lesbo
a questo servi, schiava

09.02.2018 |
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"Non ci fu bisogno di dirle nulla, la sua cagnetta leccò abilmente quelle dita succhiando i propri umori dalla mano della Padrona..."
Elena gettò la borsa sul sedile posteriore dell'auto e si sedette alla guida apprestandosi ad uscire dal garage il più rapidamente possibile. Temeva di poter essere fermata per un imprevisto dell'ultimo secondo.Era riuscita finalmente a ritagliarsi una serata tutta per sé, lasciando marito e figli a casa, euforica al pensiero di potersi godere per qualche ora Sonia, la sua schiavetta. Di sfruttarla per eccitarsi liberando la fantasia e appagando così, anche il proprio piacere sadico.
Miss Elena era una piacente quarantenne, di media statura, dal fisico asciutto, i lunghi capelli neri e gli occhi verdi, moglie e madre di famiglia, ma con due segreti custoditi nell'animo. L'inclinazione ad una dolce bisessualità e la passione per il sadomaso, che da molti anni le permetteva di sentirsi completa come donna e di realizzarsi al di fuori della routine quotidiana, familiare e lavorativa.
Sonia invece era la sua docile e ubbidiente cagnetta, una giovane donna sulla trentina, lesbica e single, impiegata come segretaria in un ufficio pubblico. Silenziosamente innamorata della sua Padrona, si sentiva realizzata nel privato quando si abbandonava a lei, subendo e godendo di quelle attenzioni che appagavano la sua attitudine ad un consapevole ma ponderato masochismo.
Imboccando la tangenziale Elena avviò una chiamata con il viva voce:
“Pronto?” dall'altra parte Sonia rispose con voce ansimante.
“Sto arrivando...” le disse semplicemente Miss Elena. Sorrise immaginando la sua schiava trafelata e preoccupata di poter arrivare in ritardo all'appuntamento.
“Sì Padrona...” rispose Sonia camminando rapidamente sul marciapiede, cercando di non inciampare sui tacchi alti che era stata costretta ad indossare.
“Via Mazzini, tra dieci minuti...” le comunicò Elena riagganciando subito dopo.
“Miss?” tentò di fermarla Sonia bloccandosi con il telefono ancora premuto sull'orecchio.
La sua Padrona aveva cambiato all'ultimo momento il luogo dell'appuntamento e lei si trovava a più di un chilometro di distanza.
Si rese conto di non avere scelta, poteva solo correre e raggiungere la nuova destinazione il prima possibile.
Elena la chiamò di nuovo pregustandosi il tremore che avrebbe percepito in quella voce agitata.
“Se arrivi in ritardo ti rimando a casa...” la informò chiudendo un'altra volta la comunicazione.
Un altro perverso sorriso le si dipinse sul volto mentre si dirigeva al luogo prestabilito.
Pensò a come si stesse sentendo in quel momento la sua schiava, di certo stava realizzando che non sarebbe mai riuscita ad arrivare in tempo in via Mazzini..
Elena le aveva ordinato di indossare una camicetta bianca proibendole di mettere il reggiseno o qualsiasi altra cosa sotto. Una gonnellina sopra al ginocchio, fresca e svolazzante, senza mutandine ma con un piccolo particolare.
Le aveva chiesto di legarsi un cordoncino in vita al quale erano annodati tra loro tre grossi elastici che dovevano passarle tra le natiche e tagliarle la fica tra le grandi labbra, premendo sul clitoride.
Niente calze, era piena estate e due décolleté col tacco alto avrebbero completato l'insieme.
Era eccitante sapere il disagio che le aveva creato nel costringerla ad uscire di casa vestita così, di certo non sarebbe passata inosservata. Apposta aveva scelto zone della città molto frequentate, per farla esibire spudoratamente e per questioni di sicurezza personale, non facendole correre il rischio di venire magari importunata.
Girò appositamente per una strada ben consapevole fosse l’unica che Sonia avrebbe potuto percorrere a piedi per raggiungere il nuovo luogo dell'appuntamento e la vide.
Sorridendo la osservò mentre camminava a passo veloce, quello che quei tacchi alti le potevano consentire di fare. Sfilando davanti ai negozi la gonna colorata talvolta le si infilava tra le cosce e talvolta svolazzava scoprendole quasi al punto di intravedervi sotto qualcosa...
I biondi capelli raccolti in una coda di cavallo si muovevano al ritmo della sua andatura e i fianchi ondeggiavano sensualmente a causa del precario equilibrio che cercava in ogni modo di mantenere.
Elena la raggiunse e rallentò affiancandola. Abbassò il finestrino e parlò sufficientemente ad alta voce perché lei potesse sentirla.
“Sali...” le ordinò facendola sobbalzare per la sorpresa.
Sonia infatti si bloccò di colpo, ansimante per la fatica ed il caldo soffocante e si voltò a fissare il viso della Padrona che le sorrideva maliziosa.
“Sali...” le ripeté Elena ammiccando con lo sguardo.
Sonia non se lo fece ripetere un'altra volta e montò in auto.
Elena ripartì subito per non intralciare ulteriormente il traffico ma ebbe il tempo di rivolgerle uno sguardo severo.
“Alza la gonna cagna...” le ordinò in tono secco.
“Voglio la tua fica premuta sul sedile...”
Sonia ubbidì immediatamente e sollevata la leggera stoffa della gonna si trovò con il culo posato sulla pelle del sedile resa fresca dall'aria condizionata.
Elena si premurò di regolare il clima per non nuocere alla sua salute notando che era molto sudata.
“se lo macchi, poi te lo faccio leccare...” le disse proseguendo verso l'hotel che aveva prenotato.
La camicetta bianca di Sonia era umida e aderiva alla sua pelle mostrando i seni nudi sotto la leggera stoffa.
I primi tre bottoni erano aperti come lei le aveva ordinato di fare.
Elena spostò lo sguardo sulle cosce nude della sua schiava e scivolò con la mano destra tra di esse. Raggiunse l'elastico teso tra le grandi labbra e insinuò un dito sotto di esso per stuzzicarle il clitoride andando a colpo sicuro.
La reazione della sua schiavetta fu infatti immediata, la percepì tendersi come una corda di violino e si accorse che stava irrigidendo le cosce per godere a pieno di quel contatto.
“Lo hai teso bene vero?” le domandò ferma con il dito su quel bocciolo pulsante.
“Lo sai che mi piace vederlo segarti la fica...” le mormorò cominciando a strofinare il dito che scivolò come inghiottito tra quei copiosi umori tra le grandi labbra.
Ne aggiunse un altro e sfilò poi le due dita imbrattate per portarle sulla bocca di Sonia.
Non ci fu bisogno di dirle nulla, la sua cagnetta leccò abilmente quelle dita succhiando i propri umori dalla mano della Padrona.
“Se non sarà teso come voglio io, lo tenderò dieci volte e lo rilascerò, lo sai vero?” le chiese vedendola annuire.
“Ma forse lo farò lo stesso...” aggiunse lanciandole uno sguardo perverso.
Elena sapeva di averle appena prodotto un brivido lungo la schiena e ritrasse la mano riportandola sul volante, ignorandola per alcuni minuti, che era certa lei avrebbe contato con ansia sperando che la sua Padrona l'avrebbe di nuovo toccata.
Miss Elena vide i capezzoli sporgere eccitati dalla camicetta ancora leggermente umida e insinuò la mano nell'apertura dei bottoni raggiungendo il capezzolo destro della ragazza.
Lo strinse tra pollice e indice godendosi il cambio di espressione sul viso di Sonia.
“Ma come, è già così turgido?”
Sonia sorrise fingendosi imbarazzata e si umettò le labbra.
“Sono eccitata Padrona...” sussurrò tenendo il viso rivolto in avanti e guardandola solo con la coda dell'occhio.
“Tanto eccitata Padrona...”
Elena sorrise e proseguì nel stimolarle quel capezzolo che tra le sue dita raddoppiò di volume in un attimo.
“Sei proprio una cagnetta in calore... la mia, cagnetta in calore...”
Sonia ansimò lievemente godendosi quell'intimo contatto che le inviava sensazioni di piacere che si espandevano fino al bassoventre.
Elena conosceva il modo di farla fremere e sapeva che stringendo quel capezzolo il calore dell'eccitamento si stava propagando anche tra le sue grandi labbra.
Spostò la mano a sinistra chiudendola a coppa per palparle il seno e poi le stuzzicò l'altro capezzolo.
Si divertì nel sentirla non riuscire a trattenere dei piccoli gemiti.
Le reazioni di quel corpo trasparivano all'istante, ogni più piccolo segnale lei lo percepiva, non poteva essere celato.
Quando sfilò la mano abbandonando il suo seno, notò anche la lieve delusione dipingersi sul suo volto.
La vide fremere nell'attesa di ricevere nuove attenzioni e godette di quella situazione che si divertiva a protrarre volutamente.
A tale scopo l'aveva stuzzicata con messaggi mirati a portarla al limite dell'eccitamento, perché così le piaceva la sua schiava, la voleva troia e spudoratamente bagnata al punto di lasciare una pozza sul sedile.
E si compiacque di esserci riuscita.
Elena non la toccò più, ma proseguì nel provocarla.
Ferma ad un semaforo si lisciò la gonna di lino color crema che indossava e se la tirò un po' su per scoprirsi le cosce abbronzate, consapevole di stuzzicare ulteriormente la fame della sua cagnetta.
Elena infatti notò subito che gli occhi di Sonia si posarono sulle sue gambe scoperte e sorrise nel sentirla tossicchiare e nel vedere che si stava passando la lingua languidamente sulle labbra.
Quando arrivarono all'hotel Elena le ordinò di scendere ed il suo sguardo fissò il sedile per esaminare fino a che punto fosse bagnato degli umori della sua cagnetta in calore.
Vide gli occhi di Sonia abbassarsi sul punto dove era rimasto lo stampo della sua eccitazione, ma non le ordinò di ripulirlo.
“Entra e chiedi la chiave...” le disse mentre afferrava la borsa dal sedile posteriore.
La vide sorpresa di ricevere quell'ordine e si godette lo spettacolo fissandola mentre ancheggiando si dirigeva nella hall.
La seguì e rimase immobile alle sue spalle, elegante e seria nel suo abbigliamento da manager, mentre la sua schiavetta stava arrossendo, imbarazzata nel mostrarsi all'uomo della reception vestita in modo così spudoratamente provocante.
Prese le chiavi, salirono in ascensore al quarto piano e una volta in corridoio Miss Elena la fermò con un gesto, senza dirle nulla.
Prese dalla borsa il collare e lo agganciò al collo della ragazza che vide fremere di eccitazione un'altra volta e si guardò attentamente attorno.
Il corridoio era deserto e si sentivano solo alcuni eloquenti gemiti provenire da una lontana stanza, per il resto silenzio.
“Mettiti a quattro zampe ora...” le ordinò a voce bassa ma in tono secco.
Sonia ubbidì all'istante, donando immediatamente la propria cieca fiducia nelle mani della sua Padrona.
Miss Elena sfilò dalla sua borsa una lunga e sottile catena che fissò al collare della schiava come guinzaglio.
Poi le andò alle spalle e le sollevò la gonna scoprendole completamente il culo che era uno spettacolo da vedere, così tagliato a metà dall'elastico di quella specie di perizoma.
Insinuò due dita sotto di esso e lo tese una ventina di centimetri e poi lo lasciò di colpo godendosi il piccolo gemito che sfuggì alla sua schiavetta.
“Cammina...” le intimò tirando leggermente il guinzaglio e dirigendosi verso la stanza che era stata loro assegnata.
Poi si fermò e si piegò per avvicinarsi al suo orecchio.
“Entrerai così cagna...” le sussurrò sorridendo maliziosamente.
“Con il culo scoperto e al guinzaglio come piace a me...”
Così dicendo l'accompagnò dinnanzi la porta della stanza e dopo averla aperta la fece entrare sempre camminando come una cagnetta.
Una volta chiusa la porta posò la borsa sul tavolo e si parò davanti al viso della sua schiavetta accovacciandosi per prenderle il mento tra le dita.
“Sei la mia puttana, vero?”
Sonia ansimò eccitata.
“Sì Padrona...” le rispose con un filo di voce.
“Sono la tua puttana...”
Elena sorrise e le infilò una mano nell'apertura della camicetta per andarle a strizzare un capezzolo e farla gemere.
“E dopo cosa sei?” le chiese torcendoglielo sadicamente.
Sonia si lamentò un pochino e prese fiato.
“Sono la tua cagna Padrona, la tua schiava...”
“E ti piace esserlo vero?” le domandò Elena, raddrizzandosi sulla schiena. Le sganciò il guinzaglio e lo posò sul tavolo.
“Alzati e spogliati ora...”
Sonia ubbidì immediatamente, diritta in piedi sbottonò la camicetta e la sfilò dalle spalle denudando i seni.
Poi si aprì la lampo della gonna e la lasciò cadere sul pavimento.
Tolse le scarpe usando solo i piedi e le scalciò allontanandole.
“Vai sul letto...” le ordinò Miss Elena dopo aver abbassato il lenzuolo.
“A pancia in su, spalanca bene le gambe...” proseguì seguendo i sinuosi movimenti della sua schiava.
La vide posizionarsi come le aveva imposto e si godette lo spettacolo di quella fica aperta e lubrificata al punto di luccicare sotto la luce.
Si avvicinò pregustandosi il momento in cui l'avrebbe fatta saltare.
Prese tra le dita l'elastico annodato e seminascosto tra le piccole labbra, era ben tirato e segava a metà il sesso voglioso e pulsante della sua cagna.
Lo tirò di alcuni centimetri verso l'alto e lo trattenne per diversi secondi prima di rilasciarlo di colpo e divertirsi nell'udire il lamento di Sonia ed il sobbalzo del suo fondo schiena.
Ripeté il gioco una decina di volte e si eccitò notevolmente nel vedere le contrazioni di quella pelle rossastra e talmente bagnata da produrre schizzi di umori ad ogni impatto.
“Quanto sei troia Sonia...” mormorò prendendole il clitoride tra pollice e medio e cominciando a strizzarglielo con forza.
“Mi piaci così troia...” proseguì facendola gemere di dolore.
D'improvviso estrasse da tasca un morsetto dentato e dopo averle scoperto bene il bocciolo, glielo attaccò lasciando la molla rapidamente e le piacque da morire l'istante in cui la sentì urlare e rimbalzare sul letto per la sorpresa.
Lasciò il morsetto appeso al suo clitoride per alcuni interminabili secondi e poi lo staccò senza tanti complimenti godendosi nuovamente l'immediata reazione di quel corpo fremente.
“Rimettiti in piedi ora...” le ordinò e quando Sonia fu in posizione eretta le sfilò bruscamente il perizoma.
Riprese il guinzaglio e lo riagganciò al suo collare.
“A quattro zampe cagna...” le impartì cominciando a guidarla verso la stanza da bagno.
“Ora facciamo pipì...” le disse compiacendosi nel vederla procedere carponi sul pavimento fino a raggiungere il box doccia.
“Dentro...” le ordinò rimanendo all'esterno e trattenendola per il guinzaglio.
“Rimani con la testa bassa e rivolta al muro, voglio vederti bene il culo mentre lo fai...” asserì in tono serio.
Attese che Sonia si mettesse in posizione.
“Svuotati cagna adesso...”
Elena osservò sorridendo la sua schiava che a testa bassa iniziava ad urinare imbrattandosi le cosce e attese che terminasse prima di sganciarle il moschettone dal collare.
“Brava la mia cagnetta...” la lodò mentre osservava il suo fondo schiena madido di umori e gocciolante di urina.
“Hai tre minuti per ripulirti e raggiungermi schiava...” l'avvisò girando i tacchi per tornare in camera.
Elena sentì lo scroscio della doccia e sorrise pensando a Sonia che velocemente cercava di darsi una ripulita per tornare in tempo da lei.
Si tolse la giacca e sbottonò la camicetta rivelando un reggiseno a balconcino di pizzo celeste. Si liberò delle scarpe e sfilò la gonna rimanendo in mutandine coordinate al reggiseno.
Prese in mano due morsetti, afferrò il gatto e andò a sedersi sulla poltrona che troneggiava in un angolo della stanza.
Nel frattempo il rumore dell'acqua corrente era cessato.
Vide uscire dal bagno Sonia e si godette lo spettacolo del suo sensuale procedere a quattro zampe, silenziosa e con lo sguardo a terra.
Si piegò in avanti per pinzarle prima un capezzolo e subito dopo anche l'altro assaporando l'attimo in cui la scossa di dolore e piacere pervadeva il corpo di Sonia.
“Vieni qui adesso...” le ordinò appoggiandosi di nuovo allo schienale, spalancò le gambe e scostando il leggero pizzo delle mutandine si scoprì il sesso dalla pelle levigata.
Afferrò Sonia per i capelli e le spinse il viso tra le grandi labbra percependo subito la sua lingua farsi strada alla ricerca del clitoride.
Miss Elena si godette quella intensa stimolazione, ma ad un certo punto alzò il braccio e le diede un colpo secco di frusta sulle natiche facendo in modo che le code del gatto sferzassero la fica aperta della sua schiavetta intenta a leccare.
A quella frustata ne fece seguire altre, a ritmo sporadico e irregolare, eccitandosi nel percepire i sussulti della sua cagna che oltre alle frustate stava subendo la stretta dei morsetti ai capezzoli.
“Basta così...” le ordinò all'improvviso, scostandola bruscamente dal proprio sesso.
Tenendola ben salda per la coda le spinse la testa a terra costringendola a posare la guancia sul pavimento e a subire il gatto con colpi che si susseguirono rapidi e decisi.
“Tieni giù la testa cagna...”
Miss Elena si alzò dalla poltrona, le mise un piede sulla guancia costringendola in quella posizione, a culo alto e fica esposta, i capezzoli pinzati premuti a terra.
Sonia stava in quella posa eccitante, il suo interno coscia e la fica aperta si arrossarono gradualmente sotto gli occhi fiammeggianti della Padrona.
Elena si compiacque nel sentirla piagnucolare e lamentarsi, ma quanto era evidente che stava godendo come una troietta in calore, grondava vergognosamente copiosi umori sotto le carezze della sua padrona.
Allora Elena scivolò col piede davanti al suo viso e le premette l'alluce sulla bocca..
Vide la sua cagnetta schiudere le labbra e accogliere quel dito in bocca per cominciare a succhiarlo.
Era meraviglioso vederla così ubbidiente, umiliata e sottomessa...
Elena sentiva il proprio sesso pulsarle per l'eccitazione del momento, appagata come in un iniziale antipasto nell'osservarla succhiare quel dito come fosse un fallo.
Continuò a colpirla, talvolta rapidamente, altre volte di sorpresa dopo una lunga pausa mentre la schiavetta proseguiva nel leccarle il piede.
Quando interruppe quel lavoro l'afferrò per il collare ingiungendole di alzarsi e Sonia si mise diritta ma rimanendo in ginocchio.
“Mani dietro la nuca...”
Miss Elena le prese i morsetti tra le dita muovendoli e torcendole i capezzoli e le strappò subito gemiti di dolore.
“Che succede cagna? Non ti piace?” la provocò sapendo benissimo di averle appena inflitto un nuovo stimolo bruciante.
Sonia si lamentò ancora rumorosamente aumentando l'eccitazione della sua Padrona.
“Vuoi che smetta? O proseguo...” la stuzzicò nuovamente lei.
Sonia si passò languidamente la lingua sulle labbra e scosse il capo.
“Ancora...” mormorò in piena estasi.
Miss Elena invece le lasciò i seni e andò a prendere dalla borsa i bracciali di cuoio e in un attimo li mise ai polsi della schiava. Poi le portò le mani dietro la schiena e agganciò i bracciali tra loro, impedendole così di usare le mani.
Si sfilò gli slip e si avvicinò alla sua schiava offrendole ancora il proprio sesso da leccare
Percepì subito la bocca di Sonia farsi strada tra le sue grandi labbra senza la possibilità di utilizzare le mani e immediate sensazioni di piacere si propagarono nel suo bassoventre.
Vederla così, in ginocchio ai suoi piedi, coi capezzoli pinzati, il collare e le mani legate dietro la schiena, le provocò ulteriori brividi di piacere ed un crescente senso di potere le invase la mente.
“Servi a questo cagna...” le disse trattenendo gemiti di piacere che non le concedeva di ascoltare.
“Servi a far godere la tua Padrona...”
Sentì le labbra di Sonia affondare nel suo sesso bagnato e fu costretta ad allontanarla per non correre il rischio di venire. Era troppo presto. Voleva prima usarla e divertirsi al punto di incrementare l'eccitamento al limite per poi lasciarsi andare alla fine dell'incontro.
Allora si spogliò completamente consapevole di aumentare così il desiderio nella propria schiava.
Sfilò la camicetta già aperta e sganciò il reggiseno rivelando i suoi morbidi seni.
Prese di nuovo in mano il gatto e colpì Sonia sulle tette e i capezzoli ancora costretti nei morsetti.
D'un tratto glieli staccò rapidamente uno dopo l'altro provando un sadico guizzo di eccitazione nel sentire il suo lamento e si appagò leggendo l'espressione di dolore dipingersi sul suo volto.
Fece arrivare le code del gatto su quei capezzoli arrossati e sensibili, più volte, finché fu certa lei potesse sopportarlo.
Le liberò le mani e gettò uno sguardo verso il letto.
“Alzati e vai a stenderti, pancia in su e testa verso il fondo...” le ordinò.
E mentre Sonia le ubbidiva andò a prendere due corde che ancorò alle gambe della rete.
Legò i polsi della schiava ai lati opposti del letto, lasciandola a braccia aperte.
Senza bisogno di ordinarglielo, Sonia tenne le ginocchia piegate e le cosce spalancate, offerta completamente alla sua Padrona.
Miss Elena prese dalla borsa una lunga e morbida frusta e si posizionò in piedi dinnanzi alla testa quasi rovesciata indietro della schiava.
Pregustò il momento in cui le avrebbe fatto arrivare la frusta in mezzo alle gambe e quando le sferrò il colpo e la vide sobbalzare un guizzo di eccitazione la investì di nuovo.
Salì con le ginocchia sul letto e premette il suo sesso sul viso di Sonia.
La frustò ripetutamente tra le grandi labbra e sul clitoride ascoltando i gemiti soffocati che emetteva la sua schiava, costretta a subire ma anche premiata dal poter succhiare ancora la fica della sua Padrona.
Miss Elena strofinò il proprio sesso sulla bocca di Sonia, quasi scopandola per tenere stimolato il clitoride e nel frattempo le infliggeva colpi a sorpresa, in modo sporadico, così da stupirla ogni volta.
“Sei una puttana...” le sussurrò ansimando elettrizzata.
“Sei la mia puttana...” le ripeté ascoltando il suo biascicato miagolare con la bocca piena degli umori della sua Padrona.
Smise di cavalcare la sua cagnolina e le pinzò nuovamente i capezzoli ancora tanto sensibili.
Andò a procurarsi altre due corde e gliele legò una alla caviglia destra e l'altra alla sinistra, poi fissò la cima di entrambe le corde ai corrispondenti bracciali.
Così Sonia si trovò costretta con le ginocchia piegate e divaricate, i piedi tirati indietro verso le mani.
La Padrona prese di nuovo in mano il gatto assieme ad altri oggetti e si posizionò tra le gambe della schiava. Le infilò in fica il manico della frusta e la scopò rapidamente portandola vicinissima all'orgasmo.
Sentì Sonia urlare di piacere ma si fermò prima che potesse venire.
Allora le lasciò dentro ferma la frusta e iniziò ad applicare morsetti alle labbra della sua fica, uno dopo l'altro finché non arrivò a quattro e il quinto glielo applicò al clitoride.
Prese nuovamente a scoparla facendola sussultare e gemere.
Sapeva di provocarle dolore, piacere, bruciore, tensione, desiderio di raggiungere l'apice del godimento.
Ma Elena si fermò di nuovo lasciandola in balia di miriadi di sensazioni.
La vide completamente abbandonata e persa, persa in un mondo simile ad un limbo.
Mosse ad uno ad uno tutti i morsetti ascoltando i gemiti e gli ansimi della sua schiava, nutrendosi di quei lamenti per incrementare la propria già intensa eccitazione.
Poi d'improvviso li staccò tutti e cinque, sorridendo ad ogni gridolino da lei emesso. Tolse pure quelli ai capezzoli facendola saltare ancora.
Sfilò anche il manico della frusta e la osservò per qualche istante, nuda e legata, offerta a lei senza pudore né ritegno. Aperta e grondante di umori che stavano imbrattando il lenzuolo sotto di loro.
Allora si alzò per andare a prendere la pallina di gomma che teneva in borsa.
Si avvicinò alla sua schiava e gliela premette dentro la bocca.
“Non farla uscire...” le intimò.
Miss Elena strinse il pugno della sua delicata mano ed entrò in quella fica madida ed invitante.
Ruotò il polso fino a farlo scivolare dentro ignorando i crescenti lamenti di Sonia che se pur soffocati dalla pallina, si sentivano ampiamente.
E questo alla sua Padrona piaceva da morire...
Più i lamenti erano attutiti da un bavaglio e più lei si eccitava.
La scopò con la mano, stendendo le dita per sfiorarle l'utero e sentirla impazzire di piacere.
Quando sfilò la mano gocciolante, accese uno spazzolino elettrico e cominciò a tormentarle il clitoride godendosi i sobbalzi e le contrazioni che la sua cagna non poteva controllare.
I gemiti sommessi, i tremori e le lacrime che le stavano riempiendo gli occhi non facevano altro che aumentare l'appagamento di Elena.
“Ora ho voglia di frustarti il culo...” le annunciò iniziando a slegarla.
Le ordinò di voltarsi a pancia sotto e impugnata la lunga frusta si posizionò in piedi al lato del letto.
Frustate secche, decise, taglienti e marcate arrivarono a colpire il fondo schiena candido di Sonia e gli occhi di Miss Elena brillarono infervorati del fuoco della passione.
La Padrona si fermò solo per accarezzare le rosse striature che comparivano una dopo l'altra sulla pelle chiara della sua schiavetta in lacrime ormai.
Scivolò con dita avide dentro il suo sesso compiacendosi di quanto fosse un lago.
“Dimmi...” sussurrò Miss Elena avvicinandosi al viso di Sonia.
“Devo guardare le tue lacrime o quanto è bagnata la tua fica?”
Sonia non poteva rispondere per via del bavaglio ma non ve n'era alcun bisogno. La risposta la conoscevano bene entrambe.
Altre frustate sferzarono il culo di Sonia, ma anche le cosce e i fianchi.
Finché Miss Elena non posò la frusta e riprese in mano il gatto.
“Mettiti a quattro zampe adesso...”
Guardò Sonia ubbidiente posizionarsi come lei le aveva imposto e le indicò di sistemarsi con i piedi a bordo materasso.
“Giù la testa...” le impartì versandosi nel frattempo del gel lubrificante sulle dita.
Lo spalmò tra le sue natiche infilando un dito nel suo ano.
Poi le dita diventarono due e godette nel sentirla piagnucolare infastidita da quell'intrusione.
Ma forse non tanto infastidita...
Miss Elena la penetrò in culo a lungo con indice e medio ma poi afferrò il manico del gatto e lo premette sul buchetto pregustando il momento in cui lo avrebbe spinto dentro senza pietà.
Sentì il clitoride pulsarle e sprigionarle calore in tutto il corpo mentre faceva scivolare quel manico dentro al culo della sua cagna.
Era sua e la stava possedendo.
La inculò e la scopò ignorando i suoi lamenti e le sue lacrime e ad un certo punto le tolse di bocca la pallina per godersi a pieno quel piagnucolare che la portò al limite dell'eccitamento.
Sonia piangeva calde lacrime, ma elena si accorse che aveva raggiunto un orgasmo e senza le fosse stato concesso.di averlo.
“Adesso voglio godere cagna...” le disse sfilandole di colpo la frusta dal culo.
Si stese sul letto e afferrandola per i capelli si portò il suo viso tra le cosce spalancate.
“Datti da fare troia...” le intimò portandosi le mani ai seni gonfi e sui capezzoli turgidi e pulsanti.
Percepì l'agile e pronta lingua di Sonia lambirle sapientemente il clitoride, ma la incitò ugualmente a fare meglio.
Allungò una mano per impugnare la frusta abbandonata sul letto e la colpì di sorpresa con un colpo secco sulle natiche.
“Più impegno...” le intimò frustandola diverse volte e riprendendo a tenerla saldamente per i capelli, senza plateali esibizioni, con contegno e riserbo, liberò finalmente il proprio orgasmo.
Non appena riprese fiato, dopo aver goduto, Miss Elena si alzò in piedi e afferrò la sua schiava per il collare costringendola a scendere dal letto.
Le agganciò nuovamente il guinzaglio e, senza dire una parola, la trascinò a quattro zampe in bagno.
Una volta entrate tirò il guinzaglio verso di sé finché Sonia non si rizzò sulla schiena rimanendo in ginocchio sul freddo pavimento.
Le agganciò i bracciali dietro la schiena impedendole così l'uso delle mani.
Afferrò la sua testa per i capelli e se la premette tra le cosce.
“Sei venuta senza permesso prima, piccola troia...” le disse lentamente e con voce bassa, provocando in lei un sussulto.
“Pensavi non me ne sarei accorta?” proseguì nel rimproverarla sapendo così di farla fremere e grondare di nuovo.
“La tua Padrona ti incula e tu fingi di provare dolore?” le domandò continuando a trattenerla per i capelli.
“In realtà stavi godendo, vero cagnetta'”
Sonia tentò di parlare ma riuscì solo a soffocare un lamento, perché aveva il viso sprofondato nel sesso della sua Padrona.
“Ora la berrai tutta...” le intimò Miss Elena, continuando a tenerle il viso premuto contro le sue grandi labbra.
Alzò una gamba e posò il piede sul bidè.
“Se ne perderai una sola goccia, ti costringerò a ripulire il pavimento con la lingua...” l'avvisò percependola tremare e ansimare di un timore misto ad eccitazione che era palpabile nell'aria.
Elena liberò la pioggia dorata e imbrattò all'istante il viso della sua schiava.
Come aveva previsto, la vide affannarsi inutilmente nel tentativo di ingerire tutto ciò che le stava donando e sorrise perversa nel vederle scorrere tiepidi rivoli dal collo alla schiena fino a raggiungere le rosse striature che aveva impresse sul culo
Quando ebbe finito, la staccò bruscamente dal proprio sesso.
“Ora puliscimi, fica, culo e cosce...” le ordinò godendosi la calda lingua della sua schiava che abilmente la ripuliva dell'urina colata sulla pelle.
Sapeva benissimo che in quel momento Sonia si stava chiedendo se dopo l'avrebbe davvero costretta a leccare anche il pavimento...
Perversa, godette di quel prolungato tenerla sulle spine.
Infine, soddisfatta, la scansò come un oggetto che non serve più sparendo poi nel box doccia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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