Lui & Lei
Dedicato a Lucy dagli occhi azzurri

17.03.2023 |
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"Che si può fare?
E’ Lucy a prendere ancora l’iniziativa, si alza per tornare nel corridoio, poco dopo pure lui si alza e non sa proprio dove andare col suo pantalone gonfio..."
Il treno per Parigi partiva alle 10,37 dalla stazione centrale a Milano. Ti fa arrivare incentro città alle 16,24 del pomeriggio. Lucy arrivò in stazione più o meno alle 9 per prendere il treno.
Era vestita primaverile e aveva un piccolo trolley rosa e le labbra rosso fuoco.
Aveva pensieri quella mattina, quei piacevoli pensieri che vengono in primavera e che s’infilano nelle mutandine di pizzo, e lei quella mattina aveva le mutandine di pizzo.
Il suo posto era il 69 della carrozza 3 e il treno partì per la Francia.
Nello scompartimento c’era anche una vecchia che sembrava una contessa decaduta con un sacco d’oro intorno al collo alle dita e ai polsi, una signora con due bambini, e uno ragazzotto in tuta con un borsone che poteva essere pieno di spade, racchette da tennis o anche di mitra.
Poco dopo la partenza nello scompartimento arrivò un uomo molto accaldato, molto sudato, di quelli che hanno preso il treno per un pelo, correndo.
Il ritardatario era quello del posto 67 quello davanti a Lucy. L’uomo sistemò la sua valigetta e dopo aver sorriso alla mamma e ai due bambini aprì il giornale e s’immerse nella lettura della pagina economica.
Lucy inforcati i suoi occhiali si mise a leggere un libro, ma i pensieri nelle mutandine facevano baldoria e la distraevano facendole solletico tra le labbra.
Lucy accantonato il libro e puntò dritti gli occhi al suo dirimpettaio che impiegò un pò ad accorgersi dello sguardo malizioso di Lucy ma quando lo vide lasciò scappare un sorriso di quelli che dicono “Buon giorno mi scusi prima entrando non l’ho notata” lei sorride come per scusarlo e accavallò le gambe nel suo vestitino al ginocchio.
Che belle gambe pensò lui, che bei pensieri mi agitano il clitoride pensò lei, e rimettendo le gambe al loro posto le allargò un pochino, come per sbaglio in modo che lui poté vedere il colore delle sue mutandine. Ecco. Vedi caro.
Lui pensò che era bello quel colore bluette sulla pelle chiara e deglutì.
Allora Lucy si alzò e se ne andò camminando sui tacchi a a spillo alla toilette, mentre il lettore del giornale si tolse il maglioncino di cotone che faceva sempre più caldo.
Lucy tornò dalla toilette e sedendosi fece cadere tra le gambe del malcapitato le sue mutandine bluette, lui deglutì di nuovo se le ficcò di nascosto in tasca, allora Lucy gli allargò le gambe guardandolo negli occhi e lui se li stropicciò incredulo poi lentamente scese con lo sguardo sulla fica sudata di Lucy, sudata gocciolante come la sua fronte dopo esser corso a prendere il treno.
Il pensiero di lui è stato “Come sarebbe bello leccargliela fino a farla svenire.” Il pensiero di lei è stato ”come sarebbe bello se nello scompartimento non ci fosse nessun altro tranne noi due e potessi mettergli la fica in bocca.”
Il treno continuò a viaggiare ma Lucy non stava più nella pelle e la sua fica stava bagnando la poltroncina di velluto verde, la fica sudava e anche lui sulla sua poltroncina sudava. Che si può fare?
E’ Lucy a prendere ancora l’iniziativa, si alza per tornare nel corridoio, poco dopo pure lui si alza e non sa proprio dove andare col suo pantalone gonfio.
“Dov’è finita quella donna devo restituirgli le mutandine” pensa, e la insegue.
Lei è in cima al vagone che lo aspetta.
Lui le mostra le mutandine e lei gli dice si con la testa.
La toilette è libera perché Lucy l’ha tenuta libera. Entrano in due uno dopo l’altra così che il pantalone rigonfio spinge sul culo di Lucy, c’è poco spazio , lo spazio sufficiente a mettere in bocca a Lucy le mutandine e infilargli il cazzo nella fica da dietro, una “pecora” da Toilette di vagone, e montarla mentre lei con la bocca piena mugola di piacere. Lucy sbattuta contro la parete, Lucy afferrata per le tette, Lucy presa per i capelli, Lucy che vorrebbe urlare ma non può, Lucy sfinita sul Water con l’uccello molle in bocca. Lucy che si asciuga la bocca e dice, “Ciao come ti chiami?”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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