Prime Esperienze
Gli italiani lo fanno meglio


28.12.2013 |
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"Che spettacoloooo!!!!!! Che ricordiiiiii!!!! Ancora oggi, mentre scrivo, al solo ricordo, me lo devo raddrizzare dentro i pantaloni..."
GLI ITALIANI LO FANNO MEGLIONon chiedetemi il perche’ vi racconti questa mia esperienza, non lo so…un po’ per autoironia, un po’ per vanita’, va be’, non e’ importante. Avevo 16 anni, fine luglio, vacanza studio a Bournemouth in Inghilterra, sulla costa meridionale. Eravamo un gruppo di amici coetanei, i cui genitori avevano pensato bene di farci imparare meglio la lingua inglese (ma a noi erano le lingue delle svedesi che interessavano). Un mese di scuola al mattino con pomeriggi e sere completamente liberi. Dopo il primo giorno di ambientazione, scopriamo che la discoteca piu’ frequentata dalle svedesi, finlandesi e norvegesi in vacanza come noi era l’European, “il riassunto della figa del mondo”, come l’aveva definita un cameriere italiano che avevamo conosciuto in un “Fish and chips”. Quella prima sera, ricordo di essermi spruzzato c.ca 1 litro di Capucci, boxer da gara e la mia T-shirt da marpionaccio, appena acquistata a Rimini, con la scritta “Italians do it better” (Gli Italiani lo fanno meglio…erano i primi anni ’80). Entriamo…erano tutte bionde, gli occhi erano solo azzurri, non ce n’era una brutta. Coi miei 6 amici ci guardiamo in faccia dopo un minuto buono di apnea con la bocca aperta, diamo inizio alle scommesse: chi limona per primo, birra pagata; chi ne limona di piu’, fish and chips gratis, chi riesce a farsi fare una sega nei divanetti della discoteca, cena al “Rome’s” pagata (tipico ristorante italiano in Inghilterra, dove, ripensandoci, anche il mio cane avrebbe rifiutato il cibo). Ci dividiamo in 3 coppie e un singolo, il piu’ sfigato, il classico secchione con gli occhiali e i baffetti appena accennati che sembravano colorati col pennarello (non ero io, per fortuna). Tatto e tattica “zero”: “Hallo!!!! I’m Italian, do you want to dance with me?”…”Do you want something to drink?I’m an italian boy” , come se il fatto di far sapere di essere italiani sprigionasse il “Fluido erotico”(Ifix tchen tchen, vedi Gabriel Pontello). Valeva la legge dei numeri: piu’ ne fermavi, piu’ c’era la possibilita’ che qualche bionda studentessa nordica ti dicesse di si’. Dopo un paio di km. fatti attorno alla pista da ballo (ricordo ancora le canzoni piu’ “passate”:Just an illusion degli Immagination e I love rock and roll di Joan Jett) e dopo un paio di cocktails schifosissimi ma alcolicissimi che servivano a darci da una parte il contegno e l’aspetto del duro e maturo, dall’altra il coraggio di incominciare a fermare qualcuna, con la convinzione che anche lei non vedesse l’ora di mulinarti la lingua in bocca, incomincio a decidere di “partire dall’alto”, nel senso che, figura di cacca per figura di cacca, era meglio provarci con quelle che mi piacevano di piu’. Erano in due e anche loro giravano attorno la pista. Io e Guido ci “lanciamo” fermandole con una delle frasi simili a quelle che vi ho gia’ descritto, non abbiamo fatto in tempo a sentire la risposta che 2 ragazzi di origine araba ben piu’ vecchi e grossi di noi, si avvicinano e ci dicono qualcosa con tono minaccioso. Viaaaa. Noto una ragazza alta molto carina che esce dalla pista, mi avvicino, la fermo, e’ molto accaldata perche’ ha ballato fino a pochi secondi fa. “Do you want to drink with me?”. Mi guarda, sorride (ha 28’000 denti, 2 occhi azzurri da paura, una tutina intera rosa abbottonata sulla schiena che mi fa pensare:”Ma se voglio toccarle le tette, come cazzo faccio????”). Comunque mi dice si’. Panico, incominciano a sudarmi le mani, cerco di pensare frasi non banali da dirle in inglese (e credetemi, non e’ stato facile). E’ svedese di Malmo ed e’ molto piu’ sveglia di me, l’inglese lo parla come io parlo il mio dialetto, quindi benissimo. Ci beviamo sto intruglio alcolico (per me era il terzo) e decidiamo di andare a ballare in pista. Io, a quei tempi, ascoltavo musica poco commerciale, non da discoteca, come i Devo, i Cure, i Siouxie and the Banshees, gli Stranglers…facevo finta di niente, mentre ballavo, ma cercavo in mezzo alla gente i miei amici, per far vedere loro che avevo cuccato. Dopo un paio di canzoni, Pia (questo era il suo nome, lo ricordo benissimo) mi prende una mano e mi porta verso i divanetti. Ci sediamo, mi guarda e io, imbranatissimo, faccio finta di niente (forse, in quel frangente, ero molto piu’ che imbranatissimo!!!!!!). Mi riprende la mano e se la mette sulla sua coscia, con l’altra mi attira verso di se’ e mi bacia sulla bocca cercando di aprire le mie labbra con la lingua. Si limona duroooooooo!!!!!!!!!! E qual’e’ stato il mio primo pensiero?:” Mi staranno guardando i miei amici?Sono il primo che ha cuccato, stasera?”.Va be’…per farla breve, mi dimentico i miei amici e penso solo al sapore di big bubble alla fragola di Pia, prendo coraggio e senza staccare le labbra dalle sue, salgo delicatamente con la mano fino a toccarle le tettine. Non ha il reggiseno, ma 2 piccole tettine che al tatto mi hanno creato una reazione decisamente voluminosa nei miei pantaloni. Pia se ne accorge e incomincia a toccarmi con la mano aperta sul rigonfiamento della mia patta. Non capisco piu’ niente, ci stiamo baciando talmente “forte” che sento i rivoli di saliva in eccesso che colano dai bordi della bocca (e pensare che mi vantavo di essere un abile limonatore…). Ho il pisello duro come il marmo dentro i boxer da gara a loro volta dentro i jeans, pisello che in quel momento segnava la mezzanotte. Lei lo impugna da sopra la patta e, sempre attaccati per la lingua, lo stringe fortissimo fino a farmi gonfiare le vene delle tempie, nel frattempo, io (e mi meraviglio ancora adesso di tanta audacia) le avevo sbottonato i 6.547 bottoni della tutina rosa antistupro e da dietro ero riuscito ad infilare una mano dentro le mutandine (che ancora oggi mi piace pensare di colore bianco con piccoli disegnini ricamati, ma che in verita’ non ho mai visto). Mi faccio strada strizzandole le chiappe sodissime, le chiappe piu’ sode d’Europa, e alla fine raggiungo da dietro una fessura decisamente umida, anzi direi fradicia. Che spettacoloooo!!!!!! Che ricordiiiiii!!!! Ancora oggi, mentre scrivo, al solo ricordo, me lo devo raddrizzare dentro i pantaloni. Appena entro con un timido dito medio, dito medio che, a quei tempi, ne aveva toccate 3, massimo 4 di fessure bagnate, Pia si inarca con la schiena, sporgendosi in avanti e facilitandomi il compito di penetrarla e di manovrare meglio il mio dito. Il miglior ditalino della storia dei ditalini (per lo meno per me). Lei, intanto continua a strapazzarmi in su e in giu’ il mio cazzo, mentre io sono messo con una mano nelle sue mutandine da dietro che ravanano il paradiso e con l’altra le tocco le tette. Io non so se gli altri avventori della discoteca ci stessero a guardare, in quel momento pensavo solo a far godere e a godere. Infatti, dopo pochissimi minuti, Bammmmmm…un orgasmo che mi ricordero’ per tutta la vita!!!!! La sensazione di caldo e bagnato dento i jeans e la spossatezza dopo coito che ti fa sentire le gambe molli. Ci siamo salutati con bacio lunghissimo, profondo e umido con la promessa di rivederci la sera successiva (che se non vi annoia, vi raccontero’ un’altra volta).La prima cosa che ho fatto e’ andare a cercare tutti i miei amici per far loro annusare il mio dito medio, tronfio, da figo, orgoglioso. Morale della serata, i miei amici avevano conosciuto si’,delle ragazze, ma nessuno di loro aveva concluso, quella sera. Ricordo ancora oggi quanto erano buoni (si fa per dire) quella birra gratis, quei fish and chips pagati e la cena offerta al Rome’s.
Alla prossima, Bek
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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