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trio

Sapore di pane


di Lara_e_DrGivago
11.12.2020    |    940    |    2 9.0
"Il mondo a quanto pare è pazzo, ma fino a un certo punto, perché il panettiere si alza di scatto, tutto impaurito, si netta la bocca e ci dice di vestirci e scappare di là, che c’è una..."
Dunque, Lara ha il mio cazzo in bocca e c’è qualcuno dietro che mi lecca il buco del culo.

Non ho capito se è la cassiera o il tipetto che stava al bancone del fresco ne, in verità, come diavolo siamo finiti in questa situazione assurda ma, mentre i due succhiano e slappano, mi dico che, sì, stiamo sprecando un sacco di tempo a inventare minchiate di ogni genere, quando invece, scienziati e sapientoni, dovrebbero solo concentrarsi per trovare un modo che consenta a tutti di andare in giro così abbigliati. Ve lo immaginate? Donne e uomini con due idrovore umane attaccate ai genitali al posto di mutande e pantaloni… sarebbe una bella cazzo di invenzione, no?

Dunque, tutto è iniziato quando Lara ha detto che avevamo finito il pane, io allora vedo un market e ci fermiamo. E’ un piccolo negozio, di quelli che si danno arie da supermercato, perché hanno un po’ tutto, ma sono poco più che un fruttivendolo allargato, e forse per questo non ancora chiuso a quest’ora -straordinari non pagati alla faccia dei sindacati. Comunque, ci sono due corsie, il banco dei prodotti freschi, con un tizio basso e ricciuto e una cassiera.

Lara, cui non piace perdere tempo con la spesa, si fionda al banco, mentre io gironzolo a caso e mi guardo la cassiera, una ragazza poco più di trenta, con due belle tette e un sorriso timido che si fa guardare. Aspetto, mi leggo le etichette di qualche prodotto e aspetto ancora, pirlando qua e là, mentre la cassiera fa strani rumori con le monete e io penso che ci sta dicendo che abbiamo rotto i coglioni, che è stanca e vuole andarsene a casa a farsi dare una ripassata dal suo boy. E’ allora che torno a cercare Lara con lo sguardo, ma… non è più al bancone. Allora mi insospettisco, attraverso la piccola navata degli shampoo, la chiamo… niente. Così, non so perché, decido di passare il confine tra cliente e esercente e attraverso la dogana del bancone, guidato dal mio radar… Da qui, più niente.

C’è buio infatti nella sala adiacente, ma sento chiaramente Lara ansimare e capisco che ne sta combinando una delle sue. Infatti, appena accendo la luce dello smartphone, la vedo lì, a gambe aperte, leggermente flessa sulle ginocchia che si penetra nella figa con lo sfilatino che ha appena comprato.

“Ma che cazzo, fai?” Sussurro, “Sei scema?!”
“E’ caldo,” dice, per tutta risposta lei. “Dai tira fuori il cazzo.“.

Dovrei forse farmelo ripetere. Dovrei forse girare i tacchi e andarmene via, lasciando sta pazza a masturbarsi con l’uccello di farina 00… Ma sono un galantuomo e ubbidisco.
Abbasso la cerniera, libero il Dr e glielo butto in bocca… E’ a ‘sto punto che sento la lingua di qualcuno entrarmi in culo e inizio a pensare allo strano marchingegno che qualche Archimede dovrebbe inventare, prêt-à-porter del prossimo autunno/inverno.

Insomma, non so se è 'sto pensiero, Lara che pompa spalancando la bocca per cacciarselo bene in gola o la lingua sconosciuta che affonda nel buco, ma il Dr si fa di pietra e anch’io inizio mugolare, perdo la testa e non mi fotte più un cazzo di dove sono. Potrei anche essere in mezzo a piazza Duomo coi piccioni che mi cagano in testa e non smetterei comunque di fottere la bocca di ‘sta zoccola che ora mi fa girare per guastarsi lei il sapore del bucio, tutto insalivato dalla lingua che ora riconosco, attaccata all’uomo del banco: magrino, baffuto, che alza gli occhi giganti verso di me come a dire: “Piacere, ficcamelo in bocca.”. Ecco fatto, panettiere, succhialo tutto, estrai il lievito da ‘sto bocconcino.

Ragazzi, il mondo è davvero pieno di pazzi, penso. Non ci si crede che un persona dai seni principi morali, entra in un market un sabato sera di inverno e si ritrova con il cazzo nella bocca di un panettiere che adesso ci sputa pure sopra e gioca a ingoiare la saliva insieme alla cappella. Che cosa può mai succedere dopo questo? Che arriva la cassiera, no!

La sentiamo vociare nel mondo che sta là fuori e potete immaginare io che fantasia inizio a farmi… Ma, fanculo, non è così. Il mondo a quanto pare è pazzo, ma fino a un certo punto, perché il panettiere si alza di scatto, tutto impaurito, si netta la bocca e ci dice di vestirci e scappare di là, che c’è una porticina sul retro…

Fanculo, fanculo, fanculo… Lui e tutte le cassiere puritane e non puttane.

Corriamo, io e Lara, con il dottore mezzo penzolante e lei che quasi si dimentica lo sfilatino tra le cosce.

Fuori è buio. Si raggiunge la macchina con il cuore che batte forte forte. Poi, finalmente dentro l’abitacolo, tiriamo i fiato.

“Fa assaggiare un po’ sto pane, come è venuto,” dico. E scoppiamo a ridere.


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