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Lui & Lei

Le avventure del giovane MC - il terzo anno - Beccato cap 4


di ilromantico73
01.11.2019    |    5.266    |    9 9.1
"" "Tipo per quanto?" "Mah?! Direi tutta la vita..."
Dopo mesi di latitanza riappaio come una cartella esattoriale. Ho ripreso a scrivere, spero con un ritmo migliore di quanto fatto finora. Se ho perso lo smalto ed è meglio che smetta fatemelo sapere.

Rientrai in appartamento e raggiunsi Ludovico e Sergio che erano in cucina a farsi l’immancabile canna. Mi aggiunsi a loro facendomela passare.

“Allora come è andata con la tua nuova amica?” chiese Ludovico. Il fatto che rimarcasse particolarmente la parola amica con quel tono sarcastico mi doveva immediatamente far capire che sarebbe stato meglio rimanere in silenzio. Purtroppo la capacità di evitare di mettermi nei casini non l’ho mai avuta. Quando il buon Dio la stava distribuendo probabilmente ero incasinato da qualche parte.

“È andata benissimo, ottima serata in tutto e per tutto” esagerai.

“Troppo entusiasmo. Che cazzo hai combinato?” era assolutamente nel giusto. Gli spiegai tutto per filo e per segno, compresa la mia intuizione geniale di dichiararmi gay. Ludovico scoppiò a ridere.

“Non potresti almeno far finta di avere un minimo di comprensione?”

“No, non te la meriti. Sei un deficiente e come tale devi essere trattato.”

“Ok lo so che sono un deficiente. Ma che altro avrei potuto dirle?”

“La verità. Ovvero che puoi scoparla quanto vuole ma che il tuo cuore appartiene a Camilla. O in alternativa scoparla e basta e poi mollarla.”

“Ma che cazzo dici? Non volevo questo, voglio esserle solo amico.”

“Non sei un tipo da amicizia sei un tipo da sesso selvaggio e devi accettarlo.”

“Ma assolutamente no. Perché non posso avere amiche femmine?” chiesi spazientito.

“Perché, per quanto sia assolutamente immotivato, le donne ti vogliono scopare, non ti vogliono come amico.”

Avrei voluto incazzarmi, urlare e negare tutto, ma era tutto dannatamente vero. Perché mi mettevo sempre in queste situazioni? E perché tutte queste ragazze che fino a due anni prima mi avrebbero evitato adesso mi cercavano e mi volevano?

“E allora cosa dovrei fare?” chiesi sconsolato.

“Eh adesso è un bel casino. Ora che ti crede gay farà di tutto per averti.”

“Perché mai dovrebbe fare questo?”

“Perché è il sogno segreto di ogni donna quello di convertire un gay.”

“Ludo scusa ma questa è una puttanata sessista. Ora secondo te gli etero vivono per far diventare gli omosessuali di nuovo etero?”

“Allora perché continui a scoparti la compagna lesbica di Camilla?”

“Che cazzo c’entra? Non cerco mica di farla tornare etero.”

“No, però ti eccita che sia diversa. Che ceda alle avance di un uomo solo perché sei tu. Di sapere che rispetto agli altri uomini sei speciale riuscendo ad andare con una che normalmente schiferebbe tutti.”

“Sì ma…” non avevo chiaro cosa obiettare.

“Succederà lo stesso. Già le piacevi prima, ora che ti sa gay l’idea di averti comunque ti renderà solo più appetitoso.”

“Non sono un pezzo di carne!” protestai.

“Lo siamo tutti, siamo carne e istinto e chi si crede meglio pecca di immodestia. Comunque sia ti vorrà ancora di più. Se invece ti accetterà come amico… beh probabilmente finirà per innamorarsi del tutto di te.”

Non sapevo se la sua analisi fosse corretta o meno, fatto sta che sembrava talmente convinto e convincente che alla fine ci credetti anche io.

“E quindi che devo fare?"

"Nulla, semplicemente non ti far mai più né sentire né vedere da lei"

"Ma Ludo è una mostruosità! Come potrei mai fare una cosa del genere?"

"Allora hai due alternative, la prima è che tu confessi che le hai detto di essere gay per non scopartela..."

"Ok dimmi la seconda"

"La seconda è che tu continui a fingere di essere gay per un po'."

"Tipo per quanto?"

"Mah?! Direi tutta la vita."

" Ma dai cazzo Ludo, come faccio a fingere per sempre?"

"Appunto, è impossibile, prima o poi farai una cazzata e lo scoprirà e sarà solo peggio per cui o la eviti o le dici la verità."

Mi ero messo in un casino atroce, ma non me rendevo conto solo ora, me ne ero reso conto nell'istante stesso in cui avevo fatto il mio finto outing ma ero troppo stupido e orgoglioso per ammetterlo subito. In quel momento pensai che l'unica momentanea consolazione fosse che almeno in casa non c'era Camilla ad aiutare Ludovico a farmi sentire un idiota. Non che ce ci volesse molto. Nel dubbio bussarono alla porta e quando Sergio aprì la porta sentii la voce di Camilla che lo salutava. Perfetto.

Ovviamente, una volta messa al corrente di tutto, Camilla ridisse le stesse cose che aveva detto Ludovico per filo e per segno. Che bisogno avevo di una ragazza se già il mio compagno di casa mi faceva la ramanzina per ogni mio errore? Ripensai al sesso con Camilla e conclusi che, in caso, avrei dovuto fare a meno del compagno di casa.

Nei giorni successivi cercai di non pensarci, dovevo studiare, avevo un esame a breve e avevo tutta l'intenzione di passarlo. Così fu. Ero stupito di me stesso, ogni volta che passavo un esame mi meravigliavo di esserci riuscito, non perché fossi stupido o incredibilmente fortunato. Solo che pensavo sempre di non essere all'altezza di quanto avrei dovuto fare, avevo vissuto quasi tutta l'adolescenza non ritenendomi all'altezza. Non ero bello abbastanza, non ero intelligente abbastanza e non ero sportivo abbastanza per cui avevo sempre avuto poche ragazze, voti mediocri e pessimi risultati sportivi. Questo aveva fatto sì che mi fossi convinto di essere un mediocre nella vita. In realtà questi anni di università mi stavano ripagando di un'adolescenza un po' sfigata. Mi andava bene con le ragazze e passavo anche agli esami. Certo non avevo una media stratosferica ma nemmeno infima, ovviamente a livello atletico avevo sempre il solito fisico gracile da lanciatore di coriandoli, ma nel complesso non potevo lamentarmi.

Una ragazza stupenda, un lavoro part-time divertente, un appartamento di sciroccati e una vita sociale di tutto rispetto.

Il sabato mattina seguente mi squillo il cellulare.

"Ciao come va?"

"Ciao Lucilla tutto bene. E te?"

"Bene grazie, un po' agitata perché lunedì iniziano i corsi. Te l'esame come è andato."

"Alla grande. 28!"

"Ma allora sei davvero un secchione!"

"Ahahah no. Ho avuto culo e non era un esame difficilissimo."

"Ascolta allora che ne dici di festeggiare stasera? Usciamo a bere qualcosa." Non volevo scaricarla ma nemmeno continuare a darle false speranze.

"Luci, non so se è il caso..."

"Tranquillo, non ci proverò. Usciamo da amici." Amici era questa la parola che volevo sentirmi dire. Mi sentii il cuore liberarsi da un grosso peso.

"Allora va bene, alle venti passo a prenderti."

"Perfetto."

A cinque minuti alle venti suonai al citofono, sentii la voce di Lucilla che mi diceva di salire perché non era ancora pronta. Come ogni ragazza che si rispetti pensai. Entrato in casa mi ritrovai in Paradiso, o all’Inferno a seconda di come la si voleva vedere. Lucilla e tre sue coinquiline in mutande e reggiseno che vagavano per casa preparandosi e scegliendo i vestiti. Ringraziai il cielo di essermi masturbato prima di uscire di casa.

“È lui il tuo amico gay di cui ci parlavi, Lucilla?” disse una ragazza mora mentre si avvicinava per darmi la mano e presentarsi. Era mora. Troppo mora. O comunque le sue mutandine bianche erano decisamente troppo bianche per quanto fosse mora lei. Mi tornarono in mente i Postalmarket che riceveva mia mamma a casa e con cui mi chiudevo in bagno da ragazzetto. Cercare le more con biancheria chiara era il massimo dell’erotismo che mi potevo permettere a quell’età. Ringraziai nuovamente il cielo per la sega pre-uscita. Appena salutate le coinquiline sempre sforzandomi di non guardarle in maniera equivoca Lucilla mi portò in camera sua dove si mise a scegliere cosa indossare.

“Non sei arrabbiato vero?” mi chiese appena chiusa la porta.

“Per cosa?” chiesi dubbioso.

“Per aver detto alle mie coinquiline che sei gay. Non mi avevi detto se era una cosa che hai già detto ma dato che mi sembravi decisamente tranquillo ho pensato non ci fossero problemi.”

“Nessuno Lucilla, tranquilla ormai la cosa non mi imbarazza più.” Certo non mi imbarazzava dato che non lo ero, ma lo fossi stato avrei provato imbarazzo o preoccupazione che altri lo sapessero? Certo che tutti sapessero che ero eterosessuale non mi faceva effetto, ma è facile essere eterosessuali in un mondo in cui è la norma. Probabilmente anche solo accettare la propria omosessualità non era così banale. Mentre riflettevo su cosa avrei provato ad ammettere la mia sessualità Lucilla si tolse il reggiseno, si accarezzò i capezzoli inturgidendoli e si mise una magliettina aderente che li metteva fin troppo in risalto. Non fossi stato paralizzato da quanto visto avrei esclamato un eccheccazzo fin troppo rivelatore.

“Sono pronta, usciamo?” Mi alzai ancora frastornato dalla sedia su cui stavo seduto, lei si avvicinò e mi appoggiò la mano sul pacco. “Allora non ti faccio davvero nessun effetto” disse in un tono misto di sfida e delusione. Ringrazi per la terza volta l’intensa sessione di autoerotismo che avevo avuto nel pomeriggio. “Infatti” esclamai con un tono di voce che mi sforzai di lasciare immutato.

“Allora ho una sorpresa per te” proseguì mentre uscivamo di casa salutando le ragazze fortunatamente vestite, “ho invitato anche un’altra coppia”. L’idea di una serata a quattro per certi versi mi dispiaceva perché non avrei potuto stare da solo con Lucilla ma per altre mi tranquillizzava dato che avrebbe impedito a lei di provocarmi ulteriormente. Iniziavo a pensare che tutta quella sceneggiata con le amiche mezze nude e lei che si spogliava fosse una sorta di provino per scoprire se ero davvero gay.

“Lei è una mia carissima amica delle superiori, della scuola dove andai dopo essermi trasferita” tirai un sospiro di sollievo, almeno non era una che conoscevo “e lui è suo cugino ed è...” fece una lunga pausa. Decisamente troppo lunga perché potessi restare tranquillo. “Gay” concluse.

“Perché Lucilla? Non Capisco”

“Mi hai detto che lo hai accettato da poco, ho pensato che magari parlando con un altro ragazzo come te ti saresti sentito più a tuo agio”.

“Lucilla non lo so, mi sento preso in giro. Come se non mi credessi, che volessi mettermi alla prova” risposi con tono deluso.

“Ma cosa dici?! Metterti alla prova su cosa? Solo uno stronzo fingerebbe di essere gay con una ragazza. Sono due miei amici di passaggio da Bologna e li avrei invitati anche se ci fossimo messi assieme.” Rispose stizzita. Avevo fatto l’ennesima figura di merda. Avevo frainteso tutto ancora una volta.

“Scusa Lucilla, sono io. Sono nervoso.”

“Come mai?”

“A casa, qualche problemino. Niente di ché ma sai qualche preoccupazione... con i miei genitori, sai non sono più giovanissimi” cercai di sviare l’argomento sui genitori di una certa età, la salute, mancava solo il tempo e poi tutti gli argomenti banali li avrei affrontati.

La realtà è che ero in preda al panico. Era davvero tutta una coincidenza o voleva trovarmi un fidanzato? Voleva mettermi alla prova con dei test? I gay potevano riconoscersi tra di loro? Che ne so dal comportamento, dal profumo usato, avevano un saluto particolare? Ma cosa cazzo stavo pensando, non erano una setta segreta o degli animali che si riconoscono dall’odore. Il fatto che io fossi un bugiardo che continuava a dire cazzate mi portava a pensare che anche gli altri lo fossero. Dovevo smetterla, dovevo dire la verità a Lucilla non si meritava tutto ciò.

“Ciao Marina, ciao Giorgio” esclamò improvvisamente Lucilla correndo incontro a due ragazzi a pochi metri davanti a noi.

“Ciao ragazzi” esclamai con una voce da checca che nemmeno io mi capacitai come fosse potuta uscire dalla mia bocca “ehm ciao” cercai di correggere con un tono a metà strada tra il mio naturale e quello che avevo fatto precedentemente. Le facce degli altri tre inizialmente stupite si rilassarono e iniziammo a presentarci e chiacchierare amabilmente. Fu una serata davvero piacevole, pizza, pub, birra e chiacchiere varie. Filò che era una meraviglia, almeno fino a quando decidemmo di uscire dal pub e Marina e Lucilla decisero di andare in bagno per l’abituale pit stop delle donne. Che poi non ho mai capito perché le donne andassero in bagno assieme. Che facevano? Una teneva la porta e l’altra la faceva e poi si davano il cambio? Dovevano farsi “psss psss” a vicenda per farla? Fatto sta che mentre aspettavamo il loro ritorno mi girai verso Giorgio e lui mi si avvicinò come per baciarmi. Reagii d’istinto tirandomi indietro.

“Non sei gay, vero?”

“Eh?” chiesi stupito.

“Tu non sei gay, vero?”

“Guarda che ti sbagli” cercai di fare un tono vagamente offeso “non è che perché non mi piaci te allora non posso essere gay.”

“Quando mi sono avvicinato fingendo di baciarti non sei indietreggiato perché non ti piacevo, nei tuoi occhi si leggeva quasi il disgusto.”

“Oh!” esclamai deluso “si è notato tanto?”

“Un po’, ma ne ero certo già da prima.”

“Davvero? E da quando?” chiesi stupito.

“Beh il dubbio l’ho avuto quando ci hai salutato in falsetto, ma ne ho avuta la certezza quando ho visto come guardi il seno di praticamente tutte le ragazze nel pub.”

“Cazzo! Si nota così tanto?” ero convinto negli anni di aver imparato a dare occhiate furtive e a non farmi notare.

“Sì, sei abbastanza insistente” che figura di merda che avevo fatto.

“Ma allora perché questa scenetta del tentato bacio?”

“Per divertirmi.” Stronzo! “Pero a questo punto non capisco...”

“Ehm cosa?” sapevo già cosa voleva dire ma feci il vago.

“Se sei eterosessuale perché hai detto questa cazzata a Lucilla. Non mi pare sia così brutta da dover mentire, e se comunque non ti piace faresti meglio a dirle la verità.”

“Non c’entra nulla la bellezza o meno, anzi trovo Lucilla decisamente attraente. È solo che...” feci una pausa non sapevo bene cosa dire e come.

“È solo che?” insistette Giorgio.

“È solo che in questo momento della mia vita vorrei avere un’amica, solo e soltanto un’amica e Lucilla è semplicemente perfetta come amica”.

“Forse mi sono sbagliato, hai appena detto la cosa più gay che abbia mai sentito in vita mia.” Ridemmo entrambi.

“Hai ragione, ogni volta che dico o anche solo penso questa cosa mi immagino due miei amici delle superiori che tossiscono esclamando Frocio” ok forse non era il contesto giusto per questo esempio. “Scusa” continuai “non volevo, nel senso che erano loro, non io” mentii, anche io lo facevo a loro a parti invertite.

“Non preoccuparti, non sei né il primo né l’ultimo che ci chiama così” disse Giorgio moto serenamente.

“Vabbè però non è una scusa per essere stronzi, mi spiace.”

“Sei carino a preoccuparti della cosa, capisco perché Lucilla abbia perso il capo. Se tu non fossi inguaribilmente etero potresti piacere anche a me. Ma io non scelgo mai le cause perse.”

Quindi interessavo davvero a Lucilla, ovvio lo sapevo ma non credevo così tanto da informare anche altri.

“Lo ha detto anche a te?”

“Sì, siamo amici da anni e mi ha chiesto se potessi capire se davvero eri gay perché le sembravi decisamente confuso. E presumo anche perché sperasse di convertirti.”

“Ma allora avete davvero il gay radar! E davvero gli etero cercano di convertire i gay!” esclamai quasi trionfante. Giorgio scoppiò a ridere.

“Qualcosa del genere. Non proprio così ma direi che ci sei quasi.” Ridemmo ancora. Dopo qualche secondo di pausa dovetti fare la domanda che mi ronzava nella testa ormai da minuti.

“Lo dirai a Lucilla?”

“Prima di questa chiacchierata a due ti avrei risposto assolutamente sì. Ora non ne sono più molto certo. Capisco cosa hai fatto, per quanto sia assurdo, e capisco anche che tu sia in buona fede” si fermò a metà frase.

“Ma è una stronzata anche se sono in buona fede” conclusi io la sua frase.

“Esatto, è un’enorme stronzata, ti si ritorcerà contro facendo del male sia a te che a Lucilla.”

“Lo so! Ma ora come ne esco?”

“Semplice. Io confermerò che sei solo e soltanto gay” tirai un sospiro di sollievo “e te non ti farai mai più né vedere né sentire da Lucilla.” Gelai.

“Come? Io non voglio chiudere tutti i rapporti con lei!”

“Non hai scelta. Non vorrai fingere di essere gay per il resto della tua vita?” feci di no con il capo “e allora fai come ti dico io o la farai soffrire troppo. Ti si sta affezionando, se poi si innamora è peggio. Devi troncare tutto. Stasera. Oppure le dirò io la verità” era dannatamente serio.

“Ok ma come faccio?”

“Te assecondami, poi dovrai parlarle te.”
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