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Marta, la cena e Cristina.


di Membro VIP di Annunci69.it Gunnerino
19.05.2025    |    755    |    2 8.7
"L’atmosfera si fece carica di tensione e complicità, la piscina diventava il teatro di un gioco sensuale e audace, dove ogni gesto e sguardo alimentava il..."
La casa era immersa in una luce morbida, filtrata dalle tende di lino. Marta osservava la vasca che Marco aveva preparato per lei: acqua calda, schiuma leggera, qualche petalo di rosa sparso come una promessa di piacere. Marco era lì, silenzioso, attento a ogni dettaglio: aveva disposto gli asciugamani più soffici, acceso una candela profumata, lasciato sul bordo una selezione di creme e oli.
Marta si spogliò lentamente, consapevole dello sguardo di Marco che la seguiva senza mai sfiorarla. Si immerse nella vasca, sentendo il calore avvolgerle la pelle, sciogliere ogni tensione. Marco restava in disparte, le mani intrecciate dietro la schiena, lo sguardo che oscillava tra desiderio e rispetto. Avrebbe voluto avvicinarsi, forse sfiorare la schiena lucida di Marta, ma lei lo fermò con un sorriso deciso: «Puoi solo guardare.»
Quando uscì dall’acqua, Marco le porse l’asciugamano, sfiorando appena le sue dita. Marta si avvolse nel tessuto, si sedette davanti allo specchio e iniziò a stendere la crema sulle gambe, sulle braccia, sul collo. Marco, ancora una volta, osservava in silenzio, trattenendo il respiro a ogni gesto lento, ogni movimento che lasciava intravedere la promessa di una serata audace.
Lei lo guardò nello specchio, un lampo di malizia negli occhi: «Puoi aiutarmi a scegliere il profumo, ma niente di più.» Marco annuì, accettando il suo ruolo di spettatore, consapevole che il desiderio a volte si nutre più dell’attesa che del possesso.

Marta attraversò il corridoio nuda, la pelle ancora profumata di crema e il passo sicuro di chi sa di essere osservata. Arrivò davanti alla porta della sua camera e si voltò verso Marco, che la seguiva in silenzio, gli occhi rapiti da ogni dettaglio del suo corpo.
«Vieni qui,» gli disse con un sorriso che era insieme sfida e promessa. Si sedette sul bordo del letto, le gambe leggermente divaricate, lasciando che la luce della sera accarezzasse le sue curve. «Voglio che tu scelga l’intimo per me stasera.»
Marco esitò un istante, poi si avvicinò al comò, le mani che tremavano appena mentre apriva il primo cassetto. Marta lo osservava, divertita: «Lo so che aspettavi da tempo questo momento. Ti ho visto più di una volta lanciare occhiate ai miei cassetti quando pensavi che non me ne accorgessi.»
Il cassetto si aprì svelando pizzi, sete, trasparenze e colori audaci. Marco sfiorò con le dita un completino nero di tulle, poi un reggicalze color borgogna, indeciso tra il desiderio di sorprenderla e quello di vederla semplicemente sua.

Marta non lo aiutò, si limitò a guardarlo, godendo della tensione che cresceva tra loro, della consapevolezza che, per una volta, era lui a dover scegliere.
«Allora, Marco?» sussurrò, piegando la testa di lato. «Quale vuoi che indossi per Ale e Paolo? Ma ricorda: puoi solo guardare.»
L’atmosfera si fece densa, carica di quella complicità che nasce dal desiderio trattenuto, dal gioco sottile del potere e dell’attesa. Marco scelse, ma fu Marta a indossare ogni cosa con la lentezza di un rito, lasciandolo spettatore privilegiato di un’anteprima proibita.

Marta prese tra le dita il perizoma scelto da Marco: un filo sottile ornato di perle viola che avrebbero scivolato tra le sue labbra, accarezzando ogni piega più intima con una carezza fresca e decisa. Appena lo indossò, sentì il leggero rigare delle perle, un fremito che le percorse la schiena e si irradiò tra le cosce, mentre il filo si incastrava perfettamente, stimolando il clitoride a ogni minimo movimento. Il reggiseno con le coppe aperte lasciava i piccoli seni di Marta completamente scoperti, i capezzoli eretti che sfidavano l’aria della stanza, esposti e vulnerabili, ma anche incredibilmente desiderabili.
Scelse i sandali gioiello con tacco vertiginoso, dodici centimetri di eleganza senza plateau, che le sollevavano il corpo e facevano risaltare la curva dei glutei, rendendo il suo passo ancora più sicuro e sensuale. Si osservò, sentendosi bellissima, la schiena inarcata, il sedere alto e sodo, il perizoma che diventava un gioiello segreto e provocante, ogni perla una promessa di piacere nascosto.
Marco, seduto sul bordo del letto, la guardava in silenzio. Sentiva il desiderio crescere dentro di sé, un calore che pulsava sotto la pelle, le mani strette sulle cosce per non cedere all’impulso di toccarla. Ogni gesto di Marta – la lentezza con cui aveva infilato i sandali, il modo in cui si era piegata per allacciarli, la naturalezza con cui lasciava oscillare i seni nudi – era una tortura dolce, un invito che restava sospeso tra loro.

Lui ribolliva di voglia repressa, gli occhi incollati a quel filo di perle che spariva tra le sue gambe e a quel seno offerto senza pudore, consapevole che il suo ruolo era solo quello di spettatore.
Marta, invece, assaporava la sensazione di potere e bellezza: sapeva di essere desiderata, sapeva che ogni perla, ogni centimetro di pelle nuda, ogni sguardo rubato di Marco, alimentava il fuoco che avrebbe portato con sé alla cena. E mentre si voltava nella stanza, sentiva il piacere sottile di essere la causa di quel desiderio trattenuto, pronta a giocare ancora, sapendo che Marco l’avrebbe ricordata così per tutta la notte.

Marta scelse un vestito estremamente aderente e cortissimo, al limite dei glutei, che lasciava intravedere i capezzoli attraverso il tessuto sottile e il solco del suo corpo scolpito. Il miniabito abbracciava ogni curva, esaltando la sua femminilità con un equilibrio perfetto tra audacia e stile raffinato.

Uscendo dalla stanza, si voltò verso Marco con un sorriso deciso: «Preparati e sbrigati, la serata sta per cominciare.»

Mentre Marco si affrettava a sistemarsi, Marta si diresse in cucina, accendendo una sigaretta. Il fumo le avvolgeva le labbra mentre i pensieri correvano a quello che l’attendeva: sensazioni nuove, un abbandono totale alla serata organizzata da Ale e Paolo, con cui si era lasciata andare il giorno prima. Mentre rifletteva, un lieve brivido di piacere le scivolò lungo la coscia, un rivolo sottile che le ricordava quanto fosse viva e pronta a tutto.

Marco raggiunse Marta in cucina, gli occhi pieni di un desiderio silenzioso, consapevole di essere un comprimario in quella serata ma incapace di distogliere lo sguardo da lei, così bella e magnetica. Marta, con un gesto lento e deciso, raccolse con un dito una goccia del rivolo che segnava la sua coscia, la portò alle labbra di Marco e gliela fece assaggiare, sfidandolo con uno sguardo carico di complicità e malizia.
«Andiamo» sussurrò, la voce bassa e invitante, mentre il loro linguaggio del corpo parlava più delle parole: l’intensità dello sguardo, il tocco lieve e la postura aperta di lei, che comunicava un invito irresistibile. Marco, catturato da quel momento, si mosse con un misto di trepidazione e ardore, pronto a seguirla nella notte che li attendeva.

Scendendo in strada, tutti gli sguardi si posarono su Marta, fasciata in un abito aderente e cortissimo che poco lasciava all’immaginazione. Il tessuto sottile abbracciava le sue forme, e dopo pochi passi il vestito si sollevò leggermente, svelando quasi le perfette curve dei suoi glutei, un invito silenzioso che catturava ogni attenzione.
Marco camminava al suo fianco come un fedele servitore, aprendo con cura lo sportello dell’auto per lei. Marta, senza alcuna esitazione, si sedette lasciando che il vestito risalisse fino a scoprire il perizoma di perle, incastonato tra le labbra della sua intimità, lucidato dagli umori che lentamente fuoriuscivano. Marco rimase muto, ammirando quello spettacolo proibito, poi salì dall’altra parte, accese la macchina e si avviò verso la villa di Ale.
Durante il tragitto, Marta chiese di fermarsi in un’enoteca per scegliere una bottiglia di vino. Scelse un Amarone corposo e intenso, poi, con un sorriso malizioso, iniziò a flirtare con il proprietario del locale. Marco pagò in silenzio, mentre Marta riceveva un biglietto con il numero di cellulare del proprietario e un commento sussurrato all’indirizzo di Marco: «Meriti di più di questo zerbino».
L’atmosfera si fece ancora più carica di tensione, mentre Marta riprendeva posto in auto, consapevole del potere che esercitava con ogni suo gesto, ogni sguardo, ogni dettaglio del suo abito e della sua audace sensualità.

Dopo un breve tragitto, arrivarono a casa di Ale. Un brivido di piacere percorse Marta mentre ripensava alla serata precedente, un ricordo che le accendeva la pelle e il desiderio. Scesero dalla macchina e si diressero verso la piscina, dove trovarono Ale, Paolo, due amici e una ragazza di nome Cristina.
Dopo i convenevoli di rito, Marta non si tirò indietro dal baciare con passione sia Ale che Paolo, mentre gli altri due ragazzi la accarezzavano con sguardi e tocchi leggeri. Poi, con naturalezza, si avvicinò a Cristina, prese il suo bicchiere e bevve un sorso, lasciando scivolare un rivolo di vino lungo il collo. Cristina non perse tempo e lo leccò avidamente, mentre Marta la guardava con malizia, prima di baciarla con passione, intrecciando le lingue in un bacio intenso e visibile a tutti.
L’atmosfera si fece carica di tensione e complicità, la piscina diventava il teatro di un gioco sensuale e audace, dove ogni gesto e sguardo alimentava il desiderio condiviso.

Marta e Cristina si sedettero vicine a tavola, i loro corpi disegnati dalla luce soffusa mentre gli altri cinque ragazzi si disponevano di fronte a loro, già catturati dall’elettricità che vibrava nell’aria. I camerieri portarono la cena e versarono il vino, ma fu il gioco tra le due donne a rubare l’attenzione: con movimenti lenti e deliberati, si imboccavano a vicenda, scambiandosi il cibo con un’intimità che accendeva sguardi e fantasie.
Il calice passava da una bocca all’altra, il vino scivolava tra le labbra morbide di Marta e Cristina, un fluido rosso che diventava simbolo di complicità e provocazione. Ogni sorso, ogni tocco delle loro mani, faceva salire il ritmo dell’eccitazione, un crescendo palpabile che si rifletteva negli occhi dei maschi seduti davanti a loro.
Marco restava in silenzio, consapevole di essere spettatore di quella danza di seduzione e trasgressione. Il suo sguardo seguiva ogni gesto, ogni scambio di sguardi tra Marta e Cristina, mentre dentro di lui cresceva una consapevolezza mista a frustrazione: lui, spettatore muto, vedeva la donna che desiderava abbandonarsi a giochi sempre più audaci, con quel modo elegante e lascivo che tanto lo affascinava quanto lo tormentava.
Gli altri quattro maschi, invece, si lasciavano andare a commenti sempre più espliciti, incitando con voce roca e sguardi affamati. Le parole diventavano carezze verbali, il loro desiderio si faceva palpabile, quasi tangibile, mentre Marta e Cristina continuavano a giocare, a sfidare i limiti del pudore con sorrisi maliziosi e tocchi che accendevano la voglia.
Il ritmo della serata accelerava, il cuore di Marco batteva più forte, il suo ruolo di osservatore si faceva più pesante, ma non poteva distogliere gli occhi da quel vortice di piacere e provocazione che Marta aveva scatenato, un gioco di potere e seduzione che lo teneva prigioniero e affascinato allo stesso tempo.

La cena andava avanti finchè la
momento del dolce Marta si alzò con un sorriso deciso, lasciando cadere il vestito e il reggiseno tra le mani di Marco. «Tienili tu, mi fido di te» gli disse con malizia, mentre si spogliava completamente davanti a tutti. Rimase solo in perizoma di perle e tacchi alti, poi si sdraiò al centro del tavolo, il corpo disteso come un vassoio vivente.
I camerieri arrivarono con creme profumate e cioccolato fuso, che adagiavano lentamente sul suo corpo con gesti lenti e sensuali, lasciando scivolare il dolce sulle curve di Marta. Cristina e i quattro ragazzi si avvicinarono, senza esitazioni, iniziando a servirsi direttamente con le bocche, le labbra che sfioravano la pelle lucida e calda.
«Sei proprio una troia, Marta» commentò Ale con voce roca, mentre Paolo aggiungeva: «Non ho mai visto nulla di così bello da mangiare.»
Cristina rise, mordicchiando il lobo dell’orecchio di Marta: «Sei la regina di questa festa, nessuno può resisterti.»
Marco restava in silenzio, gli occhi fissi su quel corpo esposto e conquistato, consapevole del suo ruolo di spettatore impotente. Sentiva il cuore battere forte, un misto di eccitazione e frustrazione mentre ascoltava i commenti sempre più espliciti e le risate eccitate.
«Dai, Marta, lascia che ti assaggiamo un po’ di più» incitò uno degli amici, mentre Cristina le sfiorava il seno con la lingua, e Ale le baciava il ventre con ardore.
Marta chiuse gli occhi, godendosi la sensazione di essere completamente posseduta dal piacere e dallo sguardo affamato di tutti, mentre Marco si perdeva in quel vortice di desiderio e voyeurismo, consapevole che quella notte sarebbe rimasto solo un testimone silenzioso.

Cristina iniziò la discesa lungo il corpo di Marta con una lentezza calcolata, la lingua che tracciava cerchi delicati attorno ai capezzoli, soffermandosi sull’areola con la punta umida e sensibile, senza toccare subito il centro, aumentando così l’attesa e l’eccitazione. Le sue labbra si posavano morbide, succhiando e mordicchiando con delicatezza, mentre i ragazzi si alternavano intorno, le bocche che esploravano i seni di Marta con movimenti pieni di desiderio.
Ale seguiva con una tecnica alternata di suzione e pressione, avvolgendo il capezzolo con le labbra e stimolandolo con la punta della lingua, mentre Paolo accarezzava l’altro seno, pizzicando leggermente e massaggiando la base con le dita per amplificare la sensibilità. Gli amici si univano con baci leggeri e soffi di aria fresca, creando un gioco di caldo e freddo che faceva vibrare ogni fibra del corpo di Marta, rendendo la sua pelle lucida di saliva e desiderio.
Quando Cristina raggiunse la zona più intima, la lingua larga e calda si insinuò tra le pieghe della figa di Marta, leccando con cura e raccogliendo il mix di cioccolato, creme e umori naturali, mentre i ragazzi continuavano a stimolare i seni con bocche e mani esperte.

Marta si voltò lentamente, appoggiandosi con la pancia sul tavolo, le gambe spalancate in modo provocante, i tacchi che svettavano sopra il suo culo. Il perizoma di perle si incuneò più profondamente, mentre le labbra ormai bagnate brillavano sotto le luci soffuse.
A turno, uno dopo l’altro, i ragazzi si avvicinarono per leccare la sua fessura: Cristina iniziò con movimenti larghi e decisi, la lingua che esplorava ogni angolo con passione, raccogliendo e mescolando sapori dolci e salati. Ale seguì con succhiate ritmiche sul clitoride, le dita che aprivano le natiche per facilitarne l’accesso, mentre Paolo inseriva due dita dentro di lei, muovendole a forbice con precisione, accompagnando la lingua che scivolava anche sull’ano.
Gli amici si divisero i compiti, uno mordicchiava le cosce con strette leggere, l’altro soffiava sulla pelle sensibile, alternando stimoli che facevano vibrare Marta di piacere crescente.
I loro gemiti e i suoni umidi riempivano il giardino, mentre Marta si abbandonava completamente a quel banchetto di bocche e mani, il corpo che rispondeva con contrazioni e tremori, e Marco, in silenzio, osservava impotente, il desiderio che gli bruciava dentro come una fiamma inestinguibile.

Cristina si concentrò con una lentezza calcolata, le dita sottili e delicate che si insinuavano una dopo l’altra nella figa umida di Marta. Ogni dito era un’esplorazione, un invito a dilatarsi, a lasciarsi andare. Marta sentiva la pelle interna cedere, accogliere quel tocco crescente, un misto di dolcezza e intensità che la faceva fremere.
Quando Cristina raggiunse il pollice, un sorriso di complicità si disegnò sulle sue labbra. Con una bocca affamata, si chinò sul corpo di Marta, trovando il piccolo gioiello nascosto: il clitoride, teso e pulsante. Le sue labbra morbide lo avvolsero con dolcezza e ardore, succhiandolo con una delicatezza che accendeva ogni fibra del piacere. Marta si abbandonò a quel tocco, il respiro che si faceva corto, il corpo che si inarcava.
Con un movimento deciso eppure fluido, Cristina riuscì a infilare tutta la mano fino al polso, le dita che si muovevano dentro e fuori con un ritmo ipnotico, scandito da un crescendo di estasi. Marta gemeva, persa in un vortice di sensazioni che la travolgevano, il corpo che si scioglieva sotto il tocco esperto.
Intanto, intorno a loro, i quattro ragazzi si alternavano con impazienza, i loro cazzi tesi e desiderosi. Marta li accoglieva uno dopo l’altro con una bocca generosa e ardente, scivolando lungo le loro lunghe aste fino a raggiungere le palle, che succhiava con avidità e maestria. La saliva scivolava copiosa, colando sulle sue guance e sul mento, creando una maschera oscena e provocante che amplificava il senso di abbandono e trasgressione.
Il ritmo aumentava, un’onda di piacere che si propagava in ogni angolo della villa, mentre Marta si perdeva in quel gioco di bocche, mani e desideri, un’eterna danza di piacere e potere.

Cristina ritirò la mano con una lentezza calcolata, le dita ancora lucide che emergevano tra le pieghe intime di Marta, lasciando un attimo di vuoto carico di attesa. Poi, con un movimento fluido e sicuro, la riportò dentro, penetrandola fino al polso in un gesto che dilatava le labbra in modo sinuoso, trasformando ogni centimetro in un’onda di piacere. Marta sentiva il corpo aprirsi, accogliere quella presenza totale, mentre un brivido le percorreva la schiena, mescolando dolore e estasi in un equilibrio perfetto.
Il ritmo di Cristina era ipnotico: un dentro e fuori profondo, scandito dalle dita che si muovevano a spirale, massaggiando le pareti interne con maestria. Ogni spinta faceva vibrare il clitoride, già stimolato dalla lingua di Ale, che non smetteva di succhiare con voracità. Marta si aggrappava al bordo del tavolo, le nocche bianche, il respiro che si spezzava in gemiti rochi.
La pressione cresceva, un fuoco liquido che si accumulava nel suo ventre, fino a quando un tremito improvviso la percorse tutta. Con un grido strozzato, esplose in un orgasmo dirompente: il suo corpo si inarcò come un arco teso, le gambe che tremavano incontrollabili, mentre un flusso caldo e copioso sgorgava dalla sua intimità, bagnando la mano di Cristina e il tessuto del tavolo.
Nel caos del piacere, Cristina le si avvicinò, le labbra ancora umide di Marta, e la baciò con una passione feroce. Le loro lingue si intrecciarono in una danza complice, mescolando i sapori salati del desiderio e il retrogusto dolce del vino. Marta, ancora tremante, affondò le dita nei capelli di Cristina, trascinandola più vicina, mentre l’eco dell’orgasmo risuonava in ogni cellula del suo corpo.
Intorno a loro, l’aria era carica di elettricità: i ragazzi osservavano in silenzio, ipnotizzati da quell’atto di intimità e potere, mentre Marco, immobile, sentiva il desiderio bruciargli le vene, testimone di una bellezza che sapeva di non poter toccare.

Dopo quel bacio profondo, carico di desiderio e complicità, Marta e Cristina si separarono, gli occhi ancora brillanti di passione. Senza perdere un attimo, si dedicarono ai quattro giovani, ormai completamente travolti dall’eccitazione che vibrava nell’aria. Con movimenti decisi e sensuali, le due donne si divisero i loro amanti, due ciascuna, pronte a guidarli in un gioco di piacere senza riserve.
Cristina, con un sorriso malizioso, si lasciò avvolgere da una doppia penetrazione, il corpo teso e accogliente, mentre le mani si aggrappavano con forza ai capelli e alle spalle dei suoi partner. Ogni movimento era un’onda di piacere che si propagava in lei, un equilibrio perfetto tra dolore e estasi, tra controllo e abbandono.
Marta, invece, si posizionò a pecora, il corpo arcuato in un invito irresistibile. Paolo la penetrava con dolcezza e forza, ogni spinta un battito che faceva vibrare le sue viscere, mentre un altro ragazzo si godeva la sua bocca con ardore, le labbra che si muovevano con maestria attorno al membro teso e pulsante. La saliva scivolava copiosa, mescolandosi al desiderio che esplodeva in ogni gesto, in ogni respiro affannoso.
Il ritmo si fece incalzante, un crescendo di sensazioni che avvolgeva tutti, mentre le luci soffuse della villa disegnavano ombre sinuose sui corpi intrecciati. Marta e Cristina erano regine di quel banchetto di piacere, padrone assolute di ogni sussulto e gemito, mentre i ragazzi si abbandonavano con totale dedizione, catturati da quel vortice di estasi e trasgressione.

Marta, ancora avvolta nel vortice di piacere e desiderio, guardò i due ragazzi con occhi pieni di una voglia ardente e una sfida dolce. Con un respiro profondo, chiese con voce roca e carica di passione: «Voglio che mi prendiate entrambi, qui, ora… entrambi dentro la mia figa.»
I due giovani, colpiti dalla sua audacia e bellezza, si avvicinarono lentamente, rispettando ogni attimo di attesa che Marta creava con il suo sguardo intenso. Le loro mani la sostennero con delicatezza mentre, con movimenti sincronizzati e misurati, iniziarono a entrare in lei, ancora dilatata e accogliente, frutto del lavoro sapiente di Cristina.
La sensazione era intensa, un misto di pienezza e piacere che si espandeva in ogni fibra del suo corpo. Marta sentiva ogni sfioramento, ogni pressione, ogni lieve spostamento come un’onda che la attraversava, facendola vibrare di estasi. Il calore dei due corpi, la loro presenza simultanea, amplificava la sua eccitazione, portandola a un livello di abbandono e piacere che la lasciava senza fiato.
Marco, in disparte, osservava con un misto di stupore e desiderio. Il suo sguardo seguiva ogni movimento, ogni respiro di Marta, mentre dentro di sé si agitava un turbine di emozioni contrastanti: l’ammirazione per la sua forza e sensualità, il tormento di non poter essere parte di quel momento così intimo e potente. Ogni dettaglio, ogni gesto, era per lui un’immagine indelebile, un ricordo che avrebbe custodito gelosamente.

Cristina, sorpresa e rapita dalla decisione audace di Marta, si lasciò sfuggire un grido carico di emozione: «Ti amo.» Le parole, pronunciate con una forza improvvisa e sincera, rimbalzarono nell’aria come un’eco lontano ma potente, penetrando nel cuore di Marta con la delicatezza di un sussurro e la forza di un uragano.
Un brivido inaspettato percorse tutto il corpo di Marta, scuotendola fino alle radici dell’anima, un fremito nuovo e intenso che non aveva mai provato prima. I loro sguardi si incrociarono, profondi e sinceri, specchi perfetti del desiderio e della complicità che le univa in quel momento sospeso nel tempo.
Negli occhi di Cristina, Marta vide riflessa la stessa passione, la stessa voglia di abbandono e di intimità totale. Era un legame che andava oltre il piacere fisico, un’intesa che parlava di emozioni, di confidenze segrete, di un amore che si faceva carne e respiro.
In quel silenzio carico di significati, le due donne si persero l’una nell’altra, consapevoli che quella notte avrebbe segnato per sempre il loro cammino, un viaggio condiviso tra desiderio e sentimento, tra forza e dolcezza.

Mentre Marco osservava, il cuore stretto da un misto di consapevolezza e desiderio, capì con chiarezza che Marta aveva scelto Cristina, un legame che andava oltre ogni parola.
I quattro ragazzi, ormai completamente presi dall’intensità della serata, si avvicinarono con un desiderio palpabile, i loro cazzi tesi e pronti. Due di loro si posarono davanti a Cristina, mentre gli altri due si disposero davanti a Marta, che li accolse con un sorriso carico di complicità e ardore.
Le bocche di Marta e Cristina si aprirono in un invito silenzioso, pronte a ricevere quei doni di piacere che i ragazzi offrivano con impazienza. Le labbra morbide e calde si chiusero attorno a quelle aste con dolcezza e fermezza, accogliendo ogni movimento con una maestria naturale, un gioco di bocca e lingua che trasformava il gesto in una danza di sensazioni.
Il respiro si fece affannoso, i gemiti sommessi si mescolavano al ritmo lento e deciso dei ragazzi, mentre la saliva scivolava in un fluido caldo e lucente, unendo i corpi in un’intima connessione di desiderio e abbandono. Ogni istante era una carezza, un’onda di piacere che si propagava in ogni fibra, un’armonia perfetta tra chi dava e chi riceveva.
Marta e Cristina si scambiarono uno sguardo carico di complicità, il fuoco del desiderio che ardeva nei loro occhi, mentre accoglievano con grazia e passione quel momento di totale dedizione, un attimo sospeso tra realtà e sogno, tra controllo e abbandono.
Quando le loro bocche furono cariche del seme di tutti e quattro iniziarono un bacio profondo e appassionato, le loro lingue intrecciandosi in un gioco di fluidi e sensazioni che si ripeteva più volte, un continuo scambio che accendeva la loro complicità e il desiderio di appartenenza reciproca.
Quando arrivò il momento di ingoiare, ognuna di loro accolse con grazia e passione la dose offerta, un gesto intimo e potente che suggellava quel momento di totale abbandono. Poi, abbracciandosi con un affetto sincero e prepotente, si strinsero l’una all’altra, un’immagine di complicità e tenerezza che lasciò tutti senza parole, rapiti dalla bellezza di quel legame unico e indissolubile.

La serata lentamente volgeva al termine, le luci soffuse della villa si facevano più tenui, quasi a voler cullare i corpi esausti e i cuori ancora accesi di desiderio. Marta e Cristina, con movimenti lenti e delicati, si rivestirono, avvolgendosi nei tessuti leggeri che sembravano quasi timidi davanti all’intensità di quella notte.
Marco, ancora immerso in un turbinio di emozioni contrastanti, si fece carico di accompagnarle a casa, il silenzio tra loro carico di significati non detti. La complicità tra Marta e Cristina era palpabile, un filo invisibile che li univa e che Marco osservava con una punta di malinconia e rispetto.
Arrivati a destinazione, le due donne si scambiarono uno sguardo profondo, un’intesa che andava oltre le parole. Cristina seguì Marta all’interno della sua stanza, pronta a condividere con lei non solo il letto, ma un nuovo inizio, un amore che stava appena germogliando, fragile e potente insieme.
Marco rimase sulla soglia, il cuore colmo di un sentimento dolceamaro, consapevole che quella storia, così intensa e vera, era soltanto all’inizio. E mentre la porta si chiudeva alle loro spalle, un sorriso leggero sfiorò le sue labbra: un augurio silenzioso a quel legame che prometteva di crescere, di fiorire nel tempo.
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