Prime Esperienze

LA PORTA


di Membro VIP di Annunci69.it aurorafilippo
08.12.2020    |    14.280    |    33 9.5
"Corse in casa sua e premendo le spalle sul muro del corridoio si disse con voce soffocata:” E' un pazzo!”..."
La sveglia all'alba, la metropolitana, la sua scrivania da segretaria, gli ordini del direttore e le telefonate dei clienti, i tanti si, buongiorno e lo faccio subito, un panino e della frutta per il pranzo solitario alla sua scrivania, nel grande ufficio deserto e poi di nuovo al lavoro fino al ritorno in metropolitana e quindi, una volta a casa, doccia, cena, tv e sonno: ogni giorno, da diversi mesi, questa era la vita di Carla.
Aveva studiato a lungo e con tanto impegno per tutto ciò? Si poneva questa domanda solo quando si sentiva stanca e demotivata. Ossia tutte le sere.
Di ritorno dal lavoro posava a terra la borsa, accanto alla sua scarpa col tacco basso e sotto la gonna lunga mentre cercava nelle tasche del cappotto le chiavi di quel mini appartamento all'ultimo piano di un palazzo dell'ultima periferia. Sul pianerottolo si affacciavano solo due porte, la sua e quella di un'abitazione da cui solo quella sera, per la prima volta, aveva sentito arrivare dei rumori.
“Bene”, aveva pensato, “almeno ci sarà un occhio in più a controllare”.
Quindi aveva richiuso la porta alle sue spalle assieme alla settimana appena trascorsa: il venerdì in fondo era come una parentesi che si chiudeva fino alla mattina del lunedì seguente, quando sarebbe ricominciata la sua vita scandita dagli impegni, nei giorni tutti uguali.
Quel lunedì sera però, prima di entrare nell'androne, l'occhio le era andato verso l'ultimo piano del palazzo. Sul balcone di fianco al suo aveva visto una ragazzo bruno che fumava guardando altrove e con apparente noncuranza.
Aprendo la porta di casa aveva sentito dei rumori di passi provenire dall'altro appartamento.
“Sarà qualche studente universitario, speriamo non comincino con le feste in piena notte!”, s'era detta sorridendo e ripensando alla sé stessa di pochi anni prima.
Ma prima di entrare in casa aveva notato che quella porta era solo accostata e si era soffermata un attimo a guardarla, incuriosita.
La sera seguente, dopo aver cenato, aveva posato l'orecchio al muro divisorio con l'altro appartamento da cui sentì solo la tv accesa. Presa da un'irrefrenabile curiosità aveva osservato dallo spioncino sul pianerottolo buio notando la lama di luce che proveniva dall'anta socchiusa dell'appartamento del suo vicino.
La sera seguente aveva osservato di nuovo quel balcone ma non c'era nessuno affacciato.
Appena giunta al suo piano di nuovo notò che la porta del vicino, come le altre sere, non era completamente chiusa ma, anzi, ancora un po' più aperta rispetto alle sere precedenti.
Il giorno dopo durante il lavoro aveva ripensato a quella strana circostanza, ma solo per un attimo.
Tuttavia la sera in ascensore scommise con se stessa: la porta sarebbe stata ancora più aperta!
Giunta al pianerottolo scoprì di aver vinto quella scommessa e ne fu divertita ma subito dopo anche turbata.
Carla si fermò un attimo, quindi fece un passo verso di essa ma subito tornò indietro.
Pensò che avrebbe potuto suonare al campanello con una scusa, ma la sua timidezza ebbe la meglio e rientrò in casa. Mentre preparava la cena si decise: avrebbe chiesto dell'olio al suo vicino.
Suonò al campanello, attese, ma non arrivò nessuno. Suonò ancora.
C'era qualcuno in casa, lo sentiva. Vincendo la sua timidezza si sporse leggermente verso l'interno dell'abitazione.
S'intravvedeva, in quello che doveva essere il soggiorno, una poltrona dove c'era qualcuno seduto. Si sporse ancora.
“Entra pure”, disse il ragazzo.
Lei allora dicendo “Buonasera, è permesso?” fece dei passi in avanti, timidamente, attraversando il corridoio.
Ma appena entrata in soggiorno vide un scena che le tolse il fiato.
Il ragazzo era seduto sul divano, completamente nudo. Teneva le gambe larghe e la guardava con uno sguardo malizioso mentre si masturbava lentamente.
Appena la vide le disse: ”Non posso farci niente, sei tu che mi fai questo effetto …”
Carla, rimase immobile qualche istante, quindi fece istintivamente un passo indietro, poi un altro, con lo sguardo fisso sulle mani del ragazzo che si muovevano su quel grosso membro. Era in preda alle vertigini ed avvertiva un formicolio sulle mani e sulle labbra mentre tastava il muro alle sue spalle alla ricerca della porta socchiusa.
Corse in casa sua e premendo le spalle sul muro del corridoio si disse con voce soffocata:” E' un pazzo!”. Girò ancora per casa ridendo nervosamente. Poi si calmò. Pensò che al minimo altro approccio sarebbe andata dalla polizia o avrebbe traslocato. Ecco, sì, l'indomani sarebbe andata in agenzia a cercare un nuovo appartamento!
La mattina dopo, alle 7,30, aprì la porta.
Sul tappetino trovò un biglietto col quale lui si scusava per averla turbata. Aveva giocato ma osato un po' troppo, lo ammetteva. A fondo pagina c'era un disegno a china, davvero ben fatto: una spiaggia, un mare spumeggiante, una vela in lontananza che lo solcava ed un gabbiano che sembrava potesse proseguire il suo volo oltre il foglio. In piccolo, sotto la firma c'era un post scriptum che diceva: “Mi scuso ancora ma, in fondo, sei stata tu ad entrare in casa mia …”.
Quel giorno Carla non passò in agenzia immobiliare.
La sera, al suo rientro, non poté non guardare verso la porta del vicino: era chiusa.
Quella sera, e non le accadeva da tempo, prese sonno solo dopo essersi toccata a lungo.
Finì così la settimana di lavoro. Carla trascorse in paese il fine settimana, presso i suoi genitori.
La sera del lunedì seguente il ragazzo era di nuovo affacciato sul balcone. Carla alzò lo sguardo ed i loro occhi si catturarono per qualche istante.
Sul pianerottolo trovò l'anta del vicino aperta.
Restò qualche secondo così, immobile, con la mano sul pomello di casa sua. Quindi entrò in casa, posò all'interno la borsa ed il soprabito e si diresse verso l'altro appartamento. Una volta dentro l'accolse una scena simile alla sera precedente ed ancora avvertì quella specie di elettricità sulle mani e sulle labbra.
Lui la guardava con un sorriso assieme deciso e dolce.
Carla gli si fece vicino e con un rapido gesto si inginocchiò davanti a lui. Scostò le sue mani e prese fra le sue quel cazzo già durissimo. Le labbra le si dischiusero e avvolsero la cappella che poi scivolò in fondo, fino alla gola. Rimase qualche secondo così prima di prendere a muovere la bocca su e giù con un ritmo sempre più frenetico.
Poi si rialzò in piedi. Si sfilò gli slip e si sedette su di lui, accogliendolo dentro di sé. Si accostò alle sue labbra e baciandolo cominciò a dondolare su di lui, prima lentamente poi sempre più convulsamente. Lui la stringeva forte e, non conoscendo il suo nome, la chiamava bellissima, stupenda e Carla, che non si sentiva da tempo bella e attraente, accelerava il movimento dei suoi fianchi sempre più eccitata.
Infine giunsero simultaneamente ad un profondissimo orgasmo.
Stettero qualche istante così, con la pelle che brillava di sudore ed i loro odori sconosciuti a inebriarli.
Quindi, lentamente, Carla si rimise in piedi e si ricompose. Si salutarono con la cortesia tipica di chi si conosce appena.
Carla quella sera fece un lunghissimo bagno caldo e rilassante. Prima di vestirsi osservò nello specchio il suo corpo ancora attraente e che aveva troppo a lungo trascurato.

Stasera, come ogni sera, Carla rientra in casa dal lavoro.
Cerca le sue chiavi nella tasca dell'impermeabile.
La borsa poggiata a terra, sfiora le scarpe dal tacco altissimo, sotto la gonna corta che le avvolge i fianchi.
Sulla porta accanto c'è il ragazzo che poggiato sull'anta le sorride mentre lei, guardandolo con occhi truccati e maliziosi, gli dice a bassa voce: “A dopo ...”.
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