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Lui & Lei

Le avventure del giovane MC - il terzo anno - Mr. sensibile - cap 2


di ilromantico73
04.05.2017    |    8.477    |    10 9.2
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Proseguono le avventure erotiche del nostro MC. Perdonatemi la lentezza di pubblicazione ma ci sono stati molti impegni improrogabili... seguitemi anche sul mio profilo Facebook

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ci saranno succose novità, retroscena e curiosità sui personaggi.


Quattro giorni dopo mi recai nuovamente al Pronto Soccorso, si presentò a levare la medicazione un’infermiera bionda e carina. Cazzo era la mia infermiera, quella che mi aveva seguito quando mi ero rotto il crociato e che avevo scopato anche a casa quando veniva a farmi assistenza. Non ci eravamo lasciati proprio bene, anzi direi che ci eravamo lasciati decisamente male, con lei che mi offendeva andandosene. Appena mi riconobbe il suo solito sorriso solare sparì in un attimo.
“Ciao” dissi imbarazzato.
“Ciao” cercò di assumere l’intonazione più fredda possibile “di quale altro giochino perverso sei stato vittima a questo giro?” non avevo idea di cosa rispondere perché anche questa volta la realtà non era poi così lontana.
“Ho sbattuto” mi limitai a rispondere.
“Forse un pugno di qualche ragazza che hai illuso?” in effetti mi meritavo che mi trattasse in quel modo.
Tolse la protezione del naso, con le pinze agguantò il cotone all’interno della mia narice e, con la delicatezza tipica di chi vuol farti pagare tutte le sue sofferenze in una sola mossa, tirò via quanto contenuto nella mia narice destra. Cacciai un urlo disumano iniziando nuovamente a lacrimare. Il dottore che era nella stanza accanto si affacciò preoccupato.
“Tutto bene?” chiese rivolto a me e all’infermiera.
“Ho solo estratto le garze” rispose fredda lei.
“Hai fatto con delicatezza? È una zona molto sensibile”.
“Sì” lo interruppi io prontamente “sono io che mi lamento per un niente” il dottore mi guardò con una faccia un po’ schifata e se ne tornò nell’altra stanza.
“Perché mi hai difeso?” mi chiese l’infermiera stupita.
“Forse perché un po’ me lo meritavo per averti fatto star male. “Poi perché quella merda di un dottore quando mi ha rimesso il naso a posto ha avuto la delicatezza di un elefante in cristalleria. Con quale coraggio critica la tua gentilezza?” fece un piccolo sorriso “però ti prego, fai piano con l’altra narice”.
La vidi agguantare il cotone e facendo molta attenzione estrarlo. Certo non si poteva dire una sensazione piacevole, mi sembrava mi stesse uscendo il cervello dalla narice, ma almeno non era il dolore secco e immediato di prima. Quando ebbe tolto tutto:
“Grazie, in effetti così è molto meglio”.
“Mi spiace per prima. Non avrei dovuto approfittarne per vendicarmi. Non è stato professionale”.
“Forse non è stato professionale ma umanamente è comprensibile”.
“Perché cerchi di essere così carino con me nonostante tutto?”
“Perché mi sento in colpa, non avrei mai voluto illuderti o ferirti”.
“Ma lo hai fatto”.
“Lo so e mi dispiace, però vorrei recuperare, vorrei ci potessimo chiarire”.
“Cosa c’è da chiarire, le cose sono chiarissime, sono una cretina che si è innamorata di un ragazzetto e per giustificarsi si è fatta un film che fosse un gigolò”.
“Non devi essere così severa con te stessa, è anche colpa mia”.
“Quello di sicuro”.
“Magari potremmo provare a rimanere…”
“Ti prego non dire amici” mi interruppe “dì qualsiasi cosa, anche amanti, ma non dire amici. Sarebbe troppo umiliante. Ho 26 anni, una figlia che non vedo mai e un lavoro che mi occupa un’infinità di ore al giorno. L’ultima cosa di cui ho bisogno è un amico universitario che magari va a giro vantandosi di scopare un’infermiera”. Avrei voluto giustificarmi, dirle che non avrei certo raccontato a nessuno di noi due e che poteva fidarsi di me. Ma non era quello che voleva sentirsi dire. Avrei solo peggiorato le cose.
“Mi spiace, speravo che le cose si potessero sistemare”.
“Non sempre si può sistemare tutto, il naso, il ginocchio tornano a posto, altre cose no”. Chiamò il dottore che mi controllò il naso, disse che era tornato bene e che dovevo tenere ancora la protezione qualche giorno per sicurezza.
Mi alzai e uscendo dissi rivolto all’infermiera:
“Allora ciao”.
“Arrivederci” rispose fredda.
Non sempre è possibile lasciarsi bene. Anzi quasi mai. Mi sarebbe piaciuto, mi sarebbe davvero piaciuto tanto. Sarebbe stato meraviglioso potersi lasciare senza sensi di colpa senza rimanere arrabbiati con l’altro, ma non era decisamente facile. Anche io ero arrabbiato con Priscilla per essersene andata a Londra e con Lara per avermi lasciato senza dirmi nulla, così come sicuramente Marta e Francesca ancora mi odiavano per quanto avevo fatto loro. Ero forse un debole a desiderare sempre di non essere odiato anche da quelle che lasciavo o mi lasciavano? O avevo solo il desiderio di essere sempre un po’ amato da tutte? Quando ripensavo alle ragazze che avevo deluso mi veniva la voglia di chiamarle per chiarirmi, ovviamente non lo facevo dato che avrei solo peggiorato le cose. La cosa strana è che anche Gegia mi innervosiva dato che aveva fatto sesso con me senza che le interessassi, mi innervosiva perché la invidiavo. Avrei voluto avere il suo distacco invece io mi legavo subito a tutte. Che idiota. “Sensibile” mi avrebbe probabilmente detto Sofia, avevo bisogno di sentirla, era un balsamo per i miei patemi.
Arrivò il sabato, la mattina suonarono alla porta, andai ad aprire e lei scoppiò a ridere.
“Aveva ragione Camilla, sei davvero ridicolo con quel coso sul naso” esordì Luisa.
“Grazie, fa piacere una parola di conforto” risposi seccato “sapere poi che viene da Camilla mi è ancora più di incoraggiamento” in effetti era strano che anche Camilla mi deridesse dato che si sentiva fortemente in colpa per la mia condizione.
“Lo sai come è Camilla, non direbbe mai questo di te, si è limitata a dire che era colpa sua e che te poverino dovevi portare questa protezione. Però ho capito subito che doveva essere una cosa divertente per cui ho voluto vederti”.
“Perfetto, ora che hai visto il fenomeno da baraccone puoi anche andare, io me ne torno a dormire” mi diressi verso camera mia convinto che Luisa sarebbe uscita. Lei al contrario chiuse la porta e mi seguì.
“Come mai hai regalato a Camilla uno strap-on?”
“No, c’è un errore, io non ho regalato niente a Camilla, lo strap-on era mio e lei lo ha preso”.
“Ma che schifo!” esclamò disgustata “vuoi dire che ha usato con me un dildo che era stato nel tuo…”
“No!” mi affrettai a interromperla “quel dildo non è stato in nessun mio buco. Anzi nessun dildo è mai stato in un mio buco” ripensai all’enorme fallo nero che l’altra Luisa mi aveva fatto leccare. Ok la mia affermazione non era stata tecnicamente perfetta ma il senso era lo stesso ben chiaro.
“Ma allora perché lo avevi e perché lo ha preso Camilla per usarlo con me?”
“La storia di come l’ho avuto è decisamente lunga” non avevo certo intenzione di spiegarle tutta la storia della gamba, dell’altra Luisa e di Ettore che mi aveva portato a quel regalo. “Camilla lo ha preso perché sperava di usarlo con me ma dopo il mio rifiuto…” mi venne in mente l’immagine di Camilla che indossando quello strap-on penetrava Luisa ed ebbi una forte erezione. “Lo… lo… lo ha usato con te”.
Luisa mi squadrò, di sicuro notò la mia erezione “ha ragione Camilla, di fronte a due lesbiche perdi il capo”.
“Già” fui costretto ad ammettere.
“Però devo ammettere che l’idea di possederti con uno di quei giochetti non mi dispiacerebbe per niente”.
“Ma perché? Perché siete tutte così attratte dall’idea di penetrarmi?” chiesi tra lo sconforto e il dispiacere.
“Non saprei, forse per vendetta dato che alla fine ci scopi tutte” Camilla le aveva raccontato anche delle altre? “O forse perché hai quel bel culino secco che ti fa venir voglia”.
“Dici… dici che ho un bel culo?” chiesi dubbioso mentre cercavo di guardarmelo girando la testa.
“Sì, fa venire voglia di prenderlo con forza” non avevo la più pallida idea se considerarlo un pregio o meno. “Spogliati e mettiti a pancia in giù” prosegui Luisa con un tono che non sembrava ammettere repliche.
“Perché?” chiesi preoccupato, dopo quanto aveva appena detto sdraiarmi porgendole le terga non mi sembrava la scelta più sicura.
“Ti faccio un massaggio”.
“Sei… sei sicura?”
“Tranquillo, poi vedi che non ho nulla in mano?”
Avrei voluto dirle che avendo le mani era dotata di ben troppe cose che non avrei voluto mi perlustrassero l’ano ma preferii non darle ulteriori suggerimenti. Un po’ timoroso mi spogliai e mi sdraiai a pancia in giù sul mio letto. Sentii che anche lei si stava spogliando, dopo si sedette a cavalcioni sui miei fianchi e prese a farmi un massaggio alla schiena molto blando. Sul bacino avvertivo chiaramente il caldo e l’umido del suo sesso, si era tolta anche le mutande, la cosa iniziò ad eccitarmi. Il massaggio durò decisamente poco, evidentemente non era mai stato quello il suo obiettivo. Si distese completamente su di me, potevo sentire i suoi piccoli seni premermi sulle scapole. Cominciò a strusciarsi sul mio corpo come un’anguilla, la sua pelle liscia e delicata era incredibilmente erotica e sensuale. Dopo pochi minuti iniziò a strusciare il pube contro il mio sedere, il movimento si fece sempre più forte e insistente. Si muoveva proprio come se mi stesse scopando, ovviamente e per fortuna lei non aveva nulla a disposizione per penetrarmi per cui si limitava a strusciare il suo sesso sul mio sedere. Non ero certo di cosa fare, capivo quella sua eccitazione e quel suo movimento dettato da quanto avevamo discusso poco prima ma non ero certo di cosa fare per aiutarla a godere. Decisi di fare l’unica cosa che mi veniva in mente, alzai leggermente il sedere in modo da consentirle di arrivare a strusciare il clitoride sul mio osso sacro. Era una cosa strana, non mi dava forti sensazioni se non un vago disagio per quella posizione da donna che avevo assunto, ma lei sembrò decisamente gradirlo. I suoi movimenti si fecero più forti e veloci, cominciò anche a gemere e a parlarmi:
“Ti piace? Stai godendo?” non risposi nulla, sebbene fossi comunque eccitato dal suo corpo nudo sul mio non trovavo la cosa particolarmente godereccia. “Dai dimmi che ti piace che ti scopi, che ne vuoi ancora” insisteva Luisa con una voce sempre più rotta dall’eccitazione. Se era per farla godere non avevo nessun problema a mentire un po’.
“Sì, sì scopami mi piace” dissi ansimando e sollevando ancora un po’ il sedere.
“Lo sapevo, lo sapevo che sei solo una troia” urlo Luisa poi mi morse la spalla e prese a contrarsi violentemente. Venne, sentii i suoi umori colarmi sulla schiena e lei rilassarsi sdraiata sul mio corpo.
Strano, le altre volte dopo gli orgasmi si rannicchiava sempre in posizione fetale come a voler fuggire da tutto e tutti mentre ora rimaneva distesa e completamente tranquilla su di me. Doveva aver avuto un orgasmo simile a quello che aveva con le ragazze, era stata lei a comandare il gioco, non aveva ricevuto penetrazione e soprattutto dato che ero girato di spalle non doveva avermi considerato come un maschio.
“Sei… sei stato incredibile” sussurrò appena riprese fiato “saresti stato davvero una ragazza fantastica”.
“Grazie” sapevo che per lei questo era un complimento sincero.
“Mi faresti una promessa?!”
“Cosa?”
“Se fai usare a Camilla lo strap-on con te… lo fai provare anche a me?”
“È una cosa che non succederà mai” replicai categorico.
“Allora che ti costa? Se tanto non accetterai mai puoi anche promettermi che lo farai anche con me” mi sembrò una di quelle trappole in cui Ludovico mi cacciava spesso e volentieri. Se da un lato la mia certezza di non voler ricevere niente di più grosso di un indice nel mio sedere era granitica, dall’altro il timore che qualcosa in qualche modo potesse portarmi a prenderlo non una ma bensì due volte da due persone diverse mi terrorizzava. Non dir nulla però mi avrebbe messo nella condizione di farle credere che una possibilità che Camilla lo facesse c’era e di sicuro Camilla ne sarebbe venuta a conoscenza. Non volevo correre questo rischio.
“Va bene se lo farà Camilla potrai farlo anche te” e subito dopo precisai “tanto è un evento totalmente impossibile”.
“Bene, ora però devo andare”.
“Co… come andare?” chiesi preoccupato, ormai ero decisamente eccitato e speravo di concludere qualcosa.
“Non mi dirai che vuoi obbligarmi a fare sesso con te solo perché sono venuta” replicò Luisa stizzita.
“No, no figurati, la mia al massimo era una speranza, nessun obbligo sia chiaro” il tono nella mia voce era talmente melenso e noioso da dar fastidio persino a me. Mi si avvicinò all’orecchio e leccandomi un lobo sussurrò:
“ti stavo prendendo in giro, volevo vedere come reagivi. Faccio venire anche te” la mia erezione si fece di marmo. Mi girai a pancia in su per abbracciarla “però sto sopra e guido io” continuò. Preferiva sempre star sopra in modo da controllare la profondità della penetrazione e il ritmo, ma ormai avevo un’altra idea.


continua...
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