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Prime Esperienze

La prima volta - Cap. 1


di Movimento1974
18.03.2016    |    23.984    |    1 9.1
"Per questo motivo, nonostante stessimo assieme da più di tre anni e avessimo iniziato a fare sesso da più di due, il suo culo era ancora li, intatto, ..."
Era da quando lei aveva 16 anni che stavamo assieme. Lei bellissima, e lo è tutt'ora, mora con dei capelli lunghi e leggermente mossi, un fisico da pin up, alta più della media, un bel seno, un bel culo e due belle gambe. Per non parlare poi del viso e degli occhi, un ovale perfetto e un dolce sguardo da gatta che mi faceva bollire il sangue ogni volta che lo incrociavo. Era davvero bella.
Anche io non ero male come tipo. Avevo un discreto successo con le ragazze, e ce l'ho ancora nonostante i 40 suonati. Alto, moro, con gli occhi chiari e atletico quanto basta.
E’ stato amore a prima vista il nostro. La notai un giorno mentre aspettava l'autobus per andare a scuola in sella al mio Fantic 125. La seguii fino a quando non scese alla sua fermata e li mi regalò uno dei suoi splendidi sorrisi. Ci misimo assieme che lei era ancora una ragazzina e insieme ci scoprimmo l'un l'altra.
Quel giorno l'avevamo programmato da parecchio tempo. Lei era poco più che maggiorenne , io un anno più grande e già patentato, frequentavo il primo anno di università in una città distante circa 200 km da casa dalla quale facevo ritorno ogni fine settimana. E' chiaro che, vista la distanza che ci separava, la mia stanza all’università non poteva essere usata per le nostre avventure amorose che si consumavano in macchina o, molto raramente, nel mio letto quando i miei familiari decidevano di lasciarmi campo libero per qualche pomeriggio o qualche serata.
In queste condizioni, con l'ansia del ritorno dei miei o in una scomoda 500 anni '90, le nostre scopate erano delle sveltine o delle lunghe cavalcate nelle poche posizioni che l'angusto abitacolo della mia utilitaria ci consentiva. Per questo motivo, nonostante stessimo assieme da più di tre anni e avessimo iniziato a fare sesso da più di due, il suo culo era ancora li, intatto, ancora vergine nonostante la sentissi godere ancora più forte quando glielo accarezzavo con le dita o glielo tenevo aperto con pollice e indice mentre se ne veniva a cavalcioni sopra di me.
E "qel giorno" sarebbe stato il giorno in cui mi avrebbe concesso di aprirglielo per bene. Erano appena iniziate le vacanze di Natale per lei ed era riuscita a convincere i suoi genitori a farle passare un paio di giorni con me per visitare l'università vista la sua iscrizione l'anno successivo. In queste condizioni i suoi, che erano si all'antica ma non potevano passare per scemi del tutto col sottoscritto che oltretutto aveva iniziato a frequentare regolarmente casa loro da quasi due anni ormai, non poterono rifiutarsi anche perchè, ho avuto l'impressione, pensarono che se un dente va tolto è meglio toglierlo subito no?
Sarebbe stata la prima volta che avremmo trascorso una notte, forse due, assieme nello stesso letto e a dire il vero avevamo fantasticato a lungo su quello che sarebbe successo. Lei pensava che avrebbe potuto prendersi cura di me per due giorni, coccolarmi, magari anche cucinare come una brava mogliettina. La faceva sentire grande questa avventura, la faceva sentire emancipata più delle sue amiche e anche l’idea che si sarebbe fatta scopare nel culetto, come le ragazze più grandi, alimentava questa sua aspettativa.
Io, inutile dirlo, pensavo alle scopate che ci saremo fatti e alla sensazione che avrei provato rompendogli il culo messa a pecorina sul letto o, meglio ancora, sulla comoda poltrona che c’era nella mia stanza per gustare appieno la vista del mio cazzo che entrava fino ai coglioni tra quelle natiche sode e rotonde.
Immaginavo di spogliarla lentamente sul mio comodo letto, levandogli prima la camicetta e poi il reggiseno per ammirare quelle due magnifiche tette rotonde e burrose con quei due capezzoli all'insù che tante seghe mi erano costate il primo anno che stavamo assieme. Le avrei tolto il reggiseno standole dietro, facendola sedere col culo sul bordo del letto e facendole tenere le gambe aperte, magari con quella splendida gonnellina grigia plissettata di lana che portava sempre con i collant neri. Avrei iniziato a soppesargliele con entrambe le mani prendendole da sotto, baciandola sul collo, tastando ogni centimetro quadrato di quella meraviglia di tette per poi passare ad torturarle i capezzoli, allungandoli delicatamente con il pollice e l'indice.
Le piaceva farmi giocare con le sue tette e si eccitava non appena iniziavo a dargli qualche colpo di lingua facendola roteare attorno alle areole. Iniziava ad ansimare, respiri molto profondi e lunghi, la faccia le si contorceva in una smorfia di piacere e quando eravamo all'impiedi a pomiciare da qualche parte, si poggiava con la schiena contro qualche muro aprendo leggermente le gambe. Fu così che riuscii per la prima volta a ficcarle le mani prima sotto la gonna e, dopo qualche carezza sui collant, a tirargli giù tutto ed ammirare, seppure al buio e appartati in un angolo nascosto all'aperto, la sua deliziosa fighetta o, meglio, il pelo nero di quella bellissima fichetta. La ricordo come se fosse adesso: era quasi rettangolare, un po' più stretta alla base, molto folta ma ben curata. Il pelo era lungo ed ebbi modo di sentirlo con l'indice che avevo infilato sotto l'elastico dello slip facendolo scorrere lungo tutto il ventre, da parte a parte, prima di riportarlo al centro e tirare giù anche le mutandine color rosa confetto. Ma fu un attimo solo, mi spostai un po' all’indietro per poter ammirare meglio quel tesoro che celava tra le cosce e lei si raffreddò, mi spinse più in la col palmo della mano e si ricompose gridandomi "Porco!!!".
Il sorriso che seguì a quella esclamazione mi fece però capire che la cosa non le dispiacque affatto. Passarono appena tre giorni prima di riuscire a ripetere l'operazione arrivando, quella volta, anche ad accogliere nel palmo della mano e a titillare, per pochi attimi e con tutte le dita, quella dolce fica che ebbi poi l’impressione di aver lasciato abbastanza umida. Il giorno dopo si fece fare il suo primo ditalino. La sentii ansimare e godere ma lei non riuscì a ricambiare in alcun modo il favore talmente era stravolta e tremolante. Credo sia stato il primo vero orgasmo della sua vita perchè, mi confidò, mentre ancora le accarezzavo la micetta fradicia con i peli tutti inzuppati facendole tenere le cosce ben aperte e il culo poggiato sul sellino della moto, che il giorno prima aveva finito da sola a casa il lavoro che io avevo iniziato senza però ottenere lo stesso risultato. Mentre in quella posizione si teneva stretta a me che la stavo masturbando facendomi mordere il collo e le orecchie per darle modo di scaricare un po’ del piacere che le stavo dando, mi sembrò di averle sentito dire qualcosa del tipo “ooooooh amore….mi sono sverginata da sola ieri pensando a quello che mi avevi fatto con le dita, ma non è stato così bello come adesso…..”. Che ingenua, pensava di essersi sverginata facendosi un ditalino.
Ero perso da questi ricordi mentre aspettavo sul divano di casa sua che scendesse con la valigia che aveva preparato già una settimana prima la mia piccola. Mi accennò ad una sorpresa che mi avrebbe fatto ma non volle assolutamente anticiparmi nulla.
La vidi scendere con il trolley dalle scale e rimasi senza fiato: i capelli erano sciolti e mossi, le scendevano ai lati del viso incorniciando magnificamente gli occhi e la bocca che sembrava sensuale più del solito. Non aveva la gonnellina grigia su cui stavo fantasticando qualche istante prima, ma un vestitino viola molto scuro, di velluto o ciniglia, piuttosto stretto con la gonna che le arrivava al ginocchio e una camicetta nera tutta abbottonata. Completavano l'opera i collant neri e un paio di scarpe con il tacco. La mia piccola, nonostante avesse poco più che 18 anni, si sentiva donna in quella occasione come una vera donna si era abbigliata.
Ero sbalordito da tanta bellezza, guardavo le sue gambe che sembravano ancora più belle con quelle scarpe e pensai: cazzo che sorpresa che mi hai fatto. "Cretino, vieni a darmi una mano invece di guardarmi come un ebete" mi disse sorridendo per risvegliarmi dalla trance in cui ero caduto. Il suo sorriso mi riportò con i piedi per terra e corsi immediatamente in suo aiuto, scivolando però sul primo gradino della scala tra le risate di suocero, suocera e fidanzata.
Come inizio non fu male......

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