entrato e Juan che non smetteva di gridare dal dolore ma anche dal piacere incominciava a muoversi avanti e dietro su quel cazzo enorme.
La sorella sotto continuava a succhiare i due cazzi, quando il padre con un urlò disumano sborrò nel culo del figlio. Una grande goduria colpì Juan che sborrò anch’egli nella bocca della sorella.
D’allora l’unico oggetto del desiderio del padre era Juan e gli altri fratelli poterono così ringraziarlo doverosamente.
Mi ero molto eccitato per il racconto del ragazzo, ma incredulo gli chiesi se era tutto vero. Mi rispose di si e che avrei potuto chiedere alle sue sorelle che avrei conosciuto l’indomani o al padre che mi avrebbe presentato.
Quest’ultima proposta mi pose un po’ a disagio e certo non avevo alcuna voglia di approfondire la conoscenza con quell’uomo.
Ritornammo all’albergo e ci salutammo.
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