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Il mio amico ed amante

17.07.2022 |
15.206 |
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"Disse: ”Fammi vedere com’è il tuo!”..."
Ero solo un magro ragazzino di bell’aspetto e cominciavo a guardare le compagne di scuola con occhi diversi quando l’esperienza che sto per raccontare cambiò per sempre la mia vita, il mio modo di essere e di vivere la sessualità.Quel giorno Alberto, che abitava due piani sopra ed era mio amico da sempre, venne a farmi compagnia durante l’uscita di casa di mia madre per un paio d’ore.
Non capitava quasi mai; mia mamma era sempre a casa ma quel giorno doveva portare mia sorella ad una visita medica e così uscì raccomandando di aprire la porta solo al mio amico e di comportarmi bene.
Passarono pochi minuti e sentii il campanello, senza aprire chiesi: ”Chi è?”; subito da dietro la porta sentii dire ”Io, apri!”.
Entrò salutando e subito si diresse verso il salotto dicendo: “Mio fratello aveva nascosto una rivista di Playboy, l’ho trovata e l’ho presa; vieni che ti faccio vedere.”
Si accomodò sul divano sfilando da dietro i pantaloni la vietatissima rivista e mi disse di sedermi accanto a lui per poter vedere bene quelle ragazze nude, più formate e sexy delle nostre coetanee.
Cominciammo a sfogliare lentamente, soffermandoci e commentando ogni particolare di quei corpi nudi e mentre parlavamo mi accorgevo che ero sempre più eccitato, che il mio pene era turgido e compresso all’interno dei jeans.
Guardai allora quello di Alberto e vidi che il suo formava un "bozzo" più grande del mio.
Lui notò il mio sguardo e mi chiese se il mio membro si fosse ingrossato come stava succedendo a lui.
Io risposi: “Certo, è durissimo!”
Lui si sbottonò i pantaloni senza troppa vergogna, scostò gli slip e tirò fuori il frutto della sua eccitazione.
Rimasi sbalordito ma ci conoscevamo da sempre e giocavamo insieme a calcio; avevamo avuto più di un’occasione per vederci nudi.
Disse: ”Fammi vedere com’è il tuo!”.
Con un po’ di vergogna appoggiai la schiena alla spalliera del divano senza guardare, abbassai pantaloni, slip e mostrai, mentre arrossivo, il mio pene in erezione.
Vidi che era più piccolo di circa 3/4 centimetri rispetto al suo ma nessuno dei due diede importanza alla cosa o fece commenti, Alberto mi chiese immediatamente: “Ti sei mai fatto una sega?”.
Io feci cenno di no con la testa e lui subito proseguì dicendo: ”Io me le faccio già da un po’ ed è bellissimo: se vuoi proviamo insieme”.
Io risposi: “Perché no!”
Sapevo cos’era una “sega” ma non avevo ancora avuto il coraggio di masturbarmi così quella mi sembrò l’occasione giusta per provare.
Anche Alberto si allungò verso lo schienale del divano e, dopo aver sistemato jeans e slip un po’ più in basso, lo prese in mano avvolgendolo con le dita e diede inizio a quel movimento in modo delicato e profondo.
Lo guardai per qualche istante ed accorgendomi che il suo masturbarsi mi eccitava più della rivista che aveva portato, iniziai ad accarezzare il mio pene imitandolo in quel gesto.
Il mio corpo non aveva mai provato dei brividi così e, ad ogni movimento, sentivo un fremito così intenso che quasi la mano faceva fatica a continuare.
Alberto invece accelerava, arcuava la schiena, affondava la mano con più forza e, nel giro di qualche minuto, pronunciando un profondo e roco: “Ahhh!”, si fermò lentamente mentre una serie di goccioline quasi trasparenti, colavano verso la base del suo pene dopo aver bagnato le sue dita.
Lo guardai mentre godeva e l’eccitazione fu tale da paralizzarmi, la mia mano quasi si fermò.
Mi chiedevo cosa avesse provato in quel momento visto che per alcuni secondi era rimasto immobile e sembrava essere sfinito.
Asciugò per bene mani e genitali poi mi chiese: ”Non riesci a continuare?..,vuoi che ti aiuti?”
Ancora una volta intimidito feci solo un cenno d’assenso con la testa e subito Alberto si avvicinò a me, allungò il braccio sinistro sul divano dietro la mia testa quasi volesse abbracciarmi e, con delicatezza, spostò la mia mano ferma, cingendo il mio membro che subito ebbe una contrazione di piacere.
Da quell’istante la mia vita cambiò per sempre, la sua posizione era quella di un ragazzo mentre io ero la ragazza toccata per la prima volta. La mia corporatura più esile, il fatto che ancora non avessi molti peli, la differenza di dimensioni e l’iniziativa del mio compagno, subìta passivamente nel provare un piacere immenso, mi fecero sentire femmina.
Mi lasciai completamente andare sotto la sua guida esperta e, accarezzando il suo pene che lentamente tornava turgido, accompagnai, con l'altra mano, il movimento della sua, accarezzandola dolcemente mentre appoggiavo la testa sulla sua spalla.
Ricordo come fosse ora il piacere, il suo continuo incremento dato dalla mano decisa di Alberto che aumentava ed aumentava il ritmo, ogni tanto applicando uno o due movimenti più profondi che facevano impazzire il mio corpo e contrarre i miei muscoli.
Ad un certo punto sentii il cuore battere fortissimo, quasi dovesse fermarsi e, con una serie di contrazioni che partivano dal mio ano fino alla punta del mio membro, ebbi il mio primo orgasmo accompagnato da un lungo, dolce sospiro. Fu la più bella sensazione mai provata fino ad allora e, sfinito ma in estasi, mi avvicinai al viso di Alberto.
Lui allontanò lentamente la mano dal mio pene ed il braccio sinistro si spostò sulla mia spalla stringendola. In quel momento infinito avrei voluto baciarlo con passione ma non ne ebbi il coraggio.
Mi chiese: “Ti è’ piaciuto arrivare fino in fondo?”, io sussurrai confuso: ” Si, grazie per l’aiuto.”
Mi sentii stupido per la risposta data automaticamente mentre continuavo a pensare, riprendendo fiato, quanto fosse stato bello, quanto fosse stato bravo e dolce Alberto e quanto mi fosse piaciuta la sensazione di essere una “ragazzinA” toccata per la prima volta dal suo ragazzo.
Dopo qualche istante però il mio "amante" si ricompose, ripiegò la rivista ed incominciò a parlare d’altro quasi a voler sminuire o dimenticare l’accaduto.
Ci salutammo con un semplice: ” A domani” e nulla accadde nei giorni successivi.
Mi sentivo proprio come una ragazza che aveva perso la verginità per poi essere lasciata e fu in quel periodo che cominciai ad avere il desiderio sempre più forte di vedermi femmina, bella e desiderata.
Cominciai a frugare nei cassetti che mia mamma dedicava alla biancheria. Era una bella donna di circa 37 anni in quel periodo; era magra ed elegante quindi tra i suoi completi intimi si poteva trovare sempre qualcosa di nuovo e sexy.
Appena era possibile indossavo mutandine da donna, reggiseni e calze velate guardandomi con soddisfazione allo specchio e trovandomi sempre più a mio agio in quei panni.
Spesso mi masturbavo sentendomi ragazza, immaginando che Alberto mi desiderasse e fosse lui, in quei momenti, a farmi godere.
Cominciavo anche ad avere il desiderio di calzare scarpe con tacchi alti ma mia mamma aveva il 35 ed io il 40 e mezzo.
Di lì a breve però realizzai che mia zia portava il 41, abitava nel mio stesso condominio e lavorava dal mattino fino alle 18:30.
Denunciai a mia mamma il disagio di dover studiare con la sorella più piccola in giro per casa, dissi che spesso mi distraeva e chiesi, ottenendo, di poter studiare tutto il pomeriggio a casa di mia zia.
Le mie giornate contenevano quasi sempre un momento di sesso al femminile: avevo scoperto che la zia possedeva alcuni completini che mi facevano sentire sexy, un vasto campionario di calze velate e, anche se calzava quasi sempre scarpe basse, aveva in casa ben due paia di scarpe con tacco alto ed uno dei due modelli era molto intrigante.
Non avevo una camminata sinuosa ma riuscivo comunque a muovermi bene su quei trampoli che mi facevano credere di avere un aspetto ancora più femminile.
Ogni tanto mi truccavo un po’ gli occhi e la bocca ed in quelle occasioni m’immaginavo anche un po’ puttana.
Alberto era sempre nei miei pensieri anche se avevo una vita insospettabile ed un discreto successo con le ragazze che continuavano a piacermi, in alcuni casi però scatenando in me paragoni ed invidie involontarie.
Ero bisessuale e mi piaceva travestirmi: volevo essere maschio con le ragazze e femmina per Alberto e solo per lui, gli altri ragazzi non mi piacevano.
Presi coscienza del fatto e decisi d’invitarlo a fare i compiti insieme a me a casa di mia zia.
Lui mi disse che aveva bisogno di un aiuto da parte mia perché aveva difficoltà in matematica ed accettò.
Avrei voluto riceverlo vestito da donna e saltargli addosso ma non lo feci; ci sedemmo uno in fianco all’altro e cominciai ad aiutarlo nei compiti.
In poco tempo, dapprima in modo superficiale poi con insistenza, cominciai a pensare a quella volta; mi avvicinai a lui, allungai la mano in mezzo alle sue gambe e cominciai ad accarezzarlo attraverso i vestiti.
Alberto non disse una parola, subito avvertii la sua eccitazione sotto le mie dita, gli sbottonai i pantaloni, infilai la mano e cominciai a masturbarlo sentendo pulsare il suo pene: ero divenuto anche io sicuro ed esperto.
Ogni tanto cercava d’infilare la mano nei miei pantaloni ma la mia iniziativa rendeva confusi i suoi movimenti.
Continuai fino a che non esplose in un getto di piacere. La quantità di liquido era molto maggiore della volta precedente ed il suo seme era caldo e bianco come il latte. Non perse tempo e cominciò a cercare e toccare il mio pene che attendeva la sua mano da tempo: lo ricordavo bravo ma la sensazione fu più forte di quanto avessi potuto immaginare.
Il piacere, forse per la lunga attesa e complice la mia femminilizzazione, era immenso; dovevo fargli capire quanto gli ero grato e fare qualcosa perché anche Alberto provasse una sensazione unica.
Cominciai di nuovo a toccare il suo membro e, in modo naturale, senza pensarci e senza averlo immaginato prima, accarezzando le sue cosce con l’altra mano, avvicinai il volto al suo pene.
Lui poggiò delicatamente la mano libera sulla mia nuca ed io lo interpretai come un invito. Subito mi sentii ragazza ed il pensiero mi fece accogliere il suo caldo glande nella mia bocca cominciando ad accarezzarlo con la morbida lingua; la corona era marcata e leccarla mi faceva fremere di piacere.
Dolcemente lo accolsi più in profondità e, desiderandolo sempre più, lo spinsi fino in gola.
Lo leccavo in tutta la sua lunghezza massaggiandolo con le labbra, aiutandomi a tratti con il movimento, a volte dolce ed a volte più intenso, della mano che seguiva perfettamente la cadenza delle mie vogliose labbra.
“Lo stavo facendo veramente?” pensai, ma ero così desideroso di essere la ragazza di Alberto che non m’interessava essere giudicato ma solo farlo godere.
Lui non aveva mai smesso di toccare il mio pene e non passò molto tempo che, immaginando di far sesso con il “mio fidanzato”, eiaculai sulla sua mano.
Gli porsi un Klinex e mi accomodai in ginocchio tra le sue gambe riprendendo a baciare il suo membro.
Aiutato dalla posizione più comoda diedi il meglio di me ed, accortomi dell’evidente soddisfazione di Alberto, lo feci come se non avessi mai fatto altro nella vita.
Lui fu molto carino perché spostò la mia bocca poco prima di raggiungere l’orgasmo, facendomi finire con la mano aiutata dalla sua.
Era la prima volta che lo facevo e forse ricevere il suo seme in bocca sarebbe stato troppo.
Ormai ero sua (e non più suo).
Nei mesi successivi lo invitai ancora ma non ebbi mai il coraggio di farmi vedere vestita da donna.
Lo masturbavo, baciavo la sua morbida bocca, facevo sesso orale ma non riuscii mai ad arrivare fino alla penetrazione anale da parte sua, anche se lo desideravo molto.
Poi non ebbi più casa della zia a disposizione e gl’incontri pian piano divennero meno frequenti fino ad esaurirsi.
Passarono gli anni, entrambi ci sposammo ed avemmo dei figli.
Io continuai a vestirmi da donna in privato.
Lo facevo negli hotel durante le trasferte di lavoro. Comprai scarpe tacco 15, intimo sexy, trucchi, parrucca e divenni sempre meno giovane ma sempre più brava ad essere femminile in segreto. Imparai a depilarmi, a mettere lo smalto sulle unghie e provai anche ad utilizzare dei sex toys per la penetrazione anale ma rapporti con un uomo non ne ebbi più.
Ormai non sono più giovane ma ho ancora un bel fisico e qualche anno a disposizione prima che il mio corpo decada. Vivo da marito e papà, ho nostalgia di Alberto e lo desidero ancora ma mi basterebbe trovare un uomo voglioso, un po’ più alto, maturo e robusto di me, aperto di mentalità, a cui poter piacere come donna. Lo immagino nelle mie sere segrete desiderando che completi ciò che non sono riuscita a portare a termine da ragazza.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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