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Prime Esperienze

meloavevadetto


di cpelcabo
22.08.2018    |    1.286    |    11 9.9
"Sentivo distintamente la linfa scendere lentamente lungo le cosce..."


MELOAVEVADETTO...


Lo avevo conosciuto all'Università. La prima volta, vedendolo, avevo avuto un brivido. Non si poteva definire uno sciupafemmine, ma il suo sguardo era magnetico, le sue mani lunghe e affusolate, quasi femminili. Si muoveva rilassato, come un gatto.
Era più alto di me, probabilmente sul metro e ottanta, magro, forse troppo magro, ma con un che...di solido. Una giovane quercia? Sì, dava quell'impressione.
Quella sera era insieme ad un gruppo di ragazzi di Legge a scolare bottiglie di birra e a cazzeggiare sull'esame appena sostenuto che probabilmente era andato bene, vista l'allegria.
Noi eravamo al tavolo a fianco a programmarci il nostro. Facevo Lingue moderne e stavo organizzando con altre tre l'esame scritto di Spagnolo. Dopo un quarto d'ora eravamo tutti mescolati. La Simonetta, manco a dirlo, aveva subito fatto amicizia con un fustacchione moro che parlava in continuazione con accento toscano. Devo ammettere che era quasi irresistibile.
La Norma mi sussurrò che la Simo aveva le formiche nella passera e ammise che il fustacchione se lo sarebbe fatto volentieri anche lei...
Lui mi si presentò con un “..io sono Alex..” mormorai un “...Lara, piacere..” che ogni volta mi faceva rimbombare nella mente un malizioso “piacere de chè?”.
Per farla breve, dopo una quindicina di giorni chiesi alle amiche con cui dividevo l’affitto di farsi un giretto al cine e di non ritornare prima di mezzanotte, me lo rimorchiai a casa, cenetta a due, rapido spogliarello, pompino di rito e solida, lunga, meticolosa trombata.
Mi sorprese con una meticolosa preparazione della mia passerina. La leccò per un pezzo, così bene e coscienziosamente che quando si decise ad infilarmi ero già così su di giri che venni dopo pochi colpi...
Invece il suo uccello resisteva impavido, anche perché col pompino gli avevo scaricato i coglioni: devo ammetterlo, mi godetti quell'uccello con una concentrazione assolutamente estatica.
Ogni sei, sette colpi lo lasciava affondato ben dentro. E la mia figa si contraeva a gustarsi il palo. Mi disse che sentiva molto bene quando lo stringevo, gli piaceva molto e mi incitò a continuare...
Io ormai sbavavo, gli succhiavo la lingua, le gambe annodate sulla schiena, le tette strizzate contro il suo petto: la seconda volta venni praticamente subito prima di lui; cominciai a stringere la passera con tutte le mie forze... e venni...venni...non finivo più...mi facevano male i capezzoli, le gambe vibravano da sole...sbattevo il culo sul letto per darmi la spinta verso il suo uccello.. .e poi lo vidi contrarsi, il suo viso distendersi, i suoi occhi spalancarsi ed affondò....tre, quattro, cinque volte, con una spinta gagliarda, da maschio: ogni colpo nella mia passera fremente scatenava scintille nel mio cervello: stava eruttando. La sua rigidità, impressionante. Marmo. Marmo caldo.
Ecco, cosi deve essere una scopata. Lo lasciò dentro e si abbandonò su di me, sudato ed ansante. Che meraviglia. La mia passera continuava a fremere...gli ultimi sussulti...venivano dal grilletto...mi mossi leggera sotto di lui, sfregandolo. Era sensibilissimo...pochi movimenti e ricominciai a scaricare...questa volta dal grillo...
Lui se ne accorse e ridacchiò. Ma quante volte vieni ??
Avevo i brividi. Presi la coperta e la gettai su di noi non rispondendo. Non ero mai venuta così ma non glielo avrei detto. Qualche volta venivo col grilletto, ma così violentemente, con la figa, il cervello, il grillo... con tutto... non mi era mai successo.
Non avevo preventivato una storia lunga, pensavo che una volta trombata mi avrebbe scaricato velocemente, anche perché, devo riconoscerlo, non sono una strafiga. Ho un viso un po' troppo stretto, ho poco seno (una seconda?) e poche curve, una magrona insomma. Devo dire che il sederino, anche se piccolino, è bello alto e sodo: le gambe, secondo me un po' magrine.
Invece di scomparire, invece, restò, come dire, nei paraggi. Dopo mi confessò che non voleva sembrare troppo asfissiante...Gli uomini non capiscono un cazzo.

Andammo avanti per circa un anno e mezzo: poi una sera mi portò in un bel localino sulle colline di Bologna, mi tirò fuori un foglio in cui uno studio gli confermava l'assunzione e mi chiese di sposarlo: a momenti mi mettevo a piangere.
Cominciai a balbettare, ero certa di amarlo.
Non sapevo però di contare così tanto per lui.
Lui mi guardava serio. Aveva un viso che oscillava tra un sorrisino e una vena di preoccupazione che non capivo. Chiesi cosa c'era ancora...cosa doveva dirmi...perché fosse così serio.
Mi disse che c'era un piccolo problema.
Che doveva confessarmelo prima di una mia risposta.
Oddio, pensai, è un terrorista, anzi no, è un omosessuale represso che mi sposa solo per mimetizzarsi, oppure un camorrista con una fedina penale lunga così...poi mi si gelò il sangue..era già sposato? No impossibile, non mi avrebbe chiesto di sposarlo...
Sospirai, lo guardai negli occhi, annuii e attesi.
:- Sono un porco.
:-???
:- Ti amo, sono sicuro...ti desidero, ho passato con te un periodo meraviglioso, sei carina, gentile, appassionata, dolce non ti manca niente. Quindi prima di darmi una risposta devi sapere che la mia sessualità è molto spiccata. Non voglio dire che son come quel tipo delle “Sfumature”, ma non sono neppure un bigotto. Con la mia mogliettina voglio fare TUTTO.
Lo sottolineò con la voce e lo sguardo.
Rimasi senza parole...dalla contentezza.
Non mi ricordo molto bene, ma credo che mi bagnai: ancora adesso, ripensandoci, mi fa lo stesso effetto. Non sapevo come rispondere a tono finché ...il lampo di genio.
:-Se tu sei un porco..sarò la tua maialina, la scrofa, la troia in calore...dimmi cosa ti fa arrapare e sono certa che ci divertiremo: voglio sapere subito cosa ti piace, non voglio neppure aspettare...

-:-

Nonostante tutto, era stata dura. Anzi duro. Naturalmente quella sera avevo detto di si, entusiasticamente. Quando avevo saputo cosa lo turbava mi ero quasi commossa, l’avevo baciato appassionatamente, dicendogli che per quanto mi riguardava... volevo essere anche più porca di lui... e che aspettavo solo che mantenesse le promesse.
Non essendo, nessuno dei due dei Paperoni, il matrimonio era stato intimo, una trentina di persone in tutto, con i nostri genitori che lacrimavano e i nostri amici che ci abbracciavano commossi quasi come noi.
Siamo fuggiti verso il nostro bilocale come se non avessimo più tempo.
Lui era arrapatissimo e me lo disse.
Io colavo e sentivo, sotto l’abito da sposa, le culotte impregnate.
Non perdemmo neppure tempo a rinfrescarci: adoravo il suo “odore” di maschio e qualche volta infilavo il mio nasino sotto le sue ascelle...
In un nanosecondo feci cadere il vestito da sposa, tirai fuori le tette dal corpetto offrendogliele, mi girai lentamente, presi le virginee, bianche, microscopiche, mutandine di pizzo e lentamente le abbassai scoprendo il culetto al centro del quale faceva bella mostra di se il plug che manteneva leggermente aperti i glutei, ma adeguatamente largo il mio buco del culo. Mi piegai oscenamente, aprendo le gambe e appoggiandomi alle ginocchia, attesi.
Ne avevamo parlato a lungo. Lui sapeva cosa fare ed io cosa aspettarmi.
Per tutta la cerimonia mi ero sentita una porca debosciata. Sposarmi col culo pieno mi aveva oscenamente eccitata. Sentivo distintamente la linfa scendere lentamente lungo le cosce. Le labbra gonfie dall’eccitazione: ogni tanto stringevo spasmodicamente i glutei gustandomi il cuneo e il fiotto riprendeva copioso. Verso la fine della cerimonia, uscendo verso il sagrato, sentii che le autoreggenti erano fradice. Forse un refolo d’aria si era intrufolato al di sotto dell’abito e la sensazione di fresco umido sulle cosce mi aveva fatto venire i brividi.

Alex allungò la mano accarezzandomi. La pelle d’oca ricoprì i glutei. Prese il cuneo e lo tirò fin quasi a farlo uscire. Lo rinfilò ed io non ce la feci più. Saltellai ululandogli la mia voglia.
Era nudo come un verme. Si prese in mano il cazzo e lo appoggiò al buco del culo.
Spinsi decisa all’indietro. Lo volevo e subito.
La lubrificazione fatta al mattino quando mi ero infilata il plug, era stata abbondante.
Sentii un leggero dolorino, il suo cazzo era un po’ più grosso del cuneo e meravigliosamente più lungo. Duro. Caldo. Massiccio.
Oscillavo beata. Lo spinse fino ai coglioni che sentii sbattermi sulle labbra della figa. La base del cazzo era ancora più larga e mi sentii lacerata. Sobbalzai.
Si bloccò stringendosi a me.
Mi mise dritta abbracciandomi.
Una mano a pastrugnarmi la tetta e l’altra ad abbrancarmi la figa.
Si rizzò lentamente.
Mi inarcai e gli presi i capelli con una mano: si stava sollevando.
I miei piedi non toccavano più per terra.

ERO PER ARIA COL SUO CAZZO CHE MI STAVA ROMPENDO IL CULO !!

Mi diede due scrollate e ormai non ragionavo. Solo il pensiero di quello che stava succedendo laggiù mi spaventò. Sarei riuscita a resistere? Il dolore non era insopportabile, ma ad ogni sobbalzo mi sembrava che entrasse di più. Sentivo, ad ogni balzo, il caldo corno di carne aprirmi; mi aprì a lungo. Si fermò ansante: anche se ero minuta, la posizione , il tempo e la fatica cominciavano a farsi sentire. Mugolavo sorpresa ed aperta. Molto aperta.
Se quello che mi aveva promesso sarebbe stato mantenuto non avrei retto fino alla fine del viaggio di nozze. Lentamente mi appoggiò a terra. Allungai le mani sul davanzale della finestra e mi piegai col viso sulle mani. Alex era fermo immobile. Lo provocai stringendo ripetutamente le natiche e girai il viso: tirai fuori la lingua mimando la leccata. Sorrise sornione e ricominciò a fare quello che mi piaceva di più... uscì piano piano e lo rimise dentro. Ora sì ...che mi divertivo... lo aveva aperto per bene, ma quello che mi arrapava di più era che non sentivo più male....
Ad ogni spinta lo sentivo entrare fino al pelo, i coglioni mi schiaffeggiavano meravigliosamente le labbra della figa che stava colando. Mi bagnai, ad ogni buon conto le dita della mano per strofinarmi il grilletto. Lui, da bravo toro, continuava imperterrito l’inculata. Fu quando mi sentii pronta che infilai due dita dentro la figa iniziando una bellissima venuta. Che orgasmo!
Serravo come un’ossessa il cazzo che mi stava lavorando e percepivo sulla dita dentro la passera il suo andirivieni. Sborrai come un uomo, bagnandomi fino al polso e con le dita sentii il suo cazzo sprofondare ed il culo che veniva riempito. Eruttò quattro o cinque volte ed ad ogni schizzo spingeva come se volesse infilarsi anche coi coglioni: ad ogni spinta lo schiaffo sulle labbra mi faceva arrivare al cervello una scossa di puro godimento. Urlavo di rompermi, sfondarmi, di farmi sentire il cazzo nel cervello. Scivolai verso il basso... le gambe molli... usci, ormai molle... il mio culo slabbrato sputò sul pavimento quello che aveva ricevuto... sentii che anche lui si abbandonava a fianco. Aveva il fiatone e cominciò a ridacchiare.. fu contagioso.

Non erano ancora le otto di sera del giorno del mio matrimonio e il mio sposo mi aveva aperto il culo.
Me lo aveva detto.
Il giorno che ci sposeremo voglio la verginità del tuo culo.
L’aveva presa... ooooh se l’aveva presa... la verginità...
Ero felice, molto felice perché LUI era felice, IO ero felice e mi sentivo.... SUA.....
Lo so, non è molto moderno o femminista... e poi...LUI era mio. Lo guardai di sottecchi, steso sul pavimento vicino a me. Lo accarezzai, baciai. Lui baciò me, lo sguardo un po’ preoccupato, perplesso. Lo rassicurai, non mi aveva fatto male, avevo goduto come una maialina e lui era venuto come un treno. Abbassai lo sguardo e vidi il suo uccello, barzotto, non pulito. Mi alzai, lo presi per mano, lo feci alzare e lo trascinai con me. Mi guardava un po’ stranito, interrogativo.
L’idea mi era venuta così... di getto. Mi guardava incuriosito e divertito. Non capiva. Lo feci sedere sul bidet, aprii il rubinetto e abbassando lo sguardo si accorse del piccolo raggrumo sulla cappella e della striatura marroncina sull’asta. Stava per parlare ma lo bloccai sorridendo. Toccai il getto dell’acqua. L’aggiustai, era un po’ fredda. Presi un bel po’ di sapone liquido dal dispenser, strofinai leggermente per spalmarlo sulle mani. Lo guardai negli occhi, sempre sorridendo e cominciai a lavarlo. Poche rapidi gesti e lo sporco era scomparso. Continuai con il risciacquo. Mi guardava, adorante, scuotendo la testa.
Ora era bello pulito. Bagnato e pulito. E mi stava crescendo tra le mani. Sorrisi tra me felice dell’effetto. Fece per alzarsi. Lo rimisi giù. Non vorrai gocciare dappertutto vero?
L’asciugatura fu lunga, laboriosa, appagante e coronata dal giusto, saporito, premio.

Ora i dieci giorni del viaggio di nozze sono finiti. Come promesso da oggi tornerà a servirsi ANCHE della mia passerina.
Però.... devo dirlo, ho passato, com’è giusto, un meraviglioso periodo di felicità, coccole, sesso duro e sfiancante. Dopo il giorno del matrimonio e dello sverginamento, partimmo. Parigi.
Ogni mattina lo svegliavo, come da istruzioni, con un pompino. La mia prima colazione era molto parca, liquida. Un paio di volte si svegliò prima lui. Si abbeverava beato alla mia figa.
Lo chiamava il suo elisir di duro cazzo.
Il primo giorno facemmo i turisti fino al tardo pomeriggio, dopodiché ci infilammo in un grosso sexy shop e facemmo incetta di giocattolini. Cenetta e a letto. Avrei voluto sperimentarne qualcuno. Niente da fare. Si stese sul letto ed attese che mi impalassi.
Il secondo giorno visita al Louvre: mal di piedi, male al buco del culo, mal di testa e dopo pranzo anche acidità di stomaco.... una giornataccia. Per fortuna si prese amorevolmente cura di me. Comperò in farmacia una cremina per curarmelo, la polvere boracifera per i piedi, il Moment l’avevamo già e per l’acidità...dieta!! In camera non resistetti: mi misi a pecora, me lo feci leccare lungamente ed amorevolmente. Mi spalmò di crema ma... per spingerla dentro gli chiesi di non usare il ditino. Volli il ditone. La mattina dopo avevo il culetto splendidamente rilassato e tonico.
Continuammo a fare i maiali fino alla fine. Gli ultimi tre giorni volli addirittura replicare. La mattina per sentirlo durante tutta la giornata e la sera per allenarmi al pompino fatto col culo. Era nei patti, nelle istruzioni per l’uso.
Me lo aveva detto.
Durante il viaggio di nozze userò solo la tua bocca e il tuo culo. Tutti i giorni ciascuno di loro. Imparerai ad usare il culo per farmi i pompini e voglio che quando saremo di nuovo a casa sia morbido, aperto ed allenato come la tua figa.
Ho sempre adorato succhiargli il cazzo, ma spesso non mi lasciava finire e mi lasciava a bocca asciutta: l’ingoio mi piace esageratamente. Il sapore dello sperma, per una degustatrice come me, è diverso ogni volta. Se mangia leggero è con un leggero retrogusto salato, se mangia dell’ananas è dolcissimo! Se mangia gli asparagi...evito... è pessimo. Il più gustoso, per quel che mi riguarda è quello che ho gustato dopo il tartufo: stupendo. Anche con l’ostrica non è male... si risente il sapore del mare.
L’allenamento al pompino anale è stato un po’ più laborioso, ma l’impegno ha avuto effetti meravigliosi: alcune mattine, che sapevamo poco impegnative mi mettevo in gonna, mi facevo infilare un simpatico “plug da passeggio” non molto impegnativo, ma con la giusta forma, e camminando lui faceva il suo dovere: mi permetteva di stringere gli sfinteri, di spingere un po’ in fuori (e ritornava in sede da solo) e di sedermi senza pericolo o danno. Un bell’oggettino che consiglio a tutte le maialine come me che vogliono regalare al proprio uomo sensazioni “diverse”.
Ora posso dirmi soddisfatta.
Certo, che durante un viaggio di nozze la figa fosse ignorata da un cazzo, è sicuramente inusuale: anche se me l’ha coccolata quotidianamente con lingua, dita, ed un meraviglioso fallo vibrante molto realistico (anche se più piccolo e corto del suo...) ne ho sentito la mancanza.
Finalmente questa mattina la tortura è finita. Il mio utero assetato ha ricevuto una robusta innaffiata, ripetuta a mezzodì, come un antipasto.

E’ stata l’ultima, stasera, che mi ha messo in difficoltà.
Praticamente mi ha tappato tutto. Quando me lo ha infilato nel culo avevo un bell’esemplare di cazzo vibrante nella figa. Più grosso dell’altro (...e del suo...) e l’ingombro era notevole. Mi sembrò di essere tornata col culo vergine.
Si è piantato per bene fino in fondo e mi ha detto di iniziare il pompino col culo.....

E’ stata dura, anzi duro.


FINE






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