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Lui & Lei

Elena - Roma


di Dreamfree
27.12.2023    |    53    |    0 6.0
"Le slacciai la cintura dei jeans stretti e glieli calai fino alle ginocchia, si sedette sul letto, le tolsi le piccole scarpe da ginnastica senza slacciarle..."
Elena – Roma
Era la seconda settimana di agosto quando il lunedì mattina partii da Asti per un Roma-Napoli. Non ero molto felice in quanto mi sarei trovato a ferragosto sulla costiera amalfitana. Mi era già capitato l’anno prima con lo stesso organizzatore ed avevo fatto veramente fatica a tornare a casa con il pullman integro.
Partimmo presto per essere a pranzo a Roma ed iniziare un tour della città già nel primo pomeriggio. Tutto si svolse regolarmente. Dopo le dovute soste arrivammo a Roma e pranzammo in un ristorante già prenotato dall’agenzia dietro a San Giovanni in Laterano, dove incontrammo anche la guida che ci avrebbe accompagnato durante la nostra permanenza. Dopo il pranzo risalimmo sul pullman ed iniziò un lento tour della città eterna fermandoci davanti ad ogni monumento o chiesa rilevante mentre la guida, con il microfono in mano faceva da cicerone. I percorsi erano sempre gli stessi ed i racconti anche ed ero quasi stufo di sentirli. Ero lì anche la settimana prima con un altro gruppo di Savona
Così da San Giovanni in Laterano percorremmo Via Merulana fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore, poi fino a Via Nazionale e giù passando sopra ai mercati di Traiano per scendere fino a Piazza Venezia davanti all’Altare della Patria. Svoltammo a sinistra in via dei Fori Imperiali fino al Colosseo, facemmo il giro intorno ad esso per sostare alcuni minuti davanti all’Arco di Traiano, poi il Circo Massimo e ancora sul Lungotevere Tebaldi costeggiando l’isola Tiberina fino al Ponte Vittorio Emanuele per entrare in Via della Conciliazione; l’ingresso alla Città del Vaticano. Qui la guida mi disse “Ci lasci qui e vieni a prenderci tra 2 ore”. “Ok” risposi.
Sono fermo che sto facendo scendere i passeggeri quando sento chiamare il mio nome da una voce femminile famigliare. Mi giro verso il finestrino aperto del lato guida e vedo Elena che attraversando la strada mi corre incontro. Il mio cuore ebbe un sussulto e si spalancò per la felicità. Mai più pensavo di incontrare Elena qui a Roma. Fu una splendida sorpresa. “Ciao” disse con gli occhi luccicanti di felicità. “Cosa ci fai qua?” chiesi. “Cercavo qualcuno simpatico e l’ho trovato” disse ridendo. “Dove sei?” chiesi ancora. “Dalle suore sull’Appia” rispose, un posto che conoscevamo entrambi. “Io in Viale Oceano Atlantico, all’EUR, hotel tal dei tali” dissi. “Abbastanza vicini. Stasera vai in giro?” chiese ancora. “No, e tu?”. “Nemmeno io.” disse e subito aggiunse “Ci vediamo?” fece una breve pausa “Vengo io da te perche da me non si può, alle 22 le suore chiudono il cancello. Chissà di cosa hanno paura!?”. “Vieni a trovarmi che ti spiego di cosa hanno paura”. Ribattei ridendo. “Per le 22. Ora devo scappare” disse lei. Le mandai un bacio con la mano e lei ricambiò.
Nel frattempo i passeggeri erano scesi tutti ed il vigile già gridava dal marciapiede “Aoh… namo... ce stà artra gente”. “Scusa” risposi. Chiusi la porta, guardai l’ora per regolarmi per il ritorno e partii. Mi aspettavano due ore di niente. Decisi di andare al parcheggio delle Fornaci dietro al Vaticano, almeno sarei stato tranquillo. Per quasi due ore fantasticai su cosa avremmo potuto fare la sera con Elena e mi vennero in testa le cose più assurde tanto che avevo un’erezione solo a pensarci. Dopo un po' guardai l’ora, il tempo era volato e vidi che avrei già potuto avvicinarmi al punto d’incontro. Misi in moto e mi avviai. Giunto in Via della Conciliazione trovai il gruppo che si stava radunando, erano appena arrivati, mi fermai, salirono. La guida mi fece i complimenti per la puntualità e ci salutò dandomi appuntamento per il giorno successivo alle 9,00 all’ingresso dei Fori Imperiali. Era già ora di andare all’hotel, anche perché eravamo in giro dall’alba e abbastanza stanchi. Seguimmo il Tevere, poi San Paolo fuori le mura, viale Marconi, la Cristoforo Colombo fino all’EUR e Viale dell’Oceano Atlantico fino all’hotel.
Ci consegnarono le chiavi delle stanze ed ognuno andò a rilassarsi con una doccia prima di cena vista la calura di agosto.
La mia testa stava in un solo posto... Elena alle 22.00.
Chiesi al banconiere della reception se fosse stato possibile ricevere una persona intorno alle 22.00.
“Si, non c’è problema, ci sono i salottini” indicando sulla destra. Ringraziai.
Dopo cena mi fermai direttamente nei salottini in vellutino blù dove si trovava anche uno scaffale con molti libri fotografici di Roma, ne presi uno ed iniziai a sfogliarlo. Ogni volta che la porta a vetri d’ingresso dell’hotel si apriva, scorrendo sui due lati, alzavo di scatto la testa per vedere chi stava entrando o uscendo. Un paio di volte rimasi deluso, ma pochi minuti alle 22.00 quando la porta si aprì la vidi. Feci finta di niente. Andò diretta alla reception e chiese dell’autista del gruppo dell’agenzia viaggi di Asti. Il banconiere indicò nella mia direzione, lei si voltò e mi vide, ringraziò e si avviò verso di me. I capelli castani, lisci, lunghi ma non troppo raccolti in una coda alta che camminando a passo spedito ondeggiava a destra e sinistra, sfoggiava un bellissimo sorriso di felicità, gli immancabili jeans stretti e la maglietta con le maniche grandi sotto la quale tremolava ad ogni passo il piccolo seno nudo mentre i capezzoli disegnavano due bottoni in rilievo su di essa, la borsa su una spalla e le scarpette da ginnastica, la facevano sembrare una ragazzina. Io mi alzai per riceverla, si diresse verso di me a passo sostenuto ma quando fu a pochi metri non resistette più e mi corse incontro abbracciandomi e baciandomi sulla bocca. Io la afferrai, quasi la sollevai per la contentezza e si aprirono le bocche in un bacio appassionato sotto l’occhio attento del banconiere.
Ci sedemmo sul divanetto. Poche parole ed andai alla reception chiedendo se fosse stato possibile avere una bottiglia di spumante. Alzò il telefono, parlò con qualcuno e disse “Qualche minuto”. Ringraziai e tornai al divanetto. Qualche minuto ed arrivò il cestello con il ghiaccio, la bottiglia avvolta nel panno salvagocce e due flut. Il barista aprì lo spumante e ci versò due calici. Bevemmo. Conversammo per un po' e la cosa più importante che venne fuori fu che si era lasciata con il fidanzato perché le toglieva il fiato, disse. Lei parlava ed io mi perdevo nei suoi grandi occhi marroni. Non usava trucco, era una ragazza acqua e sapone, ma i suoi lineamenti fini, delicati e femminili non richiedevano altro. Era bellissima così. In poco tempo finimmo la bottiglia quando dissi “Ho tanta voglia di scoparti”. “Mi stavo chiedendo quanto ci avresti messo” rispose. Ci alzammo, ci dirigemmo verso la reception. Lei si fermò agli ascensori mentre io andai dal banconiere chiedendo se fosse possibile avere un’altra bottiglia in camera. “Gliela mando subito, gliela segno sulla camera insieme a questa” mi fece notare. “Va bene” risposi. Salimmo sull’ascensore che nel frattempo era arrivato al piano terra chiamato da lei, entrammo e premetti il pulsante del sesto piano. Non fecero in tempo a chiudersi le porte che già l’avevo sollevata stringendole il culo mentre le lingue si accarezzavano una nella bocca dell’altra. Il mio cazzo si gonfiò in un attimo.
Arrivati al piano, feci quei venti metri fino alla porta della mia stanza di corsa e lei mi inseguì ridendo, ci baciammo ancora appassionatamente davanti ad essa, aprii ed entrammo richiudendo a chiave dietro di noi; mi abbracciò e limonando arrivammo fino al letto sul quale ci lasciammo cadere. Pochi istanti e bussarono alla porta, “Servizio in camera”. Mi alzai ed andai ad aprire mentre lei si ricompose sedendosi. Aprii ed era il barista con il cestello la bottiglia ed i flut su un vassoio, entrò, la posò sul tavolino, gli diedi 5.000 lire di mancia, ringraziò accennando un inchino e se ne andò.
Stappai la bottiglia e riempii i due flut. Bevemmo. La strinsi a me facendole sentire il mio gonfiore. Lei si stacco e tenendo lo sguardo fisso nei miei occhi mi aprì di scatto la camicia con i bottoni automatici, poi iniziò a slacciarmi la cintura ed abbassò la lampo fino a lasciar cadere i leggeri pantaloni estivi ai miei piedi. Mi appoggiò una mano sul bozzo accarezzandolo attraverso le mutande. Con un piede mi tolsi una scarpa e poi l’altra, sempre con i piedi mi sfilai i pantaloni. La distanziai leggermente e le tolsi la maglietta lasciando nudo il piccolo seno sodo con i piccoli capezzoli marroni turgidi. Lei continuava a fissarmi negli occhi con desiderio quasi come a chiedermi di non fermarmi. Le slacciai la cintura dei jeans stretti e glieli calai fino alle ginocchia, si sedette sul letto, le tolsi le piccole scarpe da ginnastica senza slacciarle e le sfilai i jeans. Afferrai i lati degli slip, le alzai il sedere e sfilai anche quelli mettendo in bellavista il piccolo triangolo di pelo cortissimo e ben curato.
Il mio cazzo era talmente duro che la cappella gonfia e pulsante sbucò fuori dall’elastico delle mutande. Con il suo sguardo sempre fisso sul mio come a rassicurarmi che non si sarebbe fermata mi calò le mutande fino alle caviglie mettendo in mostra completamente il cazzo duro come il marmo, tolsi anche quelle con i piedi, poi levai la camicia slacciata rimanendo anch’io completamente nudo.
Lei mi afferrò le cosce con le mani ed iniziò a baciarmi il cazzo libero nell’aria e a leccarlo dallo scroto fino alla cappella e viceversa per poi poggiarvi le labbra sopra, socchiuderle ed aspirandolo dentro di essa. Per poi ricominciare la sequenza. Dopo diverse pompate così la fermai perché stavo per venire. La coricai, mi inginocchiai in terra ai piedi del letto, le allargai le gambe, misi la faccia tra le sue magre cosce ed iniziai a baciarle il pelo raso del pube, lei mi poggiò le mani sulla testa, poi lentamente, passando per il clitoride insinuai la lingua tra le grandi labbra e ancora più giù, quando alzò il sedere per porgermi meglio la figa le afferrai le gambe e le alzai mettendo bene in evidenza il buco del culo dove insinuai la lingua penetrandolo con piccoli colpetti di punta. Lei si mise una mano sul clitoride e si masturbò fino a venire. Risalii per leccare tutto il suo piacere. Mi alzai da terra e mi inginocchiai sul letto tra le sue gambe alzate. Avvicinai il cazzo alla figa e tenendo il cazzo come un bastone iniziai a sbattergliela con la cappella senza penetrarla, strofinandolo tra le grandi labbra per aprirle e poi nuovamente a sbatterglielo sul clitoride. Continuai per un po' e quando ricominciò a masturbarsi la penetrai deciso. La scopai per diversi minuti fino a che venne ancora inarcando la schiena e stringendomi dentro ad una morsa pulsante. A quel punto fui pronto anch’io, lo tirai fuori, lei abbassò le gambe e sborrai talmente forte che le schizzai fino sul petto. Con una mano si spalmò la crema bianca sul seno soffermandosi sui turgidi capezzoli per poi portarsi le dita alle labbra ed inumidirle del mio seme. Risalii il ventre baciandola fino al petto dove raccolsi con la lingua un pò del mio sperma ed andai a baciarla.
Mi alzai con le gambe tremolanti e versai altri due flut, mentre lei si pulì con l’asciugamano dell’hotel e bevemmo. Limonammo nuovamente per la felicità di stare insieme e godere di quella bellissima serata. Il cazzo che si era leggermente ammosciato riprese vigore e lei se ne accorse. Versò altri due flut e bevemmo. Lei tenne un po' di spumante in bocca, si inginocchiò davanti a me e si fece scivolare il cazzo nella bocca con lo spumante freddo. Fu una sensazione fantastica sentire la lingua che roteava intorno alla cappella in un liquido fresco e frizzante. Inghiottì il vino, ne prese ancora in bocca e replicò l’operazione. Io chiusi gli occhi e alzai la testa verso l’alto per godermi appieno questa sensazione. “Fallo a me” chiese con un sorriso malizioso. Si coricò sul letto rimanendo appoggiata sui gomiti ed aprì le gambe. Io mi riempii la bocca di spumante fresco, andai sul suo petto e lo lasciai uscire dalla bocca lentamente facendolo scendere fino sulla pancia a riempire l’ombelico per poi colare dai suoi fianchi sul letto; poi bevvi ancora, aprii le grandi labbra e le lasciai colare dentro lo spumante, lei rise ed io le leccai il clitoride con la lingua fresca. Bevvi ancora ma questa volta presi in bocca anche un pezzetto di ghiaccio dal cestello, tornai sulla figa, la aprii e gli feci scivolare dentro il ghiaccio. Lei sussultò e strinse le gambe tenendolo dentro con evidenti smorfie di freddo piacere. La voltai di scatto e la alzai alla pecorina, mi inginocchiai tra le sue gambe, la penetrai nella figa fredda ed iniziai a pomparla. Ogni tanto lo tiravo fuori e glielo fregavo sul buco del culo per rientrare in figa. “Non farlo, nel culo no” disse. “Tranquilla” risposi “Non mi piace”. Le sputai sul buco del culo massaggiandolo con il pollice, facendolo entrare leggermente per poi estrarlo mentre la scopavo con forza tirandola a me per i fianchi. A quel punto si divincolo, si alzò, mi voltò e mi spinse fino a farmi coricare sul letto poi mi venne sopra in un 69. La sua figa aperta sulla mia faccia era uno spettacolo e ci infilai nuovamente la lingua dentro. Lei me lo prese in bocca e stringendolo alla base con la mano lo spompinò con passione fino a che le rovesciai in bocca tanta di quella sborra che non riuscì ad ingoiarla e la lasciò colare lungo il mio cazzo fino ad impiastricciarmi le palle ed il letto. Non smettevo più di godere e mentre lei continuava a succhiarmi il cazzo pulsante io continuavo a leccarle la figa fino a quando mi venne in bocca ancora una volta con uno schizzo viscido vibrando intorno alla mia lingua, per un tempo indefinito.
Ad un certo punto ci fermammo e ci coricammo uno in fianco all’altra sfiniti. “Perché non ti piace il culo?” chiese lei. “Perché la prima volta che lo feci, una volta che l’avevo penetrata, lei continuava a stringere il culo facendomi veramente male. Le venni subito dentro e quando lo tirai fuori avevo il cazzo sporco e puzzolente. Fu una brutta esperienza. Magari non eravamo preparati, l’abbiamo fatto così, eravamo giovani e inesperti. Ma non mi piacque per niente”. “Io non l’ho mai fatto perché ho paura di sentire male, ho il buchetto stretto” disse ridendo “Ma un giorno, con la dovuta delicatezza e la persona giusta mi piacerebbe provare. Magari potresti essere tu”. “Tutto è possibile” risposi.
“Non puoi rientrare dalle suore a quest’ora!” affermai. “No” rispose. “A che ora parti domani mattina?” chiesi. “Alle 8,30 guida in hotel”. “Dormi qua, sveglia alle 6, taxi alle 7, suore alle 7,30… taaac.. e fai anche colazione con il gruppo” dissi. “Giusto”. Impostammo la sveglia dell’hotel e ci addormentammo nudi e abbracciati come due ragazzini. Tutto procedette come organizzato. Alle 6 suonò la sveglia, chiedemmo alla reception di chiamare il taxi per le 7, doccia. Alle 7 la reception chiamò per annunciare l’arrivo del taxi. La accompagnai alla porta. Ci baciammo. “Ti voglio bene” mi disse. “Anch’io” risposi. “Ci incontriamo in giro per il mondo” aggiunsi sconsolato. La baciai ancora ed entrò nell’ascensore. Feci una doccia anch’io e scesi per la colazione. Il banconiere mi presentò il conto delle bottiglie. Il lavoro mi aspettava. Chissà quando la rivedrò?! Fu il pensiero che mi accompagnò per tutta la mattinata.
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