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Rossa, adolescente, esperta!


di Praticanti
10.10.2016    |    14.510    |    2 9.4
""Fallo con forza, fin da subito!" Appoggia il cazzo al suo buchino, era già umido della sua saliva, e diedi una spinta che mi fece paura, ma mi..."
Eh si, questo racconto risale alla mia giovinezza, qualcosa come 40 anni fa.
Mi è risalito alla memoria accompagnato dallo stato fisico in comune ad oggi: in quel frangente ero, come sono adesso, influenzato. Febbre, mal di testa, torpore profondo.
Di anni ne avevo 14 e di esperienza un bacio dato ad una dolcissima amica bionda nei giardini del paese.Il desiderio di una donna però mi mordeva le viscere, una donna che sprigionasse sesso, volubile, forte, assassina!
Come dicevo ero a letto, una influenza invernale mi ci teneva inchiodato, gli occhi sembravano contenere tutto il calore di un fuoco ancora inespresso. In quel periodo ospitavamo in casa i due figli di un amico di famiglia che aveva dovuto andare all'estero a lavorare. A lui erano stati assegnati dopo un divorzio da una donna che viveva al limite della prostituzione e che annegava quotidianamente i suoi malesseri nel bicchiere. Chissà se P., di 13 anni, si era accostata al sesso guidata dalla madre, valuterete voi dopo aver letto il racconto!
Fuori il pomeriggio stava lasciando posto alle prime ombre lunghe, in camera era accesa solo una piccola lampadina da comò, la casa era silenziosa e quieta tanto che credevo di essere a casa da solo. Il rumore che sentii mi convinse del contrario, era un passo leggero che stava percorrendo il lungo corridoio di legno che portava alla mia stanza. Ancora prima che entrasse l'avevo riconosciuta. Mi piaceva quella ragazzina, i capelli rossi ondulati incorniciavano quel semplice viso campagnolo in modo naturale e sensuale e i suoi modi contraddicevano i miei, solitamente così impacciati. Si sedette sul letto all'altezza delle mie ginocchia e cominciò a parlare.
Non ricordo una parola di ciò che mi disse perché appena dopo avere iniziato appoggiò una mano sulla mia coscia, massaggiandola. Scrutava con sguardo sicuro i miei occhi arrossati quasi a sincerarsi della mia inoffensività.
Fu dopo questa fase di studio che sempre attraverso le coperte mi strinse con decisione il sesso, appena eretto. Per me fu come una scossa elettrica, non c'era più nulla nella stanza tranne lei e il suo odore quasi infantile. Continuò a stringermi il cazzo con sicurezza facendolo indurire sempre di più, dicendomi "io l'ho fatto tante volte, mi piace succhiarlo". Si questo lo ricordo bene! E così si inginocchiò sul lato destro del letto e si fece strada con le mani sotto le coperte, mi sfilò il calzoni del pigiama e le mutandine e con la mano destra prese il cazzo, stringendolo e cominciando a masturbarmi.
Grazie P., mi viene da dirlo ancora adesso, grazie per quello che fai, le dissi.
Nella penombra mi guardò, sfoggiando un sorriso furbo e adulto, appena prima di infilare il tronco sotto le coperte per succhiarmi. Mi succhiava in un modo tutto suo, quasi a bocca aperta e con la lingua che continuava a roteare attorno all'asta, lasciando che la saliva colasse ai lati delle labbra. Sentivo le palle bagnate e poco a poco anche le natiche lo erano. Lei era quasi furiosa, e la sua mano destra, libera dall'impegno precedente mi passò sotto il sedere per andarmi a massaggiare l'ano, ormai bagnato della sua saliva.
Non avevo mai detto quella parola, ma senza averla pensata, quasi gridando e con un moto liberatorio uscì da sola:
TROIAAAA
Me ne vergognai per il breve tempo che intercorse tra il mio suono e lei che uscita dal caldo del letto mi sorrideva: fu allora che mi strinsi al petto quel suo viso da furba, e la tenni stretta finché non fu lei a liberarsi dicendomi "vado, che diventa molle".
Ricominciò ad ingoiarlo, con forza, e poco dopo, sfruttando tutta la sua saliva colata, mi infilò due dita nel culo. Dentro di me iniziò a rovistare come se stesse cercando qualcosa, e poco dopo venni, riempiendole la bocca di sborra. Tenne ancora un po' il membro tra le labbra, per poi lasciarlo ed uscire dal letto, dapprima mostrandomi con orgoglio lo sperma sulla lingua per poi deglutirlo e leccarsi le labbra.
Uscì, senza parlare, e io mi addormentai.
Non so quanto tempo passò, ma mi svegliai all'improvviso perché la sua mano mi stava ancora toccando il cazzo. Era ancora inginocchiata di fianco al letto, ma adesso era completamente nuda, con l'altra mano che si massaggiava le natiche:
"Inculami! La fighetta non te la dò perché lì sono ancora vergine!
Tirò giù la coperta dal letto e la mise in modo che io potessi inginocchiarmi dietro di lei a sua volta inginocchiata con il petto adagiato sul letto.
"Fallo con forza, fin da subito!" Appoggia il cazzo al suo buchino, era già umido della sua saliva, e diedi una spinta che mi fece paura, ma mi trattenni dal fermarmi o dal parlare, anzi iniziai a emettere suoni barbari, a volte gridando.
Venni, questa volta con la tragica impressione di averla spezzata.
Uscii da lei, e mi sedetti sul letto, pensieroso.
Lei, sempre in ginocchio, si alzò dal letto e guardandomi con il solito sorriso mi disse:
"Grazie, ora copriti e torna a dormire"
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