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Lui & Lei

Il servizio all'università


di SweetSweetHolySlut90
23.02.2018    |    7.620    |    4 9.2
"Poi si voltò con un dito in bocca, appoggiato sul labbro inferiore, appena sopra il piercing, e sorrise, prima di entrare in aula..."
ll giornale per il quale saltuariamente lavoro mi aveva richiesto un servizio sull'Ateneo Fiorentino, senza dilungarmi, adesso, troppo sui dettagli dirò semplicemente che un po' scocciato per il mio scarso feeling con gli studenti decisi mio malgrado di iniziare questa via crucis. Avevo deciso per tre pomeriggi in cui raccogliere un po' di materiale sia fotografico che scritto. Il martedì, primo giorno, mi colpì immediatamente una ragazza ricciola, dai capelli rossi con un bel sorriso che sembrava civettare con due ragazzi. Vedevo il suo sguardo attento sia a stuzzicarli sia a vedere l'effetto che sortiva sugli apparentemente casuali spettatori. Ero anch'io fra loro. Aveva una tutina nera ed un paio di sneaker ed un buon profumo di camomilla che notavi non appena le passavi vicino, mentre seduta sul muricciolo sembrava ripetere per un esame. I due ragazzi, sembravano invece più interessati al suo culo ed al suo sguardo. Spinsi al massimo la mia resistenza all'ambiente per poterla osservare maggiormente, ma una chiamata mi riportò sulla terra e più specificatamente all'auto e quindi casa. Il secondo giorno la cercai più volte con lo sguardo ma senza incontrarla mai. Un po' deluso mi avviai verso le macchinette del caffè quando la vidi andare via in scooter con il biondino del giorno prima. Se ci fosse stato modo di incontrarla di nuovo avrei certamente inventato una scusa per parlarle. Faceva caldo il venerdì, avevo un jeans ed una camicia, ma soffocavo comunque, mi sarei denudato con piacere, entrando dal lato refettorio la vidi che beveva una diet coke, mi avvicinai per dirle una cazzata, quando lei si voltò e mi disse : -Scusa ma tu che stai a fare, che sono due giorni che fotografi?- al che :- Si faccio panoramiche sui culi delle studentesse, ma non lo dire a giro-, che lì per lì mi sembrava di esser pure simpatico, e lei senza nemmeno rispondere, invece, prese ed andò verso l'aula informatica.

Stordito dalla sua reazione nell'immediato non mi resi nemmeno conto che aveva accentuato il suo ancheggiare. Poi si voltò con un dito in bocca, appoggiato sul labbro inferiore, appena sopra il piercing, e sorrise, prima di entrare in aula. Fanculo al pezzo, decisi di entrare. Pochi banchi occupati, qualche NERD, e lei un po' in disparte. Sinceramente se lo raccontassi a me stesso non mi crederei, ma come se niente mi avesse detto, o come se fosse un nostro gioco da una vita, iniziai a sussurrarle nell'orecchio destro che tutti i maschietti là dentro l'avrebbero voluta, io con loro, ed io l'avevo adesso. Cercò di scansarsi, poco convinta, e così iniziai a palparle la coscia, come se fosse la cosa più naturale da fare lì. E' stata, ed è una sensazione strana, ma mi piaceva l'idea di prenderla lì, che gli altri vedessero che era mia, che mi invidiassero, strana ed un po' folle. Lasciò che la mia mano si scaldasse fra le sue cosce mentre mi diceva che quel comportamento doveva per forza esser tipico di una troia, non che me ne curassi, la volevo, questo contava. I secchioni affianco fingevano di studiare chini su delle dispense. Lasciò che le mie dita le entrassero nei pantaloni e sfiorassero la sua fica liscia, lasciò che potessi sentire quanto era eccitata, e che assaggiassi le mie dita, poi :- Appena anche l'ultimo esce ci mettiamo là in fondo, e voglio esser tua, voglio che qualcuno ci possa vedere passando davanti la finestra, voglio t'invidi e voglio il tuo cazzo, adoro il cazzo, voglio farli morire d'invidia.- e mi morse il labbro mentre cercavo di baciarla.
Il mio cazzo scoppiava nei pantaloni, e lei lo palpava, sentendolo duro sotto il palmo, poi aprì la zip e iniziò a segarlo tutto, per poi leccarsi la mano, inalando il mio odore. Per fortuna i quattro studenti uscirono e seppur un po' reticente, visto il mio accreditamento in facoltà che per di più mi rendeva piuttosto sotto osservazione, lasciai ogni ritegno e senza nemmeno abbottonarmi la patta la trascinai verso il punto in cui voleva esser sbattuta. Guardavo il suo culo, tenendomi il cazzo in mano, s'inginocchiò, abbassando i pantaloni, che potessi vedere come con la sinistra si toccava il clitoride, e iniziò a spompinarmi. Calda la bocca mi avvolgeva il cazzo, e piano piano entrava sempre più. Dall'alto lasciavo cadere la saliva sul cazzo e lei continuava a succhiare, poi spingendole la testa al muro inizai a chiavarla come fosse una fica, sempre di più, sempre più forte, mentre la sua mano aumentava il ritmo, e potevo sentire quasi i suoi umori colare. Mentre stava riprendendo fiato dopo l'ultimo mio violento affondo, giurerei di aver visto qualcuno alla porta sbirciare, senza aprirla, ma invece di bloccarmi mi fece dire : Ehy guarda, qualcuno vedrà finalmente che pompinara sei-
Ovviamente non le diedi il tempo di rispondere continuando a spingerglielo in gola. Col cazzo ormai gonfio e fradicio di saliva, la feci alzare infilandole contro la sua volontà la lingua in bocca che sapeva del mio sesso, poi la piegai leggermente e sputandomi sulla mano le bagnai un po' la fica, prima di prenderla. Calda mi avvolse subito. Con la mano destra le presi il collo, come per soffocarla, ed ad ogni affondo stringevo un po' di più la presa, vedendo che lei sussultava. Sinceramente non pensai nemmeno per un attimo che non sapevo neppure il suo nome, ne lei il mio, che eravamo in un aula universitaria, e che mi sarei potuto rovinare per sempre, e che dopo pochi minuti dal nostro pseudo dialogo ero nudo dentro di lei. Sinceramente, è assurdo ma ancora oggi mi eccita. Potevo sentire la sa fica contrarsi se mi fermavo e lei con quel suo sorriso da rizzacazzi mi guardava sapendo bene che ero completamente in balia del nostro piacere. Il guardone, o quello che credevo fosse tale, era ancora al suo posto, noi invece eravamo sul tavolo, le sue tette, fresche appoggiate sul freddo della formìca, il mio uccello dentro di lei, mentre giocavo con il suo buchetto. Iniziai a baciarle la spalla proprio vicino al suo tatuaggio di una farfalla gotica, che sembrava la trasformazione dello stesso fiore da cui si nutriva, aveva un piacevole odore di piacere, io sudato affondavo nella sua calda fica ed il mio dito nel suo culetto. Poi uscii, e iniziai a leccarglielo, la girai e le affondai la lingua anche nelle fica, strizzandole le tette, mentre lei agevolava la mia lingua allargandosi le labbra. Sentivo i suoi umori su di me, iniziai a salire, leccandola ovunque, prima di lasciare che il mio cazzo le entrasse di nuovo dentro la fica. Quasi soffocandola con la mano iniziai a dare affondi sempre più decisi, quasi incurante se lei godesse o meno, quasi che dovessi scoparla come si fa con una puttana, una troia da punire. :-Sei una troia, lo sai vero? Lo sai che c'è uno che si starà segando di là, magari dopo va in bagno e sborra pensando a te, e vorrebbe chiavarti, ma non può adesso, non può perchè non glielo permetterei, lo lascerei solo annusare i tuoi umori, magari passarti un dito sulla fica e poi succhiarselo, ma niente più.-
Lei mugolava come se aspettasse da una vita, o se la sua vita fosse far godere, fosse far stare a cazzo in tiro, fosse esser ammirata e desiderata. Disse solo :-Chiamalo, chiama quel segaiolo cazzo, chiamalo, voglio che mi scopi davanti a qualcuno col cazzo in mano, non mi importa chi, uno del primo anno, un docente, il bidello, cazzo sfondami.-
Mi sdraiai sulla panca, e lei venne a sedersi sul mio cazzo, quando era bello lucido di umori le iniziai a passare la cappella sul culo, e nonostante fosse restia cominciai ad incularla, questa volta però con calma, senza la foga di prima, come per darle tempo di accettarlo, ma sopratutto per godermelo appieno. Fra un affondo e l'altro, fra una follia e l'altra sentii qualcuno passare sotto la finestra, fuori e parlare del treno delle 18,45 che stava per arrivare alla stazione.Uscii da lei, sputandomi di nuovo sul cazzo, le entrai ancora in fica, e quando ormai, fra il tempo che stringeva e la voglia del momento, non trattenevo più la sborrata, mi alzai e finii per schizzarle tutta la faccia e la maglietta alzata sopra le tette. Continuò a succhiare, come a godersi il mio piacere, io fuori dal tempo, guardavo i suoi occhietti furbi, le sue labbra calde, ed il mio cazzo ancora duro. Si alzò, lasciandomi a cazzo di fuori in un angolo, si alzò pantaloni e slip, si rivestì andando verso la borsa. Pensavo alla mia pazzia, ed un attimo dopo la vidi sgattaiolare fuori dalla porta. L'attimo ancora dopo ero nei corridoi, ed uno di quei ragazzi di prima mi disse:- Complimenti- e mi fece l'occhiolino
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