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2019 IN TRE (MOMENTI)


di dmleilui
30.12.2019    |    8.625    |    18 9.8
"Facevi scivolare la tua mano su quell’asta di ebano come una scultrice..."
[scritto da lui, dedicato a lei]

Quest’anno, amore mio, abbiamo vissuto momenti fortissimi, intensi, passionali e trasgressivi.

Di questi momenti conservo ogni singolo fotogramma impresso nella mia memoria, in un privatissimo archivio, sotto strati e strati d’amore, chè altrimenti non si conserverebbero. Perché questo gioco, che molti definiscono trasgressivo, per noi non potrebbe esistere senza tutto l’amore che ci unisce.

Ho tre momenti ancora più nitidi degli altri, che emergono dall’archivio. Tre momenti, tre situazioni completamente diverse. Tre, come noi nei nostri giochi.

Il primo momento che ricordo, amore mio, lo abbiamo vissuto un sabato pomeriggio, in maniera niente affatto programmata. Eravamo alla spa, nell’acqua, non c’era nessuno, o quasi. Quel ragazzo ci notó, tu notasti lui. Ti spaventava ma ti eccitava quel suo audace corteggiamento in acqua. Facemmo amicizia, disse di chiamarsi Alex, aveva 34 anni e non ti dispiaceva affatto. Lo invitasti a seguirci in una stanza. Alex impazziva dal desiderio che aveva di te e a te, amore mio, asciugata la paura assieme all’acqua dell’idromassaggio, era salito il desiderio di provare quell’altro maschio, per tanti versi molto simile a me. Era forse la prima volta che vedevo una tale passione nel nostro gioco. Vi baciavate, lui cercava le tue labbra, tu le sue. Ricordo la sua impazienza, voleva te. E tu lo desideravi. Ti prese con estrema veemenza, spingeva fino a dentro il tuo ventre tutto il suo desiderio. Fu la prima volta, confessasti, che arrivavi ad un orgasmo con un altro maschio. Eri terribilmente femmina. Eri tu a governare quel gioco, implorando Alex di non venire ancora perché avevi ancora voglia di lui, dentro di te. Ma poi fui io a prenderti, anzi a riprenderti per farti di nuovo mia, con ancora più impeto, sotto gli occhi di quell’altro maschio che a quell’immagine di noi due non resistette ulteriormente lasciandosi andare tra le tue labbra.

Poi ricordo di Élysées, si chiamava così quel ragazzo di colore che quella notte di primavera, mentre passeggiavamo nel giardino del club continuava a guardarci e a sorriderti. Avevamo notato tutti e due che ci guardava, ma quasi per timore non c’eravamo confessati di essercene accorti. Ci ritirammo in una stanza per fare l’amore e giocare, se ne avessimo avuto voglia, con qualche sconosciuto che si sarebbe potuto affacciare da quel buco sulla parete. Stavamo facendo l’amore. Sentimmo qualcuno avvicinarsi alla parete. Qualcuno si affacciò da quel buco per vedere chi c’era dentro quella stanza. Ci vide. Infilò una mano, iniziò ad accarezzarti la pelle, ti stringeva la mano, sembrava quasi che la sua mano stesse facendo l’amore con la tua. Non ti dispiaceva il suo modo gentile. La mano era nera, ce n’eravamo accorti. Avevamo capito chi fosse quel qualcuno. Lui sapeva chi c’era dentro la stanza. Ti proposi di farlo entrare, sfoggiasti il tuo solito enigmatico dubbio, ma capii che era più un timore di facciata. Feci entrare quel qualcuno che era fuori. Fu bravissimo ad entrare in punta di piedi nel nostro gioco, ti lasciasti andare. Un uomo di colore era da tempo una tua fantasia. La dolcezza di quel ragazzo si trasformò in complicità. Vi scambiavate parole sottovoce in francese e benché non capissi più di tanto, tutto questo mi eccitava. Toccavi la sua pelle come un’esploratrice. Facevi scivolare la tua mano su quell’asta di ebano come una scultrice. Volevi di più, lo capii quando ti girasti verso di me, baciandomi. Ti baciavo con passione. Guardavo i tuoi occhi. Guardavo il ragazzo che era rimasto dietro di te. Non so quanto fu la tua ingenuità e quanto la tua malizia nel lasciarti il ragazzo alle spalle, so soltanto che mai dimenticherò quella tua espressione di sorpresa e di piacere quando sentisti Élysées entrare dentro il tuo corpo. Il ragazzo di colore aveva smesso la dolcezza di prima per spingersi dentro di te e farti sentire tutto il desiderio. Smettesti di baciarmi, non ci riuscivi più, ti si mozzò il fiato quando lo sentisti entrare. Quella notte io e quel ragazzo ci alternammo più volte, finché mentre io ero dentro di te, pronto a far esplodere il mio piacere assieme al tuo, facesti schizzare anche Élysées sul tuo corpo, regalandomi quel tuo sorriso malizioso che spontaneamente ti si stampa sul viso quando porti un maschio all’apice del suo piacere.

L’ultima immagine che pulsa nella mia memoria è di un nostro momento con M., oramai quasi un ‘amico’ nei nostri momenti di gioco. Con lui si è costruito un rapporto per cui l’imbarazzo è quasi scemato del tutto e l’ultima volta che ci siamo incontrati con lui, amore mio, è stato fantastico vederti così libera di vivere questo gioco. Non ti avevo mai vista così, prima. Libera di concederti tutti i tuoi orgasmi, libera di chiedere, di offrirti, libera di amarmi e di giocare con me e con M., con cui oramai quasi giochi a farci l’amore, perché sai quanto mi eccita vederti mentre lo baci, mentre vi stuzzicate e lentamente vi spogliate. Giochi con lui e stuzzichi me, giochi con me e stuzzichi lui e ti concedi in tutta la tua estrema femminilità.

Dio, quanto sei bella. Quanto sei femmina, amore mio.

L’ultima volta nella nostra stanza assieme ad M. abbiamo giocato a fare l’amore per ore, poi con tutta la malizia, travestita da ingenuità, che sai mettere tu in questo gioco, hai chiesto a M., mentre ti scopava, di cambiare posizione. Volevi stare sotto di lui, nella posizione del missionario, con le gambe aperte mentre lui, sopra, spingeva forte dentro di te il suo cazzo. Mi guardavi, mi fissavi dritta negli occhi, era quello che volevi: guardarmi mentre lui ti penetrava, ti prendeva in preda ad istinti primitivi.
In quel momento hai sussurrato a M., facendo in modo che io sentissi forte e chiaro “pensa a te, M., lasciati andare, prenditi il tuo piacere”. Mi conosci troppo bene per sapere cosa mi eccita. In quelle parole nascoste dagli ultimi barlumi di imbarazzo rimasto tra te e M. c’era tutta l’essenza del nostro gioco. In quel “lasciati andare, prenditi il tuo piacere” sussurrato lì, a gambe aperte, sotto di lui che spingeva, guardandomi negli occhi, volevi farmi esplodere nella testa all’idea che lui accettasse il tuo invito e riempisse il tuo ventre del suo caldo seme, seppure dentro uno scomodissimo preservativo. Purtroppo M. non afferrò la tua richiesta mascherata da quel velo di formale imbarazzo e, così, lasciandoti a me, si sfiló il preservativo ricoprendo tutto il tuo seno del suo caldo e abbondante seme che dopo poco si mischió al mio esploso anch’esso sul tuo corpo, mentre tu, incapace oramai di distinguere il seme del
tuo uomo da quello del tuo ‘amante per gioco’, spalmavi sul tuo corpo come fosse una crema rigenerante.

Ecco, amore mio, non ho mai avuto la passione per fotografare o filmare i nostri giochi, ma ho sempre conservato ogni immagine dei nostri giochi. E oggi, chè siamo alla fine dell’anno, voglio regalarti questi tre momenti che abbiamo
vissuto assieme e che ho voluto gelosamente conservare per me. Per noi.

Ti amo, splendida creatura...
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