Lui & Lei
la lingua sulla signora

09.02.2018 |
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"“Subito Padrona” ubbidì Servio e strisciò sotto le sue cosce, portò disciplinatamente le mani dietro la schiena e sollevando il viso passò ripetutamente la..."
Gli mandò un sms il sabato sera: “Ti voglio nel mio ufficio domani mattina alle dieci in punto”Servio si presentò puntuale obbedendo alla richiesta della sua Padrona.
Lei lo attendeva in piedi, bellissima con i capelli lunghi e sciolti sulle spalle, una camicetta nera sbottonata sul collo, una gonna al ginocchio anch'essa nera e gli stivali di pelle con il tacco medio.
“Spogliati” gli ordinò lei e lo osservò togliere tutti gli indumenti notando subito la sua evidente erezione.
Quando fu completamente nudo lei afferrò il frustino dalla scrivania “In ginocchio e baciami gli stivali” fu il suo ordine.
Servio si piegò ai suoi piedi e posò le labbra sulla pelle profumata degli stivali, prima il sinistro e poi il destro, glieli baciò prostrandosi con devozione.
“Voglio godere, schiavo” gli disse lei in tono asciutto “Sarà tuo preciso compito soddisfarmi in modo totale”
“Come la mia Padrona desidera” rispose lui senza alzare la testa dai suoi piedi.
Lei strinse il frustino tra le dita e per premiarlo dopo quella risposta gli sferrò un colpo secco sulle natiche, poi si avvicinò alla poltrona girevole, sollevò la gonna facendola scivolare lungo le cosce coperte dalle velate autoreggenti e spingendola fin sopra i fianchi.
Si sedette e appoggiò la schiena aprendo le gambe mostrò il proprio sesso in tutto il suo splendore Sotto, infatti, non indossava intimo.
“Sai cosa devi fare adesso, vero?” gli domandò posando le braccia comodamente sui braccioli, ma tenendo sempre saldo in pugno il frustino.
“Sì, Padrona” rispose Servio alzandosi in piedi per raggiungerla dietro la scrivania.
Si inginocchiò nuovamente sotto il tavolo e affondò il viso tra le morbide cosce della sua Regina.
La sua passerina era completamente depilata e si apriva a lui come una rosa vellutata e calda. Stando ben attento a non toccarla con le mani si fece strada usando solo le labbra per cercare il clitoride.
Si avvicinò con la lingua che fremeva dal desiderio di leccare la sua Signora nella parte più intima e sensibile.
Posò le labbra su quel morbido bocciolo di carne e iniziò a titillarlo con la lingua.
Lei reclinò il capo all'indietro e si rilassò a quel piacevole contatto.
L'agile lingua di Servio si muoveva con la giusta lentezza e intensità ed era in grado di soddisfare le sue ardenti voglie.
Pochi minuti dopo squillò il cellulare e lei allungò la mano sulla scrivania per afferrarlo.
Con indifferenza rispose alla telefonata, mentre Servio proseguiva nel suo compito senza mutare di una virgola ciò che era impegnato ad eseguire.
Sapeva che non avrebbe dovuto fermarsi previo preeciso ordine da parte della sua Padrona e pena una severa punizione.
Era una telefonata di lavoro, lei spesso lavorava anche nel week end e il fatto di avere il proprio schiavo sotto la scrivania, non la distoglieva minimamente dal discorso che stava facendo con il suo ignaro interlocutore.
Anzi, riusciva magistralmente a gestire entrambe le situazioni: quella professionale e quella edonistica.
Con la punta dello stivale andò a stuzzicargli i testicoli, godendo del fatto che Servio non avesse il permesso di fermarsi o di gemere per il piacere di essere stimolato dalla sua Signora.
Lei si dilungò nella conversazione e proseguì nel tormentargli il sesso eretto con il piede.
Servio col naso premuto tra le grandi labbra continuava a leccare e succhiare, lentamente ma senza interruzioni o distrazioni, era capace di rimanere in quella posizione per ore, inebriato dagli umori della sua Padrona.
D'improvviso lei si piegò in avanti per accedere al computer e Servio fu costretto a seguire i suoi movimenti per non smettere di leccarla.
Lei posò il frustino sul tavolo e manovrò il mouse continuando a parlare al telefono come fosse una normale mattinata di lavoro e come se ai suoi piedi non ci fosse il suo fedele cagnolino.
Dopo dieci minuti di conversazione lei chiuse il telefono e tornò ad appoggiare la schiena alla poltrona.
“impegnati di più!” gli disse dandogli un calcio nelle palle e afferrando dalla scrivania una piccola borsetta. L'aprì e da un pacchetto estrasse una sigaretta e se la infilò in bocca..
“Fammi accendere” gli ordinò premendo le labbra morbide sulla sigaretta ancora spenta.
Servio sospese per un attimo il suo compito e rimanendo in ginocchio afferrò la borsetta per prendere l'accendino. Lo fece scattare e glielo avvicinò.
Lei aspirò e in un attimo invase l'aria con una nuvola di fumo.
“Vai avanti, schiavo” lo incitò prendendo la sigaretta tra indice e medio, fregandosene di quanto lui odiasse il fumo e posò nuovamente le braccia sulla poltrona.
Servio riprese a muovere dolcemente la lingua su quel morbido bocciolo rosa che era umido di umori e assaporò adorante quel nettare divino.
Lei fumò con estrema calma la sua sigaretta riempiendo la stanza di una nebbia dall'acre odore e facendo cadere la cenere dove capitava, a volte sulla schiena del suo schiavo, a volte sul pavimento,tanto dopo, qualcuno lo avrebbe dovuto ripulire strisciando a terra come una serpe.
“Sono molto lontana dall'avere un orgasmo” gli fece notare lei premendogli un palmo sulla fronte per allontanarlo dal proprio sesso.
Servio reclinò il capo all'indietro assecondando il suo movimento e, secco e improvviso gli arrivò uno schiaffo in pieno volto.
“Ti sembra che possa rimanere qui tutta la mattina ad attendere?” lo rimproverò lei alzandosi in piedi di scatto. Spense la sigaretta nel posacenere sulla scrivania e riprese in mano il frustino.
“No, Padrona...” sussurrò lui con aria contrita.
“Alzati!” gli ordinò lei facendo schioccare lo strumento nell'aria “Faccia al muro” fu il successivo comando e Servio andò remissivamente a posizionarsi contro la parete.
“Mani dietro la nuca” ordinò lei pronta a dargli il giusto incentivo per farlo lavorare meglio.
Gli fece contare dodici colpi ben assestati sulle natiche, godendo dei suoi lamenti e poi lo fece voltare.
“Grazie, Padrona...” la ringraziò lui.
Il suo cazzo era duro come il marmo e lei lo afferrò saldamente con una mano facendolo sussultare. Lo strinse tra le dita notando l'espressione di dolore misto a piacere dipingersi sul suo volto. La sua eccitazione, infatti, non accennava a diminuire.
Lo prese per i capelli dietro la nuca e lo trascinò con sé costringendolo a seguirla fuori dall'ufficio.
Entrarono in bagno e lei lo spinse dentro in malo modo.
“A quattro zampe, schiavo” gli ordinò e quando lui fu carponi sul pavimento lo fece procedere a calci in culo fino alla toilette.
Lei si sedette per urinare e quando ebbe finito si alzò a gambe divaricate e lo colpì col frustino sulla schiena.
“Asciugami la fica, schiavo” pretese portando una mano al fianco e stringendo con l'altra il frustino, pronta a punirlo in caso di inadempienza.
“Subito Padrona” ubbidì Servio e strisciò sotto le sue cosce, portò disciplinatamente le mani dietro la schiena e sollevando il viso passò ripetutamente la lingua tra le grandi labbra della sua Signora. Leccò a lungo e con premurosa devozione le gocce salate e amare fino a togliere ogni traccia di urina da quel sesso da lui venerato.
Apparentemente soddisfatta, lei lo scansò senza tanti complimenti e si diresse a passo deciso verso l'ufficio.
“seguimi schiavo, senza staccare le ginocchia da terra” lo avvertì “Hai un compito da portare a termine” aggiunse mentre lo schiavo la seguiva procedendo carponi sulle fredde piastrelle.
Andò a sistemarsi sulla poltrona e sollevando una gamba alla volta puntò gli stivali sul bordo della scrivania.
“Leccami, schiavo” comandò posandosi comodamente allo schienale “Hai cinque minuti per farmi godere, se non sei in grado di farlo posso sempre sostituirti, chiaro?
“Chiaro, Padrona” le rispose Servio sistemandosi sotto di lei e tra le sue cosce.
Sprofondò il viso nella fica della Padrona e riprese a titillarle il clitoride e pochi minuti dopo lo sentì pulsare sotto le sue labbra.
Lei non gli diede la soddisfazione di fargli udire dei gemiti e quando si riebbe dai fremiti dell'orgasmo si raddrizzò sulla poltrona e staccò la bocca di Servio dal proprio sesso.
Lo costrinse a sollevare il mento e gli sputò in faccia.
“Ci hai messo sei minuti, schiavo” gli fece notare controllando l'ora sullo schermo del computer e riabbassò le gambe per rimettere i piedi sul pavimento.
Servio tenne gli occhi bassi “Sono mortificato, Padrona...” si scusò ma non poté evitare di ricevere un sonoro schiaffo in pieno viso. E non fece in tempo a metabolizzare l'umiliante dolore appena inflittogli sulla guancia sinistra, che gli arrivò uno schiaffo anche su quella destra.
“Grazie, Padrona” mormorò rimanendo immobile mentre lei si alzava dalla poltrona.
Lo prese nuovamente per i capelli e lo costrinse a rimettersi in piedi.
Aveva ancora il cazzo bello in tiro, così lei mollò la presa dei capelli e lo afferrò per le palle e alla base del sesso per trascinarlo verso il tavolo delle riunioni posto in fondo all'ufficio.
“Adesso mi pulisci dai miei umori e mi lecchi bene il culo” gli ordinò lasciandogli libero il cazzo e piegandosi a novanta gradi sul tavolo.
“Subito, Padrona” ubbidì lui e si chinò posando un ginocchio a terra, sollevò il viso e ricominciò a passare la lingua tra le sue grandi labbra e deglutì nutrendosi del succo che lei gli stava donando.
Continuò finché la fica della sua Padrona non fu perfettamente ripulita.
Allora scivolò con la lingua verso il fondo schiena e prese a leccarle il buco infilandovi la lingua ripetutamente.
Dai sospiri che la sua Regina emetteva capì che stava facendo un buon lavoro e continuò instancabile a leccarle il culo finché lei non lo fermò raddrizzandosi sulla schiena.
Rimase immobile in ginocchio sul pavimento e la osservò sbottonarsi la camicetta per farla poi scivolare lungo le braccia.
Lei indossava un reggiseno di pizzo nero dal quale i seni traboccavano generosi, ma non concesse a Servio di vedere più di così.
“Stenditi sul pavimento, schiavo” gli ordinò liberandosi della camicetta e lanciandola sul tavolo “Voglio scoparti adesso” lo avvertì “Quindi masturbati! Devo vedere di nuovo quel cazzo diventare di marmo”
Servio si sdraiò supino e ubbidì alla sua Signora iniziando a muovere rapidamente la mano sul proprio sesso.
Lei si posizionò in piedi sopra di lui a gambe divaricate e attese che l'erezione la soddisfacesse e poi si calò su di lui facendosi scivolare dentro quel membro turgido fino in fondo al proprio sesso.
“Non ti è consentito venire, schiavo” gli ricordò iniziando a muoversi ondeggiando i fianchi in modo da procurarsi piacere.
“Certo, mia Padrona” assentì lui concentrandosi sui movimenti della sua Signora e preparandosi a trattenere l'eiaculazione, qualora ci fosse andato vicino.
Lei lo scopò al suo ritmo, alla sua velocità e in breve esplose in un orgasmo spettacolare, sotto lo sguardo estasiato del suo fedele servitore.
Quando riprese fiato scivolò dal suo sesso e andò a sedersi sul viso dell'uomo.
“Ripuliscimi, schiavo” gli ordinò ancora ansimante per il piacere appena provato e Servio le ripassò la lingua su tutta la fica per asciugarla dai copiosi umori che la lubrificavano.
Lei si lasciò leccare e quando fu soddisfatta, si alzò e si sistemò la gonna lungo le cosce lasciandolo steso sul pavimento, con il cazzo ancora duro e le palle che stavano per scoppiare.
Gli sferrò un calcio sul fianco “Alzati” gli disse afferrando la camicetta dal tavolo e infilandola dalle braccia.
L'abbottonò e si diresse alla scrivania per spegnere il computer.
“Riordina l'ufficio, schiavo” gli comandò afferrando la borsetta e la giacca dall'appendiabiti.
“Domattina dovrò trovare tutto in ordine, chiaro?” aggiunse fermandosi di fronte a lui.
“ora in ginocchio e baciami i piedi”
“Subito, Padrona” ubbidì Servio e prostratosi ai suoi piedi le baciò gli stivali.
“Grazie, Padrona” gemette quando lei gli sferrò un altro calcio su un fianco, girò i tacchi e se ne andò.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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