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Sedotto da mia suocera (parte seconda)


di Membro VIP di Annunci69.it marcosala
20.03.2016    |    20.381    |    4 9.1
"Mara aveva ancora qualche lezione da prendere..."
La mattina dopo un rumore proveniente dalla cucina mi risvegliò. Ci misi un po’ di tempo per emergere dal limbo in cui mi trovavo e ricordarmi quello che era successo a sera precedente. Mi alzai e mi diressi assonnato in cucina. Mia suocera aveva terminato di preparare la colazione, quando mi vide arrivare alzò gli occhi ed io potei di nuovo vedere quello sguardo freddo ed ironico carico di sdegno. Ebbi un impeto di rabbia che riuscii a controllare con difficoltà, ora mi dava fastidio quel piccolo disprezzo nei mie confronti, mentre nella notte mi aveva cercato e mi si era donata completamente. La salutai e mi avvicinai per baciarla, mano mi offrì le sue labbra, la bacia sulla guancia. Seduti l’uno di fronte all’altra facemmo colazione senza dire una parola. Lei aveva lo stesso e solito atteggiamento, niente faceva pensare quello che era successo nella sua camera poche ore prima. Mi stava cucinando a fuoco lento. A poco a poco cominciavo a connettere e pensare, allora mi misi in guarda come un pugile che aspetta il suo avversario. Quando ebbi finito di bere il caffè lei prese a parola. “Ti è piaciuto il nostro incontro di ieri?” “Si.” Risposi articolando con fatica a risposta. “Anche a me. Mi piacerebbe rifarlo se ti va. Ovviamente non voglio violentarti tutte le sere.” “Si mi piacerebbe ma..” “Si lo so, Mara uscirà dalla clinica tra qualche giorno, ed è per questo che vorrei approfittarne finche siamo soli, dopo vedremo, ma credimi, questo deve e dovrà rimanere tra noi due.” Dal momento che avevo detto si, la frittata era fatta, non potevo che essere accondiscendente. “Bene, ora vai da Mara in clinica, io ho delle commissioni da fare, ci vediamo stasera.” Allora mi alzai per andare in bagno per farmi la doccia quando lei mi chiese: “Francesco, come vuoi che mi vesta oggi?” Non capii, lei vedendo la mia sorpresa continuò. “Si cosa preferisci che indossi sotto, slip, tanga, reggiseno, reggicalze, dimmi tu” Allora mi venne da dirgli: “Niente, non metterti niente, non ti servono, solo una guepiere.” Un po’ stupito dalla mia audacia, lasciai la cucina per andare in bagno, penso però che mia suocera lo fosse più di me. Restai tutto il giorno con Mara, il tempo non passava mai. Guardavo mia moglie e nel suo viso rivedevo i tratti di sua madre, la donna che avevo scopato a sera prima. Fisicamente Mara era completamente diversa dalla madre, aveva delle forme che la maternità le aveva accentuato, le sue tette debordavano dal reggiseno, se sua madre poteva fare a meno di questo capo intimo, per Mara era impensabile, la maternità le aveva aumentato il seno già generoso di suo. Ora i suoi seni erano pieni di latte, lo si capiva anche dagli aloni asciati dai suoi capezzoli. Nei nostri momenti di intimità avevo voluto provare a succhiarglieli per un mio recondito piacere, ma Mara non ha voluto, primo per la paura che entrasse qualcuno, poi perche la cosa la eccitava molto. Tuttavia capendo la mia situazione accettò di farmi un pompino veloce nel bagno annesso alla camera. Mentre mi succhiava i cazzo non potei fare a meno di fare un parallelo con la mamma. Mara aveva ancora qualche lezione da prendere. Di volta in volta i suoi denti mi toccano il cazzo, sua madre mi aveva pompato con più destrezza. Nonostante tutto sborrai ancora abbondantemente, soffocando mia moglie in un diluvio di sperma. Lei lo inghiottì con un po’ di difficoltà, un rivolo di sperma le scese dal lato della bocca, lei lo asciugò con la sua salvietta della toelette. “Non male il gusto, ottimo come merenda.” Mi disse mia moglie sorridendo, infatti eravamo a metà pomeriggio. Quando tornai a casa, il tempo cominciava imbrunire. Mia suocera mi aprì la porta, mi fece entrare e subito iniziò le sue avances molto focose. Io l’abbracciai e posi le mani su quello che aveva di più carnoso, il suo culo. Mi accorsi con mia grande sorpresa che non portava le mutandine, mi aveva ubbidito! Incoraggiato da questo primo successo le palpai le tette e mi accorsi che anche li non portava il reggiseno. “Ho fatto fatica oggi a non indossarli, mi sembrava di essere nuda e che tutti mi stessero guardando.” Mi disse mia suocera. Io sorrisi guardando il suo seno appena accennato. “E’ solo una questione di abitudine, nessuno se ne sarà accorto.” “Si, ma io lo sapevo.” Mi rispose lei seccamente. “Questione di abitudine, vedrai che tra un po’ anche tu non ci farai più caso.” “Bene, ma ora chi mi costringerà ad stare senza mutandine e reggiseno?” “Io! Ora voglio sapere cosa provi girando per la città senza intimo.” Lei mi guardò con un’aria come se fossi atterrato da Marte, e cercando di riprendere questa aria di superiorità che solitamente era la sua mi disse. “Ma io sono una donna, e per giunta molto conosciuta in questa città, cosa dirà a gente?” “Niente, non lo sapranno e non diranno niente, soltanto io e te saremo al corrente di questo piccolo dettaglio.” Nel parlare di queste cose, io l’avevo spinta nella sala da pranzo, mentre era appoggiata al tavolo le alzai la gonna, mi slacciai i jeans e liberai dagli slip il mio cazzo già duro. Senza dire una parola, aprì le cosce e guido i mio uccello verso l’apertura della sua fica. Con un colpo di reni ben assestato mi ritrovai dentro a lei senza nessun sforzo e nessuna resistenza. La stavo scopando sul tavolo, quel tavolo che era stato testimone di noiosi pranzi di famiglia, e mentre la pompavo non potevo evitare di vedermi attorno al tavolo con le mie cognate, i loro mariti e i loro figli, mia moglie e mia suocera che presiedeva il pranzo della domenica dove tutta la famiglia era riunita. La distesi sul tavolo, io ero in piedi, le gambe sue alzate ed appoggiate sulle mie spalle, la tirai il culo verso di me per poterla penetrare più a fondo. Come la sera prima, quando la scopavo profondamente toccandogli il fondo della fica con i mio cazzo, sentivo delle piccole urla di dolore ma nel complesso sentiva che apprezzava il mio lavoro. Eccitato dalla situazione e dalla sua disponibilità sborrai subito, riempiendo il suo ventre del mio seme bollente. Versata l’ultima goccia lo tolsi subito, volevo darle il tempo di preparare la nostra cena. Mentre cucinava mi diceva che sentiva il mio sperma colare tra le cosce, ma io le proibii di pulirsi. Di tanto in tanto durante la cena, quando mi si avvicinava, facevo scivolare le mie dita tra le sue cosce per rendermi conto di quanto fosse bagnata. La sentivo un po’ imbarazzata, ma nonostante le sue accennate proteste, continuai. Mi resi conto che la sua aria severa ed altezzosa non era che di facciata, e di come lei fosse fondamentalmente docile. Mi ripromisi di approfittarne il più possibile, ora che conoscevo i suoi punti deboli. Passammo la prima parte della serata a scopare sul suo letto di raso rosso, la prima volta la scopai nella classica posizione del missionario, poi mi montò sopra cavalcandomi, mi piaceva vedere le espressioni del suo viso quando progressivamente arrivava all’orgasmo con i mio cazzo dentro al suo ventre. Ogni volta riempivo la sua fica del mio sperma sentendo i suoi gridolini di piacere che accompagnavano le mie contrazioni durante l’orgasmo. Era ormai passata la mezzanotte quando me ne tornai nella mia camera, un russare sommesso era il segnale che mia suocera stava dormendo, ma prima restai per diverso tempo a guardarla nei suoi dettagli più intimi. Il suo seno piatto nonostante tutto mi piaceva, solitamente non amo le donne piatte, ma quei due capezzoli che sorgevano dal nulla in mezzo alle areole attiravano il mio sguardo. La sua fica era come due mezze albicocche ben formate e ben gonfie. I peli erano ben curati, e le sue labbra correvano dal pube fino all’entrata del buchino de culetto. Questo era rosa, piccolo con delle rughe che si irradiavano fino all’esterno come un bersaglio in miniatura che mi promisi di scopare ben presto. Questo pensiero mi fece eccitare di nuovo, il cazzo mi ritornò duro, tanto che mi misi a segarmi sopra di lei mentre dormiva. Non ci volle molto per godere un’altra volta, le seghe erano la mia specialità. Le sborrai sul culo, il mio liquido scorreva tra le sue chiappe fino al suo ano, come se volesse portargli questa nuova notizia. Mi sveglia dopo le dieci del giorno seguente, queste scopate a ripetizione mi avevano un po’ spossato. Ancora con gli occhi impastati del mattino, uscii dalla mia camera e mi trovai faccia a faccia con mia suocera mentre usciva dal bagno. Mormorai un “ciao” incerto ancora abbagliato dalla luce del giorno. Lei invece era tutta agghindata, profumata, truccata pronta per uscire a fare le sue commissioni. Io ero ancora addormentato, tutto spettinato, pigiama sgualcito e cazzo in tiro, come spesso succede alla mattina, difficile da nascondere. Mia suocera se ne rese conto subito, mi abbassò il pigiama, prese i mio cazzo tra le mani, me lo scappellò, si mise in ginocchio e senza dire altro cominciò a spompinarmelo. La lascia fare, ero troppo addormentato per reagire, allora abbandonai il mio cazzo a questa bocca accogliente che certo non si faceva pregare per succhiarlo. L’erezione del mattino è molto intensa ma anche molto breve, io comunque non impiegai molto a sborrare nella bocca tutta truccata di mia suocera. Ricevette il mio sperma con molta maestria, non potei che ammirare il virtuosismo di ingoiarlo fino alla fine senza farne uscire una goccia dalle sue labbra. Alcuni colpi di glottide ed il mio seme era sparito nel suo stomaco. Si alzò e nulla poteva lasciar trasparire quello che era appena accaduto, il suo trucco era ancora impeccabile. Questa situazione mi risvegliò, e le chiesi se aveva indossato le mutandine. “Naturalmente no, visto che questo è il tuo desiderio, e nemmeno il reggiseno.” Per conferma passai una mano sul suo petto rigorosamente piatto, sotto la camicia di seta sentivo i suoi capezzoli, uniche sporgenze del suo petto. Glieli titillai con la punta delle dita, mia suocera iniziò a gemere. “No Francesco, non ora, ho delle commissioni da fare, devo andare.” Io non l’ascoltai, continua ad accarezzarla ancora nonostante le sue proteste, facendo uscire dalla sua gola gemiti di piacere e di protesta allo stesso tempo. Quando ho valutato fosse abbastanza eccitata, la lascia libera di andare, rossa per l’eccitazione scappò via letteralmente, probabilmente la sua fica era tutta bagnata. La giornata passò normalmente, io ero ansioso che Mara uscisse dalla clinica e che noi riprendessimo la nostra vita normale. Le serate con mia suocera erano sicuramente molto divertenti, ma il suo corpo non mi ispirava molto soprattutto il suo petto piatto. Io che amavo le donne formose, ero frustrato dal petto di adolescente di mia suocera. Preferivo alla lunga il seno ben gonfio della figlia. Di giorno non vedevo l’ora di andare in clinica a trovarla, lì non potevo fare a meno di infilare le mani sotto la sua camicia da notte per sentire il suo seno caldo e morbido. Come il giorno prima facemmo le nostre cose in bagno al sicuro da visitatori indesiderati. Almeno così credevamo, subito dopo aver goduto nella bocca di mia moglie, la porta della camera si aprì e apparve mia suocera. Noi uscimmo dal bagno un po’ in imbarazzo sotto il suo sguardo stupefatto. Lei non disse niente, ma, donna di mondo, capì tutto. Alla sera, a casa, appena chiusa la porta, quando incrociai il suo sguardo, con un sorriso ironico che increspava appena i lati delle sue labbra mi disse. “Allora Francesco, hai avuto quello che volevi? Mara ti ha svuotato i coglioni.?” Atterrito da questo linguaggio crudo rimasi pietrificato, a bocca aperta senza neanche riuscire a dire una parola. “Non fare quella faccia Francesco, anche io conosco il significato delle parole, e non è perché io sono tua suocera non sono capace di dirti cazzo o coglioni.” Riuscii a far uscire solamente poche parole di protesta. “Io con mia moglie faccio quello che voglio.” Le risposi timidamente. “E con tua suocera cosa stai facendo?” Mi rispose abbracciandomi il collo. “Mi sono bagnata tutto il giorno per te con i mio culo per aria, sentivo il vento passare tra le mie chiappe ed ogni volta pensavo a cosa mi avresti potuto fare. Mi vergognavo ad uscire senza reggiseno, lo so, non ha molto senso, ma sono una donna ed il reggiseno è un capo importante per noi donne, e senza indossarlo mi sento nuda, non l’ho indossato semplicemente perché tu mi hai detto di non metterlo. Francesco non ho smesso di pensarti per tutto il giorno per poi trovarti in clinica mentre ti fai fare un pompino da quella zoccola di mia figlia.” Io la guardavo incredulo, queste parole erano per me un sogno, qualcosa di irreale. Come poteva mia suocera usare un linguaggio del genere, anche nei confronti della figlia? “Guarda metti la mano tra le mie cosce, controlla come sono umida, dammi la mano e ti faccio sentire come mi sono bagnata per te. Per il tuo cazzo!” Allora lei prese il polso e guido la mia mano tra le sue cosce, sotto la gonna. Sentii i suoi peli pubici, quindi strofinò le mie dita tra le labbra della sua fica per mostrarmi quanto era bagnata. Quando sentii la sensazione di caldo e umido della sua fica, cominciai a frugare e palpare furiosamente tra le sue cosce, che lei mi offriva aprendo le gambe. “Allora, ti va bene? Senti come è calda e bagnata? Si dai, metti la mano nella mia fica, bastardo, dai, mettila, prendi quello che vuoi, masturbala, mettici le dita, mettici i cazzo, mettici tutto ciò che vuoi, usala, porco, si, dai fallo.” Io guardavo affascinato i suo volto sconvolto da questo delirio, la sua testa che stava scuotendo da una parte all’altra era reclinata all’indietro e la sua schiena inarcata in modo da offrire il suo sesso alle mie ruvide carezze. Allora la portai in cucina, le ordinai di piegarsi in avanti appoggiandosi al tavolo, le alzai la gonna fino ai fianchi, e mi slaccia subito i pantaloni. I mio cazzo era giù duro, e senza attendere lo guidai verso la linea scura che segnavano le labbra della sua fica, con le dita aprii la sua fessura e senza difficoltà la mia cappella fu inghiottita dalla sua fica calda e gocciolante. Con colpo di reni infilai tutto il cazzo nel profondo del suo ventre, ed ho cominciato a scoparla come un cane scopa la sua cagna, solo per il dovere di scoparla, volevo mostrarle chi era il maschio e che ognuno deva stare al suo posto. Non volevo godere, ero freddo, pensavo solo al lavoro che stavo facendo, scopare questa fica offertami in modo spudorato. Spingevo il cazzo più in fondo che potevo, lei gridò, spinsi più forte, sapevo di fargli male ma godevo nel farla soffrire. Lei continuava a gridare di dolore, il mio cazzo toccava il fondo della sua fica, più gridava e più mi eccitavo, il mio cazzo sempre più duro la martellava, mia suocera urlava, mi pregava di smettere mentre io la tenevo stretta per i fianchi. Si dibatteva, voleva liberarsi, io mi sdraia su di lei in modo che non potesse muoversi, la stavo scopando a fondo e procuravo più dolore che piacere. Volevo farle male, volevo che si ricordasse questa sera per tutta la sua vita, il dolore che le stavo procurando. Le sue grida ed i suoi gemiti si trasformarono in pianto, i singhiozzi si mischiarono alle suppliche, la sentivo vicina alla rottura ma volevo proseguire, andare più in là possibile, volevo che si ricordasse del mio cazzo e del male che ha procurato alla sua fica. “Fermati! Ti supplico, non ce la faccio più! Per favore, fermati!” Ad ogni sua supplica, il mio cazzo la scopava il suo ventre sempre più a fondo , aumentando il suo dolore. Quando ormai fu solo pianti e singhiozzi, distesa ansimante sul tavolo della cucina, senza forze e senza reagire, misi fine temporaneamente al suo supplizio. Estrassi il cazzo sempre più duro dalla sua fica comunque gocciolante, e lo indirizzai verso il fiore rosa dello sfintere, glielo appoggiai e con colpo di reni violai il buco de culo di mia suocera. Curiosamente fece poca resistenza ed il un attimo il mio cazzo fu inghiottito da quel canale buio e stretto. Mentre la inculavo ero eccitato dal vedere il mio pisello entrare ed uscire da quelle chiappe ancora sode e rotonde. Gemette ancora per il mio nuovo attacco alla sua intimità, il mio cazzone stava violando senza nessun problema quel buco riservato a pochi. Nella mia mente vedevo immagini di sopraffazione che solitamente non erano nelle mie corde, il protettore che si scopa una delle sue puttane. Io ero il protettore e mia suocera la mia puttana, era quasi un mio dovere scoparla per farle capire che io ero il padrone. Lei mi aveva troppo umiliato con le sue arie di superiorità, suoi sorrisini ironici e la sua sicumera, ora stavo prendendo la mia rivincita. Per farle conoscere cos’è l’umiliazione, io spingevo il mio cazzo più a fondo possibile nella sua carne, il suo ventre gorgogliava ad ogni mia spinta. Dal suo culo aperto, mentre la impalavo selvaggiamente, le usci anche una rumorosa scoreggia che la fece vergognare ulteriormente. Come uno spazzacamino stavo pulendo il suo condotto, estraevo completamente il mio cazzo dal suo culo per poi spingerlo dentro ancora sempre più a fondo, facendole uscire dal buco del culo quei gas che la facevano vergognare. Mi stavo divertendo, quando estraevo il mio cazzo uscivano i gas che provocavano dei peti rumorosissimi. Quando il culo era in silenzio, ripiombavo con il cazzo nelle sue viscere maltrattate scavando sempre più il ventre di mia suocera. La povera donna ormai non era più in grado di controllare il suo corpo, non aveva più il controllo del suo orifizio, ormai impotente lasciava che le uscissero gas e fluidi vari. Il gioco durò circa mezzora, lei gemeva sotto di me. Ormai sconfitta nel suo orgoglio, si lasciò andare tanto che dovetti sorreggerla. Finalmente mi venne voglia di scaricare tutta la mia voglia e rabbia, allora mi chinai su di lei, ancora abbandonata sul tavolo, ed in un orecchio le sussurrai: “Dove vuoi che ti riversi il mio sperma? Nel culo o nella fica? O forse in bocca?” Lei scosse la testa a destra e sinistra prima di rispondere con un sussurro. “Non ce la faccio più, sborra dove vuoi ma fai in fretta, oggi mi hai uccisa.” Queste parole erano il segno della sua resa e del mio trionfo, continuai a scoparla per qualche minuto, il tempo di riflettere poi levai il mio cazzo dal suo culo e le ordinai: “Adesso girati!” Lentamente lei si alzò e si mise a sedere di fronte a me, rimasi impressionato dal suo viso devastato e pallido come un cencio. “Sdraiati sulla schiena!” Io stesso dovetti aiutarla a sdraiarsi mentre le sue gambe erano a penzoloni nel vuoto, inerti. Presi e sue gambe e me le misi sulle spalle quindi le infilai nuovamente il cazzo nella fica. Lei emise un grido di dolore quando senti il mio cazzo arrivare all’utero, il dolore che aveva dimenticato la stava ancora tormentando. La sua vagina si contraeva attorno a mio cazzo quando toccavo il fondo. Io provavo piacere nel vederla contorcersi da dolore sotto di me, incapace di scappare stretta tra le mie braccia. Un suo lungo urlo acuto accompagnò il mio orgasmo ormai trattenuto per troppo tempo. Sentivo la sua vagina pulsare attorno al mio sesso mentre scaricavo tutto il mio sperma nel suo ventre. Lentamente allentai la presa, mia suocera non si muoveva, respirava appena. Estrassi il mio cazzo che era ancora duro senza una reazione da parte sua. Lei giaceva sul tavolo a braccia aperte e le gambe a penzoloni giù dallo stesso. Lo sperma, che colava dalle labbra della sua fica, cominciava a fare una pozza sul tavolo. La guardavo, anche io ero esausto a causa dello stress e della tensione nervosa, mai avrei pensato di arrivare a questo punto con una donna. Mi sentivo uno straccio, la presi tra le mie braccia e la portai a letto, non so nemmeno io dove trovai e forze. Mia suocera piangeva e gemeva dal dolore e dalla fatica, crollò nel suo letto senza chiedere altro. La guardai di uovo e chiusi la porta. Il mattino seguente mia moglie mi chiamò e mi disse che la dimissione era imminente, fui molto contento, non ci fu nessuna sessione di “pompino nella toelette” quel giorno in clinica, ero troppo stanco. Mia suocera si svegliò verso mezzogiorno lamentando dolori al ventre e all’ano. Se il dolore all’ano passò in breve tempo, il dolore al ventre persisteva tanto che decise di farsi vedere dal suo ginecologo. Camminava a cosce strette tenendosi il ventre. L’accompagnai io dal medico, era il minimo che potevo fare, e mentre il medico la visitava, nel silenzio della sala d’attesa origliando, sentii il medico che la rimproverava. Le diceva che non era ragionevole alla sua età avere dei rapporti così violenti, il suo utero era infiammato, rosso e indolenzito e che necessitava di astinenza sessuale completa per alcune settimane. Sentii anche la perplessità del medico nel vedere una donna della sua età con sintomi de genere. Le chiese se fosse stata vittima di una violenza, lei rispose negativamente, le sue perplessità aumentavano. “Ma mia cara signora, in ogni caso voi non avete potuto fare tutto questo da sola!” Mia suocera borbottò qualcosa che non riuscii a capire e la conversazione finì li. Uscendo il medico le consigliò di essere prudente, lei sorrise angelicamente. Dopo quella sera mia suocera cambiò il suo atteggiamento nei miei confronti, la sua arroganza si è trasformata in sottomissione e, quando viene a farci visita, quasi abbassa gli occhi quando la guardo. Siccome è una persona intelligente, sa anche che non deve interferire nella nostra vita se, ogni tanto, vuole ancora una razione di “cazzo”, questa volta in versione soft, per non allarmare il ginecologo.
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