orge
Astinenza programmata

12.12.2020 |
9.212 |
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"Tanto che subito mi allarga tutto con le mani e butta dentro la lingua come se non avesse atteso altro nella vita..."
Lara inizia le sue giornate con un pompino. Estate, autunno, primavera, inverno… cadesse il mondo, apre giochi e me lo prede in bocca. Le piace quando è turgido al mattino, pieno di sogni e gonfio di piscio. Potresti avere la febbre a quaranta, la polmonite bilaterale, la labirintite, il ballo di san vito, che a lei non gliene frega proprio un cazzo, vuole la sua colazione e se la prende. Detta così potrebbe sembrare una figata, ma vi assicuro che tutte le mattine è un lavoro.
Te ne stai lì a coccolarti nei tuoi sogni e, slap, senti ‘sta bocca infuocata che si avviluppa alla cappella. All’inizio, sapete, avevo uno specie di scossone. C’è voluto un po’ per abituarmi. E la prima volta in assoluto, preso di soprassalto, devo anche averle tirato una centra. Non sono mica un violento, giammai. Ma colto così nel sonno, senza sapere niente, chissà che mi ero immaginato: un mostro di animale che mi stava divorando iniziando a smaggiucchiarmi dalla minchia. Aiuto!
Comunque, tutte le mattine va così, feste comandate comprese. Questo fino a qualche settimana fa. Sì perché, dal mese scorso, le cose sono improvvisamente cambiate.
E’ successo una mattina. Mentre era lì che succhiava e slappava, leccava e si baloccava, tutto d’improvviso si stacca dalla preda -e già questa è un’anomalia, perché di solito non demorde finché il Dr Givago non gli dona il suo nettare e pure lo ciuccetta finché non si ammoscia. Dunque, molla la preda, si alza su dritta dritta sulla schiena e con le belle tettine che mi puntano addosso come un plotone di esecuzione, dice: “Dobbiamo trovare due troie a cui piace farsi sborrare addosso.”. Così, come se dicesse: “Caro, ti ricordi di pagare la bolletta?”.
Ma io dico: ti possono mai venire in mente ‘ste cose appena hai aperto gli occhi? Devi proprio avere una mente deviata. Ma Lara è questa qui, le vengono ‘ste idee da manicomio e tu sai già che, appena le annuncia, sei condannato. Non c’è più un cazzo da fare. Ti tormenterà e ti roderà i coglioni finché non le avrà realizzate. Tu puoi anche cercare di convincerla, come ho fatto io: spiegarle che non è facile e non puoi mica andare in giro per i vagoni della metropolitana a chiedere alla gente se vuole farsi schizzare di sperma. Ma lei non ci sente. Vuole ‘sta cosa e non c’è verso.
Per altro io, di primo acchito, mi ero immaginato che reclutasse anche dei maschietti… e invece no. Lei vuole che il pompiere sia solo io, ed per questo che ha smesso di sbocchinarmi al mattino, anzi: ha smesso proprio di darmela in assoluto. A vero dire è un mese che mi vieta di eiaculare e ho i coglioni cosi gonfi che, a volte, ho paura di volare via come un pallone aerostatico. E mi controlla, la zoccola. La notte mi fa dormire con le mani sopra le lenzuola, come in collegio e, l’altro giorno, è entrata pure d’improvviso in bagno mentre cacavo, per vedere se mi stavo trastullando.
A me, vi giuro, mi pare di andare fuori di testa e sto accumulando tanto di quello sperma che me lo sento girare nel cervello annacquando i neuroni. Sento di perdere lucidità, vedo culi e fighe in ognidove e, la notte, ho paura di avere una di quelle polluzioni da ragazzino, e allora sì che sarebbero cazzi, perché le rovinerei il gioco e poi la pagherei con tanto di interessi.
Insomma, sto vivendo in un vero e proprio clima di terrore, ogni giorno sottoposto alla tortura della merda che mi fa mangiare per aumentare il numero di spermatozoi: roba zeppa di antiossidanti, vitamina E, C, quantità industriali di kiwi, broccoli, spinaci, integratori a base di acido D-aspartico e assolutamente niente fumo, alcol; senza contare le due ore di esercizi da fare ogni mattina… e checcazzo! Questa è roba da Amnesty International!
Ma Lara non sente ragioni. Ha in mente la scena del mio cazzo che inonda le due mone e lei dopo che si struscia con la fica bagnata su quei corpi, raccogliendo con le grandi e le piccole labbra tutta la sbobba che poi vuole dare da succhiare.
Questo ha in mente, questo succederà.
Lara, dunque, entra in casa con due tizie raccattate chissadove: una biondina magretta e slavata, che avrà una quarantina d’anni e l’altra, più giovane e cicciotta. E' sabato pomeriggio e io mi stavo rileggendo per la terza volta, credo, "Il Conte di Montecristo" e certo non sapevo che sarebbe arrivata.
Comunque entrano in fila indiana, come scolarette che lei sicuro avrà ben educato: tutte attente e zitte e pronte a eseguire le istruzioni. Infatti, senza dire né beh né mah, all’unisono iniziano a spogliarsi, così, senza una presentazione, un caffè, una cazzo di premessa… No. Nessuna identità. Sono solo due corpi al servizio della loro padrona che le vuole nude e ubbidienti.
"Allora," dice.
Io faccio finta di non capire. "Allora, che? Che cazzo succede?".
“Dai, sei pronto per annaffiarle?” e mi guarda con quegli occhi da cagna, pieni di desiderio. “Abbiamo aspettato tanto. Voglio una sborrata galattica.”:
Io non rispondo, tanto, qualsiasi cosa dica, non servirebbe a nulla. Poso il libro rassegnato e già sento la sua mano che afferra il Dr Givago e vedo la tizia grassottella che si è inginocchiata e ha iniziato a suggere la figa magrolina, così bene e a fondo che si ode tutto uno sciacquettio di umori e, dopo qualche minuto, con la testa spinge tra le cosce e annaspa contro il pube e le allarga le gambe, quasi volesse partorirla al contrario.
Lara le osserva estasiata. Eppure Tizia e Tizia hanno corpi sgraziati, si muovono come due automi, senza poesia alcuna. Così, di principio, non capisco cosa ci trovi di eccitante in tutto questo: due donne senza anima che ora, in piedi, una di fronte all’altra, gambe leggermente divaricate e flesse, si infilano le dita nella figa e rinculano di piacere ogni volta che la mano affonda nelle viscere. Ma Lara la sa lunga. Sa che, proprio perché Eros si fa mancante, in questa carne senza pathos, a volte si cela la profonda spinta della perversione. Così come il troppo pieno rischia di portare al vuoto, allo stesso modo il troppo vuoto può aprire al pieno. E, infatti, basta che mi sfili il cazzo e prenda a succhiarmelo, che tutto mi appare sotto una luce nuova e inizio anch’io ad ansimare e il mio Dr a pulsare.
Lara lo capisce: “Non venirmi in bocca,” intima, sapendomi caricato a pallettoni e pronto ad esplodere.
Io, cazzo, mi mordo le labbra, mi tiro sberle sulla faccia, cerco di pensare alle cose meno eccitanti della terra, alle gambe putrefatte di mio zio Anacleto, falcidiato nella Guerra Civile in Spagna, quelle gambe di merda purulenta che mi mostrò un giorno mentre se le bendava tentando di contenere le piaghe da decubito; ma non c’è nulla da fare, anche quelle si trasformano in un’orgia di corpi arrotolati e ansimanti.
“Non riesco,” dico, “sto per venire.”.
“Vaffanculo,” urla lei, “mi rovini sempre tutto.” e poi alle ragazze, “Mettetevi come vi ho detto.”.
E allora le due si sdraiano e, da brave bambine, allargano le gambe e, a forbice, lasciano aderire le fiche infradiciate. Ora sono una specie di sol corpo, con due teste all’estremità e due fiche appiccicate. Era così che se le immaginava?
“Vieni,” mi tira per il cazzo e mi porta vicino a questa specie di Giano malamente rivisitato.
Lo vedo da sopra questo corpo sgraziato, che non si capisce dove ha inizio e dove ha fine, e Lara che ora mi spompina con più veemenza e, dopo un paio di colpi ben assestati, ecco la sborra che esce e lei che la dirige come il mitico Grisù, il traghetto pompiere che vedevo da bambino alla Tv, e tiene così bene il cazzo-pompa, in modo che lo sperma tracci come dei segni sui corpi, che sembra Jackson Pollock alle prese col suo dripping.
Poi si stacca, ma non mi caccia, vuole che la guardi, “Masturbati,” ordina. E intanto lei inizia il gioco che aveva pregustato. Si sfila le mutande, allarga le gambe e si accovaccia sulla bocca della grassottela, a recuperare con la sua fica idrovora quel po’ di sperma che aveva fatto gocciolare proprio lì. Si fa leccare tutta attorno e dentro e così, da lì, poi avanza, lentamente, come una lumaca che, mentre lascia la sua scia, raccatta sperma e gode e emette grida di piacere estremo.
E, insomma, che vi devo dire? Ancora una volta devo darle ragione, perché è così eccitante che a me è tornato duro. Lei lo vede, figurati, non sperava altro.
“Dai sborrarmi addosso, addosso a me… adesso,” invoca, ed ecco che arriva la seconda ondata, pronta e servita calda calda. Lo sperma la prende in faccia, sul seno, sulla pancia e Lara si cosparge con le mani di quel nettare, mentre piano muove il culo e striscia la sua ventosa.
Ora potreste immaginare che dopo un mese di cotali torture e due sborrate, anche il peggior negriero lascerebbe in pace il suo schiavo. Infatti, io, rimborso il Dr Givago e faccio per girare i tacchi. Ma no, non si può.
“Dove vai?” chiede, stupita.
“Beh,” rispondo, come quello colto… in fallo: “pensavo di lasciarvi sole.”.
“No, dai, voglio ancora sborra.”.
“Ma dove vuoi che la prenda? Ho già fatto un lago.”.
“Fatti leccare il culo. L’ultima, dai, lo giuro.”.
Come si fa dire di no? Torno, indietro e mi accovaccio con le chiappe sulla faccia della tizia magrolina.
Ovviamente non c’è alcun bisogno di chiedere se lei lo voglia, anche se pare non disdegnare. Tanto che subito mi allarga tutto con le mani e butta dentro la lingua come se non avesse atteso altro nella vita. Lara ci guarda e si masturba. Ora il suo viaggio è arrivato a metà di quel corpo a due teste e la sua fica e quella delle tizie compongono un incrocio di pudende alluvionate, un vero e proprio Triangolo delle Bermuda che attirerebbe e farebbe scomparire ben più di un aeroplano di linea. E non so se è la dieta, l’astinenza o che cazzo d’altro, ma il Dr si rizza nuovamente e Lara ride come una bimba la vigilia di Natale. Lo afferra, prima con le mani e lo smanetta un po’, poi si allunga e se lo caccia in bocca. Alé… riparte la giostra.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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