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Torremolinos


di maxiva06
08.08.2023    |    387    |    0 8.0
"Qui però si trattava di ben altra cosa: dei perfetti sconosciuti, giovanissimi e per di più al cospetto di un pubblico che definire eccitato era riduttivo..."
Settembre 2019, sono appena tre settimane che io e mio marito Max siamo tornati dalle ferie: mare, tanto sole, acque cristalline, barca, calette sperdute e allegra compagnia.
Certo tutto splendido ma ci manca l’aspetto trasgressivo col quale, da bravi gaudenti, siamo abituati a impreziosire le nostre vacanze, così decidiamo che dobbiamo porvi rimedio con alcuni giorni tutti per noi.
In genere prediligiamo luoghi immersi nella natura ma per una volta tuffarci in qualche posto pieno di vita non sarebbe male. Stiamo quasi tutta la sera al computer finché la scelta cade su Malaga, nel giro di mezz’ora è tutto ok: volo, appartamentino in residence sul mare e noleggio auto all’aeroporto. E’ venerdì e la partenza è fissata per mercoledì pomeriggio con rientro la sera del lunedì successivo, abbiamo tutto il WE e un paio di sere per studiare e organizzare ogni dettaglio.
Max si gestisce come vuole ed io do fondo alle mie ultime ferie, sono sicura che ne valga la pena.
A questo punto vi faccio un breve riassunto del programma per non annoiare chi ci legge.
Giovedì: spiaggia, relax e serata ristorantino.
Venerdì: levataccia e poi in auto fino a Granada con visita guidata all’Alhambra, l’antica città moresca, un po’ di sana cultura non guasta mai.
Sabato: ancora relax sulla spiaggia nudista di Guadalmar e serata swinger in un club di Torremolinos. Malaga e Torremolinos, per darvi l’idea, sono un po’ come dire Rimini e Riccione.
Domenica: dipende molto da come saremo messi dopo sabato notte.
Lunedì: improvviseremo, e poi rientro.
Veniamo ora al racconto di sabato sera che credo sia quello che più interessa a tutti, o sbaglio?
Rientrata dalla spiaggia, doccia, ritocco depilazione, crema corpo, qualche goccia strategica di Chanel No 5, trucco, tacchi ed ero pronta davanti allo specchio, fiera di ciò che vi vedevo riflesso. Rigorosamente senza intimo il mio sesso era appena nascosto da un vestitino rosso che definire succinto è un eufemismo, mi accarezzai per accertarmi di essere perfettamente liscia e vellutata mentre immaginavo già momenti di sesso trasgressivo al fianco di mio marito.
Due passi in centro tra le vetrine e come al solito, per stuzzicare Max che adora mettermi in mostra, mi atteggiavo civettuola alle immancabili occhiate vogliose di qualche bel maschio rimasto ammaliato dal mio abbigliamento discinto.
Un aperitivo all’aperto, sorseggiato godendomi la brezza del mare fra le cosce, e poi eccoci al ristorante. Immaginatevi lo sguardo arrapato del cameriere, un bel ganzo, credo di origine marocchina. Come potete vedere dalle foto, messe di proposito sul profilo, l’abitino copriva ben poco, una volta seduta gli spacchi laterali risalivano completamente sui miei fianchi evidenziando l’assenza anche del più minuscolo degli string e per di più, un dispettoso venticello fresco che soffiava sulla veranda, rendeva i miei capezzoli turgidi e ben evidenti sotto il raso leggero, credo che tutta nuda sarei stata meno provocante.
Dopo cena abbiamo passeggiato tra la gente sul lungomare, ci baciavamo spesso, come due adolescenti innamorati, nell’angolo nascosto di un giardinetto ci siamo lasciati andare a effusioni più audaci, Max mi ha spinta contro una ringhiera e mi ha infilato la mano fra le gambe trovandomi già bagnata. Mentre gli tastavo il cazzo duro da sopra i pantaloni, lui mi ha rovistato la figa infilandoci due dita per poi toglierle e frapporle fra le nostre bocche così da condividere i miei umori, eravamo entrambi eccitatissimi e dentro di me sentivo già che quella sarebbe stata una nottata memorabile.
Verso mezzanotte ci siamo recati al club privè che avevamo scelto, una volta nel locale Gemma, la gentilissima PR, ci ha accompagnati alla scoperta dei vari ambienti del club, l'atmosfera era molto sensuale: alcune donne giravano nude per il locale, mano nella mano con il proprio partner, altre flirtavano sui divanetti con uno o più uomini e per altre ancora l’azione doveva essere già in pieno svolgimento, a giudicare dai gemiti provenienti da dietro qualche tenda socchiusa. Inutile dire che, visto il clima, il mio straccetto rosso è volato via in un attimo e così mi sono ritrovata addosso solo i miei sandali gioiello, gli orecchini, un paio di anelli, la mia splendida abbronzatura integrale e il mio immancabile Chanel. Abbiamo gironzolato per un po’, al mio passaggio, nuda sui miei tacchi, potevo intuire i lusinghieri consensi che mi erano rivolti in varie lingue a riprova della natura turistica della località, ero compiaciuta di me stessa, oltre che già particolarmente carica, avevo una gran voglia di fare la “zoccola”.
Max mi ha portata nella stanza BDSM e immobilizzata sulla croce di Sant'Andrea, con una mano mi stropicciava il clitoride e con l'altra mi strizzava i capezzoli facendomi ansimare. Poco dopo però ha preferito togliermi da lì per fissarmi a una specie di manubrio con due polsiere di cuoio alle estremità che scendeva dal soffitto. Le mie braccia erano bloccate e aperte un po' sopra la mia testa, mi ha baciata e leccata ovunque poi ha tolto dalla parete una corta frusta a frange e un classico frustino con la paletta in cima e con quelli ha iniziato a colpirmi come lui sa fare, infliggendomi il giusto dolore insistendo sui punti più sensibili.
Subire quel tipo di trattamento mi è sempre piaciuto un sacco, quelle sferzate di dolce sofferenza si tramutavano in puro piacere e stavano quasi per farmi avere il primo orgasmo della serata quando con mio disappunto smette, e con fare ironico mi dice:
< Io vado un attimo a prendermi qualcosa da bere ma mi raccomando, tu resta qui, non andare via > … e così resto lì nuda, appesa e anche un po’ incazzata.
Poco dopo è tornato con un “cuba” in mano e seguito da quelli che ai miei occhi erano poco più che tre ragazzi, per esser sincera li avevo già notati al bar stupendomi per la loro presenza in quel posto, il più anziano di loro avrà avuto giusto venticinque anni.
Max mi si è avvicinato e tolto un cubetto di ghiaccio dal bicchiere si è divertito a passarmelo sulla schiena, sui capezzoli e poi giù lungo il pancino fino alle labbra della mia patatina finché, ormai quasi sciolto, me l’ha infilato in bocca facendosi succhiare il dito. Poi lo “stronzo”, andando a sedersi su una poltroncina, ha alzato una mano e indicandomi ha lasciato loro via libera, così come se nulla fosse. Non aspettavano altro, in un baleno me li sono ritrovati addosso completamente nudi che mi toccavano dappertutto, ero alla loro mercé. Mentre mi giravano attorno, sentivo i cazzi già tesi e caldi strofinarsi piacevolmente su di me; avvertivo il loro odore, profumavano di fresco e di pulito, condizione per me essenziale per potermi lasciare andare.
Max ha sempre voluto che fossi io a scegliere liberamente con chi scopare, invece quella notte fu lui a decidere lasciandomi in balia di quei tre, una circostanza per me del tutto nuova, unita al fatto che si trattava di perfetti sconosciuti e per di più talmente giovani da potergli essere mamma.
A dire il vero, durante le nostre scopate, Max aveva già ipotizzato situazioni diverse dal consueto dicendomi:
< Un giorno o l’altro ti farò sbattere come una puttana da chi dico io! >, restava però sempre sul vago senza mai scendere nei particolari; ora, mentre lui si godeva la scena seduto su una poltroncina menandoselo con calma, mi si svelava la sua perversa fantasia.
Anche se l'avessi voluto, non potevo oppormi, con poca convinzione dissi a mio marito che era un bastardo, ma in realtà mi stavo sciogliendo dal piacere, la situazione era inebriante e mi sentivo colare fra le cosce. Ormai ero partita, non c'era più nulla che potesse fermarmi. Avevo un gran bisogno di cazzo!
Dopo esser stata esplorata, palpata e soppesata tutta, fui liberata da quel giogo, uno di loro mi prese in braccio e, seguiti dagli altri due e da Max, attraversammo buona parte del club.
Lungo il tragitto, abbracciata al collo di quel ragazzo, ho potuto notare che dietro di noi si creava una specie di processione, dove mi stavano portando?
La risposta arrivò presto, tolta una catenella e scostata una tenda nera, scendemmo una scala che ci portò in locale molto ampio che Gemma, in precedenza, non ci aveva mostrato. Il salone era arredato in perfetto stile boudoir, dove l’oro e in particolare il porpora la facevano da padroni, in mezzo c’era un’enorme gabbia circolare, gran parte dello spazio al suo interno era occupato da un ampio materasso sul quale erano adagiati alcuni grandi cuscini. Vi fui lasciata ricadere, Max si guardò attorno anche lui stupito, poi si accomodò su una delle due poltrone poste a lato, fra le quali c’era un tavolino con tutto l’occorrente per rendere sicuro e confortevole il sesso.
I tre chiusero il cancello della gabbia, mi guardavano ed io li fissavo con aria di sfida, la tensione era palpabile, ero la loro preda e sentirmi tale, lì nuda davanti a tutti, mi eccitava da morire.
Mi sfilai i sandali, li gettai a Max e, sfoderando senza sforzo la mia migliore espressione da porca, li invitai ad avvicinarsi, ora potevo finalmente essere io a occuparmi di loro e penso che fossero ben felici di lasciarmi fare.
Me li sono leccati, baciati e strusciati in faccia e sui capezzoli finché mi sono ritrovata tutta impiastricciata della mia saliva mista al loro abbondante liquido preseminale …fantastico!
Ero messa a carponi, tutta intenta a deliziarmi con quelle meraviglie godendomi la lingua di Max che, lasciata la poltrona, mi preparava per loro con amorevole dedizione. Sentivo che mi apriva la figa e mi leccava come un cagnolino, allungai un braccio e tenendolo stretto a me per la nuca presi a scodinzolare, stava quasi per soffocare quando mi girai, aveva l’espressione stravolta e il volto intriso dei miei umori, ci scambiammo un sorriso divertito e poi, fingendomi seria, gli indicai il suo posto, volevo che rimanesse lì beato a guardare di cosa era capace la sua puttana.
Mi sono lasciata cadere supina su uno dei cuscini spalancando le gambe per provocarli, mi sgrillettavo mentre due dita dell’altra mano me le sono infilate dentro per poi ritrarle inzuppate dei miei umori a dimostrazione di quanta voglia avessi.
Mi sono presto resa conto che quei ragazzi erano tutto fuorché dei novellini, anche se tanto giovani erano dei validissimi amanti, altruisti, affiatati e molto concentrati nel darmi piacere, era chiaro che tutta quell’esperienza se l’erano fatta proprio lì nel club. Erano gentili ma determinati arrivando a essere anche irruenti e rudi quando era giusto esserlo, proprio come piace a me, ero un giocattolo nelle loro mani. Il vigore della gioventù li rendeva instancabili, avevano una tenuta e un controllo davvero rari. Mi sono divertita a cavalcarli danzando su ognuno fino al culmine, li guardavo fissi negli occhi e a un loro cenno saltavo sul cazzo di quello a fianco come se fossi su una giostra. In qualsiasi posizione mi scopassero sistematicamente arrivavano al limite estremo per poi interrompersi lasciando il posto a un compagno o sollecitando mio marito a darsi da fare con la lingua.
Bastava loro qualche breve pausa ed eccoli pronti e arrapati come prima, delle vere macchine da guerra. E il povero Max? Lui era la loro spalla, oltre che guardare segandosi, come già accennato, me la leccava con dovizia negli attimi di pausa, mi prendeva la mano quando, prossima a venire, gliela tendevo oppure porgeva gel lubrificante e preservativi quando erano necessari.
Concedetemi un inciso. Sempre più spesso e volentieri al mio amore piace fare la parte del cornuto. E’ un cammino iniziato diversi anni fa di cui all’inizio non ne comprendevo il senso, temevo soprattutto per il nostro rapporto, ma alla fine lui ha saputo rassicurarmi e coinvolgere.
Fin dalle prime timide esperienze nei club ho scoperto che mi piace giocare con il cazzo di altri uomini davanti a Max che mi guarda rapito con l'uccello in mano.
Poi, con una certa apprensione, ho ceduto alle sue insistenze e così è arrivata anche la mia prima scopata extraconiugale. Il prescelto fu Claudio, un singolo conosciuto al club più anziano di noi di circa dieci anni, prestante, parecchio dotato e molto garbato. Una persona molto gradevole, glielo avevo già succhiato più volte durante le nostre serate al privè e con lui si era creata un’ottima sintonia, era molto esperto, un navigato conoscitore di quelle che sono le dinamiche legate ai giochi di coppia e di questo ne sapeva approfittare con eleganza.
Claudio non deluse le nostre attese rivelandosi, come lo è tuttora, un grande scopatore, fu un’esperienza più che positiva, essere al centro delle attenzioni di due uomini contemporaneamente mi regalò sensazioni dalle quali rimasi affascinata.
Da quell’esordio felice abbiamo avuto la fortuna di individuare sempre amici capaci, e consapevoli del loro ruolo, per le nostre avventure. Mi sono trasformata in quella che Max definisce un’adorabile puttana senza che nascesse mai in me il ben che minimo dubbio sulla solidità dei nostri sentimenti. So che la cosa più bella per lui è guardarmi in quei momenti, quando sono schiava della lussuria e il mio unico scopo è godere e far godere.
Questo mio essere disinibita lo rende felice, nel giro di poco ci siamo resi conto, che il mio concedermi ad altri uomini è, di fatto, un efficace afrodisiaco di coppia ed è proprio grazie a questo stile di vita, complice e libertino, che il nostro rapporto è diventato davvero intimo e appassionato.

Torniamo ora a quella notte. Un vero e proprio delirio erotico si era impossessato di me, ricordo che li esortavo a scoparmi più forte e senza pietà, non so se capivano bene le mie parole, ma vi garantisco che il risultato era prodigioso. Ero completamente fuori di senno, in uno stato di preorgasmo continuo che mi faceva letteralmente impazzire.
Servendosi dei cuscini mi hanno fatto assumere le posizioni più oscene, tale spettacolo e miei gemiti, incluso qualche strllo, avevano richiamato sempre più spettatori di là della grata, un vero e proprio affollamento concitato e vociante. Rammento in particolare una bella brunetta tutta pepe all’incirca della mia età che aggrappata alle sbarre, mentre il marito o compagno che fosse se la fotteva da dietro, incitava a gran voce:
< Vamos! Vamos Eduardo, folla esa perra! Vamos, destruila con tu mucha polla! …folla esa zorra! Fòllala mas fuerte! >.
In pratica, tradotto al volo dallo spagnolo, quella descritta come "cagna" e ” troia” che meritava di essere sfondata ero io, in quel frangente essere dipinta così non mi dispiaceva per niente anzi, mi eccitò ancora di più, al punto che dal cervello mi partì una scarica che mi fece venire come una pazza per l’ennesima volta.
Grazie a lei, fra l’altro, sapevo il nome di chi mi aveva appena fatto godere scopandomi divinamente a pecora per almeno dieci minuti, dimostrando una resistenza incredibile.
Tutti e tre erano forniti di cazzi davvero stupendi che sapevano usare anche in modo sublime, ma quello di Eduardo era davvero grosso e credo proprio che quella simpatica brunetta, con cui scambiai un sorriso d’intesa, nella gabbia ci fosse già passata più volte avendo modo di provare a fondo le "grandiose qualità" di Eduardo.
Fino a quella notte la mia esperienza più estrema era stata la mini-gang con amici fidatissimi, tre anche in quel caso compreso il famoso Claudio, che Max mi aveva organizzato per il mio ultimo compleanno. Qui però si trattava di ben altra cosa: dei perfetti sconosciuti, giovanissimi e per di più al cospetto di un pubblico che definire eccitato era riduttivo.
Mi sono data per vinta verso le tre e mezzo del mattino, ero sfinita, mi sono sdraiata fra loro invitandoli a togliersi il profilattico per regalarmi tutti insieme il mio “happy ending” preferito: una pioggia di sperma caldo addosso, compresa ovviamente quella del mio maritino che era riuscito, non so come, a trattenersi per tutto quel tempo.
Mi sono trovata tutta coperta di schizzi che mi colavano lungo i fianchi, oltre le spalle e sulle guance, nel mio ombelico c’era un laghetto...wow, ma quanta ne avevano?!
Ricordo anche che il contrasto cromatico fra la mia abbronzatura e la sborra mi donava molto, mi stava proprio una favola.
Ho leccato e succhiato le loro cappelle, mi hanno scrollato e sfregato le loro mazze ancora dure sul viso e sulla lingua che, per istinto, tenevo protesa per assaporarli fino all'ultimo e infine hanno anche usato i miei capelli per asciugarsele per bene.
Avevo perso il conto di quante volte ero venuta, la mia figa era gonfia e dolorante, così come dolente era la mia mascella che avevo tenuto aperta in pratica per tutte le ultime tre ore, ero stremata per quanto avevo goduto, ma ero felice.
I tre fecero atto di andarsene ma prima ho voluto dare un bacio a stampo sul cazzo e sulla bocca di ognuno di loro, dopodiché ci salutarono fra sorrisi, gesti di approvazione e il pensiero:
< Gracias por todo, eres un volcan, una mujer maravillosa! >, da parte di Eduardo che accompagnò le sue parole con una carezza sul mio viso, dopo avermi sbattuta come la peggiore delle puttane fu capace di quell’atto così tenero, un gesto di cui serbo ancora il dolce ricordo.
Fuori dalla gabbia i commenti osceni su di me si sprecavano, frasi in varie lingue che capivo solo in parte, io li guardavo ed ero orgogliosa di mostrarmi a quella platea di sconosciuti mentre nel modo più lascivo possibile mi spalmavo tutto quello sperma addosso, mi sentivo una dea del sesso.
Mentre gli sorridevo soddisfatta, leccandomi golosamente le mani, potevo leggere negli occhi del mio esterefatto maritino tutto il suo orgoglio; com’è solito fare mi coccolò dolcemente, sfiorando con le dita i contorni dello sperma che mi si stava asciugando sulla pelle. Quando scese con la testa fra le mie gambe lo pregai di fare piano, avevo il clitoride super sensibile e dolente, resistendo alla tentazione di divorarmela mi diede solo una serie di delicatissimi bacetti all’interno delle cosce e sulle grandi labbra.
Mentre anche il pubblico se ne andava Max mi aiutò a darmi una sistemata alla meno peggio, ero davvero in condizioni pietose.
Ritrovare il mio vestito non fu per nulla facile, era un bel problema perché, anche se notte fonda, non potevo uscire per strada e rientrare al residence completamente nuda, stavo passando dal divertito al disperato quando per fortuna lo ritrovammo appeso dietro il banco del bar, chissà come c’era finito.
Una volta rientrati gettai l’abito sulla sedia e mi lasciai cadere sul letto nuda com’ero, non avevo più la forza di fare nulla, ero esausta.
Era quasi mezzogiorno quando i bacini di Max sulla schiena mi fecero aprire gli occhi, adoro essere svegliata così. Mi girai intorpidita, mi rivoltò sopra di lui tenendomi stretta a sé con le mani sul culo, mi baciò dolcemente le palpebre e poi mi infilò la lingua in bocca per un lungo e appassionato bacio.
< Mmmmh … sai di sesso! > fu la prima cosa che mi disse
Lo fissai a lungo negli occhi finché lui mi chiese:
< Dimmi, che c’è? >
< Lo voglio fare ancora, promettimelo! > risposi.
< Contaci! > … e mi rimise la lingua in bocca.
Che dire, quel senso di vuoto che ci avevano lasciato le vacanze era stato colmato alla grande, in ogni senso!!! ;-))
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