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trio

La piscina di papà – 14. I nuovi vicini


di yemail
25.06.2025    |    1.208    |    0 8.8
"Feci fatica a mantenere un’espressione seria mentre porgevo la birra a Giovanna, sperando che il rigonfiamento sul mio costume da bagno non fosse così evidente come pensavo..."
Ci sono vuoti che non fanno rumore. Non esplodono, non tremano, non si fanno annunciare. Ma si sentono, giorno dopo giorno, insinuarsi tra le pieghe della quotidianità, come una corrente d’aria lieve che passa sotto la porta. È quello che ho avvertito nel momento in cui Elisa ha varcato il cancello con la sua valigia e i suoi sogni pronti a prendere il volo. Era radiosa, emozionata, pronta ad affrontare il nuovo capitolo della sua vita all’università. E io, da bravo padre, ho sorriso, l’ho abbracciata forte e le ho augurato ogni fortuna possibile. Ma dentro… dentro mi si è aperta una stanza silenziosa.

Da quel giorno, ogni mattina è iniziata con un piccolo disorientamento. Mi sveglio e non sento la sua voce canticchiare dal bagno, non trovo i suoi post-it lasciati sul frigorifero con appunti improbabili e cuoricini disegnati. Il tavolo della cucina è più ordinato, ma tremendamente più vuoto. E quella playlist che ascoltavamo insieme durante le cene è rimasta lì, in pausa.

Però la vita è strana, e sa come tendere la mano quando meno te lo aspetti. Camilla e Viola da quando hanno deciso di trasferirsi a casa mia continuano a dire “Ci sentiamo a casa qui”, e io ho ormai capito subito che quella decisione non era solo per comodità. Era un modo per restare legate a Elisa, e anche per riempire – senza rendersene conto – un silenzio che si sarebbe fatto pesante.

La loro presenza ha ridato ritmo alle giornate. Con loro la casa ha ripreso a parlare, a ridere, a inventarsi piccole feste improvvisate in salotto, a discutere su film vecchi e nuovi, a profumare di dolci fatti al forno nelle domeniche lente, ma soprattutto con loro il sesso era sempre a livelli altissimi, non passava giorno che non riuscissero a stuzzicarmi con i loro corpi e si divertivano a spingermi sempre al limite.

E poi… poi sono arrivati i nuovi vicini. Giovanna e Tommaso, traslocati nella villa accanto, giovani e pieni di energia, con quell’entusiasmo che contagia anche le mura più abitudinarie. L’amicizia tra loro e Camilla e Viola è nata in fretta, spontanea, come se ci fosse una corda invisibile già tesa tra i cuori.

Ed è così che la mia routine, un tempo ritmata solo dalla nostalgia, ha cominciato a cambiare forma. Ma non voglio anticiparti troppo… lasciami raccontare.

All’inizio, Giovanna e Tommaso ci sembravano quasi troppo perfetti per essere veri. Arrivati da poco nella villa accanto, si erano distinti per l’eleganza con cui si presentavano — lui sempre in camicia, con quell’aria sicura di chi sa come muoversi nel mondo degli adulti; lei, un’aura frizzante, piena di energia, con uno smartphone che sembrava un’estensione del braccio.

Camilla e Viola li hanno conosciuti per caso, una mattina, mentre giocavano in piscina. Giovanna, che stava girando un video per i suoi follower, si era fermata a commentare quanto fossero “gioiose e spontanee” le risate delle vicine. Da lì è nato tutto.

Il primo caffè l’hanno preso nella nostra veranda, il secondo direttamente a casa loro, tra arredi di design e luci soffuse pensate apposta per gli scatti. Camilla era affascinata dalle storie che Tommaso raccontava sulle responsabilità che aveva assunto così giovane nell’azienda di famiglia — parlava di riunioni, strategie di mercato, ma con un tono rilassato, quasi ironico, come se non prendesse mai troppo sul serio il proprio potere. Viola, invece, era rapita dall’abilità con cui Giovanna trasformava il quotidiano in contenuto: bastava un brunch, un dettaglio luminoso, e via, centinaia di like in pochi minuti.

Non ci è voluto molto perché nascesse una routine nuova. Spesso sento le ragazze ridere con Giovanna mentre provano outfit per qualche shooting improvvisato o discutono su come usare certi trend nei reel. Altre volte, Tommaso e Camilla parlano per ore nel patio, confrontandosi su come trovare un equilibrio tra ambizione e vita personale. Ci sono serate in cui li ritrovo tutti e quattro a cucinare insieme, con playlist indie in sottofondo e profumo di curry che invade tutta la casa.

Li osservo, ogni tanto, dal mio angolo. Giovanna e Tommaso portano un’energia completamente diversa, quasi brillante. Camilla e Viola sembrano rifiorire accanto a loro, spinte da una nuova curiosità, da domande che prima non si ponevano.

A volte mi chiedo se Elisa, là dove si trova, stia vivendo qualcosa di simile. Nuove persone, nuovi equilibri, nuove scoperte. E un po’ mi consola pensare che, mentre lei cresce altrove, anche qui a casa il tempo non si è fermato. Si è solo trasformato.

Forse era inevitabile. A un certo punto, tra un aperitivo condiviso e una cena improvvisata, Giovanna mi ha guardato con quell’espressione interrogativa e diretta che solo chi è abituato a vivere davanti a una telecamera può permettersi. “Posso farti una domanda un po’ indiscreta?”, mi ha detto, con tono affabile. Ho sorriso, aspettando.

“Che tipo di rapporto hai con Camilla e Viola?”

Avevo intuito che la domanda, prima o poi, sarebbe arrivata. Non perché ci fosse qualcosa da giustificare, ma perché a volte l’armonia che si crea tra certe persone può apparire insolita agli occhi di chi guarda da fuori. La verità è che con Camilla e Viola si è formato un legame speciale, intenso, superiore a qualsiasi etichetta. Un equilibrio raro, nato dalla condivisione di un’assenza — quella di Elisa — e da un bisogno reciproco di casa, di appartenenza, di affetto e di contatto.

Ai loro occhi, immagino che la situazione possa sembrare anomala: due giovani donne, amiche di mia figlia, che decidono di vivere con me, un padre rimasto “solo”. Ma ciò che si è creato tra noi va oltre le definizioni rigide: è un affetto che si nutre di rispetto profondo, di gesti quotidiani, di confidenze scambiate tra una tazza di tè e un libro lasciato sul divano. Un’intimità affettuosa, sincera. Forse, sì, a volte perfino “amorosa” — ma in quel senso più ampio, più umano, che non ha nulla di banale e tutto di straordinariamente unico.

Tommaso, pur più riservato, ha poi lasciato trapelare la stessa curiosità in una conversazione più sottile. “Dev’essere bello avere persone così vicine… in tutti i sensi,” ha detto, lasciando fluttuare la frase nell’aria. Ho risposto con un cenno e un sorriso. Sì, è bello. Ed è raro.

Credo che col tempo anche loro lo abbiano capito. Che certi legami non si spiegano con logiche ordinarie. Che, ogni tanto, la vita crea famiglie nuove, ricucite con fili inaspettati. E, proprio per questo, più salde di quanto si possa immaginare.

Quel sabato pomeriggio in particolare faceva caldo, ma non eccessivamente. Avevamo seguito la solita routine del sabato: dormire fino a tardi, un brunch abbondate per caricarci di energia, le ragazze che mi stuzzicano e fanno felice il mio cazzo ancor prima di poter togliere gli avanzi dal tavolo. Verso metà pomeriggio, abbiamo deciso di rilassarci, bere qualche birra e rilassarci a bordo piscina. Misi una mezza dozzina di birre in un secchiello per bevande con del ghiaccio, ne misi un’altra a testa in porta bottiglie refrigerati mentre le ragazze, andavano a mettersi il bikini. Poi andai in bagno, mi infilai il costume e presi le birre uscendo.

Da quando Giovanna e Tommaso avevano preso confidenza con Camilla e Viola, le nostre giornate del fine settimana avevano assunto un ritmo tutto nuovo. Il sabato era ormai sinonimo di costumi, teli colorati sparsi sulle sdraio e musica in sottofondo che cambiava a seconda di chi prendeva il controllo della playlist. Camilla e Viola si muovevano con naturalezza, leggendo all’ombra o scherzando tra un tuffo e l’altro. E quando i nostri vicini erano a casa, non mancavano mai di affacciarsi con un “possiamo unirci?” e un paio di occhiali da sole in stile.

La cosa bella era che non c’era mai nulla di programmato. Giovanna si univa spesso con bibite fresche e un sorriso contagioso, mentre Tommaso — nonostante l’aria da dirigente sempre impegnato — sembrava trovare in quelle ore un vero momento di tregua. Si sedeva con me sul bordo piscina, i piedi a mollo, e parlavamo di tutto e niente, come se fossimo amici da anni.

Per questo i nostri momenti di nudità in giardino erano più che altro concentrati nel resto della settimana, anche se era successo più di una volta che non ci ricordassimo che giorno fosse finendo per essere esposti alla vista di Giovanna o Tommaso, che ripetutamente si sono trovati a scusarsi per averci disturbato nell’intimità. Abbiamo cercato di scusarci a nostra volta per averli messi in imbarazzo, ma quantomeno sembra che non ci abbiamo ancora trovati a fare sesso a bordo piscina, o forse eravamo troppo impegnati per renderci conto che qualcuno ci osservava.

Viola era già sdraiata sul materassino gonfiabile in piscina. Cavolo, era bellissima lì, abbronzata, con piccole gocce d’acqua sulla pelle. Saltai sulla sdraio di fianco a Camilla e mi sistemai. Tra una chiacchiera e un tuffo in piscina per rinfrescarci di tanto in tanto, a quel punto avevamo bevuto un paio di birre a testa ed era passata circa un’ora.

È stato proprio in quel momento che abbiamo sentito i nostro vicini di casa tuffarsi in piscina. Curiosa di sapere chi ci fosse in piscina, Viola, ha chiamato “Ciao vicina”, poi è uscita dalla piscina, ha sbirciato oltre la recinzione e ha iniziato a parlare.

A quanto pare, era stata Giovanna a tuffarsi. Tommaso sembrava non esserci. Giovanna è saltata fuori e ora si trovava dall’altra parte della recinzione, continuando la sua conversazione con Viola. La recinzione era abbastanza bassa da permettere loro, data la loro altezza, di vedersi dalle spalle in su. Giovanna mi guardò e mi salutò. Non perdendo occasione di vedere da vicino i lunghi capelli biondi, il corpo snello e le sue enormi tette, mi alzai dalla sdraio, presi tre birre fresche e mi avvicinai per unirmi alla conversazione. Camilla intanto rimase al suo posto immersa nella lettura.

Questa era la terza birra per me e Viola da quando eravamo in piscina più di un’ora prima, e ne offrii una a Giovanna. La prese, stappò la bottiglia facendo uscire un po’ di schiuma e la leccò per tutta la lunghezza della bottiglia ridendo. Giovanna amava provocare e prendere in giro i ragazzi. Dio, scommetto che era così divertente anche quando faceva sul serio. Comunque, è stato questo a dare inizio a tutto. La birra stava facendo effetto e la leccata era abbastanza provocante da farmi andare la testa su di giri.

Come ho detto, proprio in quel momento la birra stava iniziando a fare effetto, in più di un modo. Mi rendevo conto che stavo iniziando a sentire un bisogno impellente di fare pipì. La combinazione di birra, niente cibo e tutta l’acqua che avevamo bevuto durante il giorno per mantenerci idratati durante le attività mattutine si stava facendo sentire.

A quel punto ero in piedi dietro a Viola ed eravamo entrambi abbastanza distanti dalla recinzione, tanto che Giovanna riusciva probabilmente a vedere fino a poco sopra la nostra vita, ma non molto più in basso. A quel punto pensavo che la cosa giusta da fare fosse scusarmi, entrare e andare in bagno. D’altra parte, stavamo avendo una di quelle conversazioni “interessanti” e la mia mente stava iniziando a vagare. Probabilmente è una cosa da uomini, ma ho iniziato a pensare a modi per rimanere lì in compagnia, e fare pipì senza far trasparire che lo stavo facendo. Che cosa totalmente erotica, stare proprio lì davanti alla nostra vicina sexy e fare pipì proprio davanti a lei senza che lei se ne accorgesse. Stavo iniziando ad avere un’erezione solo a pensarci.

Il problema è che con il caldo, io e Viola eravamo quasi asciutti. I nostri costumi non gocciolavano più e l’acqua della piscina intorno ai nostri piedi era quasi sparita. Sarebbe stato facile uscire e fare pipì mentre ero ancora fradicio, ma ora non sarebbe passata inosservata. Quindi come potevo riuscire a farlo senza che goccioli così velocemente sul marciapiede e lei se ne accorgesse? Ero abbastanza sicuro che Viola sarebbe stata d’accordo in qualsiasi modo l’avessi fatto, cavolo, potrebbe anche eccitarla, ma sono sicuro che a questo punto sia solo la birra a parlare. Passavano altri minuti, la conversazione continuava. La mia mente correva, ora dovevo proprio fare pipì, ero deciso a farlo. La domanda è: come?

Abbassai lo sguardo e vidi lo slip del bikini a fiori blu che copriva il bel sedere sodo di Viola. Si abbassava sulla schiena, esponendo l’inizio della divisione tra le sue due natiche piuttosto sode e squisitamente formose. E se avessi potuto tirar fuori il cazzo con nonchalance, abbassarle un po’ il costume da bagno, infilare il cazzo nel costume tra le sue natiche e fare pipì? Ero abbastanza alto da renderlo fattibile. La pipì sarebbe colata lungo la fessura di Viola, oltre il suo buco del culo, oltre la sua figa, poi giù per le sue gambe senza schizzi o gocciolamenti da nessuna parte. Ricordo di aver pensato che avrei potuto davvero farla franca con questa piccola, perversa fantasia. Se l’avessi fatto lentamente, con discrezione, pensavo che Giovanna non avrebbe sospettato nulla.

Quindi a quel punto spostai il mio peso, mi avvicinai a Viola e infilai il mio dito nel piccolo spazio tra il suo costume e le sue natiche. Lei sentendo il mio dito nella sua fessura, allungò distrattamente la mano dietro di sé, con il palmo aperto, e la fece scorrere tra la mia mano e la sua pelle, abbassando leggermente il costume mentre lo faceva. Oddio, davvero, cosa stava facendo Viola, pensai tra me e me. Giovanna vide che la mano di Viola si era spostata dietro la schiena e probabilmente, dalla posizione del mio braccio, capì che la mia mano era sul suo sedere. Sperai che non sospettasse ancora nulla e continuai a parlare come se niente fosse. Viola fece scivolare la mano di nuovo sulle sue natiche, poi fuori dalla mia mano, guidando le mie dita lungo la sua fessura, sempre più in basso, esponendo sempre di più il suo bel sedere. Era difficile concentrarsi in quel momento, non capivo, ma mi piaceva quello che stava facendo Viola, tranne per il fatto che dovevo fare pipì così tanto che non riuscivo più a vederci chiaro. Avrei rovinato il momento se le avessi fatto la pipì addosso interrompendo quello che sembrava voler fare, o sarebbe andata bene. Decisioni, decisioni, non so se ero in grado di prenderne.

In ogni caso, era chiaro che Viola fosse in vena di “facciamo qualcosa di erotico proprio lì davanti a Giovanna senza che lei se ne accorga”. Ormai la sua mano guidava le mie dita verso il suo buchetto del culo e mi stava spingendo ad andarci dentro con un dito. Risposi con una leggera pressione per bussare alla porta con il dito, ma poi mosse lentamente la mano per farmi segno di uscire dal suo costume. Iniziò a scendere con la mano come per fare da sola quello che voleva che facessi, ma lentamente si rialzò e incrociò le braccia davanti a sé. Nel frattempo, mi spostai, mi avvicinai leggermente alla schiena di Viola e decisi che avrai provato questa piccola fantasia perversa che stavo avendo.

Ormai avevo perso completamente il filo della conversazione, ma Giovanna era ancora in gran forma. Giovanna si sporse inaspettatamente in avanti abbastanza da vedere sotto la nostra vita, ma fu più una questione di movimento, di spostamento del peso, non che stesse cercando qualcosa o si aspettasse qualcosa (anche se probabilmente si era chiesta della mano di Viola dietro la schiena). Giovanna riprese la sua posizione e così allungai lentamente la mano verso il basso, tirando giù la parte anteriore del mio costume da bagno. Allungai ancora di più e tirai fuori il mio cazzo, ora semi-eretto, e lo puntai verso la schiena di Viola, sfiorandole la schiena con la punta. Tesi la mano e agganciai di nuovo il tessuto del costume di Viola e lo tirai leggermente verso il basso. Abbassai lo sguardo per notare che il tessuto era rimasto giù e il suo splendido sedere era in piena vista.

Viola ora si spostò e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi per un attimo. Poi allungò una mano dietro la schiena, cercando il mio cazzo. Scoperchiò la cappella per riuscire a sentirla appoggiata sulla parte superiore del tessuto del costume e si fermò per un attimo. Badate bene, lo stava facendo per tutto il tempo, continuando a parlare con Giovanna. Viola è fantastica, pensai tra me e me.

Quindi dovetti solo allentare la pressione e nervosamente feci uscire una piccola quantità di pipì nella sua fessura del sedere, poi mi fermai, cercando un segnale che mi dicesse se andava bene o no. Sapevo che lo sentiva ed ero sinceramente preoccupato che si spostasse o che riportasse le mani sul davanti. Poi, all’improvviso, con un movimento di carezza sottile ma convincentemente deciso, ebbi la mia risposta. Oddio, andrà tutto bene. Ero sicuro che Giovanna capisse che ero distratto da qualcosa, ma non esitava nella sua conversazione con Viola mentre io iniziavo a cercare di far uscire la pipì abbastanza lentamente da andare dove doveva andare. Il problema è che dovevo farla così forte che nel giro di pochi secondi la pipì mi sgorgò addosso, fuoriuscendo dal costume di Viola e finendo sul marciapiede, con quel suono inconfondibile dell’acqua che colpisce una superficie dura. Istintivamente raccolsi tutta la mia forza per fermare il flusso e placare gli schizzi. Se ero fortunato, Giovanna non se ne sarebbe accorta, altrimenti ero nei guai.

Nessuna reazione visibile da parte di Giovanna, quindi spostai di nuovo il peso, questa volta guidando sia Viola che le mie mani in modo che il suo costume si abbassasse ancora un po’ e il mio cazzo fosse più in profondità tra le sue belle natiche. Ricominciai a fare pipì, questa volta con un getto più forte e feci fatica a trattenermi dal fare pipì a catinelle. Con mio sollievo, funzionava e tutta la mia pipì andava dove doveva andare. Viola continuò a tenere la mano, ora inzuppata di pipì, sul mio cazzo mentre continuavo a lasciare che altro liquido caldo e limpido le scorresse lungo la fessura del sedere, le gambe e infine a terra.

Dopo quella che mi era sembrata un’eternità, finalmente ebbi finito. La mano di Viola, tuttavia, rimase saldamente attaccata al mio cazzo, e ora cambiò leggermente posizione. Abbassai lo sguardo e notai la pozza d’acqua ai nostri piedi che si faceva strada verso la fioriera a lato del fresco terrazzo. Notai che le dimensioni della pozza non stavano diminuendo, ma stavano aumentando. Ovviamente anche Viola stava facendo pipì. Oh, come avrei voluto che il mio cazzo le entrasse abbastanza in profondità nel sedere da permetterle di pisciare direttamente sopra, magari un’altra volta. Tutto questo, però, era così fottutamente figo che quasi non lo sopportavo.

Finora mi ero chiesto perché Giovanna si fosse guardata intorno un paio di volte negli ultimi minuti. Ora era chiaro, dove prima non c’era “acqua” nel suo campo visivo, ora c’era. Nessuno era uscito dalla piscina di recente, quindi da dove veniva? Oh, dove, oh, dove. Supposi che lo sapesse, ma non disse nulla. Cavolo, per quanto ne sapevo, poteva fare lo stesso dalla sua parte, solo che da dove eravamo non riuscivamo a vedere. Chiesi se volevano un’altra birra e ho ricevuto da tutte un pollice alzato. Mi staccai da Viola e andai a prendere le ultime tre birre dal ghiaccio, per poi riprendere la conversazione. Feci fatica a mantenere un’espressione seria mentre porgevo la birra a Giovanna, sperando che il rigonfiamento sul mio costume da bagno non fosse così evidente come pensavo.

Dopo circa altri 10 minuti, Viola suggerì di rinfrescarsi di nuovo e si diresse verso la piscina. Salutai Giovanna, posai la birra e mi tuffai. Sentimmo Giovanna tuffarsi nel giardino a fianco. Ancora in acqua, mi avvicinai a Viola. Le prime parole che le uscirono dalla bocca furono:

“Non ci credo che tu l’abbia fatto. Era un po’ eccitante, date le circostanze, ma non posso credere che tu sia stato così audace.”

Io le risposi: “E tu, ragazza, hai fatto pipì anche tu, ricordi?”

Camilla intanto attirata dalle nostre parole si avvicinò per sapere cosa stavamo tramando e rimase sbalordita quando venne a sapere cosa era appena successo mentre lei era distratta dalla lettura. Continuammo a parlarne per qualche minuto, poi prendemmo le nostre birre e ci sistemammo di nuovo sui lettini. I miei pensieri vagavano su quello che era appena successo e iniziai a eccitarmi di nuovo.

Alla fine spostai il lettino vicino a Viola e iniziai a flirtare. Sospettando che Giovanna fosse ancora in giardino e sapendo come si propagano i suoni, la nostra conversazione si fece a sussurri. Il mio piano era di portare Viola al tavolo di legno in terrazza e fare l’amore con lei sopra il tavolo. La situazione stava iniziando a scaldarsi mentre i nostri costumi da bagno si abbassavano sempre di più spinti dalle nostre mani. Mentre eravamo quasi nudi, indicai il tavolo. Viola borbottò qualcosa tipo “Sono davvero un’esibizionista”. Istintivamente, mentre salivamo i gradini e arrivavamo sul terrazzo, lanciammo un’occhiata al giardino di Giovanna e la vedemmo seduta su una sedia a sdraio a gambe divaricate, con i piedi sul tavolino. Ci scambiammo con lei un cenno di saluto. Da lì Giovanna riusciva a vedere solo le nostre teste. Il tavolo della terrazza era un po’ più lontano dalla recinzione, quindi pensammo che, se fossimo stati tranquilli, probabilmente ce la saremmo cavata.

Ormai io e Viola eravamo entrambi sfrenati e così eccitati che probabilmente non ci sarebbe importato se ci fossimo ritrovati in mezzo a chiunque. Ci saremmo goduti l’un l’altra proprio ora, proprio lì. Si diresse verso la porta finestra borbottando qualcosa sul fatto di dover andare per prima, ma la afferrai e la feci sedere vicino al tavolo e iniziammo a darci dentro. Lei era appoggiata sui gomiti, con le gambe divaricate e i piedi appoggiati agli angoli esterni del tavolo. Io ero in piedi ai piedi del tavolo, e le infilavo e muovevo il cazzo nella figa bagnatissima.

Anche se cercavamo di fare silenzio, ogni tanto il tavolo di legno si muoveva o uno di noi gemeva. Erano passati diversi minuti quando Viola si alzò a sedere e annunciò che voleva stare sopra e che avrei dovuto sdraiarmi sul tavolo. Lo feci e lei mi si mise a cavalcioni, infilò il mio cazzo palpitante dentro di sé e mi cavalcò con tutte le forze. Era incredibile. Ora faceva più rumore, oltre al tavolo che si muoveva di più. Mi stavo godendo immensamente la cosa, ma iniziavo a preoccuparmi che Giovanna potesse sentire, quindi dissi a Viola di stare zitta e rallentare. Non appena lo dissi, con la coda dell’occhio colsi un movimento alla recinzione. In effetti, era Giovanna, cavolo, come ero eccitato in quel momento. Lanciai un’occhiata di nuovo senza allertare Viola, Giovanna era ancora lì, ci stava solo guardando. A questo punto non riuscii più a trattenermi, esplosi dentro Viola, sentendo il mio sperma farsi strada lungo il mio cazzo e nella sua figa calda e bagnata. Che sensazione.

Viola ora era in modalità scopata totale e non riusciva a trattenere i gemiti, poi fece uno di quei versi “oooh, oooh, oooooh”, il suo corpo si contorse e inarcò la schiena venendo quasi via dal mio cazzo due volte, poi crollò sopra di me, ogni grammo di energia apparentemente prosciugato dalla forza del suo ovviamente incredibile orgasmo. Ancora sdraiata sopra, pochi istanti dopo, esclamò di nuovo “oooh, ooooh, oh dio, oh dio, ahhhh”, il suo corpo si irrigidì, poi sollevò leggermente il bacino proprio nel momento in cui sentii qualcosa di caldo scorrere tra di noi, dove eravamo uniti. Pensai che il mio sperma stesse uscendo come sempre, ma questa volta non si fermava quando pensavo che avrebbe dovuto, e stava iniziando a scorrere tra di noi ovunque. Mio dio, ora stava pisciando. Pensai quanto fosse tenero ma allo stesso tempo erotico mentre la sua pipì calda mi scorreva sullo stomaco, lungo i fianchi, sulla schiena e poi sul tavolo. Le misi le mani sotto i seni nudi e sodi e la sollevai, solo per vedere la sua pipì iniziare a schizzare sul mio petto. Dio, era pazzesco o cosa?

La sua pipì era limpida e inodore mentre la guardavo uscire e addosso a me. Era anche rumorosa. E continuava a pisciare con uno spruzzo ancora più forte. A quanto pare ha avuto un orgasmo così forte che ha iniziato a scorrere involontariamente, beh, almeno all’inizio. Quando si rese conto di cosa stava succedendo, deve aver pensato “che diavolo” e ha continuato a svuotarsi. Mentre ero lì sdraiato tenendola sollevata per i seni, guardandola fare pipì, controllai di nuovo per vedere se Giovanna ci stava ancora guardando – lo stava facendo – non ci potevo credere – vabbè ormai da questa angolazione aveva visto tutto. Finalmente Viola si sdraiò di nuovo sopra di me. Ero ancora dentro di lei e restammo lì sdraiati, esausti. Di nuovo movimento alla recinzione, Giovanna si allontanava silenziosamente, così finalmente le sussurrai che avevamo ospiti.

Rimanemmo lì a chiacchierare, ridacchiando per qualche minuto su quello che era appena successo e sui guardoni, o in questo caso sulla nostra ficcanaso Giovanna. Dopo circa 5 minuti, quando il calore della passione si stava esaurendo e i miei sensi stavano iniziando a tornare alla normalità, provai quella familiare sensazione di “devo andare di nuovo”. Chiaramente dati i precedenti non mi sarei alzato per andare in bagno. Così, dopo aver pensato di chiederle di abbassarsi per farla nella sua splendida bocca, pensai di farla tra i nostri corpi proprio come con lei, il calore fluì di nuovo tra noi.

Ora però, si alzò e disse con un sorriso malizioso: “Aspetta, smettila”.

Cercando di capire cosa aveva in mente, riuscii a fermarmi. Lei spostò le gambe giù dal tavolo e si mise a camminare verso la piscina. Prese Camilla e la portò vicino a me che ero ancora lì fermo in attesa di liberare la vescica.

“La povera Cami è rimasta sola tutto il tempo mentre noi ce la spassavamo, ti pare giusto?”

“Tranquilla”, rispose lei, “vi eravate scaldati dalla situazione di prima, avevate bisogno di sfogarvi.”

“Sì è vero,” riprese Viola “ma tu non sai che mentre ci davamo dentro non eri la sola ad osservare.”

Mentre lo diceva il volume della sua voce si faceva più alto, come se volesse appositamente farsi sentire, come se le sue parole dovessero infrangere quel muro che ci divideva dai nostri vicini per non relegare più l’osservazione ad una cosa segreta, ma dichiarando che era autorizzata visto che lo sapevamo ormai tutti.

Camilla non poteva sperare nulla di meglio, appena sentite quelle parole si tolse il costume e lo lanciò a terra, venendo ad appoggiarsi al tavolo e tirando Viola vicino a lei e iniziando a baciarla appassionatamente. Le loro mani cominciarono a scorrere l’una sul corpo dell’altra cercando i punti più sensibili. La figa e le cosce di Viola erano ancora bagnate da quando aveva pisciato su di me pochi minuti prima, e Camilla appena se ne rese conto si abbassò per leccarla ed assaporare quel che restava del suo nettare dorato.

La scena di loro due così appassionate era uno spettacolo da cui difficilmente riuscivo a togliere lo sguardo, ma cercai di sforzarmi per vedere se le parole a voce alta di Viola avevano scatenato ancora qualche curiosità nella nostra vicina.

Ad un tratto, Giovanna si avvicinò alla recinzione. Ci fissò con un’espressione curiosa, quasi infantile. La vidi e la salutai con un cenno della mano. Tra la vista delle ragazze e la sua presenza come osservatrice, il mio cazzo si era di nuovo inturgidito ed avevo quasi scordato il bisogno di urinare.

Lei rimase lì, immobile, con il sorriso appena accennato, come se aspettasse un invito. Continuò a guardarci senza parlare, e per un attimo ci parve che il suo sguardo cercasse approvazione, come se la sua presenza dovesse rallegrarci.

Viola che si accorse del mio cenno di saluto, le lanciò un’occhiata di complicità. Nessuno di noi disse nulla. Restammo semplicemente lì, con quella strana sensazione di essere diventati, nostro malgrado, lo spettacolo del pomeriggio.

Camilla si distese sul tavolo ancora bagnato, con la testa che pendeva dal bordo, le labbra dischiuse in un’attesa impaziente. Ero in piedi davanti a lei, con il cazzo già duro e pulsante. Gli occhi di Camilla incontrarono i miei, pieni di desiderio e fame, non aveva bisogno di parlare per farmi capire cosa volesse. Mentre mi prendeva in bocca, la lingua turbinava intorno al mio membro ripulendolo da ogni avanzo del mio orgasmo precedente.

Viola, non volendo essere esclusa e volendo dare il giusto piacere all’amica, si posizionò tra le gambe di Camilla, allargandole delicatamente le cosce con le mani. Si chinò, la lingua che trovava la strada verso la figa bagnata e in attesa di Camilla. Camilla gemette intorno al mio cazzo, le vibrazioni mi mandarono brividi lungo la schiena. La terrazza era piena dei suoni del piacere, i rumori umidi della lingua di Viola e la suzione impaziente di Camilla.

Sentii il ​​piacere crescere, i miei fianchi che si muovevano a ritmo con la bocca di Camilla. Le dita di Viola si unirono alla sua lingua, esplorando e stuzzicando Camilla, facendola impazzire. I gemiti di Camilla si fecero più forti, il suo corpo si contorse mentre Viola la portò più vicina al limite.

L’intensità era travolgente e sentii l’orgasmo avvicinarsi. Gli occhi di Camilla rotearono all’indietro mentre venne, il suo corpo sussultò di piacere. Io la seguii poco dopo, il mio pene pulsava mentre mi spostavo nella sua bocca. Camilla ingoiò ogni goccia, senza mai staccare gli occhi dai miei.

Guardai e vidi Giovanna, ancora in piedi vicino alla recinzione. Aveva gli occhi spalancati per la curiosità, la bocca leggermente aperta mentre osservava la scena davanti a sé. In quel momento sembrava rapita, con lo sguardo fisso su di noi, incapace di distogliere lo sguardo. Potevo vedere il suo petto sollevarsi e abbassarsi, il rossore delle sue guance e il modo in cui le sue mani si stringevano forte davanti a sé, come se cercassero di contenere l’eccitazione.

Mentre le ondate di piacere si placavano, tornò a farsi vivo il bisogno di prima. Mi tirai fuori dalla bocca di Camilla e mi posizioni sopra di lei, il mio pene ancora luccicante della sua saliva. Emisi un flusso di piscio caldo, indirizzandolo nella sua bocca in attesa. Camilla bevve avidamente, la gola che si contraeva mentre deglutiva.

Gli occhi di Giovanna si spalancarono mentre osservava me e Camilla, il suo respiro si fece corto e acuto. Potevo vedere la lotta nei suoi occhi, la lotta tra il suo desiderio e le sue inibizioni. Finalmente, con un respiro profondo, si avvicinò alla recinzione, i suoi occhi fissi nei tuoi.

Camilla, notando la mia distrazione, seguì il mio sguardo e notò Giovanna. Un sorriso giocoso le si allargò sul viso e mi fece l’occhiolino prima di rivolgere di nuovo la sua attenzione a Giovanna. Con un luccichio malizioso negli occhi, Camilla si alzò lentamente dal tavolo, il corpo ancora lucido di sudore e soddisfazione.

Viola, che osservava la scena, era altrettanto eccitata. Camilla, ancora in preda all’orgasmo, allungò una mano e tirò Viola a sé, la sua bocca trovò la sua vagina. La lingua di Viola schizzò fuori, assaporando l’umidità di Camilla. Gemette, i fianchi che si muovevano mentre Viola la leccava e la succhiava, portandola sull’orlo del delirio.

Finalmente, Camilla si allontanò, con un luccichio malizioso negli occhi. Si posizionò sopra Viola, la sua figa sospesa sul suo viso. Camilla emise un getto di piscio, indirizzandolo nella bocca di Viola che aspettava. Viola bevve avidamente, con gli occhi fissi su Camilla.

La stanza era piena dei suoni del nostro piacere combinato, l’aria densa del profumo di sesso e soddisfazione. Crollammo tutti sul tavolo, esausti e appagati, i nostri corpi intrecciati in un groviglio di arti e soddisfazione.

Dopo aver smaltito i nostri orgasmi e finito la pipì, rimanemmo sdraiati lì a lungo. Solo sdraiati, senza dire niente. Finalmente tornammo in piscina per una rapida sciacquata.

L’acqua era rinfrescante sulla nostra pelle accaldata, il liquido fresco era in netto contrasto con il fuoco che ancora ardeva dentro di noi. Ci tuffammo, l’acqua ci avvolse, purificandoci dal sudore e dai resti del nostro intenso incontro. Camilla e Viola si divertivano, le loro risate echeggiavano nel giardino mentre sguazzavano e giocavano, i loro corpi luccicanti sotto il sole del tardo pomeriggio. L’acqua era un balsamo, leniva i nostri muscoli e placava i nostri battiti cardiaci.

Mentre il pomeriggio volgeva al termine, il sole iniziava a scendere sotto l’orizzonte, proiettando un caldo bagliore dorato sul paesaggio. Decidemmo che era ora di concludere il nostro tempo in piscina e di rientrare in casa. Uscendo dalla piscina, notammo Giovanna in piedi nel suo giardino, con gli occhi ancora colmi di un misto di curiosità e desiderio. Mi osservava con un piccolo sorriso complice sulle labbra.

Mi avvicinai alla recinzione che separa le nostre proprietà, un senso di cameratismo e di segreto condiviso si diffuse tra noi.

“Ciao, Giovanna”, dissi, con voce disinvolta ma calda. “Speriamo che lo spettacolo ti sia piaciuto.”

Lei arrossì leggermente, un rossore affascinante le si diffuse sulle guance. “Ciao”, rispose dolcemente, con una voce appena più che sussurrata. “Sì, è stato… un vero spettacolo.”

Camilla, sempre civettuola, intervenne con un’occhiata scherzosa. “Siamo contente che tu l’abbia pensato. Magari la prossima volta puoi unirti a noi.”

Giovanna spalancò leggermente gli occhi, ma non si tirò indietro dall’invito, abituata lei stessa ad avere toni provocatori. “Potrei accettare la tua offerta”, rispose, con un tono di voce che acquistò un tocco di sicurezza.

Viola, sempre paciera, intervenne per smussare ogni potenziale imbarazzo. “Dovremmo andare, ma prima potresti mandare i nostri saluti a Tommaso? Stavamo pensando di invitarvi entrambi per un aperitivo domani sera. Che ne dici?”

Il viso di Giovanna si illuminò all’invito. “Sembra fantastico. Sono sicura che a Tommaso piacerebbe molto unirsi a noi. Ci vediamo domani, allora.”

Con questo, ci scambiammo sorrisi e saluti, con la promessa di un altro incontro emozionante che aleggiava nell’aria. Mentre rientravamo, non potevamo fare a meno di provare un senso di trepidazione per la serata che verrà, sapendo che il fuoco tra noi e i nostri vicini era tutt’altro che spento.
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