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Non era semplice curiosità... - Capitolo 2, Shopping


di Gorizio
08.09.2021    |    7.279    |    1 9.4
"Vi lascio solo immaginare quindi cosa riserba il futuro di questo cuckold inesperto, che poi sarei io..."
Fare regali alla mia padrona è sempre stato parte integrante del nostro gioco, per farvi un esempio vi racconto di una delle volte che lo shopping mi ha eccitato di più. Era un sabato mattina, io e Alessia ci siamo svegliati incredibilmente eccitati, abbiamo scopato, lei è venuta, poi mi ha ordinato di scendere dal letto e ha iniziato a toccarmi. Dopo avermi portato al limite si è fermata, mi ha detto: "No, non voglio farti venire, non te lo meriti. Voglio uscire". Si è fatta accompagnare al centro commerciale e si è fatta regalare duecento euro di vestiti che poi ha indossato quella sera per farmi venire. Chi legge ed è fuori da questo mondo potrebbe pensare che Alessia solo un'approfittatrice, ma vi assicuro, niente è più distante dalla verità. Alessia è una ragazza molto attenta alla finanze familiari, sa quando può o non può chiedermi regali del genere, è successo anche che sia stato io a dirle "oggi voglio farti un regalo" e solo dopo lei ha inserito lo shopping nei nostri giochi.
La amo e mi dispiacerebbe se qualcuno pensasse male di lei.

Dunque, per riprendere la nostra storia, siamo arrivati al punto che Alessia mi chiede di accompagnarla a fare shopping per comprarle qualcosa da indossa all’appuntamento con l’amante. La prendo per mano e cerco su google maps un negozio d'abbigliamento, scopro che c'è un centro commerciale nelle vicinanze. Prendo la macchina e andiamo, lei si toglie i sandali e mette i piedi sul cruscotto. Non c'è smalto (odio lo smalto) su quei curatissimi piedi freschi di pedicure. Il dito indice è poco più basso del pollice e la pianta è stretta, un trentasei davvero perfetto. Mi elenca le cose che vuole per quella sera; il vestito rosso, i sandali col tacco, un profumo, qualche nuova fragranza che non avrebbe mai usato con me e che avrei sempre associato ai suoi amanti, un rossetto e della nuova biancheria intima.
La vedo prendere il cellulare, mi dice: "Chissà a Daniele che tipo di biancheria piace, glielo chiedo...". Mi sento morire. La risposta arriva subito, dice di essere un amante della lingerie, soprattutto se nera e di raso. Alessia sorride: "Metti in lista".

Profumo e rossetto li abbiamo comprati, per la biancheria invece Alessia non vuole comprare niente di nuovo, io e Daniele abbiamo gli stessi gusti, metterà una di quelle che piacciono tanto a me.
Ora siamo nel negozio di vestiti. Ripeto, non è la prima volta che lo shopping entra nel discorso sessuale, ma stavolta è diverso, per la prima volta lo shopping non è per me. Eppure sono lì, a guardare, ma soprattutto a pagare alla mia fidanzata qualcosa da indossare con il suo amante. Siamo nel camerino del negozio, la mia lei indossa un abito rosso semitrasparente che chiaramente non è fatto per essere portato senza qualcosa sotto, almeno un reggiseno. Mi porge il suo cellulare: "Fammi una foto" dice lei. Gliela scatto. "Mandala a Daniele, fammi sapere che ne pensa". Ovviamente uso telegram e l'autodistruzione, non voglio che i miei feticismi facciano il giro del mondo. Vi anticipo già da ora che la facoltà di usare l'autodistruzione mi sarà presto tolta in favore di... Niente, ho già detto troppo.

Daniele risponde: "Non male, se trovi qualcosa più da troia però è meglio". Leggo quel messaggio in mente, giro il cellulare, lo mostro ad Alessia. La mia ragazza che viene chiamata troia da qualcun altro mi infastidisce, voglio dare un pugno allo specchio di quel camerino, ovviamente mi trattengo. Alessia ammicca: "Mi sa che Daniele mi vuole semplicemente nuda" e si mette a ridere. Usciamo entrambi dal camerino, mi rendo conto che la mia ragazza nota un vestitino smanicato che sarebbe perfetto, ma tace. Capisco al volo: vuole che sia io a consigliarglielo. Vuole che la aiuti a scegliere come essere più troia per i suoi amanti.
Non per me, per loro.
Mi mordo il labbro e dico: "Che ne pensi di questo?". Non volevo farlo, lo giuro, non volevo. In quel momento ho sentito la mia dignità morire; non quando ho visto la mia ragazza baciare un altro uomo, non quando l'ho vista chiedere cosa vuoi che indossi?, non quando l'ho vista chiamata troia, ma quando ho scelto, ho consigliato, un vestito che la rendesse più troia agli occhi di un uomo, un altro uomo, che quella sera se la sarebbe scopata.

Indossa quello smanicato da me consigliato, le sta d'incanto, ho un'erezione e tantissimi motivi per averla. Alessia mi dice di inviare altre foto a Daniele, una davanti e una dietro, per quella da dietro si abbassa, le mostra il culo. Daniele risponde istantaneamente: "Benissimo e porta pure del vino rosso, troia". Ancora quel troia. Vorrei urlare: "Ma ti lasci trattare così?", ma taccio, a lei sembra non dar fastidio. Mi dice, sempre sorridendo: "Passiamo per l'enoteca dopo".
Pago quel vestitino ottanta euro, non fiato, lei non mi ringrazia, mi porta direttamente al negozio di scarpe. Ho sempre amato andare con Alessia nei negozi di scarpe. L'avrete capito: sono un grandissimo feticista di calzature femminili, mi fa impazzire scegliere con la mia fidanzata, la mia padrona, le scarpe da pulire.
Comunque, nel negozio di scarpe ci avviciniamo a tutte le calzature trentacinque/trentasei che riusciamo a trovare, quello della mia fidanzata è un piede molto piccolo e non c'è molta scelta. Alessia si siede su d'un divanetto, mi dice: "Portami qua le scarpe e infilamele, scegli bene e ricorda che non è per te; non portarmi anfibi solo perché hai più roba da leccare, voglio dei sandali". Le porto tre paia di sandali, gli unici decenti che trovo, i primi sono dei gladiators neri con tacco, di quelli alti fino al ginocchio, poi degli ankle strap rossi e infine degli open toes viola, che io odio tanto, ma che ad Alessia sembrano far impazzire. Lei è al cellulare, messaggia con quel Daniele, mentre io invece infilo le scarpe alla mia padrona... Il gioco era già stato collaudato un sacco di volte, sapevo bene cosa dovevo fare, controllare che non ci fosse nessuno, poi baciare i piedi della mia dea a ogni cambio scarpe.

Al terzo bacio, quello sulle dita che escono dagli open toes, lei dice: "Comprami questi, sono i preferiti di Daniele".
"Hai inviato delle foto...?" chiedo io, il mio tono succube è un po' alto.
"Sì, problemi?".
"E io appaio?".
"Ovvio, eri lì!".
Mi alzo, scatto in piedi, dico: "Alessia, che cazzo! Avevamo una sola regola!".
Anche lei si alza, è molto più bassa di me, eppure mi sento sovrastato: "Sì! Un'unica regola: decido io e tu esegui!".
Mi ammutolisco, non so più che dire.
"Le foto le ho inviate con l'autodistruzione, quindi tranquillo, la tua immagine di schiavo perfetto è salva. Ora vai a pagare, io ti aspetto in macchina. Che stronzo che sei! Ah, ma te la faccio pagare! Rivolgersi così alla propria padrona...".
Mi lascia le scarpe e se ne va.

In macchina non diciamo una parola, finché Alessia non vede un'enoteca e mi ordina di fermarmi: "Rimani qua e dammi la tua carta, vado da sola".
Ci mette un attimo, mi restituisce la carta e uno scontrino da cinquantasei euro, non mi guarda neanche in faccia.

Saliamo a casa, continua a non parlarmi. Lei sta per andare a scoparsi un altro uomo, lei mi ha fatto spendere duecentocinquanta euro per roba che userà col suo amante, lei mi ha umiliato mandando le mie foto a uno sconosciuto, eppure chissà perché, sento dal profondo del cuore che quello che si deve scusare sono io: "Amore... Scusami, non volevo mancarti di rispetto".
Lei mi guarda, finalmente mi sorride di nuovo: "Ce ne hai messo di tempo, a volte ho come la sensazione di non averti addestrato per bene". Sorrido anche io, lei mi ordina: "Preparami la cena mentre io mi faccio una doccia".

Da schiavo non ho il permesso di mangiare con lei (a meno che ovviamente non sia lei a darmelo), quindi devo limitarmi a cucinare per uno, per lei, e stare sull'attenti vicino il tavolo per essere lì se lei ha bisogno di qualcosa, come un bicchiere di vino o la mia schiena come poggiapiedi.

La cena quella sera fu interessante, ma onestamente non credo valga la pena esser raccontata, mi sono già dilungato troppo.

Dopo cena Alessia si spoglia nuda e mi ordina di fare lo stesso, inizia a masturbarmi e mi porta al limite, poi mi dice: "Mettimi le scarpe che è tardi. Quando torno voglio trovarti a quattro zampe davanti la porta di casa, voglio che mi pulisci per bene i sandali. Se ci sarà l'occasione ti manderò qualche foto, non permetterti di segarti però! Voglio che mi pensi tutto il tempo tra le braccia di quel Daniele, ma che non ti tocchi neanche per grattarti! Non so se hai notato, ma diamine che fisico che ha. Gli si intravedevano i pettorali dalla camicia..." si morde il labbro "Non riesco ad aspettare ancora! Quando arrivano le dieci?" sorride.

Mi provoca finché non le arriva un messaggio da Daniele, poi scende. Io rimango a casa, seduto sul letto. Penso alla mia fidanzata tra le braccia di quell’uomo, rifletto; mi sento male, li immagino in ogni posizione possibile, penso al cazzo di Daniele nella bocca della mia fidanzata, penso a lei che gode, che urla, che fa di tutto per farlo venire. Penso a lei trattata come una troia da un altro uomo. Non sono mai stato così male in vita mia, ho avuto i pugni stretti per tutte e tre le ore che lei è stata fuori (è tornata all’una di notte), eppure, vi posso assicurare, non mi sono mai sentito così eccitato nella mia vita. Valeva la pena quel tormento? Sentirsi così umiliato per quell’eccitazione? Adesso lo so, la risposta è sì, all’epoca ancora non riuscivo a capirlo, ma ciononostante comunque mi misi ad aspettarla a quattro zampe per mezz’ora, davanti la porta, senza muovermi.

Torniamo al racconto, sento il passo delicato di Alessia, poi il rumore della porta che si apre. Ho la testa china, ma suppongo che la mia fidanzata sia soddisfatta nel vedermi così. Mi allunga la scarpa destra, la inizio a leccare voracemente, sento che basterebbe sfiorare il mio cazzo per farlo venire. La sento ridere, ritrae la scarpa destra e allunga la sinistra, stesso trattamento. Mi fa stendere a terra, mi usa come tappeto e attraversa l’ingresso, va in camera da letto, io non mi muovo finché non mi chiama. È completamente nuda, mi fa sedere a terra accanto a lei: “Neanche il tempo di aprire il vino che già mi aveva strappato il vestito di dosso, quel Daniele non ha proprio pazienza, ho dovuto fermarlo io… Ti ho fatto spendere cinquantasei euro, sta bottiglia di vino la volevo almeno assaggiare. Ci sediamo entrambi uno di fronte l’altro, beviamo lentamente, finché non inizio a baciarlo e stuzzicarlo mettendogli la mano sui pantaloni. Non si smentisce, tira subito fuori il suo cazzo e diamine, che cazzo! Erano almeno venti centimetri! Mi prende per i capelli e mi obbliga a succhiarlo, io divento fradicia e inizio a toccarmi…”. Mi racconta dei suoi rapporti per quindici minuti, finché non vede che il mio cazzo sta per esplodere. Mi tocca, due colpi e vengo, che orgasmo, non ne avevo mai avuti di così potenti finora.
Inspiro, salto sul letto, sono stremato e mi accascio sui cuscini, Alessia si pulisce la mano e mi sorride, poi mi bacia, sento un vago sapore di sperma che non è mio: “Allora, amore?” mi chiede “Ti è piaciuto”.

All’epoca pensai fossero l'orgasmo a farmi rispondere: “Sì”, solo ora capisco che in realtà mi piaceva pensare alla mia ragazza scopata da altri.

“Come sono contenta!” dice lei “Allora posso rivelartelo… Non ero sicuro che questo gioco potesse piacerti, quindi, beh… Mi sono rivolta ad un gigolò”.
“Cosa?!” domando io, sbalordito.
“Metti che in realtà era solo una fantasia passeggera? Metti che tornata a casa avremmo litigato? Non voglio perderti, amore. Un rapporto con un amante è difficile da fermare, avrei dovuto dire non possiamo più vederci etc., mentre una scopata con un prostituto rimane lì e chi se ne frega. Poi ero sicura che, nel caso in cui il cuckolding non ti fosse piaciuto, una botta e via con un gigolò me l’avresti perdonata, magari ti avrei proposto di pareggiare i conti andando anche tu con una prostituta. Invece no, pare davvero che al mio schiavetto piaccia pensarmi con altri uomini…” dopo averlo detto mi tende un piede, inizio a baciarglielo “Sono così contenta, posso premere sull’acceleratore!”.
“Quindi… Anche le foto?”.
“Quelle che ho scattato a te? Tranquillo non le ho inviate sul serio… Stavolta”.

"Sono così contenta, posso premere sull’acceleratore!"
L’ultima volta che le avevo sentito dire questa frase siamo passati dal dito nel culo allo strap-on nel giro di un paio di giorni. Vi lascio solo immaginare quindi cosa riserba il futuro di questo cuckold inesperto, che poi sarei io.
Mi rendo conto che forse non avrei dovuto rivelarvi che quel Daniele era un gigolò, in questo modo questo capitolo perde un po’ di “magia”, è vero, ma mi sono qui ripromesso di scrivere tutta la verità, omettendo solo i dettagli poco importanti, non certo quelli che fanno comprendere al lettore quanto in realtà la mia fidanzata mi amasse, quanto ci tenesse a entrare in questa nuova dimensione in punta di piedi. Sapeva che un approccio traumatico m’avrebbe potuto infastidire e così farmi lasciar perdere un mondo che, devo dire, è il mio. Ancora oggi ringrazio Daniele per essersi scopato così bene la mia fidanzata, ma soprattutto ringrazio Alessia, così meravigliosamente attenta ai bisogni del suo fidanzato (o meglio, del suo cornuto schiavetto).
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