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Luisa Part. 1


17.04.2025 |
5.026 |
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"La sua Luisa era una calamita, e lui lo accettava con un misto di orgoglio e possessività..."
La villa di Luisa e Marco, incastonata tra le colline verdi del Senese, sembrava brillare sotto il tramonto toscano, le sue mura bianche accese da sfumature d’oro e rosa. I vigneti ordinati e gli oliveti antichi che la circondavano profumavano di terra calda e promesse di vino buono, un angolo di paradiso che vibrava di quiete e sensualità. La serata era stata preparata con cura maniacale: Luisa, con la sua eleganza innata, aveva orchestrato ogni dettaglio, dal centrotavola di rose bianche e lavanda alla selezione di Brunello di Montalcino, invecchiato alla perfezione nelle cantine di Marco. Gli invitati, pochi ma scelti con precisione, stavano per arrivare, e l’aria era già densa di aspettative.Luisa, 40 anni appena compiuti, si muoveva nella sala principale con la grazia di chi sa di essere osservata. Il suo abito Prada color crema, fluido ma aderente, le accarezzava i fianchi, il tessuto che si tendeva appena sul seno pieno e sul culo scolpito, lasciando intravedere la silhouette di un perizoma di pizzo bianco. Le décolleté Louboutin da 12 cm, con la suola rossa che lampeggiava a ogni passo, la portavano quasi all’altezza di Marco, slanciando le sue gambe tornite. Aveva raccolto i capelli castano chiaro in un morbido chignon, lasciando qualche ciocca sciolta a incorniciare il viso, e un tocco di profumo al bergamotto e muschio bianco si sprigionava dalla sua pelle, un’essenza che catturava i sensi. Ogni suo movimento era calcolato, un equilibrio tra raffinatezza e provocazione, e lei lo sapeva.
Marco, 52 anni, era al suo fianco, robusto e imponente con i suoi 1,78 metri. Indossava una camicia di lino azzurra, sbottonata quel tanto che bastava a mostrare il petto abbronzato, e un paio di pantaloni sartoriali grigi che non nascondevano la sua fisicità. Il suo profumo di cedro e pepe nero era deciso, maschile, un contrappunto perfetto all’aura di Luisa. Si muoveva con la sicurezza di chi ha conquistato tutto ciò che possiede, un sorriso soddisfatto sulle labbra mentre accoglieva gli ospiti, ma i suoi occhi tornavano sempre a Luisa, come se non potesse fare a meno di ammirarla. La loro chimica era palpabile, un mix di passione e complicità che riempiva la stanza.
Il primo ad arrivare fu Luca, il trentenne inseparabile di Marco. Con i jeans scuri aderenti e una camicia bianca arrotolata sugli avambracci muscolosi, portava con sé un’energia fresca e irriverente. I capelli mossi, leggermente scompigliati, e un sorriso che prometteva guai gli davano un’aria da eterno ragazzo. Entrò con una battuta, stringendo la mano di Marco con forza e posando un bacio leggero sulla guancia di Luisa. Il suo sguardo, però, si soffermò un istante di troppo sull’abito di lei, scivolando lungo la curva dei fianchi. “Sempre un piacere, Luisa,” disse, la voce carica di ironia giocosa, ma i suoi occhi tradivano un’ammirazione più profonda. Lei rispose con un sorriso sottile, un guizzo malizioso che non sfuggì a nessuno. La simpatia tra loro era evidente, un filo di tensione fatto di sguardi complici e battute che danzavano sul confine del flirt. Marco, osservandoli, rise, ma il suo sguardo aveva una sfumatura di controllo, come se stesse misurando la dinamica.
Ivano fece il suo ingresso poco dopo, un’apparizione che non passava inosservata. Quarantenne, con lineamenti scolpiti e un fisico da copertina modellato da ore di palestra, indossava un completo blu scuro, sartoriale, che aderiva al suo corpo come una seconda pelle. I capelli brizzolati, pettinati con cura, e un sorriso che sembrava conoscere ogni segreto lo rendevano magneticamente affascinante. Entrò con un mazzo di gigli bianchi, che porse a Luisa con un inchino appena accennato. “Per la padrona di casa,” disse, la voce bassa e vellutata. Le sue dita sfiorarono quelle di lei per un istante, un contatto deliberato che le fece correre un brivido lungo la schiena. Luisa lo ringraziò con un sorriso, i loro occhi che si incatenavano per un momento, un dialogo silenzioso fatto di intesa e ironia. Frequentavano le stesse lezioni di yoga, e quella complicità si percepiva: Ivano la guardava come se stesse decifrando ogni sua curva, e lei, con la sua raffinatezza, gli teneva testa senza mai cedere del tutto. Marco, a pochi passi, strinse la mano di Ivano con forza, un gesto cordiale ma con un’ombra di diffidenza divertita, come a marcare il territorio.
L’ultimo ad arrivare fu Don Pepe, il prelato del paese, 50 anni portati con una vitalità sorprendente. Il suo abito clericale, impeccabile ma con un tocco di modernità, non nascondeva il suo carisma. I capelli grigi, corti, e gli occhi profondi, che sembravano vedere oltre le apparenze, gli davano un’aura di saggezza e apertura mentale. Entrò con una bottiglia di Brunello, un regalo per Marco, e un sorriso caldo che sciolse ogni formalità. “Luisa, questa casa è un riflesso di te,” disse, stringendole la mano con delicatezza, il suo tono sincero ma con una punta di ammirazione. Con Marco scambiò una pacca sulla spalla e una battuta sul vino, ma quando i suoi occhi si posarono su Luisa, c’era una luce di apprezzamento, discreta ma innegabile. Come suo confessore, conosceva i suoi pensieri più intimi, e quella connessione aggiungeva un’intensità sottile al loro scambio.
La serata prese vita con il tintinnio dei calici e il brusio delle conversazioni. La sala, illuminata da candele e lampade soffuse, era un quadro di eleganza: il tavolo apparecchiato con porcellane bianche, il profumo di lavanda che si mescolava a quello del vino, la brezza che entrava dalle finestre aperte portando il canto dei grilli. Luisa si muoveva tra gli ospiti come una regina, il suo abito che catturava la luce, i tacchi che ticchettavano sul pavimento di cotto. Ogni suo gesto attirava attenzione: il modo in cui inclinava la testa ridendo a una battuta di Luca, il sorriso che rivolgeva a Ivano mentre lui le raccontava un aneddoto, o il tocco leggero sulla spalla di Don Pepe mentre gli versava del vino. Era il centro gravitazionale della serata, e lo sapeva.
Luca, seduto su un divanetto, non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. La guardava mentre si chinava leggermente per posare un piatto, l’abito che si tendeva sul culo, e il suo sorriso si faceva più audace. Le lanciava battute, spingendosi sempre un po’ più in là, e lei rispondeva con ironia, alimentando quel gioco senza mai perdere il controllo. Ivano, appoggiato al camino, sorseggiava il suo vino con calma, ma i suoi occhi seguivano ogni movimento di Luisa, studiandola come un’opera d’arte. Quando lei si avvicinò per offrirgli un assaggio di tartufo, si sporse verso di lei, il suo profumo che si mescolava al suo, e le sussurrò qualcosa che la fece ridere, un suono cristallino che fece voltare gli altri. Don Pepe, seduto accanto a Marco, osservava con un sorriso discreto, ma i suoi occhi tradivano un interesse che andava oltre la cortesia. Parlava con Luisa di libri e filosofia, ma il modo in cui la guardava, con una dolcezza venata di curiosità, lasciava intendere che vedeva in lei più di una semplice amica.
Marco, al capo del tavolo, sembrava godersi lo spettacolo. La sua Luisa era una calamita, e lui lo accettava con un misto di orgoglio e possessività. Ogni tanto le posava una mano sulla schiena, un gesto che diceva “è mia”, ma i suoi occhi brillavano di eccitazione vedendo come gli altri la desideravano. La tensione nella stanza cresceva, un intreccio di sguardi, sorrisi e tocchi casuali che promettevano di trasformarsi in qualcosa di più. Luisa, con la sua eleganza e il suo fascino, stava accendendo desideri, e la notte toscana, con il suo calore e i suoi profumi, era il palcoscenico perfetto per ciò che sarebbe seguito.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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