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Mister Antonia, la pompinara


di melanzo
25.06.2012    |    8.847    |    1 7.1
"Con te fuori gioco, vincerò io..."
Qualche annetto fa, ero fidanzato con una ragazza di origine belga. Si chiamava Antonia, era alta 1 metro e 82, colori scuri e fisico atletico con una bella terza abbondante ed un culetto niente male.
Era davvero affascinante, bella e di gran classe, non passava di certo inosservata.
Il padre era originario di quelle parti, ma lei, pur essendo nata in Belgio, era
campana come me a tutti gli effetti. Oltre al papà, metà della sua famiglia era belga. Lì aveva i parenti che
frequentemente venivano a farle visita in Campania.
Essendo tutti appassionati di sport, (il padre, da giovane, ha giocato a buoni livelli a basket) decidemmo di organizzare
ogni anno una sfida amichevole di calcio a undici: Italia - Belgio.
Io mi sarei occupato del reperimento dei calciatori per la mia squadra. In genere sceglievo amici in comune o di vecchia data, la maggior parte di loro poco
o nulla avvezza al gioco del pallone, tanto a decidere la gara ci avrei pensato io. Ho una discreta carriera di calciatore alle spalle, con diversi campionati dilettantistici disputati prima di appendere
le scarpette al chiodo per una serie di infortuni. Ma il piede era rimasto valido per me che ero una seconda punta veloce e con il vizio del gol.
Lei, invece, non scendeva in campo, ma era il coach della squadra belga, reclutava i calciatori tra i parenti e si dedicava all'organizzazione dell'evento.
Sebbene l'avessimo concepita come un' occasione per divertirci stando tutti insieme, la gara era molto sentita e nessuno ci teneva a perderla.
Il primo anno, la vittoria ce la aggiudicammo agevolmente noi dell'Italia. Misi a segno ben 4 gol e la partita non fu mai in discussione.
Dopo dodici mesi, organizzamo la rivincita. Ero convinto di vincere ancora, segnando diversi gol, ma non avevo fatto i conti con la strategia messa in atto
dalla mia ragazza, decisissima a non perdere con il suo team per la seconda volta consecutiva.
è proprio vero che le donne sono delle ottime strateghe e, quando si mettono in testa di ottenere una cosa, sono capaci di tutto. Selezionano la tattica migliore e la
eseguono nel migliore dei modi, servendosi alle volte della faccia d'angelo, altre di tutta la propria carica erotica.
Il giorno della partita decisi di andare a mare (eravamo nel mese di Agosto) prima rispetto al mio solito orario.
Diedi appuntamento alla mia ragazza fuori alla spiaggia intorno alle 10 e 30, così saremmo andati via intorno alle 15 - 16.
Con la gara fissata alle 19 30, avrei così avuto la possibilità, dopo il mare, di fare con tranquillità la doccia, uno spuntino e riposare un pò per il match.
La giornata trascorse in maniera spensierata, tra un bagno ed una chiacchiera. Le nostre attenzioni erano rivolte ovviamente alla gara, non parlavamo di altro, stando
però, al tempo stesso, attenti a non svelare nulla delle nostre tattiche. Intorno alle 15 - 30 - 16, faccio presente alla mia compagna, Antonia, che è arrivato
il momento di tornare a casa.
"Va bene, tesoro. Vado un attimo nello spogliatoio a cambiare il costume ed andiamo via. Torno tra 5 minuti, tu nel frattempo piega l'ombrellone (era uno di quelli
montabili che portavamo noi da casa) e prepara le tue cose"
"Va bene" le risposi, accorgendomi solo in quel momento che Antonia aveva portato con sè quel giorno un'altra borsa oltre a quella usualmente usata per il mare.
Ma lì per lì non ci pensai tanto su, iniziai a sistemare le mie cose e l'ombrellone immediatamente, dando, nel frattempo, una ripassata a come pensavo di giocare la sera.
Non avrei mai immaginato che Antonia non era andata in realtà nello spogliatoio per cambiarsi il costume, ma stava semplicemente iniziando ad attuare il suo piano.
Dopo pochi minuti, Antonia, terminate le sue operazioni, mi raggiunse. Mi sorprese il suo abbigliamento: non aveva indossato uno di quegli abitini semplici
e larghi che in genere usava per il mare. Aveva optato per un abitino chiaro che, come lei ben sapeva, non mi lasciava indifferente, anche perchè era cortissimo, a stento
le copriva il sedere. I sandali alti, al posto dei consueti infradito, la rendevano ancor più slanciata e sensuale.
Con i capelli al vento e gli occhiali da sole a coprire i suoi dolcissimi occhi scuri, sculettava così conciata sulla pedana della spiaggia, attirando su di sè lo
sguardo di tutti i bagnanti.
Iniziavo a vedere troppe stranezze, ma ero ammaliato dal suo sorrisetto malizioso con il quale mi raggiunse.
"Amore, eccomi. Andiamo accompagnami alla macchina, che oggi il solito parcheggio era pieno e ho dovuto cercare un altro posto. Ho parcheggiato un pò più distante
da qui e con l'ombrellone e le due borse da sola non ce la faccio" disse lei, recitando alla grande.
Ci incamminammo, lei mi condusse tra vicoli e vicoletti fin quando non raggiungemmo la sua autovettura, parcheggiato in un posto appartato, per non dire deserto, dove
non vi era nessun tipo di passeggio.
Non avevo ancora compreso quale era il fine, la causa di tutte quelle stranezze, ma il gioco mi iniziava ad eccitare. Antonia poi si muoveva come una gatta sensualissima,
era uscita dallo spogliatoio con un atteggiamento differente rispetto alla mattina, sembrava quasi avesse una missione da portare a termine, sarà "ansia prepartita" pensai
tra me e me.
Arrivati alla macchina, mi abbracciò:
"Grazie tesoro per avermi accompagnato fin qui portandomi le borse. Dammi ancora un aiutino a sistemare l'ombrello nella macchina e ti lascio andare a riposare"
"Certo" fu la mia laconica risposta.
Prima che io mi muovessi per sistemarle l'ombrello nei sedili di dietro, dove usualmente lei lo metteva, Antonia mi anticipò, si portò lei presso la porta della vettura e,
dopo averla aperta, vi salì.
"Tesoro, mi passi l'ombrellone per favore che lo sistemo" Mi disse lei, inginocchiata nella vettura.
Una volta ricevuto da me l'ombrellone, Antonia, nel tentativo di sistemarlo sotto ai sediolini, si piegò a 90 gradi, mostrandomi volutamente un panorama di eccezione.
Altro che costume, ora, complice il vestito oscenamente corto, riuscivo a vedere nitidamente, sotto l'abito, il minuscolo perizoma bianco in pizzo. Era uno dei miei
preferiti, infatti la mia dolce metà non lo indossava per caso. A quella vista, non riuscì più a trattenermi ed il mio costume si gonfiò vistosamente.
"Tesoro, scusa proprio non riesco, che pasticciona che sono. Verresti a darmi una mano?" Continuava a recitare lei.
Senza dir nulla, entrai in macchina, dove lei era ancora a 90. Decisi di renderle pan per focaccia, strusciandole, nel movimento per entrare, il mio arnese sul volto.
Lei non si perse d'animo e con una leggera spinta, mi fece perdere l'equilibrio. Goffamente mi ritrovai seduto sul sediolino di dietro della vettura, in un attimo lei
mi fu addosso. Mi baciava in modo molto deciso e mi accarezzava il pacco. Dopo poco, mi abbassò il costume con ancor più decisione, mi accarezzò l'arnese, lo scappellò,
ed iniziò un grande pompino. Sembrava assatanata, andava su e giù ad un ritmo incredibile, si fermava solo per dedicarsi alle mie palle, da subito in suo possesso,
le leccava, succhiava, ci giocava, e poi tornava a pompare sempre più forte.
"Troia, stai affamata. Ma se continui così, non resisterò più di 10 minuti"
"Tranquillo, tanto qui dentro ci resterai ancora parecchio" disse lei con un sorriso malizioso.
Infatti, dopo non molto venni.
"Sta arrivando, tra poco ti faccio passare la sete, troia"
Di tutta risposta, lei accelerò, fin quando non le inondai la gola di sborra, ancor più copiosa per l'eccitazione del momento.
Lei attenta a non perderne neppure una goccia, aspettò che io finissi per poi guardarmi negli occhi e mostrarmi la sua bocca piena del mio sperma, ci giocò un pò con la lingua,
dopodichè ingoiò tutto di un colpo, come spesso faceva al termine dei nostri rapporti.
"Per la miseria, avevi proprio sete. Adesso però me lo pulisci"
Ubbidì in maniera entusiasta e ne approfittò per ripartire con un nuovo pompino, senza neppure darmi un secondo di tregua.
"Antò, ma che cosa hai oggi? Hai la fessa in fiamme?"
A metà bocchino, mi svelò con sincerità il suo piano, per un attimo diede riposo alla sua lingua, iniziò a masturbarmi con le mani e guardandomi ancora una volta
negli occhi in segno di sfida, mi disse:
"Adesso vedi come ti combino. Da questa macchina ci dovrai uscire con i giramenti di testa, e stasera non toccherai una palla durante la partita. Con te fuori gioco,
vincerò io. Forza Belgio!"
Pur avendo a quel punto chiari i suoi piani, non riuscì però a sottrarmi a quel meraviglioso massacro. Appena terminata la frase, lei riniziò a pompare con determinazione
ed a leccarmi le palle fin quando non venni di nuovo.
Anzi, le tolsi il perizoma e lei mi chiese di farla godere con la lingua. Avrei dovuto rinunciare per non dargliela completamente vinta, ma una volta trovatomi davanti
a quel bel pelo nero, folto ma ordinato, iniziai a leccare anche io come un ossesso.
"Che bella fessa tieni, zoccolò. Mò ti faccio urlare"
Chiusi nella macchina di primo pomeriggio, non si lasciò impietosire neppure dal caldo e dalla sudata fatta.
Non mi lasciò andar via fin quando non mi spompò per ben tre volte, svuotandomi del tutto i coglioni. Ebbi appena il tempo di tornare a casa, fare una doccia in fretta
e furia e dirigermi al campo. Durante la gara, non presi palla. Ero stanco, svuotato, non ce la facevo. Mister Antonia dalla panchina guidò i suoi alla vittoria,
accompagnando con risatine e sguadi maliziosi i miei errori.
A fine gara esultò a gran voce, esclamando:
"è tutto merito mio, è tutto merito mio"

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