Prime Esperienze
La studentessa fuori sede lo confessa. 2


29.05.2025 |
591 |
0
"“Si, Alessia, per il momento potrai solo ascoltare la mia voce”..."
L'iniziazione.Al mattino, alle 6:30 circa, subito dopo aver bevuto il mio caffè e fumato la mia sigaretta - sempre la brutta abitudine di aprire gli occhi all'alba che mi affligge da anni oramai - squilla il telefono che avevo lasciato sul tavolo della cucina: “Pronto?”.
“Buongiorno Signore, mi sono appena svegliata e ti ho chiamato, come mi avevi chiesto di fare”, con voce ancora roca ed appena udibile ma, anche per questo, molto sensuale.
“Hai fatto un buon sonno, Alessia?”.
“Si, decisamente. Tant'è che avrei tanto voluto prolungarlo, lo confesso; ma ho lezione alle 8:30, purtroppo. Menomale che avevo programmato la sveglia del telefono. Mi sono addormentata quasi subito stanotte e ho fatto un sonno profondo ed interrotto fino ad ora, grazie a te; e poi, mi scappa anche la pipì, ah ah ah”.
“Brava, prima di fare pipì però voglio il tuo orgasmo, Alessia. Accarezzati con dolcezza tra le cosce ad occhi chiusi; sei già eccitata e bagnata, lo so“.
"Sì, è vero, lo confesso. Sono bagnata e vogliosa. La tua voce mi eccita tantissimo“.
“Segui il tuo desiderio e, soprattutto, il tuo istinto; abbandonati al piacere, in qualunque forma voglia manifestarsi in te”.
“Ho voglia di penetrarmi con le dita”.
“Fallo!”.
“Ho voglia di sbattermi velocemente e con forza, senza mai fermarmi”.
“Fallo, Alessia; segui le tue voglie, senza timori di alcun genere, masturbati senza sosta”.
“Sì, sì, sì, mi piace; mi sento vibrante in ogni affondo”.
“Riesco ad ascoltare il suono delizioso dei tuoi umori; le dita affondare profonde dentro la tua fica. Continua, Alessia, ancora!”.
“Sì, sì, sì, mi sbatto forte per te, mio Signore; voglio godere!”.
“Ancora, Alessia, voglio il tuo orgasmo e lo voglio adesso”.
“Sì, godo, godoo, oh sì, è bellissimo, godooo; mi sento completamente nelle tue mani, travolta dal piacere più profondo. Oh sì, è una splendida sensazione, mai provata prima, cazzo!”.
“Goditela tutta questa nuova emozione, Alessia, fino in fondo. Respirala”.
Dopo qualche attimo di silenzio da parte di entrambi: ”Buongiorno e ben svegliata, ah ah ah”.
“Grazie, Davide. Un risveglio così mi ci vorrebbe tutte le mattine, ah ah ah”, ancora ansimante e sicuramente sorridente.
“A che ora finirà la lezione?”.
“Durerà due ore circa, poi ci sarebbe anche un laboratorio che mi dovrebbe impegnare per un'altra ulteriore ora, ma non ho interesse a parteciparvi”.
“Bene, Alessia. Il mio appartamento non dista molto dall'università, questo è il mio indirizzo; puoi arrivare qui a piedi in un quarto d'ora. Al citofono interno 11, 5° piano. Adesso puoi andare a fare la pipì, prima che la vescica ti scoppi, ah ah ah. Goditi una rilassante doccia dopo aver tolto il mio collare, sperando tu non l'abbia già fatto“.
“No, Davide, l'ho tenuto tutta la notte e a volte l'ho anche accarezzato, lo confesso. Desideri che mi vesta in modo particolare per venire da te?”.
“No, Alessia. Voglio soltanto che tu indossi il tuo intimo preferito; quello che consideri il più sexy, il più erotico tra quelli in tuo possesso. Per il resto vestiti come sempre fai quando vai all'università; nessun abito in particolare”.
“Va bene, grazie ancora per il fantastico risveglio, Davide, a più tardi”.
“A dopo Alessia, buona lezione“.
Chiusa la chiamata, iniziai ad organizzarmi per l'imminente incontro; pulii la cucina ed il bagno, sistemai la camera da letto ed, infine, spostai alcuni mobili della sala affinché potessi accogliere Alessia nel migliore dei modi.
Feci una lunga doccia, durante la quale cercai di immaginare il suo volto e le sue espressioni; indossai un paio di pantaloni blu scuro ed una camicia bianca, arrotolandone le maniche fino a metà avambraccio. Non indossai intimo, come sono solito fare ogni volta che ne ho la possibilità.
Controllato l'orologio, riempii il seau à glace di cubetti di ghiaccio, aggiungendovi un po' d'acqua e del sale, per immergervi poi una bottiglia di Piper; preparai un piccolo tagliere di salumi e formaggi, accompagnati da alcune marmellate e confetture nonché un piatto con della frutta fresca tagliata a tocchetti.
Tutto pronto! Abbassai le tapparelle della sala, accendendo le luci, e rimasi in attesa, eccitato e impaziente.
Il citofono suona dopo pochi minuti.
Apro il portone - non osservai volutamente il suo viso attraverso il video perché non volevo rovinarmi la sorpresa - ed anche la porta d'ingresso, lasciandola accostata. Spengo le luci, lasciando acceso solo un piccolo faretto puntato sull'ingresso e mi accomodo sulla poltrona.
L'ascensore arriva al piano, ascolto i pochi passi da lei fatti nell'androne prima che si avvici all'ingresso: “Davide, posso? Permesso, ci sei?”, con voce titubante e alquanto interrogativa, mentre spinge lentamente la porta ed entra in casa.
“Accomodati, Alessia, ben arrivata. Chiudi la porta dietro di te”.
“Ciao, perché questa luce puntata nei miei occhi? Quasi mi acceca, non riesco a vederti”.
“Si, Alessia, per il momento potrai solo ascoltare la mia voce”.
Lunghi capelli lisci, di un castano molto scuro, che adornano un viso truccato con leggeri colori pastello; occhi verdi, naso alla francese, sul quale poggiano degli occhiali da vista con montatura di colore fucsia, e labbra carnose senza rossetto. Una ragazza che posso senza alcun dubbio definire bella.
Indossa un giacchetto bianco su una t-shirt nera con il logo dei Rolling Stones, un paio di jeans con degli strappi all'altezza delle cosce e delle ginocchia, un paio di scarpe da tennis bianche con inserti fucsia e sulla spalla destra porta uno zainetto in pelle marrone. Non posso parimenti definirla elegante, almeno per le mie aspettative ed i miei gusti; ma d'altronde è giovane ed in più le ho chiesto io di abbigliarsi in piena libertà.
“Appoggia pure lo zainetto sul pavimento, Alessia. Sulla sedia alla tua destra c'è una scatola, aprila”.
Lascia scivolare lo zaino per terra e si gira di fianco per prendere tra le sue mani la scatola; la apre, ne osserva bene il contenuto, e subito dopo sorride, dimostrandomi la sua reale felicità.
“Grazie, mio Signore. Veramente bella, grazie”.
“Indossalo, Alessia. Fammi vedere se ti dona veramente”.
È una collana corta, in strisce di pelle naturale intrecciate a formare uno spesso cordone, con chiusura sul davanti in oro bianco; come ciondolo, un solido anello anch'esso in oro.
“Questo, d'ora in poi, sarà il tuo vero collare. Dovrai indossarlo sempre!”.
“Sì, mio Signore, lo indosserò sempre, promesso”, con l'espressione di una ragazza che si sente già donna.
“Adesso, molto lentamente, denudati; un indumento dopo l'altro. Puoi adagiare tutto sulla sedia. Voglio godermi te in ogni più piccolo movimento”.
Con evidente imbarazzo inizia col togliere la giacca, con movimenti molto lenti; sotto la t-shirt intravedo capezzoli turgidi che ne alterano inesorabilmente la trama del tessuto. Continua piegandosi in avanti per slacciare i lacci delle scarpe e poi, subito dopo, toglierle utilizzando la punta sul tallone; i calzini fanno la stessa fine. Adesso tira via la t-shirt, dal basso verso l'alto, dandomi la possibilità di osservare il suo intimo. Un body in pizzo nero - che fra poco scoprirò essere molto sgambato e con perizoma - abbastanza trasparente da consentirmi di ammirare i suoi seni nudi ed il suo ventre quasi piatto.
“Immagino ti aspettassi di vedere la lingerie indossata nelle foto, visto che ti era piaciuta tanto. Invece ho deciso di scegliere quest’altro intimo per sorprenderti, lo confesso, ah ah ah”, col ghigno della bimba capricciosa.
“Continua, Alessia!”.
Sguardo basso, evidentemente colpita dal mio tono perentorio, ella slaccia la cintura dei jeans, ne apre i bottoni e, in modo molto accattivante, ovvero piegandosi a pecorina, li spinge giù fino alle caviglie; per liberarsene completamente compie un paio di gesti alquanto goffi, ma ne ho apprezzato la bellezza intrinseca.
Splendide gambe, ginocchia tornite e lisce, caviglie sottili.
“Fai un giro su te stessa, Alessia, fatti ammirare”.
Si gira con calcolata lentezza. Il body le lascia la schiena completamente nuda, non fosse altro che per le bretelle che le corrono sui lati; il perizoma infilato tra i glutei accentua ancor di più la forma a mandolino del suo già meraviglioso culo.
Sono molto eccitato dal suo corpo e faccio scorrere verso il basso la cerniera dei pantaloni, dando libertà al mio cazzo.
“Avvicinati, Alessia. Segui il suono della mia voce, sensuale nel tuo incedere. Fermati e piegati sulle gambe, appoggia le ginocchia sul cuscino che è sul pavimento. Brava. Adesso metti le mani sulle mie cosce; ecco, così. Non ti muovere, stai immobile”.
Aggancio il moschettone del guinzaglio che ho nella mano destra all'anello del suo collare e inizio a tirare verso il basso: “Rendi onore al cazzo del tuo Signore; bacialo, leccalo, succhialo. È in piena erezione per te e grazie a te”.
Le sue labbra lambiscono il prepuzio, la lingua, con movimento rotatorio, mi bagna il glande; labbra e lingua all'unisono percorrono la mia asta fino all'inguine per poi risalire. Lo mette in bocca, ne sento pienamente il calore e l'umidità; e questo mi eccita ancora di più. Inizia un lento movimento di su e giù, dimostrando il suo desiderio e la capacità di saperlo fare. Ogni tanto affonda verso il basso, ma si ritrae al primo senso di soffocamento; nonostante ciò continua, vorace e vogliosa. La saliva, densa e calda, comincia a percorrermi fin quasi ad arrivare alle palle. I suoni del pompino che mi sta facendo riempiono la stanza altrimenti silenziosa, i suoi gemiti gli fanno da contorno. È brava, alterna i movimenti repentini a quelli lenti; a volte stacca la bocca per fare colare la saliva e risucchiarla subito dopo. Lecca tutta l'asta del mio cazzo piegando la testa di lato e titilla con la lingua le palle.
Dopo numerosi minuti di questo bellissimo supplizio, la mia mano sinistra si appoggia alla sua nuca e comincia a spingere verso il basso:”Apri bene la bocca ed allunga la lingua fuori, Alessia”.
Lo fa, senza colpo ferire.
Spingo forte, affondando il mio cazzo fino in gola e ritraendolo, più e più volte. Una alternanza di ritmo veloce e lento.
“Voglio che tu mi beva, Alessia. Voglio che tu ingoi il mio piacere, tutto!”.
Le blocco la nuca affinché la sua bocca riesca a contenere la metà del cazzo:”Succhia, Alessia; bevi tutta la mia sborra, ingoiala. Non lasciarne neanche una goccia!”, mentre le ripetute contrazioni sparano abbondanti getti densi.
Lei ingoia tutto, deglutisce ogni schizzo ricevuto, risucchiando ogni goccia rimasta; e poi me lo lecca, ripulendolo.
“Brava la mia ragazza, sono orgoglioso di te”.
“Grazie mio Signore, per il piacere che mi hai donato e per gli insegnamenti che mi stai impartendo”.
Le prendo il viso tra le mani e, ancora immersi nel buio, la bacio; due bocche che si conoscono, si assaggiano, si pervadono e si rendono complici di una passione profonda.
La mia mano destra scivola lentamente tra le sue cosce, le dita spostano il lembo di tessuto del perizoma e due di esse entrano nella fica; dentro e fuori senza sosta immerse nell'estremo calore e nell'abbondante umidità che trovano. È dilatata, accogliente, profonda, fradicia.
“Sì, Davide, sì così, cazzo! Vengo, fammi godere, oh sì, sì così, è bellissimo essere presa all'improvviso. Sfonda la tua cagna, mio Signore. Vengo, vengoo, sì ancora, ti prego; vengoo! Oh siii”.
Le dita, completamente bagnate e grondanti, le porto alla mia bocca e me ne gusto il sapore salato.
Sta respirando a fatica. Le carezzo il viso e la bacio ancora, profondamente.
“Puoi alzarti adesso, Alessia. È arrivato il momento di potermi conoscere anche in viso”.
Si solleva dal pavimento tremante, il guinzaglio che le penzola tra i seni e lambisce il pube.
Mi alzo anch'io e mi posiziono sotto la luce del faretto; le sue labbra si aprono in un grande sorriso e, quasi correndo verso di me, mi abbraccia stretto e mi bacia sulla guancia:”Sei proprio come immaginavo tu fossi, Davide, nonostante nelle fotografie del tuo profilo non si veda bene il viso”, baciandomi ancora.
Accendo quindi tutte le luci della sala; da un cassetto estraggo un kimono di seta bianca:”Ti aiuto ad indossarlo”, le sta a meraviglia nel contrasto col nero del suo body, “io ho avuto il mio antipasto e tu il tuo aperitivo, adesso possiamo andare a mangiare qualcosa in cucina, la lezione continuerà nel pomeriggio”.
“Mi inviti anche a pranzo? Ma che bello, non me lo sarei mai aspettato, lo confesso, ah ah ah”.
“Voglio conoscerti meglio, Alessia. Quale migliore occasione di una tavola imbandita? Cibo che scalda ed alcool che scioglie, ah ah ah”, mentre stappo il Piper e lo verso nei flute:”Al nostro fortuito incontro, sperando che possa essere sempre più frizzante nel futuro!”.
“Cin, Davide, lo desidero con tutta me stessa”.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per La studentessa fuori sede lo confessa. 2:
